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Autore: whateverhappened    06/03/2013    4 recensioni
«Al telefono mi dicevi di una prova per avere il posto?»
Nick lo ringraziò mentalmente per aver cambiato argomento, riportandolo anche al motivo stesso per cui Jeff era lì. Si era del tutto dimenticato della prova: i modi di Jeff lo avevano già convinto ad assumerlo, poco importava se fosse in grado di fare quel lavoro. Se gli avesse portato un the alla menta anche solo decente avrebbe potuto chiedergli di sposarlo sul momento.
«Niente di drammatico: non ti chiederò di prepararmi un cocktail lanciando bottiglie in aria come si vede in televisione».
«Lo saprei fare, comunque» sorrise. Nick scosse la testa.
«Allora potrei chiedertelo per un'eventuale promozione. Per l'assunzione, però, basta che mi prepari un the alla menta bevibile».
«Prepara il contratto, allora. Ti farò un the così buono da pregarmi di lavorare qui».

Happy Niff Day!
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeff Sterling, Nick Duval | Coppie: Nick/Jeff
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Alla Niffamily, con tanti cuori di zucchero

 

 

Cuore di menta

 

 

Nick aveva sempre avuto un debole per sua sorella, anche se ci litigava da che aveva memoria. La stuzzicava, la faceva arrabbiare, si lasciava insultare e alla fine capitolava ad ogni suo desiderio. Era stato così per i giocattoli da bambini, per la scelta della meta delle vacanze quando erano cresciuti e ora, da adulti, Nick si faceva ancora coinvolgere nei piani di Emma. Quando la ragazza, qualche mese prima, gli aveva chiesto aiuto nella gestione del suo bar, a Nick era stato immediatamente chiaro che una risposta affermativa non avrebbe portato nulla di buono. Sapeva che non avrebbe dovuto accettare, dopo tutto lui era uno scrittore, un artista, perché mai avrebbe dovuto lavorare in un bar neanche troppo speciale? Ma Emma aveva sfruttato la sua arma più pericolosa, la Sempre Temuta Torta al Doppio Cioccolato – chiamata così dalla loro stessa madre dieci anni prima – e Nick proprio non era riuscito a dire di no.

Nick sapeva che sua sorella portava guai, lo aveva sempre saputo. Era più forte di lei: Emma era una ragazza straordinaria, ma se nel raggio di trenta miglia c'era un modo per dar fastidio al fratello maggiore, lei riusciva a scovarlo e sfruttarlo al meglio. Quella circostanza non era stata un’eccezione: tre mesi dopo aver accettato di lavorare con la sorella, Nick si trovava seduto al bancone di quel famoso bar a farsi venire un mal di testa di proporzioni epiche di fronte ad una pila di curriculum di candidati per un posto di barista. Dove fosse Emma, nessuna idea.

Nick sospirò, alzando lo sguardo da quella massa di fogli tutti uguali e stirando la schiena. Era chiuso in quel bar da diverse ore, non si era nemmeno accorto che fuori aveva iniziato a nevicare copiosamente. Maledisse mentalmente, per circa la novantesima volta, Emma per aver deciso di prendersi una giornata di ferie proprio in quel periodo. Gli aveva messo in mano la cartelletta con i profili di quelli che a suo parere potevano essere candidati interessanti e se n'era andata con un sorriso sadico sulle labbra, quasi sapesse qualcosa a lui sconosciuto. Nick ci rimuginò sopra per qualche istante, prima di scacciare il pensiero con la spiegazione che quel sorriso era dovuto esclusivamente alla consapevolezza di sua sorella di rovinargli un pomeriggio. Ci era riuscita in pieno, doveva rendergliene atto.

La verità era che Nick non aveva la minima idea di come fare a scegliere i candidati da contattare. Non aveva alcuna esperienza in quel campo, su cosa avrebbe dovuto basarsi? Un nome simpatico, forse? O magari un bel sorriso nella fotografia allegata. Forse avrebbe dovuto fare una prova pratica. Poteva chiamare gente a caso, magari facendo la conta, e poi costringere i fortunati a preparargli un the alla menta di suo gusto. Emma insisteva sempre che era impossibile renderlo contento, chi ci fosse riuscito di certo sarebbe stato un ottimo barista. Sì, decise Nick, quello poteva essere un ottimo modo per procedere. Determinato nelle sue idee, si allungò sul bancone per afferrare quel bicchiere di the che lui stesso aveva preparato, non considerando però il disordine che si era venuto a creare su quella piccola superficie. Fu un attimo: Nick appoggiò una mano su un foglio, che scivolò, facendo così perdere l'equilibrio al ragazzo, che perse la presa sul bicchiere facendolo rovesciare. Nick scattò immediatamente e riuscì a rimetterlo a posto prima che tutto il suo preziosissimo the venisse sprecato, ma ormai più di mezzo bicchiere si era sparso sui curriculum, rendendoli illeggibili.

