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Autore: Writer96    06/03/2013    7 recensioni
"-Voglio fare una cosa.- aveva detto, prendendogli la mano e tirandola verso di sé.
-Cosa?-
-Voglio regalarci un numero.- era seria, così seria che lui non l’aveva mai vista più seria e sorridente insieme.
-Un numero?-
-Un numero, sì. Che sia nostro, un numero che non appartiene a nessuno e che ce lo freghiamo noi.-
-E che numero è?- le aveva chiesto lui, sorridendo e stringendole un po’ la mano. Sembrava una bambina, con quel sorriso e quegli occhi così difficili da capire.
-Non lo so. Inventiamocelo.-
[...]
-Quindicimilaquattrocentonovantasei.-
Suona bene."
Lou/Esa
Quindicimilaquattrocentonovantasei volte grazie a chi leggerà.
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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-Un brindisi a Niall!- esclamò Louis, per quella che forse era la quarta volta. Theresa rise, gettando la testa indietro, nel vedere il fratello allungare il boccale per farlo scontrare con quello dell’altro ragazzo e poi bere i suoi ormai 100 ml rimasti di birra. L’allegria scorreva molto più velocemente dell’alcol e almeno quella era una cosa positiva, anche se, Theresa faticava ad ammetterlo, vedere Marion che guardava il proprio cellulare e poi Louis con un’insistenza quasi continua le dava leggermente sui nervi.

-Un Niall a brindisi!- urlò dopo un po’ Jenna, che fino ad allora aveva parlottato con Harry dando a tutti l’impressione di essere estremamente sobria, cosa che, evidentemente, non era. La risata di Elizabeth proruppe appena un istante dopo, mentre poggiava la testa sulla spalla del ragazzo biondo e alzava un pollice verso di lui, contenta. Non aveva bevuto praticamente niente, ma aveva il brutto vizio, specie se era in compagnia di ragazzi affascinanti come quelli, di esagerare e di fingersi ciò che in realtà non era.
-E dopo questa, potremmo andarcene a casa, no?- chiese Harry, che da bravo barista non poteva sopportare la vista di gente ubriaca che voleva ancora bere. Jenna scosse la testa e proruppe in una nuova risata, anche lei alterata dalla birra e dalla bella compagnia.

-Oh, Harry, perché? Devo ancora sapere da Esa e Louis quando si sono messi insieme!- esclamò, facendo calare il silenzio sulla tavolata. Marion alzò lo sguardo dal cellulare, che si era di nuovo acceso per via di un nuovo messaggio, e fissò l’amica con aria interrogativa, piegando la testa di lato e facendo ondeggiare lo sguardo tra i due che, seduti vicini, si resero conto solo in quel momento di essere praticamente abbracciati.
-Ma noi non stiamo insieme!- esclamò lei, diventando paonazza, senza però spostarsi troppo dal calore piacevole e ben noto del corpo di Louis. Guardò in direzione di Niall, che aveva avuto la prontezza di alzare gli occhi al cielo per non incrociare il suo sguardo e poi scosse la testa, chiedendosi perché tutti, dopo qualche tempo, le facessero quella domanda. Più negava, più era stanca di farlo e si chiese se quell’improvvisa constatazione non fosse dovuta al fatto che da un po’ di tempo non riuscisse a trovare da nessuna parte la forza di negare che non era così. Louis era silenzioso, profondamente in imbarazzo, immaginava, e del resto cosa avrebbe dovuto dire di diverso?
-Beh, stareste bene.- pigolò Elizabeth, che sembrava essere tornata perfettamente sobria –cosa che infatti era- e ora li guardava sfrontata, i capelli spostati dietro alle orecchie che la valorizzavano molto di più di quando le pendevano leggermente flosci accanto alle gote.

Louis non reagì, di nuovo, ed Esa scrollò le spalle, incapace di fare altro. Sentiva che qualcosa, probabilmente uno dei bottoni di quella giacca Armani così carina che usava solo nelle occasioni migliori, le premeva lo stomaco, facendole mancare l’aria e si spostò sulla sedia, leggermente a disagio.
-Terry! Vieni con me in bagno, devi leggere questa cosa!- strillò Marion, alzandosi e facendo crollare la sedia dietro di sé. Harry si voltò a guardarla e seguì le sue mosse per qualche istante, incuriosito da lei e dai suoi movimenti. Jenna si schiarì la gola con una leggera tosse, poi si voltò a sua volta in direzione del ragazzo riccio e riprese il discorso da dove l’aveva interrotto. Esa si alzò, posando una mano sulla schiena di Louis, che però sembrava congelato e deciso a non avere reazioni. Lei si ritrasse, quasi scottata, seguendo poi Marion in bagno, dove si sbracciava come un’ossessa.
-Che c’è, Mary?- le chiese, appoggiandosi alla porta con la sensazione di essere osservata. Marion fece sparire dal proprio viso il sorriso e la trascinò nella stanza, afferrandola per la manica e indietreggiando impaziente. L’emozione le colorava le guance di rosso e aveva gli occhi leggermente lucidi, ma non sembrava felice, quanto, piuttosto, preoccupata.

