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Autore: growingmustache    07/03/2013    1 recensioni
Louis Tomlinson è un artista.
Disegna da quando ha imparato ad afferrare gli oggetti, da quando è stato in grado di tenere in mano una matita o un pennarello colorato per disegnare una riga.
E, nonostante i suoi genitori che lo considerassero un errore, nonostante i suoi amici che lo prendessere per pazzo, nonostante si sia ritrovato solo come un cane e praticamente povero in canna, continua a fare quello che ama, disegnando nello studio del suo vecchio professore di arte.
Harry Styles non è un artista.
Ma non è nemmeno un avvocato, nè un medico, nè uno studente, nè un cantante, nè un orafo.
Harry Styles è un diciannovenne tutto riccioli e fossette, disoccupato, da molti considerato uno scansafatiche, ma che in realtà non ha ancora capito quello che vuol fare nella vita. Da piccolo, alla domanda ''Harry, cosa vuoi fare da grande?'', lui ha sempre risposto con un mestiere diverso: prima l'automobilista di formula1, cinque minuti dopo l'astronauta, poi il cuoco, il giorno dopo il benzinaio. E così, a diciannove anni, si ritrova senza lavoro, con le idee confuse, alla ricerca di un impiego.
Ma nonostante le differenze, il destino, il fato, forse Dio, ha deciso di farli incontrare.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Cciulia.
Tanto lo so che mi ami.

 



Fifteen.

Louis Tomlinson è un artista.
Disegna da quando ha imparato ad afferrare gli oggetti, da quando è stato in grado di tenere in mano una matita o un pennarello colorato per disegnare una riga.
E, nonostante i suoi genitori che lo considerassero un errore, nonostante i suoi amici che lo prendessere per pazzo, nonostante si sia ritrovato solo come un cane e praticamente povero in canna, continua a fare quello che ama, disegnando nello studio del suo vecchio professore di arte.
Harry Styles non è un artista.
Ma non è nemmeno un avvocato, nè un medico, nè uno studente, nè un cantante, nè un orafo.
Harry Styles è un diciannovenne tutto riccioli e fossette, disoccupato, da molti considerato uno scansafatiche, ma che in realtà non ha ancora capito quello che vuol fare nella vita. Da piccolo, alla domanda ''Harry, cosa vuoi fare da grande?'', lui ha sempre risposto con un mestiere diverso: prima l'automobilista di formula1, cinque minuti dopo l'astronauta, poi il cuoco, il giorno dopo il benzinaio. E così, a diciannove anni, si ritrova senza lavoro, con le idee confuse, alla ricerca di un impiego.

 

Louis Tomlinson è negativo.
Più negativo di un elettrone. Odia i cambiamenti, infatti si ostina a tenere quell'asurdo taglio di capelli che lo fanno somigliare ad una tazza, e pensa che non riuscirà mai ad avere successo, che continuerà a dipingere dentro a quel buco di studio e che sopravviverà per sempre con i soldi che riesce a guadagare facendo il baby sitter e il dog sitter. I suoi piani per la vita sono decisamente deprimenti.
Harry Styles è positivo.
Lui è come un protone. Nonostante sia disoccupato e il suo portafoglio piangente, riesce sempre a trovare il lato positivo delle cose, a regalare un sorriso sincero a tutti. E ancora sogna di trovare il suo posto nella vita.

 

Louis Tomlinson ama leggere, e lo fa a tutte le ore.
Harry Styles è un cliente abituale del piccolo cinema sotto a casa sua.

 

Ma nonostante le differenze, il destino, il fato, forse Dio, ha deciso di farli incontrare, proprio mentre Louis porta a passeggio un alano più grosso di lui e Harry è appena uscito dal cinema.
Sono quasi le undici di sera, a Londra fa freddo e pare proprio che in quel vicolo nessuno abbia sparso del sale per non far ghiacciare l'asfalto. Così il ventunenne viene strattonato dal cane e finisce con il sedere in terra.
E davvero vorrebbe fare una statua al ragazzo che gli sfila il guinzaglio dalla mano e lo aiuta ad alzarsi.
''Grazie mille'', esclama il liscio, sincero. L'altro gli sorride bonariamente e lo scruta con i suoi occhi verdi.
E Louis si sente proprio Taylor Swift, e vorrebbe cominciare a cantare Sparks fly, senonché Harry si presenta e gli chiede se vuole salire in casa sua per cambiarsi i pantaloni, completamente zuppi a causa della caduta. Ma il maggiore gli fa notare che ha un cane da riportare al padrone, così il riccio gli propone di incontrarsi appena può e quello accetta, facendosi segnare il numero di Harry sul telefono.
Mentre se ne sta andando, una voce lo richiama ''Ehi, potresti almeno dirmi come ti chiami?'' gli dice il riccio, sorridendo.
''Louis, Louis Tomlinson''.