Per qualche secondo, Nick non poté fare altro che fissare, impotente, la macchia di bagnato che si allargava su quella che secondo Emma era la rosa dei candidati. Osservò un rivolo di the scivolare lungo descrizioni di esperienze lavorative e referenze. Si riscosse all'improvviso notando che, sotto una pila di documenti irrecuperabili, uno si stagliava quasi del tutto pulito. Lo sfilò rapidamente, scuotendolo per eliminare anche quei pochi residui di the che, per fortuna, avevano rovinato solo la fotografia del candidato. Si lasciò cadere sulla sedia alle sue spalle, fissando quel viso sorridente distorto dalla carta rovinata, e sorrise.

Nick aveva sempre creduto nel destino: se l'Universo aveva deciso di fare del suo the alla menta un mezzo per fargli chiamare quel ragazzo, beh, lo avrebbe fatto.

Ci mise più di qualche secondo a convincere la sua mente che il fatto che sembrasse davvero carino nonostante la foto rovinata non aveva nulla a che fare con la sua decisione, affatto.

 

*

 

La neve a Westerville non era certo una novità, ogni anno cadeva diverse volte e il paesaggio imbiancato era quasi normale. Jeff, tuttavia, riusciva ad amare ogni singola nevicata come fosse la prima o l'unica della stagione, entusiasmandosi ai primi fiocchi e sorridendo come un bambino vedendola attecchire. Fin da piccolo aveva preso l'abitudine di andare a passeggiare in centro sotto la neve, godendosi un'atmosfera che gli ricordava i film di Natale anche durante il mese di ottobre. Stava ammirando ormai da diversi minuti la vetrina di una vecchia libreria quando il suo telefono squillò, facendolo sobbalzare. Lo estrasse a fatica dalla giacca, colpa delle mani infreddolite nonostante i guanti, e si sorprese nel notare che non conosceva il numero.

«Pronto?» rispose dubbioso.

«Jeffrey Sterling?» chiese la voce al telefono, maschile e del tutto sconosciuta.

«Sì? Chi è?»

«Ciao, mi chiamo Nick, sono del bar Dalton. Ho per le mani il tuo curriculum e ti sto chiamando per il posto di barista».

Jeff ci mise qualche istante a ricollegare il nome del locale a quello del bar a cui aveva lasciato i propri recapiti ormai quasi un mese prima. Il ragazzo al telefono dovette accorgersi della sua incertezza, dato che iniziò a parlare imbarazzato.

«Ehm, mi dispiace se non ho chiamato prima, ma mia sorel-... la mia socia, volevo dire, stava facendo una selezione primaria e... Oh, insomma, ci ha messo una vita e adesso tu avrai già un lavoro sicuramente e...»

Jeff sorrise, quel ragazzo gli stava già simpatico. «No, no, tranquillo. Sono sempre alla ricerca di un impiego. Quindi ho passato la selezione?»

Ci fu un silenzio di qualche istante prima che Nick rispondesse. «...Sì. Vorremmo farti fare una prova».

Jeff esultò mentalmente, prima di rispondere. «Quando posso passare?»

«Anche subito!» scherzò. «Al mattino siamo aperti dalle...»

«Un quarto d'ora e sono lì!»

Jeff sapeva di avere quella dote, a volte amata e altre molto meno, di saper sempre sorprendere le persone. Quando sentì ridere Nick al telefono seppe che, in quel caso, la sua caratteristica era stata apprezzata. Tirò un sospiro di sollievo.

«Ti aspetto» gli disse Nick.

Jeff riattaccò con il sorriso sulle labbra. La neve aveva ancora una volta fatto la sua magia.

