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Autore: Magica Emy    05/03/2013    1 recensioni
- Elena…
Lo pronunciò pianissimo, bisbigliandolo fra sé per l’ultima volta, pur essendo consapevole dell’intensa ondata di bruciore che pian piano gli attraversava il petto, provocandogli quasi un dolore fisico. Il che era ridicolo: cosa c’era nel petto di un vampiro? Perché sentiva il cuore spezzarsi ogni volta quando pensava a lei, se non ce l’aveva neanche più un cuore? Era proprio questo il problema.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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E questo era l’ultimo. Non avrebbe certo rinunciato a portarsi dietro i suoi completi preferiti, anche se non sapeva nemmeno se li avrebbe indossati. A dire il vero, non sapeva proprio se gli sarebbero serviti, dove era diretto. Ammesso che se lo ricordasse. Già, tutti i pensieri, tutte le riflessioni fatte in quel periodo finivano sempre per confluire in un unico punto. E quel punto, oltre a confonderlo completamente, portava il nome di colei che avrebbe dovuto dimenticare per sempre. Il nome di colei da cui stava fuggendo, e che ogni volta gli provocava un dolore insopportabile. Elena.
- Elena…
Lo pronunciò pianissimo, bisbigliandolo fra sé per l’ultima volta, pur essendo consapevole dell’intensa ondata di bruciore che pian piano gli attraversava il petto, provocandogli quasi un dolore fisico. Il che era ridicolo: cosa c’era nel petto di un vampiro? Perché sentiva il cuore spezzarsi ogni volta quando pensava a lei, se non ce l’aveva neanche più un cuore? Era proprio questo il problema. Lui aveva bisogno di quel nome, e di tutto quello che per lui rappresentava, per sentirsi ancora una volta umano. Allo stesso tempo, però, odiava tutto questo, e odiava lei perché lo faceva sentire così. Si, vivo. Maledettamente vivo come non voleva più essere. Sapeva che tutto in lui stava per crollare. La sua maschera di compostezza non esisteva più, la sua mente stava lentamente cedendo a quelle sensazioni…
Non poteva permetterlo, per niente al mondo le avrebbe ancora fatto del male. Lei non lo meritava. Per questo doveva andar via, e doveva farlo adesso. L’improvviso suono del campanello lo strappò a quei dolorosi pensieri, costringendolo ad alzarsi e andare ad aprire. Anche se non avrebbe voluto. Sapeva già, infatti, chi si sarebbe trovato davanti, e sapeva anche che gli avrebbe fatto male vederla per l’ultima volta. Tuttavia, si stampò in faccia un frettoloso sorrisetto beffardo e, sospirando abbassò la maniglia, aprendo lentamente la porta.
- Elena, che sorpresa!
Esclamò facendole un buffo inchino, sperando così di mascherare ciò che sentiva in quel momento.
- Ciao Damon, mi fai entrare?
Fu la risposta di lei mentre evitava il suo sguardo, palesemente a disagio.
- Oh, ho paura che tu sia arrivata tardi. Stefan non c’è, è andato a caccia, e in realtà l’hai mancato solo di pochi…
- Non sono qui per Stefan – tagliò corto la ragazza, interrompendolo – ma per parlare con te. Solo che non ho intenzione di farlo qui sulla soglia, perciò potresti scansarti e lasciarmi passare? Vorrei entrare.
La sua voce, forte e chiara come sempre, tradì tuttavia un leggero tremore mentre parlava che incuriosì non poco Damon. Il solo pensiero di lasciarla entrare in casa e trovarsi solo con lei, però gli provocò una violenta scossa che, investendolo da capo a piedi , lo fece quasi capitolare. Ancora una volta le sue emozioni, quelle sensazioni che tanto detestava lo colpirono forte, pretendendo di possederlo completamente. No. Non avrebbe permesso loro di impadronirsi di lui. Mai.
 
 
- Sai, questa mi suona tanto come una minaccia Elena – disse, assumendo un tono ironico per niente convincente – e sinceramente mi stai facendo molta paura, quindi spero che non me ne vorrai se adesso ti chiudo la porta in faccia e vado a nascondermi sotto il letto!
- Piantala di fare il cretino!
