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Autore: _myhappyending    05/03/2013    1 recensioni
Passano 5 anni dalla morte di Artù e uno strano uomo si presenta a Camelot lasciando una strana profezia a Merlino. «Di mito è il suo nome, oro colato i suoi capelli, le onde del mare negli occhi.
Nobile cuore del più valoroso cavaliere le è stato dato, animo coraggioso e puro.
Trovala, Emrys, e ti porterà al tuo completo destino.
Ma attento, la sua persona è la tua gioia e la tua pena. Solo lei, però, può portarti al tuo re, solo lei è la chiave perché il solo e futuro re rinasca. Ascolta le mie parole, Emrys.»
E Merlino lo fa, cerca ovunque quella donna finchè invece non è proprio lei ad andare dal mago, e con lei una dolce sorpresa.
Genere: Malinconico, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Gwen, Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Chapter 7

 
Per tutto il viaggio del ritorno a casa, Artù e Merlino non avevano proferito parola. Lo sguardo di Merlino era serio, ma di certo non ce l’aveva con il re. Era silenzioso e allo stesso tempo preoccupato, quella situazione lo metteva a disagio, gli faceva dubitare di tutto ciò che aveva compiuto in passato. Aveva già parecchi rimorsi e rammarichi, non voleva aggiungerne altri. Ma il punto era che ormai la sua ossessione per Artù non lo faceva ragionare, non sapeva più distinguere il bene dal male, non riusciva a fidarsi più di nessuno. Non gli si poteva di certo dar torto, visti gli esiti delle sue scelte. Morgana gli si era rivoltata contro nonostante avesse cercato più volte di ignorare il Drago e di farla ragionare, ogni giorno si chiedeva se nel caso in cui le avesse detto dei suoi poteri magari la strega si sarebbe comportata in modo diverso. Il suo punto debole era sempre stata la bontà, la troppa fiducia nella gente. Tutto ciò lo aveva portato a perdere Artù. Non sarebbe successo di nuovo, aveva imparato da quegli errori.
«Okay, so che non sono affari miei» iniziò il re, senza un briciolo di autorità nella voce. Calmo, pacato e con le mani che gesticolavano. «Ma non ti sembra di averla trattata un po’ male?»
Artù era molto ingenuo in quel momento. Non parlava a Merlino come faceva il vecchio Artù, lui avrebbe cercato in ogni modo di estorcere informazioni sulla conversazione misteriosa tra i due, quel re invece cercava in ogni modo di prendere la discussione dai margini.
In quel momento, Merlino si rese conto che si stava affacciando un nuovo bivio. Avrebbe dovuto dire o no ad Artù dei suoi poteri? Come l’avrebbe presa? Non ricordandosi di Uther e del suo odio, l’avrebbe presa di buon grado oppure l’avrebbe visto come un mostro? Che fosse morto o vivo, Merlino non voleva perderlo per niente al mondo.
«Forse» ammise il mago, sincero. «Ci sono davvero tante cose che non ricordate, Artù. Devo agire per il vostro bene, per il bene di Camelot» allora si fermò, stoppando il cammino di Artù con una mano. I loro occhi si scontrarono di nuovo: azzurro cielo e azzurro mare brillavano insieme di perfezione pura. «Tutto ciò che ho fatto, che faccio e che farò fino al giorno della mia morte è stato, è e sarà solamente per voi, Artù. Non esiste nessun altro per il quale morirei seduta stante, non esiste nessun altro che io abbia mai… amato tanto da aspettarlo per anni e anni. Credetemi quando dico che ciò che faccio è necessario, sono l’unica persona di cui potete fidarvi, sono il vostro unico, migliore e più fidato amico, mio signore» concluse quella piccola dichiarazione con un sorriso appena accennato, che faceva trasparire un po’ di imbarazzo e di commozione.
Artù rimase colpito: la devozione che Merlino aveva nei suoi confronti era sconfinata, ed era anche l’unica cosa che in quel momento lo spingeva a tornare ad essere un re. Non Camelot, non Medea, nemmeno la regina morente, ma la speranza e la scintilla negli occhi dell’uomo di fronte a lui.
Poteva avere sì e no trent’anni, eppure la sua espressione sempre accigliata, le sopracciglia quasi sempre contratte, la linea dritta delle labbra che raramente si rilassavano in un sorriso, lo dipingevano come un uomo più anziano, solcato da una profonda cicatrice e dal grosso peso di enormi responsabilità. Artù non si spiegava tutto quel mistero intorno a Merlino ma non fece domande, era sicuro che prima o poi tutti i nodi sarebbero venuti al pettine. «Vorrei davvero, davvero, davvero ricordare, essere abbastanza per te, per il popolo, per tutto il regno. »
«Per me lo siete già. Per il resto c’è tempo. Troveremo un modo», concluse il moro, e poi ripresero a camminare verso il paese.
 