 

*

 

Nick aveva ripulito il bancone del bar rapidamente, facendo sparire nel cestino le prove del disastro di poco prima. Il curriculum del ragazzo che aveva chiamato spiccava sul legno scuro e Nick non poteva fare a meno di gettarvi continuamente occhiate. Sperava con tutto se stesso che fosse bravo come suggerivano le referenze, perché se l'unico candidato contattabile della rosa di Emma fosse risultato non idoneo alla posizione sua sorella lo avrebbe mangiato vivo. Riusciva già ad immaginarla mentre sbraitava contro di lui, che in un attimo aveva rovinato la sua preselezione effettuata con enorme impegno, e agitava le braccia in aria. Per qualche strano motivo, nelle fantasie di Nick, Emma, quando si arrabbiava, diventava sempre molto coreografica. Era arrivato ad immaginare la sorella mentre gli lanciava addosso boccali di birra quando la campanella appesa sopra la porta d'ingresso lo riscosse.

«Ciao, sei Nick?» sentì dire, e immediatamente capì che era il ragazzo del colloquio. Si voltò, sorridendo, e la risposta gli morì in gola.

A pochi passi da lui, di fronte alla porta ancora aperta, c'era un ragazzo che sembrava notevolmente più bello di quello della fotografia. Nick si impose di non squadrarlo da capo a piedi, ma il suo sguardo venne immediatamente calamitato dal naso all'insù, arrossato dal freddo così come gli zigomi. Il ragazzo stava tentando, all'apparenza senza riuscirci, di scaldarsi le mani intirizzite dal freddo. Fu quel dettaglio a riportare Nick alla realtà.

«Sì, sì! Entra, si congela!» si mosse in fretta, chiudendo la porta alle spalle del ragazzo, che gli lanciò un'occhiata grata.

«Io sono Jeff... Jeffrey, in realtà. Sterling. Ci siamo sentiti prima» disse quello, sorridendo. Nick annuì.

«Accomodati, Jeff».

Nick osservò il ragazzo sbottonarsi gli alamari del cappotto e strofinarsi ancora le mani per il freddo, fuori la temperatura doveva essere davvero bassa. Si morse il labbro, indeciso sul da farsi, ma concluse che lasciare che Jeff facesse la prova con le mani intirizzite non era corretto.

«Ti va una cioccolata?» disse ad un tratto, guadagnandosi un'occhiata scettica da parte di Jeff. Si sentì arrossire. «Ehm, tollero poco il freddo. E non mi piace bere da solo».

Jeff sorrise. «Quand'è così, volentieri. Non posso dire di no ad un possibile datore di lavoro. Tu sei il capo, giusto?» fece cenno con le mani all'ambiente e a Nick non sfuggirono le occhiate, quasi indagatrici, lanciate alla parete dei liquori e alla macchinetta del caffè.

«Sì e no» allo sguardo confuso di Jeff, Nick sorrise prima di precisare. «Il locale è di mia sorella, tecnicamente io dovrei darle una mano solo nel primo periodo. Ma lei non c'è al momento, quindi suppongo di poter essere considerato il capo».

Jeff annuì, alzandosi e raggiungendolo al bancone, dietro al quale aveva iniziato a preparare le cioccolate. Sembrava simpatico, anche se l'intera situazione gli sembrava ancora assurda. Notò come Jeff tamburellasse le mani sul piano di legno ad un ritmo ben preciso, proprio come era solito fare Blaine, il suo amico del college.

«Sei un musicista?» chiese di getto. Jeff alzò un sopracciglio, palesemente colpito da quell'uscita, ma il sorriso a cui si lasciò andare fece capire a Nick di aver indovinato.

«Non so da cosa tu l'abbia dedotto, ma sì. Sono un bassista. E canto. Oh, beh, ballo anche. Sono un po' un tuttofare, a dire il vero» si portò una mano alla nuca e sorrise quasi imbarazzato. Nick non poté fare a meno di sorridere a sua volta, salvo poi darsi dell'idiota per quella reazione.

«Tamburellavi con le dita. Ho un amico che fa lo stesso quando è nervoso, sempre lo stesso ritmo. Quindi fare il barista non è il tuo lavoro a tempo pieno?» domandò mentre completava le cioccolate con la panna montata.

«Beh, no» rispose onestamente Jeff, afferrando una tazza. «O meglio, lo è e lo sarà fin quando il mondo non si sarà accorto di quanto sono meraviglioso con un basso fra le mani!»

A quella battuta, Nick non poté fare a meno di scoppiare a ridere. Jeff lo seguì un attimo dopo e Nick si ritrovò a pensare che, forse, quella volta l'Universo aveva fatto la cosa giusta. Jeff sembrava davvero un ragazzo alla mano, qualcuno che si vorrebbe conoscere.

«Non dubito che tu lo sia. Emma, mia sorella, sta pensando di fare delle serate musicali. Se vuoi puoi proporti...»