Fu la secca risposta della ragazza, che dandogli uno spintone riuscì finalmente ad intrufolarsi in casa, chiudendo la porta con un colpo secco. Damon incrociò le braccia, fissandola intensamente. Desiderò con ogni fibra del suo essere che quel momento non finisse mai, che durasse per sempre, per poter imprimere nella sua memoria ogni particolare di quel dolce viso che tanto amava. Dio, quant’era bella. I lunghi capelli, di un caldo color cioccolato le ricadevano morbidamente sulle spalle simili ad una cascata di pioggia, di cui lui avrebbe voluto bagnarsi. Perdersi in quegli occhi nocciola che adesso lo guardavano con aria interrogativa, come se stessero formulandogli una tacita domanda, a cui lui non avrebbe potuto rispondere. Vide la morbida linea delle sue labbra, ben disegnate su quel viso da bambina, curvarsi impercettibilmente in una smorfia infastidita. Ma c’era abituato. Quella era l’espressione tipica che Elena assumeva ogni volta che aveva a che fare con lui. E gli stava anche bene. Per Damon niente sorrisi, carezze o baci appassionati. Quelli erano tutti per Stefan. Era giusto così.
- Okay, cos’è che devi dirmi di tanto importante da intrufolarti in casa mia con la forza?
Scherzò, senza smettere di fissarla negli occhi. Non immaginava nemmeno lontamente quali sensazioni sconvolgenti scatenasse in lei ogni volta che la guardava a quel modo. Elena si rese improvvisamente conto di non riuscire più a sopportare quel suo sguardo inquisitore che sembrava quasi squarciarle l’anima, leggerle dentro meglio di chiunque altro, così stavolta abbassò gli occhi per prima. Li fissò sulla punta delle sue scarpe, chiedendosi quale fosse il modo migliore per cominciare il discorso. Forse… Ah, al diavolo! Dov’era finita tutta la sua determinazione? Sospirò con forza cercando di farsi coraggio. Voleva misurare bene le parole, soppesarle prima di pronunciarle davvero, per evitare di commettere errori. Solo che… da un po’ di tempo la sola presenza del ragazzo le scatenava dentro un terremoto di emozioni, che la sconvolgeva tanto da svuotarle la mente in un attimo. E poi se avesse continuato a guardarla a quel modo…
- Cos’è questa storia che vuoi andartene?
Disse cercando di parlare normalmente, ma ancora una volta si accorse che la voce le tremava. Vedendolo avvicinarsi lentamente, abbassò nuovamente lo sguardo. La sua ombra sembrava sovrastarla dall’alto, facendola sentire improvvisamente piccola e insignificante. Deglutì a fatica mentre lo sentiva rispondere.
- Ah, capisco. Santo Stefan ha deciso di cantare come un uccellino! Bè, dovevo aspettarmelo.
- Invece di fare tanto il sarcastico e prendertela con tuo fratello come al solito, potresti anche rispondermi. Cosa credevi, che non me lo avrebbe detto?
 
 
Esclamò Elena, infastidita dal suo atteggiamento. Damon scoppiò a ridere, e questo ebbe l’effetto di farla infuriare ancora di più.
- Ebbene si! Il maledetto, perfido succhiasangue se ne va per sempre. Lascia la città che ha terrorizzato per mesi e si ritira. Esce di scena. Dovresti essere contenta Elena, in fondo è quello che volevi.  È quello che volevate tutti, no? Bè, vi sto offrendo l’occasione per festeggiare!
- Ma cosa stai dicendo?
- Andiamo, non dirmi che non è così. Starai molto meglio senza il fratello psicopatico in circolazione, l’ho detto anche a Stefan. Bene, se ho soddisfatto la tua curiosità adesso puoi anche andartene.
- Non ci penso nemmeno – gridò esasperata – Stefan non è certo contento di questa tua assurda decisione, e…
Si fermò appena in tempo, lasciando la frase in sospeso. “…e nemmeno io” stava per dire. Sospirò, mentre lo vedeva scuotere la testa con aria divertita.
- Ti sbagli. Il mio caro fratellino non vede l’ora che me ne vada fuori dai piedi, è solo un gran commediante. Lui mi odia, almeno quanto lo odio io. E anche tu mi odi.
