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Autore: SNeptune84    08/03/2013    13 recensioni
La leggenda narra che una bambola riceve un’anima quando le viene dato un nome. Grazie ad essa sarà in grado di amare colei che l’ha battezzata, incondizionatamente.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La bambola


La leggenda narra che una bambola riceve un’anima quando le viene dato un nome. Grazie ad essa sarà in grado di amare colei che l’ha battezzata, incondizionatamente.

«Da oggi il tuo nome sarà Camilla. Contenta?»
Una voce dolce sussurra queste parole, mentre lentamente tutto attorno a me prende forma. La prima cosa che vedo è colei che mi ha donato l’anima: la bambina che mi tiene in braccio, mentre sorride.
Le voglio già bene; sarà la mia padroncina per il resto della mia esistenza.
«Allora, Marta, le hai dato un nome?» sento dire da lontano.
«Sì, mamma. Si chiama Camilla. Ti piace?» chiede la mia Marta, e sento che sprizza gioia.
«Che bel nome!» risponde, mentre si avvicina a lei, dandole un bacio sulla guancia. È bella la mamma di Marta, giovane, e sembra simpatica. Dev’essere lei che mi ha regalato alla piccola e devo solo ringraziarla. Grazie, mamma di Marta, per avermi regalato a una bambina dolce come lei.
«Tesoro, ora la mamma va a lavoro. Resta la nonna con te. Falle vedere Camilla, giocate insieme. E ricordati cosa ti ho detto, ok?»
«Sì, mamma, non le farò del male. Camilla è mia amica, devo trattarla bene.»
«Bravissima, tesoro. Ora vado.»
La mamma di Marta si allontana, ma lei è felice, perché ci sono io con lei. Mi sento importante in questo momento perché, grazie a me, la dolce Marta non sarà sola in queste giornate.
Corriamo subito da quella che Marta chiama nonna, che ci accoglie con un abbraccio caloroso.
«Nonna, guarda, lei è Camilla» dice, mostrandomi a lei.
«Oh, ma che bella bambola.»
«Me l’ha regalata la mamma perché sono malata.»
«La mamma te l’ha raccontata la leggenda delle bambole?» chiede, mentre prende la mia dolce amica in braccio, per poi spostarsi in un’altra stanza.
«Sì, per questo si chiama Camilla. La terrò sempre con me, senza trattarla male.»
«Sei veramente una brava bambina.»


§§§



«Camilla, guarda. Come sto?»
Marta sta facendo numerose giravolte davanti a me. Oggi è il suo primo giorno di una cosa che chiamano scuola e sembrano tutti emozionatissimi. A quanto pare la mamma e il papà non vanno nemmeno a lavorare per questo, e Marta indossa uno strano abito tutto nero con il colletto bianco. Sembra felice, contrariamente a ieri sera, quando la mamma le ha detto che io non potevo andare con lei. Anche a me dispiace un po’; mi sarebbe piaciuto vedere questa scuola. Però, prima di addormentarsi serena, stringendosi a me, ha promesso che mi racconterà tutto appena arriva a casa.
La mamma le ha fatto i codini, stamattina, e ora indossa anche la cartella. Li vedo uscire, felici, mentre Marta mi saluta con la mano, prima di essere trascinata fuori.
Non vedo l’ora che torni, sono curiosissima di sapere cosa si fa in questa scuola.


§§§



«Camilla!» sento urlare, e finalmente la vedo. È tornata da me, e sventola un foglio con un disegno.
«Guarda cosa ho fatto oggi a scuola. Questa sei tu» mi dice, mostrandomi la sua opera. C’è il ritratto di una bambina, su quel foglio, con in braccio una bambola. Si è disegnata e io sono con lei.
«Qui c’è scritto “Marta e Camilla”, vedi? La maestra era contenta e mi ha detto che sono brava.»
«Certo che sei brava, tesoro» dice la mamma, dandole un bacio, per poi andare ad aiutare la nonna che prepara il pranzo. Marta è felice; questa scuola a quanto pare le piace e io sono contenta per lei.


§§§



Da quando ha cominciato la scuola, Marta mi ha sempre raccontato tutto quello che fa, tanto che mi sembra di andare con lei ogni giorno. Anche ora che è grande, e che non dorme più abbracciandomi, continua a farlo e io la ascolto con grande gioia.
«Camilla, ci ho parlato! Paolo mi ha salutata. Sono così felice!» prorompe in camera sua, prendendomi in braccio e facendomi roteare velocemente.
È da qualche tempo che mi parla di questo Paolo: sembra che sia un ragazzo che le piace, anche se ammetto che non riesco a comprendere a fondo questa cosa. So solo che fino a ieri sembrava disperata per questo, perché non trovava il coraggio di parlargli. Ma, a quanto pare, qualcosa è cambiato, perché ora è felice; la mia Marta ha gli occhi che brillano, grazie a Paolo.
Spero che questo Paolo la tratti bene, però. Non voglio che faccia del male alla mia piccola Marta; perché ai miei occhi lei è sempre la piccola bambina che mi ha dato un nome, anche se ora ha sedici anni.