«Sarebbe fantastico!» rispose entusiasta Jeff. «Certo, se mi prendeste come barista vorrebbe dire passare qui anche la mia serata libera, ma se rifiutassi qualcosa di vagamente simile ad un ingaggio Thad mi ucciderebbe. Il mio migliore amico, suoniamo insieme» spiegò, prima di bere un sorso di cioccolata. «È buonissima!»

Nick alzò lo sguardo dalla propria tazza per ringraziare e non poté fare a meno di ridere di fronte al naso di Jeff, sporco di panna.

«Cosa?» chiese quello divertito.

Nick tentò di spiegarsi a gesti, ancora scosso dalle risate, ma ottenne come risultato solo uno sguardo sempre più confuso dell'altro. Agì d'impulso, senza riflettere. Si rese conto di avere le dita sul naso di Jeff solo quando incrociò gli occhi del ragazzo, che lo stavano guardando divertiti.

«Questa cosa fa molto cliché da commedia romantica» disse quello, sorridendo. Nick, realizzando solo in quell'istante cosa effettivamente stesse facendo, ritrasse la mano di scatto e arrossì furiosamente.

«Io... Scusa, non volevo...»

«Tranquillo» rispose Jeff, alzando le spalle. «Non mi sei mica saltato addosso. Il mio naso può fare quest'effetto» aggiunse divertito. Nick aprì la bocca per ribattere ma venne fermato da Jeff. «Al telefono mi dicevi di una prova per avere il posto?»

Nick lo ringraziò mentalmente per aver cambiato argomento, riportandolo anche al motivo stesso per cui Jeff era lì. Si era del tutto dimenticato della prova: i modi di Jeff lo avevano già convinto ad assumerlo, poco importava se fosse in grado di fare quel lavoro. Se gli avesse portato un the alla menta anche solo decente avrebbe potuto chiedergli di sposarlo sul momento.

«Sì» rispose, tentando di rimuovere quell'ultimo pensiero dalla sua mente. «Niente di drammatico: non ti chiederò di prepararmi un cocktail lanciando bottiglie in aria come si vede in televisione».

«Lo saprei fare, comunque» sorrise. Nick scosse la testa.

«Allora potrei chiedertelo per un'eventuale promozione. Per l'assunzione, però, basta che mi prepari un the alla menta bevibile».

Nick aveva pensato a come quel ragazzo avrebbe potuto reagire ad una richiesta che a lui stesso sembrava curiosa, si sarebbe aspettato di tutto tranne quello che stava accadendo: il sorriso che gli aveva rivolto Jeff era di pura sfida, così come il tono con cui gli aveva risposto.

«Prepara il contratto, allora. Ti farò un the così buono da pregarmi di lavorare qui».

 

*

 

Jeff si riteneva una persona capace di essere contento per il bicchiere mezzo pieno della situazione, sapeva godersi anche le piccole cose. Non era drastico, non vedeva solo il bianco e il nero di quello che gli capitava, ma riusciva a coglierne le varie sfumature di grigio. Tuttavia, era convinto che una giornata cominciata male si sarebbe potuta concludere solo in maniera peggiore, così come un buon risveglio avrebbe portato solo belle cose. Credeva nel karma, Jeff, e quando il destino gli regalava una giornata pessima sapeva che prima o poi ne avrebbe avuta una straordinaria per bilanciarla. Thad lo prendeva in giro per quelle sue convinzioni, ma si sarebbe dovuto ricredere pure lui visto quello che gli stava accadendo.

Poteva tranquillamente annoverare il giorno precedente come uno dei più brutti dell'anno: appena sveglio era scivolato e aveva sbattuto il gomito, poi il locale dove avrebbe dovuto esibirsi quel fine settimana aveva annullato l'esibizione e, infine, era stato sorteggiato dai fratelli per accompagnare la nonna dal medico e stare con lei in sala d'attesa per la bellezza di cinque ore. Una volta tornato a casa, lo aveva chiamato Thad per dirgli che, se non aveva nulla in contrario, quella sera sarebbe andato a cena con il suo nuovo ragazzo invece di raggiungerlo a casa per parlare delle nuove canzoni. Jeff era andato a letto distrutto, pregando il karma di rimediare a quella giornata da dimenticare con qualcosa di vagamente decente.