Commentò, amaro. Come poteva pensare che lo odiasse? Si, c’era stato un tempo in cui lo aveva detestato con tutte le sue forze. Lui l’aveva fatta soffrire, l’aveva quasi costretta a odiarlo quando aveva cercato di uccidere suo fratello Jeremy. Ma adesso…Adesso, ogni volta che lo guardava in faccia si rendeva conto di quanto fosse diverso. Di quanto fosse cambiato, nonostante si ostinasse sempre a dimostrare il contrario. E di quanto fosse cambiata lei. Tuttavia non avrebbe saputo dire se tutto ciò fosse un bene o un male. L’unica cosa di cui era sicura in quel momento, era che se quella sera se ne fosse andato le avrebbe spezzato il cuore.
- No Damon, non è così. Non parlare di cose che non sai.
-Ascolta, stasera ho altro per la testa e non ho certo voglia di discutere di questo, né tantomeno di farlo con te. Perciò adesso vattene via.
- Damon…
- Ho preso la mia decisione, e non devo rendere conto a nessuno di quello che faccio. Te lo ripeto per l’ultima volta: fuori di qui!
Esclamò rabbioso. Non poteva permettersi di cambiare idea, e la presenza della ragazza lo stava di nuovo confondendo. Ma perché continuava a insistere? Che cosa le importava, per quale motivo continuava a tormentarlo? La vide scuotere la testa con forza, gli occhi sgranati. Era agitata, e stava facendo agitare anche lui.
- Non muoverò un solo passo fuori da questa casa, e nemmeno tu! Non voglio, non voglio che tu te ne vada. Non posso perderti…
Elena non fece nemmeno in tempo a rendersi conto di ciò che aveva appena detto, che in una frazione di secondo si ritrovò con le spalle inchiodate alla porta e la mano di Damon stretta attorno al suo collo . Chiuse gli occhi e, trattenendo a stento un grido soffocato cercò di spingerlo via puntandogli le mani sul petto, anche se sapeva che era tutto inutile. Non sarebbe riuscita ad allontanarlo da sé, era molto più forte di lei.
 
 
Se ne rese conto ancora una volta mentre le afferrava i polsi con entrambe le mani, bloccandola e aderendo completamente al suo corpo.
- Lasciami Damon… mi stai facendo male…
Gridò cercando di divincolarsi, ma l’unico risultato che ottenne fu di ritrovarsi il corpo di lui ancora più incollato addosso. A quel punto, il respiro divenne affannoso e il cuore cominciò a batterle furiosamente nel petto. Provò un misto di paura ed eccitazione insieme, e non seppe dire quale delle due sensazioni prevalesse maggiormente in lei. Sapeva solo che, se in quel momento avesse tenuto gli occhi aperti e lo avesse guardato in faccia, il suo cuore sarebbe esploso. Così strinse forte le palpebre mentre avvertiva la furia animalesca crescente del vampiro, a cui non riusciva a tener testa. Cosa poteva fare, adesso?
- Apri gli occhi, guardami! Ti ho detto di guardarmi in faccia, Elena! È meglio così, per tutti e due. Io devo andarmene, e tu non hai nessun diritto di piombare qui nel cuore della notte per dirmi quello che devo o non devo fare, perché non ti riguarda! La mia vita non deve riguardarti, ti è chiaro o devo sillabartelo?
Le mani si strinsero ancora di più attorno ai suoi sottili polsi già doloranti, mentre lo sentiva gridarle in faccia tutte quelle cose. Dovette chiamare a raccolta ogni goccia di autocontrollo rimastale per sforzarsi di riaprire gli occhi. Lo fece lentamente, accorgendosi che il viso di Damon ora era vicinissimo al suo, e le labbra socchiuse a pochi centimetri dalle proprie. E quegli occhi, simili a due grandi laghi azzurri ghiacciati adesso la fissavano con livore, come se avessero voluto incenerirla in quel preciso istante. Ma ad Elena non importava se l’avessero fatto. Non le importava di essere torturata o, peggio ancora, uccisa da lui. Se se ne fosse andato, infatti, la sua vita non avrebbe più avuto alcun senso. Quella rivelazione la colpì in pieno viso, procurandole lo stesso dolore sordo di un bruciante schiaffo. Si, era così. Sentì le lacrime scivolarle copiose sulle guance accaldate mentre mormorava: - La tua vita mi riguarda eccome, perché non sopporterei di stare senza di te. Ho bisogno di te, io…ti amo.
