Fanfic su artisti musicali > Miley Cyrus
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Autore: mechishand    06/03/2013    2 recensioni
«[..] gli piaceva fare surf, non ho mai capito come facesse ad apprezzare uno sport così insensato o totalmente diverso dal suo modo di essere, ma amavo il modo in cui riusciva ad essere sé stesso, e quelle lentiggini che circondavano il suo sorriso.»
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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CAPITOLO 1

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Questa mattina mi sono svegliata con il carillon della mamma sotto al cuscino, sarà perchè non ho resistito a quel suo suono magnetico, così tremendamente armonioso. Quel suono era come se purificasse la mia anima e mi facesse ricominciare da capo. «Cavolo! Sono già le sei e mezza del mattino!» ho pensato, mentre fissavo l'orologio sulla mensola accanto al letto. 
Sì, quella che la nonna regalò alla mamma per il suo trentottesimo compleanno, ma a me poco interessava.
Mi sono alzata con cautela dal letto e indossato le pantofole a forma di Minnie: è stato imbarazzante! Ho preso l'iPod che era accanto al lume e ho posato il carillon nel suo rispettivo scrigno. 
«Mel, ti sbrighi a fare colazione? Sta per passare l'autobus!» ha continuato a ripetere mia madre, come se volessi stare tutto il giorno a letto senza far nulla.. o forse sì. Comunque, sono scesa al piano di sotto e ho ammirato le prelibatezze sul tavolo: c'era praticamente di tutto! Dai pancakes al latte di mandorla e una tazza di fiocchi d'avena, se ci fossero stati gli smarties su quei pancakes, adesso peserei il triplo di quanto non lo sia ora! Mi sono vestita in fretta e furia e ho corso fino alla fermata dell'autobus.
Erano le sette e mezza quando l'autobus si è fatto vivo: 
«La prossima volta le converebbe arrivare dieci minuti prima, eh!» feci presente all'autista, che se ne fregava di tutto ciò che i suoi "clienti" gli suggerivano.
C'era da aspettarselo, non c'era neanche un posto, ma scorsi e all'ultima fila c'era un posto vuoto, accanto a Josh Gullman, quel ragazzo il cui padre ha una fabbrica di vestiti colombiani, o una cosa del genere. Sapevo soltanto che era abbastanza riservato, sempre con quell'aria depressa e cinica, insomma, inavvicinabile. 
Ho capito all'istante che avrei dovuto rivolgergli la parola, ma se avessi fatto la figura della perfetta idiota? Non me lo sarei mai perdonato, insomma, siamo come l'acqua e il fuoco: a lui piacciono i Guns n' Roses, mentre a me Taylor Swift. Siamo i classici opposti. Mi sono fatta avanti, in un modo o nell'altro. 
«Che bella giornata oggi, non trovi?!» gli dissi.
Cazzo! Non ho notato le cuffie, stava ascoltando della musica, che stupida! Tralasciai questo piccolo incidente e ho continuato la mia giornata.
Dopo due ore di Economia e un'ora di Francese, mi sono indirizzata prontamente verso l'aula di Geografia, dove ci stava aspettando la signorina Konnor. Non appena varcai la soglia della porta, ho notato lo sguardo di Josh, che era lì con le sue solite cuffie e il suo fare modesto. Per ironia della sorte, l'unico posto libero era quello accanto a lui. 
«Questo ragazzo ha un qualcosa di strano!» continuai a pensare. La professoressa era propensa a spiegare le Isole Hawaii, al che Josh esclamò: «Vorrei tanto essere un'isola, perchè le isole sono indipendenti e nessuno è in grado di disturbarle!» capii al volo che si stesse riferendo a me, l'impicciona di turno. All'uscita, sorprendentemente, mi fermò e mi disse:  «Mel, giusto? Ascolta, non era riferito a te quell'affermazione, è solo che..» cercava di pararsi il culo, classica strategia di uno che si auto-contraddice. 
«Guarda, non c'è bisogno che ti scusi, ho capito subito che non era riferito a me, figurati!» mento alla grande, in questo eccello indubbiamente. «Il fatto è che ti ho vista giù di corda alla fine della lezione, e mi sono preoccupato!» non capivo se mi stesse prendendo per i fondelli oppure stesse pianificando una tattica per farsi una buona reputazione, sta di fatto che il modo in cui mi ha parlato era alquanto ambiguo [..]
   
 
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