E il karma lo aveva ascoltato: prima la neve, poi la chiamata per un colloquio di lavoro, poi una cioccolata con un ragazzo decisamente carino e decisamente da frequentare. Come ciliegina sulla torta, la preparazione che Nick gli aveva chiesto come prova per l'assunzione era qualcosa che sapeva fare ad occhi chiusi. Doveva ricordarsi di ringraziare Trent per la sua mania per quella bevanda.

«Il segreto per un buon the alla menta...» disse, avviandosi verso il bancone sotto l'attento sguardo di Nick. «...è un buon bilanciamento delle foglie di the e di quelle di menta. Non si può andare a caso, mai improvvisare le quantità, potrebbe venir fuori una cosa imbevibile».

«Oh, credimi, lo so!» rispose Nick con un sorriso, sedendosi al bancone di fronte a lui. Jeff alzò lo sguardo fino ad incrociare quello del ragazzo e ghignò.

«Ah, capisco» disse. «Questa è la tua prova personale! Se la passo diventerò il tuo spacciatore ufficiale di the! Bella mossa».

Nick rise e alzò le mani in segno di resa. «Lo ammetto! A mia discolpa posso dire che mia sorella è sparita lasciandomi la responsabilità di scegliere il nuovo barista e io non avevo la minima idea di come fare. Insomma, non è che ci sia un libro “Dieci modi infallibili per assumere la persona giusta”».

«Potresti scriverlo tu» rispose Jeff, mentre prendeva la giusta dose di foglie di menta.

«Certo, potrebbe essere il mio trampolino di lancio! 'Lo scrittore che partì dai manuali d'assunzione'» mimò il titolo con le mani e Jeff non poté fare a meno di ridere.

«Avrai una certa esperienza dopo aver assunto me, sono perfetto. Non c'è bisogno che tu dica che è stata la fortuna del principiante, potrai dire che dietro la tua scelta c'è una logica inattaccabile. Confermerò la tua versione, se vorrai».

Nick sorrise. «Grazie. Sempre che tu sia così bravo come dici».

Jeff alzò lo sguardo di scatto, notando il tono divertito dell'altro. Aveva un sorriso di sfida, probabilmente speculare al suo a giudicare da come quell'espressione non sembrava voler sparire dal volto di Nick. Senza neanche distogliere lo sguardo dagli occhi del ragazzo, gli passò il bicchiere di the.

«Assaggia e dillo tu stesso. Sono certo che non hai mai bevuto niente di così buono» disse, non smettendo di ghignare.

Osservò Nick alzare un sopracciglio e portarsi il bicchiere alle labbra, senza interrompere il contatto visivo. Jeff attorcigliò le dita, come faceva sempre quando era nervoso, e non poté fare a meno di mordersi un labbro per l'aspettativa. Era certo che sarebbe stato assunto, Trent gli aveva fatto rifare quel the talmente tante volte negli ultimi anni che era diventato quasi il suo cavallo di battaglia, ma non era quello a preoccuparlo. La verità era che Jeff voleva sapere cosa ne pensasse Nick, non il proprietario del bar Dalton, non il suo futuro datore di lavoro. Nick che doveva essere assuefatto da quella bevanda se l'aveva messa come prova per l'assunzione, Nick che doveva averne rovesciata un sacco sul bancone a giudicare da come era appiccicoso.

Nick che lo stava guardando con il sorriso più bello che avesse mai visto.

«Il giorno libero è il giovedì. La paga mensile è da discutere con mia sorella. I turni sono da sistemare, potrai darci una mano se vuoi. Cosa fai domani sera?»

 

*

 

Un mese dopo

 

Quell'inverno sembrava destinato ad essere freddo e nevoso. Come ogni inverno dovrebbe essere, obiettava Jeff ogni volta che lo faceva presente, ma Nick tollerava davvero poco le temperature polari di quegli ultimi giorni. Stava appunto pensando di alzare il riscaldamento del locale quando sentì la porta d'ingresso aprirsi e venne investito da una corrente d'aria gelata che lo fece rabbrividire.

«Buongiorno» disse Jeff alle sue spalle, abbracciandolo. Nick sorrise, voltandosi verso il ragazzo.

«Ciao» rispose, prima di allungarsi e posargli un rapido bacio sulle labbra. Sentì Jeff sorridere e istintivamente andò alla ricerca delle sue mani. Le strinse solo per qualche secondo prima di saltare all'indietro quasi fulminato.

«Nick?» Jeff lo stava guardando con un sopracciglio alzato, dubbioso, ma poteva vedere un sorriso premere sulle sue labbra. Allungò una mano verso la sua guancia, facendolo allontanare ancora di più. Lui sapeva, decise, e l’aveva fatto apposta.