La sentinella spalancò la porta della sala riunioni, dove la regina solitamente si sedeva a firmare le carte più importanti.
Ginevra sobbalzò appena al tonfo sordo della porta, ma quando vide comparire Merlino si rasserenò appena. Gaius, seduto affianco alla regina, si illuminò di un intenso sorriso.
«Merlino? Merlino!» La regina si alzò di scatto, lasciando che l’enorme coperta che l’avvolgeva per proteggerla dal freddo cadesse per terra. Gaius, di tutto rimando, si alzò per aiutarla: debole com’era non poteva permettersi di comportarsi come se stesse bene. «Dov’è? Come sta? E’ lui?»
La regina dondolò appena, e Merlino si avvicinò a lei per evitarle altri passi. Lasciò che si sedesse di nuovo sulla sedia, e poi lui fece lo stesso. «E’ vivo, ed è lui» proferì con un leggero sorriso. «Ma è vero, non ricorda nulla»
«Perché non è con te? Dov’è?» gli occhi di Ginevra cominciarono ad inumidirsi. In tutti quegli anni senza Artù tutto era stato vuoto. Persino il suo posto sul trono era senza senso, lei voleva essere la moglie di Artù, non la regina di Camelot. Non le interessava di quel posto, ma regnava su Camelot dignitosamente e umilmente, ed era diventata per il popolo il simbolo della pace, della prosperità e della bontà. Ginevra era vista da tutto il regno come la fedele erede di Artù, il giusto re.
«Alloggia in paese, da una nostra amica. Non vuole tornare, almeno non finché non recupererà la memoria» soffiò il mago, e poi si voltò verso Gaius. «C’è qualcosa che puoi fare, Gaius?»
L’anziano smise di reggersi al suo bastone e si sedette affianco ai due, subito nella sua mente sorsero molte idee. «Ci sono parecchie ipotesi, Merlino. Potrebbe aver sbattuto la testa, potrebbe essere caduto. Ma ricordiamoci che Artù era morto, e se adesso è tornato in vita deve esserci per forza la magia di mezzo. In questo caso, è ben poco l’aiuto che posso darti, ma possiamo consultare i libri»
Merlino annuì e si alzò di scatto dalla sedia, correndo verso la porta. «Merlino!» E di colpo si fermò, chiamato dalla regina. «Voglio andare da Artù, portami da lui, per favore!» le suppliche di Ginevra erano strazianti. In lei Merlino poteva riconoscere se stesso negli anni precedenti, quando l’unico desiderio per anni e anni era stato quello di rivedere il sorriso di Artù. E ricordava perfettamente la sensazione del giorno prima, quando l’aveva finalmente rivisto e tutta l’angoscia, la tristezza, il dolore, erano andati via come spazzati da un vento fortissimo.
Gaius accennò un lieve no con la testa. Ginevra era troppo debole per muoversi dal palazzo, a malapena riusciva a camminare sulle sue gambe dalle sue stanze alla sala del trono.
«Mi dispiace, Gwen. Non posso farlo, ma posso portare lui qui. Promesso.» E così si dileguò per non vedere lo sguardo addolorato e disperato della sua regina.
 
Quando Gaius rientrò nelle sue stanze, il pavimento non esisteva più. Il suo posto era stato preso da una pila di libri sparsi e aperti. Gaius non ricordava nemmeno l’ultima volta che Merlino aveva cercato qualcosa da un libro di magia. In tutti quegli anni era diventato forse più potente di quanto lo fosse stato in precedenza. «Trovato qualcosa?»
Il verso che uscì dalla bocca di Merlino non fu felice, perciò doveva essere un no. «Com’è possibile che non ci sia niente? Dobbiamo provare ogni strada, Gaius!»
«Merlino, siediti vicino a me» iniziò Gaius, battendo la mano sulla sedia di fronte alla sua.
«Non posso, devo sbrigarmi»
«Merlino..» eccolo, il solito tono canzonatorio di Gaius.
Merlino sospirò e si alzò, seguendo gli ordini del vecchio. «Che succede?»
«In tutti questi anni, ogni notte, ti ho sentito bisbigliare una frase che, se non erro, ti è stata detta dal Grande Drago. Qualcosa come… “Quando Albion…”»
«Quando Albion avrà bisogno del migliore, Artù rinascerà» interruppe il mago, citando la frase del Drago che lo aveva tormentato per tutti questi anni. «Quindi?»
«Re Lorkah sta muovendo il suo esercito verso Camelot, Merlino. Se ciò è collegato alla rinascita di Artù, il re deve tornare a casa»
«Non capisco, il regno è protetto. Ginevra, le guardie. Anche noi abbiamo un esercito» riflettè il mago ad alta voce.
«Se Artù è risorto per salvare Camelot, Merlino, significa che nessuno può proteggerla adesso. Forse, la morte della regina è più vicina di quanto pensiamo» concluse, e i duesi guardarono. Il silenzio che ne seguì fu piuttosto eloquente per entrambi. 
   
 
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