Fu l’ultima cosa che riuscì a dire prima che il vampiro le catturasse le labbra in un lungo bacio, togliendole il respiro. Non c’era nulla di delicato, però, in quel bacio. Era furioso, quasi doloroso l’indugiare violento di quella lingua che cercava di aprirsi un varco tra le labbra serrate della ragazza, per penetrare in quell’umido calore che esse racchiudevano. Elena non resistette a lungo, dovette presto arrendersi a lui, permettendogli di farle male. Ma non era un male fisico, bensì qualcosa di inspiegabile che non era chiaro neanche a lei. Era vero però, lo amava. Lo amava disperatamente. E disperatamente si sforzava di ricambiare quel bacio sempre più appasssionato. Così intenso da strapparle l’anima. Sentì che le sue mani le stringevano più forte i polsi ed emise un debole mugolìo di protesta, sapientemente soffocato però, dalla bocca di Damon che, insaziabile, continuava a baciare e mordere le sue labbra senza pietà. Come in preda a una frenesìa selvaggia che gli impediva quasi di ragionare. La voleva. Desiderava con tutto se stesso che quella creatura meravigliosa diventasse sua.
 
 
Voleva fondersi con lei, perdersi completamente dentro di lei, amarla come non aveva mai amato nella sua vita. Ma lei non era sua. Non lo sarebbe mai stata, neanche adesso che gli aveva detto di amarlo. No, lui non meritava il suo amore. Come poteva solo pensare di amare uno come lui? Un mostro, che mancava completamente di autocontrollo ogni volta che le stava vicino. Cosa avrebbe potuto offrirle più di Stefan? Almeno con lui sarebbe stata al sicuro. Fu quell’ultimo pensiero, più forte degli altri a dargli la forza di fermarsi, di liberarla dalla sua dolorosa stretta. Di staccarsi, anche se con fatica dalle sue labbra, rese tumide dalla violenza di quel bacio, per farla riprendere a respirare. Le prese la testa fra le mani, poggiando la sua fronte ghiacciata contro quella scottante della ragazza, per darle un po’ di sollievo.
- Dannazione Elena – sussurrò guardandola – dannazione. Anch’io ti amo. Ti amo da morire, ed è proprio perché ti amo che non posso fare l’egoista con te.
- Damon, ti prego…
Cercò di protestare lei, ma le parole le morirono in gola, soffocate dalle sue lacrime. Lacrime che non riusciva a smettere di versare e che, ben presto bagnarono le mani del vampiro. Lo vide rivolgerle quel mezzo sorriso che amava tanto in lui mentre, con i pollici le asciugava il viso. Elena aveva il respiro corto e i polsi arrossati le facevano ancora male, ma quando incrociò il suo sguardo non trovò più traccia di quella rabbia disperata che, poco prima gli aveva indurito i lineamenti. Era più sereno, così anche lei cominciò a rilassarsi pian piano.
- Ascoltami amore mio, ti prego ascolta. Tu meriti tutto il bene del mondo, tutte le cose belle della vita che io… non potrò mai darti. No, non scuotere la testa, guardami. È così, purtroppo. Non potrò mai starti accanto come meriti davvero, e se lo facessi finirei per farti ancora del male… e non voglio che questo accada. Hai bisogno di qualcuno che ti protegga, che possa farti sentire al sicuro in ogni momento e che non perda completamente il controllo solo sfiorandoti. Hai bisogno di qualcuno che sia migliore di me. Qualcuno come Stefan.
Concluse Damon in un soffio. Stava cercando di soffocare con tutte le sue forze l’improvviso magone che sentiva attanagliargli lo stomaco in una morsa d’acciaio, impedendogli quasi di respirare. Era senz’altro questa la soluzione giusta. Stefan era l’unico che potesse prendersi cura di lei, che potesse proteggerla da ogni pericolo. Lui non avrebbe mai osato farle del male, e anche se il solo pensiero di saperla vicino al fratello l’avrebbe fatto impazzire di dolore, capì di non avere altra scelta. Per questo doveva andarsene il più lontano possibile. Da loro, da Mistyc Falls, da tutto quello che gliel’avrebbe ricordata. A quelle parole, Elena sgranò gli occhi pieni di lacrime e si allontanò da lui.