«No, togliti, sei mezzo congelato!» borbottò in risposta, facendo un ulteriore passo indietro per allontanarsi dalle braccia protese di Jeff.

«Ma io voglio solo dell'affetto! Me lo merito dopo essere stato fuori ore a cercare il tuo maledetto latte di mandorla!» si imbronciò il ragazzo e Nick fu quasi sul punto di cedere, prima di ricordarsi che insinuare sensi di colpa era una delle armi preferite di Jeff. Ghignò.

«Non sarebbe stato necessario se non lo avessi finito questa mattina» ribatté sulla stessa linea, divertendosi a vedere la reazione di Jeff. Il ragazzo arrossì, e Nick era certo che non fosse solo per il freddo. «Dovremmo comprare delle scorte, visto quanto mangi quando rimani da me».

«Non è colpa mia se Emma mi lascia sempre da darti quella torta buonissima per la colazione. Non posso abbandonarla una volta che l'ho portata da te, capisci? Mi sento in colpa, non posso lasciarla da sola» borbottò, rivolgendogli quello sguardo che riusciva sempre a piegarlo. Sorrise, allungando una mano fino a stringere quella di Jeff, tentando di scaldarla.

«Lo so. Quella torta è il male. Fidati, Emma sta tramando qualcosa» disse, facendo ridere il ragazzo.

«Dovremmo chiederglielo!»

Nick stava per obiettare che non era proprio il caso di andare a stuzzicare Emma sui suoi piani - non avrebbe portato niente di buono, non per loro almeno – ma Jeff lo stava già trascinando nella sala accanto, dove sua sorella stava pulendo i tavoli. La vide sorridere al loro ingresso, come sempre. Si era affezionata immediatamente a Jeff e si era persino complimentata con lui per essere riuscito a trovare un ottimo barista e un fidanzato perfetto in colpo solo.

«Ehi, Emma» la chiamò Jeff. «Abbiamo un dubbio esistenziale che solo tu puoi risolverci».

Emma sorrise. «Jeff, tesoro, non ti so proprio dire che cosa ci trovi in mio fratello, mi dispiace».

«Potrei elencarti mille ragioni, ma non credo che tu voglia sentirle» rispose Jeff facendole una linguaccia e mettendo a tacere qualsiasi reazione di Nick. «No, la questione è ben più articolata. Tuo fratello, qui presente, sostiene che quella meravigliosa torta che ci fai ogni settimana ha un secondo fine. Io sostengo che ci vuoi semplicemente troppo bene per vederci condannati alle fette biscottate. Ci serve la risposta».

Emma gli rivolse un sorriso che a Jeff ricordò Nick nei suoi momenti migliori. «Ma chiaro che ho un secondo fine, Jeffie caro, ed è quello di farti stare a casa di mio fratello tutte le notti e vederlo arrivare la mattina con un sorriso che può voler dire solo una cosa. Inoltre, le fette biscottate fanno proprio schifo».

Prima che Jeff o Nick potessero rispondere, Emma si allontanò quasi saltellando. Jeff realizzò il senso delle parole della ragazza per primo e non poté fare a meno di scoppiare a ridere, subito seguito da Nick.

«Avevi ragione, tua sorella è pazza» gli disse, stringendolo in un abbraccio e attirandolo a se il più possibile. Nick annuì, ricambiando la stretta e avvicinandosi pericolosamente al volto del ragazzo.

«Assolutamente, ma ha ragione su tutta la linea».

Quando le loro labbra si incontrarono, Jeff non fu sorpreso di sentire che quelle di Nick sapevano di menta.

 

 

 

 

 

 

 

*

 

Happy Niff Day!

Una piccola cosa per celebrare questo giorno all'insegna del fluff.

La parte dove Jeff ha il naso sporco di panna, oltre ad essere un richiamo a quella foto super adorabile di Riker, è anche una sorta di auto-plagio: in questa storia, infatti, avevo inserito un'altra scena pressoché identica. Rin dice che è il mio marchio di fabbrica, suona meglio di autoplagio XD

Un grazie doveroso alla mia parabatai, Nì, che con un “oh, ti faccio vedere la prima cosa che ho fatto!” ha ispirato questa storia dalle fondamenta. E un grazie che c'è sempre, ma è sempre sentito, a Val che è il mio supereroe che sistema tutti i miei casini e trova titoli stupendi.

Questa è tutta per voi, ciurma. Yo Ho Ho, beviamoci su!

   
 
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