Harry Styles non ha mai avuto problemi con la sua sessualità.
Ha capito di essere gay a quindici anni e, grazie alla mentalità aperta della sua famiglia, non ha avuto grandi problemi a casa, nonostante a scuola la situazione fosse diversa. Ma, grazie alla sua positività, è sempre riuscito ad andare avanti, anche perchè nessuno fortunatamente è mai passato alle mani con lui. Poi, appena compiuti diciotto anni, ha deciso di lasciare il suo paesino in Cheshire e cercare di farsi una vita a Londra, scelta che si è dimostrata davvero difficile da portare avanti.
Lousi Tomlinson, invece, si è sempre fatto troppi problemi, soprattutto a causa della parole che gli altri gli dicevano. Quando è stato maggiorenne, ha rivelato le sue tendenze sessuali ai genitori, che, senza troppi complimenti, l'hanno cacciato di casa. La sua salvezza è stato il suo professore di arte che, conoscendo il suo talento, gli ha proposto di andare con lui a Londra, per disegnare nel suo studio. E Louis, non vedendo opportrunità migliori e decidendo per una volta di seguire il suo sogno, ha accettato.

 

Quel pomeriggio, osservando gli occhi di Harry, Louis si è sentito strano. Non è sicuro che sia stato un colpo di fulmine ma, diamine, lui ha il numero di quel ragazzo e, diamine, gli vuole davvero scrivere. Così, nonostante sia quasi mezzanotte, lo fa.
Harry Styles, cinque minuti a mezzanotte, si sta preparando una tazza di tè. La vibrazione del cellulare lo distrae dal suo intento e lo costringe ad abbandonare la bustina sul ripiano della cucina.
                                'Heeeey, sono Louis, che ne dici di vederci domani pomeriggio per un caffè?'
Ed Harry, dopo aver risposto affermativamente ('Che ne dici dello Starbucks a Piccadilly per le cinque e mezza?'), va a dormire stranamente felice.
Louis, invece, è costretto ad alzarsi dal letto nel quale era sdraiato da quasi un'ora quando il riccio gli risponde perchè, seriamente, ha bisogno di un bicchiere d'acqua e, diamine, domani vedrà quel ragazzo per un caffè. Loro due. Da soli. Ancora non capisce dove abbia preso il coraggio di scrivergli.

 

L'indomani, verso le cinque del pomeriggio, Louis è teso come una corda di violino. Non è abituato a ritrovarsi da solo con dei ragazzi. In realtà, non ha mai bene imparato a relazionarsi con le persone in generale, senza distinzioni di sesso, età, religione o ruolo nella società.
Harry, invece, proprio per la sua innata positività, è tranquillo e riesce ad arrivare in perfetto orario, trovando un Louis tutto bretelle e ciuffo davanti agli occhi. Pensa sia bello, semplicemente bello. Non ha problemi ad ammetterlo. E poi, trova davvero incredibili quegli occhi così azzurri, come il cielo sopra Londra le poche volte che Dio fa la grazia alla città e offre un po' di bel tempo. Cosa più unica che rara, chiaramente.
Louis, dal canto suo, trova Harry meraviglioso. È così semplice, che non riesce a capire quale si la cosa che lo attragga così tanto, ma non può farci niente: è già cotto.
È quando si ritrovano seduti al tavolino del bar, con due belle cioccolate calde e stanno amabilmente parlando che Louis capisce che forse relazionarsi con gli altri non è così male.
O forse non è male farlo con Harry.
Ma ha comunque paura, paura che, esponendosi troppo, anche il ragazzo da poco conosciuto possa andarsene, come hanno fatto tutti. Così, si ritrova numerose volte con delle parole che vorrebbero uscire della sua bocca, ma, quando stanno per farlo, si maledice mentalmente e si morde la lingua appena in tempo. Non vuole che il ragazzo provi compassione per lui per la sua solitudine, nè vuole fargli capire il suo rifiuto verso la società, nè il suo pessimismo. Ma questo forse Harry l'ha già capito.
Ha capito che Louis è un ragazzo strano, chiuso. Ma, nonostante ciò, continua a parlargli, anche se ormai il suo è un monologo. L'altro lo ascolta e lo fissa con i suoi occhi blu. (Ah, quegli occhi!)
Stanno in quel caffè più di un'ora. Harry vuole davvero conoscere quel ragazzo. È praticamente sicuro che sia gay: quale ragazzo etero di ventun'anni indosserebbe dei pantaloni così rossi e così attillati? Ma non gli interessa solamente per il suo aspetto: per una delle poche volte nella sua vita, è sicuro di quello che vuole fare. Perchè Harry vuole davvero conoscerlo, scoprire il suo carattere. E, soprattutto, vuole perdersi in quegli occhi, ancora e ancora.
Louis è incredibilmente sorpre da se stesso quando, dopo che Harry 'Hai qualcosa da fare, domani sera?' gli ha chiesto, lui, di proposito, grazie al suo cervello, con voce proveniente dalle sue corde vocali, proprio lui lui, lo invita al ristorante cinese vicino a casa sua.
E pensa proprio di essere stato un santo nella sua vita precedente, quando Harry, con un sorriso con tanto di fossette, accetta.