-Esa, dimmi una cosa.- cominciò, guardando l’amica che annuiva rigidamente. –Cosa diavolo c’è, per davvero, tra te e Louis? E non rifilarmi la solita storia che siete amici e robe così, dopo stasera non ci credo più e...-
-Se è per questo, non ci sto credendo più neanche io...- ammise l’altra, portandosi i capelli scuri dietro le spalle e ammutolendo l’amica. Le parole le erano uscite dalla bocca di getto, infrangendosi addosso all’altra senza che potesse controllarle. Da dove le venisse tutta quella spavalderia e quell’incapacità di controllarsi, proprio non lo sapeva, ma se non altro aveva detto la verità.
-Io... cosa?- disse Marion, perdendo un secondo il filo dell’intero discorso. Qualcosa non filava. Theresa avrebbe dovuto negare tutto come al solito e invece no, era lì a guardarla con i suoi occhioni color nocciola che sembravano essersi persi e smarriti.
-Davvero. Avrebbe dovuto reagire, no? Perché non ha detto niente? Pensa che io mi sia innamorata di lui e ce l’ha con me?- straparlò Esa, gli occhi velati da una leggera frustrazione e la voce che faceva picchi più acuti degli altri dovuti all’isterismo.
-A parte che non avrebbe ragione ad avercela con te, ma poi...- provò a dire, ma la mano di Esa fu più veloce e le tappò la bocca prima che pronunciasse qualunque altra cosa. Marion pensò che fosse arrivato Louis, o qualcun altro e scosse le spalle per far capire all’altra che non avrebbe parlato, ma Theresa sembrava ignorare ogni suo movimento, preferendo fissarla negli occhi.
-Non dire niente di più, ok? Dimentica il mio sfogo. Dimentica tutto questo discorso.- le impose, la voce improvvisamente fredda e decisa. Marion annuì, stupendosi di quel gesto che stonava con la normale dolcezza e serenità dell’amica. Non la capiva minimamente e le sembrava di trovarsi davanti ad un’estranea, cosa che non le piaceva minimamente. Si torturò le mani nervosa e tirò fuori il cellulare, aprendo la bocca contro la mano ancora immobile di Esa.

-Che messaggio dovevi mostrarmi?- le chiese quest’ultima, tornando sorridente e serena, stupita lei stessa dal proprio gesto. Il nervosismo l’aveva assalita insieme alla leggera nausea dovuta al bicchiere di birra appena bevuto e non l’abbandonava, così come la sensazione che ci fosse qualcosa di profondamente sbagliato in tutto ciò che stava succedendo.
-Liam mi ha riscritto. Stavolta dice che non capisce cosa diavolo ci sia in me che gli impedisca di staccarsi dal cellulare quando ci scriviamo. Devo ancora capire se sia arrabbiato o no.- sussurrò, spostandosi i capelli che le erano caduti davanti al viso. Esa si avvicinò e i capelli si mescolarono per qualche istante, mentre i due nasi si sfioravano come erano solite fare quando dicevano qualcosa che dovevano sentire solo loro.
-Probabilmente gli piaci più di quanto lui stesso riesca ad immaginarsi e a concepire. Forse voleva solo un flirt e invece si ritrova una bella cotta.- mormorò Esa di rimando, senza allontanarsi per ascoltare quello che avrebbe detto Marion, che stava respirando rumorosamente dalla bocca. Una ciocca dei suoi capelli le finì negli occhi, ma non si scostò, preferendo guardare l’amica in attesa che parlasse.

-Che palle. L’amore è una palla.- brontolò Marion, allontanandosi e spegnendo lo schermo del cellulare, che fino a quel momento aveva lanciato una luce bluastra sui visi di entrambe.
-Oh, sono d’accordo.- pronunciò una voce dalla porta del bagno, facendole girare e facendo salire il cuore in gola a Esa, che istintivamente spalancò la bocca.
Un paio di occhi blu la scrutavano, lucidi ma divertiti, sotto una ciocca di capelli castani che come al solito non era controllata dal gel, mentre la luce tremula del bagno faceva sparire le lentiggini nascoste delle guance.

-Sono decisamente d’accordo.- pronunciò Louis ed Esa si sentì morire.





Writ's Corner

Questa storia stava iniziando ad avere le ragnatele. Mai come Click, ovviamente, ma poco ci manca.
Il fatto è che ho dovuto fare: uno scambio di coro, un compito di greco orribile, disintossicarmi (provarci, diciamo) da Grey's Anatomy. E poi... beh, l'ultimo capitolo ha ricevuto davvero pochissime recensioni quindi alla fine mi dispiace, perchè io tengo alla storia ma così... ha senso, continuare? Vi piace ancora? Oppure la cancello, la riscrivo e poi ne riparliamo? Ditemi voi.

Sul capitolo niente da dire, una cena tra amici, una scena che penso potrebbe esservi familiare perchè, ahimè, cose tipo questa succedono spesso.
E... niente.
Non so quando ripubblicherò. Dipenderà da voglia e studio.
Intanto, vi dico che la settimana prossima è il mio compleanno, quindi sono contenta :D


Vado. Baci, baci


Writ

   
 
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