- No, non voglio più ascoltarti – disse, la voce rotta dal pianto – quello che dici non ha senso. Tu stai decidendo per me, te ne rendi conto? Hai detto che non vuoi fare l’egoista, e invece è proprio così che ti stai comportando! Non tieni nemmeno conto di quello che provo io, di come sto io! Come puoi parlarmi così?
- Elena, sto solo cercando di fare quello che è meglio per te!
- Stà zitto! Ascoltami tu, adesso. So io quello che è meglio per me, quello che voglio!
 
 
E l’unica cosa che voglio in questo momento è stare con te. Non sono mai stata così sicura di una cosa come adesso. Santo Dio Damon, io ti amo da impazzire! Lo capisci questo? Non posso più continuare a nascondermi, e non voglio più prendermi in giro, né ferire Stefan. Adesso so esattamente cosa fare. Gli parlerò, voglio essere totalmente sincera con lui, senza nascondergli nulla. Non lo meriterebbe. Ha bisogno di sapere tutto e sono sicura che capirà. Deve capire per forza…
Vide il vampiro che tanto amava annullare la distanza tra loro con pochi passi, per poi stringerla a sé. Elena si lasciò cullare da quelle forti braccia, sempre più convinta che quel ragazzo fosse tutto ciò che le occorreva per essere veramente felice. Sentì che lui la baciava sui capelli, respirando forte il profumo che emanavano. Il suo corpo fu attraversato da mille brividi di piacere che solo quella bocca era in grado di trasmetterle, così chiuse gli occhi cingendogli le spalle con le braccia per sentirlo ancora più vicino.
- Non posso rischiare di ucciderti ogni volta che ti sto accanto, io non sono in grado di…
Lo sentì interrompersi per sfiorarle lentamente il viso con le labbra, per poi depositarle un piccolo bacio sulla punta del naso.
- Non mi farai del male.
- L’ho già fatto.
Rispose lui, sfiorandole il polso ancora arrossato. La ragazza percorse il suo volto pallido con le dita, guardandolo con affetto.
- Sto bene – disse – e so che non accadrà più. Mi fido di te.
- Ma…
- Shhh.
Lo zittì posandogli un dito sulle labbra.
- Mi fido di te.
Ripetè, sfiorandole poi con un bacio lieve. Lo sentì ritrarsi a quel leggero contatto, e scosse lentamente la testa.
- Non aver paura.
Gli sussurrò sorridendo, poi lo baciò dolcemente. Stavolta Damon non si ritrasse, cercò anzi di ricambiare quel bacio con altrettanta dolcezza, scoprendo che non era poi così difficile seguire il ritmo lento di quelle labbra morbide. Le cinse la vita con le braccia mentre lei affondava le dita tra i suoi folti capelli scuri, attirandolo più vicino.
- Ti amo.
Le sussurrò contro le labbra socchiuse prima di ricominciare a baciarla con tenerezza, mentre le sue mani scendevano a farsi strada sotto la sottile camicetta di seta, sfiorandole la pelle nuda. Quel semplice contatto portò la ragazza a fremere violentemente contro quel corpo che tanto amava, e desiderandolo più che mai lo liberò ben presto della camicia. Gli accarezzò il petto con studiata lentezza, facendolo gemere di piacere mentre lo sentiva scendere a baciarla sul collo. A quel punto Elena ebbe un lieve sussulto, irrigidendosi improvvisamente fra le braccia del vampiro. Ma
 
 
fu solo un attimo, perché tornò subito a rilassarsi contro quelle labbra calde che, sapeva, non le avrebbero fatto del male per niente al mondo. Aveva deciso di fidarsi di lui perché ne aveva bisogno per essere felice, e mentre si lasciava spogliare lentamente da quelle mani sapienti ebbe la certezza di non essersi sbagliata: il suo Damon aveva un’anima sotto quella finta corazza dura e apparentemente impenetrabile. Un’anima dolce e meravigliosa, che adesso si mostrava a lei in tutto il suo splendore.
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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