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Autore: BecauseOfMusic_    07/03/2013    2 recensioni
Siamo nell'anno 1215.
L'assalto delle truppe francesi a Dunchester ha avuto successo e il barone Geoffrey Martewall ha ripreso possesso del suo feudo. Ian, alias Jean Marc de Ponthieu è finalmente riuscito a tornare a Chatel-Argént e ha potuto riabbracciare Isabeau, ormai prossima al momento del parto.
Dopo alcuni giorni viene convocato da Guillame de Ponthieu, che gli affida una delicata missione per conto del re.
Per portarla a termine avrà nuovamente bisogno dell'aiuto del barone inglese: ma cosa accadrà se la dama che deve proteggere e di cui Martewall è segretamente innamorato, si trova nelle mani di Giovanni Senza Terra?
p.s. questa storia è solamente frutto della mia fantasia e riferimenti a fatti realmente scritti o accaduti sono PURAMENTE casuali.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Geoffrey Martewall, Ian Maayrkas aka Jean Marc de Ponthieu, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Angolo autrice:
ciao a tutti :)
Ho cominciato a scrivere questa storia perchè sono rimasta colpita da un personaggio in particolare, e ho voluto mettere in risalto la sua storia d'amore, visto che nei libri non ha una compagna...
perdonatemi se stravolgerò un po' le pagine della vera storia della Francia, ma il mio interesse riguarda principalmente la vicenda in sè e non il periodo in cui l'ho ambientata...
Perdonatemi anche se non sempre rispetterò gli usi e i costumi di quest'epoca, in particolare per le donne (naturalmente mi riferisco all'uso delle armi e dell'abbigliamento da battaglia)
detto questo ci tengo a ribadire che è solo frutto della mia fantasia, quindi potrebbero esserci delle imprecisioni geografiche, anche se cercherò di essere il più verosimile possibile.

Buona lettura! 
BecauseOfMusic_




Lylith riuscì a disimpegnare la spada dallo scudo del mercenario che aveva di fronte, facendogli perdere l'equilibrio. Approfittò del momento di distrazione del suo avversario per affondargli la spada nel petto con un grido di rabbia selvaggia.

Estrasse l'arma dal cadavere, ansante, e si rese conto di non avere più scampo quando vide l'uomo che le stava di fronte, comodamente seduto in sella al suo palafreno nocciola.

“Madonna, noto con piacere che vi siete finalmente accorta della mia presenza”

“E come avrei potuto continuare ad ignorarvi?” rispose sprezzante “avete quasi raso al suolo un villaggio per costringermi ad uscire allo scoperto. Avrei forse dovuto lasciarvi uccidere senza pietà uomini, donne, bambini ed anziani che non hanno altra colpa, se non quella di avermi dato asilo nel momento del bisogno?”

“In pratica mi state dando del tiranno, del despota: dico bene?” le fece di rimando con un sorriso che non lasciava presagire nulla di buono.

“Oh, no: tiranno è un complimento” disse lei con l'aria di volerlo rassicurare “voi non siete un despota, voi siete un vigliacco, accecato dalla sete di potere: non siete neppure degno di essere definito uomo perché...”

Un manrovescio del soldato che le aveva frattanto legato i polsi le impedì di proseguire con le ingiurie.

“attenta donna!” la reagudì l'uomo a cavallo “potrei scordarmi quale valore politico avete per me, e farvi giustiziare per aver opposto resistenza ai soldati del re”

Lei non riuscì a controllare la rabbia “soldati del re?! Soldati del re?! Non sono i vostri soldati! Sono mercenari, pagati con l'oro e l'argento che ricavate imponendo numerose tasse ad un'Inghilterra stremata dalle fatiche! Non mi meraviglia che non abbiate più soldati o feudatari disposti a eseguire i vostri ordini dopo la disfatta di Bouvines...”

L'ira dell'altro era ormai evidente: scese da cavallo sguainando la spada, con il preciso intento di ucciderla, poi sembrò riprendere il controllo di sé.

“Ah, milady, ma voi state cercando di spingermi ad un gesto estremo, state tentando di far si che io perda il mio possibile vantaggio su vostro padre...”

Lei non rispose, fissandolo con odio, i lunghi capelli castani frustati dal vento.

L'uomo risalì in sella al suo destriero e con un colpo di speroni si avviò verso il centro del villaggio, guidando i suoi soldati: “ci accampiamo qui per questa notte: sarete mia ospite” aggiunse in un sogghigno.

Poco tempo dopo, quando il campo era montato, fece chiamare un uomo e gli consegnò una busta, sigillata dalla cerlacca, con impresso il suo simbolo reale: i nove leoni.

“dovete portarla in Francia, a Parigi, alla corte del re Filippo Augusto. Deve riceverla direttamente dalle vostre mani: sono stato chiaro?” il soldato annuì, mentre Giovanni Senza Terra si raccomodava pigramente sullo scranno < vedremo se sarà disposto a rinunciare alla conquista della corona inglese per salvare sua figlia > pensò sorridendo malvagiamente tra se e lanciando un'occhiata in tralice alla fanciulla, ancora legata e seduta a terra.  


  
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