Completa disperazione.
Se qualcuno gli avesse chiesto in che stato si fosse trovato in quel momento, Louis avrebbe risposto ''Completa disperazione''.
Era davanti all'armadio da quasi tre quarti d'ora e stava ormai probabilmente sperando che i vestiti andassero da lui di loro spontanea volontà.
Alla fine optò per un semplice paio di jean e un maglione azzurro acquamarina che, come diceva sempre la sua carissima mammina, faceva risaltare la sua carnagione.
S'infilò al volo un paio di scarpe e il primo giubotto che trovò attaccato all'attaccapanni nell'ingresso e scese le scale, correndo e rischiando così di spaccarsi l'osso del collo, per paura di essere in ritardo.
Appena arrivò al ristorante, trovò un bellissimo ed impeccabile Harry Styles, con la sua massa indefinita di capelli riccioli e i suoi occhi verdi, che, dopo averlo salutato, in un gesto di estrema galanteria, gli aprì la porta e lo fece entrare prima di lui e, Dio, Louis si sentiva proprio una quattordicenne.
Quella serà, però, anche Harry, nonostante alla vista potesse sembrare tranquillo, non lo era affatto.
Aveva passato un tempo spropositato davanti allo specchio, aveva deciso cosa indossare, si era vestito, poi però aveva cambiato idea, perche con quel maglione rosso sembrava davvero babbo natale da giovane, si era quindi cambiato e, quando finalmente i vestiti furono sistemati, passò ai capelli, che proprio non ne volevano sapere di stare al loro posto.
La verità era che quella situazione era davero strana per lui, non era molto abituato ad avere degli appuntamenti con dei ragazzi e Louis gli sembrava in qualche modo speciale. Sperava davvero che l'uscita andasse bene.

 

La cena non fu poi così disastrosa come Harry se l'aspettava. Sì, momenti di imbarazzo ce ne furono, come quando, per sbaglio, scambiò la salsa piccante per quella agrodolce e si trattenne per un pelo dal bestemmiare un Dio nel quale non credeva nemmeno più di tanto, o quando Louis, dopo aver seminato cibo ovunque attorno a se, si rese conto di non riuscire proprio a mangiare con le bacchette e quasi implorò la cameriera per farsi portare una forchetta ed un coltello.
Però, in  fin dei conti, non era andato proprio male, sicuramente al di sopra di tutte le sue aspettative.
Inoltre, il più grande si era dimostrato un ragazzo non solo carino, ma anche molto gentile e simpatico. Ideale, avrebbe osato definirlo il riccio.
Il momento cruciale, però, si stava avvicinando.
Ed Harry era preoccupato.
Preoccupatissimo.
Come avrebbe dovuto salutare Louis? Era davvero terrorizzato dall'idea di poter sbagliare.
Insomma, quello era teoricamente il loro secondo appuntamento, quindi il bacio ci stava. Però si era accorto che l'altro era molto, molto timido, quindi voleva fare le cose per bene.

 

Quando il momento arrivò, tuttavia, Harry seppe precisamente cosa fare.
Si avvicinò a Louis, gli accarezzò le guance, rossissime per l'imbarazzo che la situazione gli stava portando, e lo baciò.
Un semplice bacio a stampo che, nonostante fosse stato giusto un breve sfioramento tra le loro labbra, fece venire le cosiddette farfalle allo stomaco ad entrambi.
Louis sorrise, poi, timido,e dopo aver salutato con un flebile ''ciao'' l'altro, se ne tornò a casa, felice da far schifo.

 

Inutile parlare dei problemi che ebbero quella sera per dormire.
A parte il fatto che stettero fino alle due della mattina a messaggiare, non facendosi mancare faccine e cuoricini, proprio come due ragazzini alla loro prima cotta. In seguito, Harry dovette bere tre camomille prima di riuscire a prendere sonno. Ed incredibilmente, o forse non troppo, sogno un paio di occhi azzurri.

 

Louis Tomlinson stava facendo diventare Harry Styles una quindicenne. E ad Harry Styles semplicemente non interessava, essendo probabilmente consapevole di avere pressocchè lo stesso effetto su Louis Tomlinson.






















CiaoooCiaooooo:
 

  
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