§§§



Quanto è cresciuta la mia Marta. Sembra sempre la stessa, eppure ora è diventata una bella donna, che sta per indossare l’abito bianco e sposare l’uomo che ama. È stupenda. La stanno truccando e pettinando come se fosse una regina, poi indosserà il vestito appeso in camera da una settimana, che ha guardato ogni giorno con aria trasognata, aspettando questo momento. Anche io oggi indosso un abito bello come il suo. È stata lei stessa a sistemarmi ieri sera, perché ha detto che anche io dovevo essere elegante per questo giorno speciale. Mi ha pettinata, districando alcuni nodi che, purtroppo, avevo da mesi, da quando ha iniziato i preparativi per questa festa. Mi ha curata come faceva una volta, quando era più piccola e giocava con me ogni giorno. Ha cercato il vestito più bello per me e sono felicissima di questo.
È quasi pronta: ormai manca giusto qualche ritocco e poi può iniziare a fare le foto. Il fotografo la sta già aspettando e lei non vuole farsi attendere. La vedo prendere in mano il bouquet di rose bianche e glicini, i suoi fiori preferiti, per poi recarsi sul terrazzo a fare i primi scatti.
Paolo è veramente fortunato, e anche la piccola Marta ad averlo conosciuto. Diventeranno una bella famiglia e spero di farne parte anche io.
«Mamma, mi porti Camilla? Voglio fare qualche foto anche con lei» le sento dire, e se solo potessi, la ringrazierei.
Mi tiene in braccio, mentre il bouquet è lasciato sul tavolo di fronte a noi; inizia a giocare con me. Il fotografo è molto soddisfatto delle nostre foto: dice che così esce bene la vera Marta, la bambina che è ancora dentro di lei.


§§§



«Tesoro, vieni, che la mamma ti racconta una bella storia, oggi.»
Nadia è identica a sua madre. Ogni giorno che passa somiglia sempre di più alla mia dolce Marta, anche se il colore dei capelli è quello di Paolo. Marta è diventata una mamma fantastica, anche se non vedo l’ora che spieghi alla figlia che non deve tirarmi i capelli di continuo, perché prima o poi mi si staccheranno.
Ad ogni modo, non posso non volerle bene. Mi chiama Milla, perché proprio non riesce a dirlo il mio nome completo. Però mi piace; in fondo anche Milla è un bel nome, no?
Eccola che corre in braccio alla mamma: da piccola peste si trasforma in tenero zuccherino. Adora sentire le storie che racconta Marta e non vede l’ora di sentire una favola nuova.
«Mamma, di cosa parla oggi la storia?» chiede, curiosa.
«Oggi ti parlo dell’anima di una bambola. Perché anche loro ne hanno una, sai?»
«Davvero?»
«Sì. La leggenda narra che una bambola riceve un’anima quando le viene dato un nome. Grazie ad essa sarà in grado di amare colei che l’ha battezzata, incondizionatamente. Per questo una bambina, quando riceve una bambola, deve trovare il nome giusto per lei e trattarla bene, come se fosse una vera amica e non un oggetto.»
«Oh, quindi anche Milla ha un’anima?»
«Certo, anche Camilla ha un’anima, ed è la mia migliore amica da sempre. Per questo ti dico in continuazione di non trattarla male; se le tiri i capelli le fai male, e non si fa male ad un’amica.»
«Devo chiederle scusa, allora. Torno subito.»
Eccola qui, la piccola Nadia. La sento che chiama il mio nome e per una volta non vuole tirarmi i capelli.
«Milla, scusami se ti ho fatto male» mi dice, con una dolcezza infinita. «Mi perdoni, vero?»
Come potrei non perdonarla. Mi ricorda così tanto Marta alla sua età, quando mi ha presa in braccio per la prima volta, dandomi il nome. Spero solo che si ricorderà in futuro di non tirarmi più i capelli.
«Nadia, vieni qui. La storia non è finita. Non vuoi sapere come va avanti?» dice Marta, sorridendomi mentre chiama la figlia.
«Arrivo» risponde la piccola, correndo di nuovo verso di lei.
Le si siede in braccio, pronta a sentire anche il finale di quella splendida storia.
«Allora? Come finisce?» chiede, impaziente.
«Calma, calma, ora ci arrivo. Dicevo: avendo un’anima potrà amare la bambina che l’ha battezzata.»
«E diventare la sua migliore amica» replica, dimostrando di aver capito bene il concetto.
«Infatti. Quindi, ogni bambina ha diritto di avere un’amica; e anche tu.»
È emozionante vedere come Nadia sia rimasta sorpresa dal regalo che le ha preso Marta. Finalmente avrà una bambola tutta sua e lascerà in pace me, che ormai sono vecchia e rischio di rompermi se tira troppo le mie braccia e i miei capelli. La scarta alla velocità della luce, ritrovandosi presto fra le mani la mia giovane collega, dai capelli biondi e ricci.
«Devo darle un nome, adesso. Come la chiamo?» chiede a Marta, ancora in preda all’agitazione.
«Devi sceglierlo tu, così diventerà tua amica.»
Nadia è concentratissima in questo momento; chissà che nome sceglierà per la mia nuova collega.
«Si chiamerà Lucia» esclama, voltandosi verso Marta all’improvviso. Lucia è un bellissimo nome, perfetto per quella bambola.
Eccola arrivare, luminosa e splendente, pronta ad entrare in Lucia, ad amare la piccola Nadia, che finalmente è riuscita a trovare il nome. L’anima di Lucia è purissima; credo che sarà un’ottima amica per Nadia.
Sempre che la tratti bene. Non capisco perché la stia tenendo a testa in giù, ora. Marta, non farmi vedere uno spettacolo simile, ti prego.
«Nadia, tienila bene. Ricordati cosa ti ho detto: devi trattarla come se fosse una tua amica, non come un oggetto qualunque.»
«Ah, sì; scusa, mamma. Ecco, ora è dritta. Posso andare a giocare?»
«Certo, vai pure. Falla vedere a papà, prima» le dice, vedendola correre via veloce come il vento, con Lucia tenuta per un braccio, con il rischio che cada.
«Camilla, secondo te Nadia riuscirà a prendersi cura di Lucia, come io ho fatto con te?»
Marta è venuta vicino a me, prendendomi in braccio, mentre continua a guardare la figlioletta. Io spero che ce la faccia, perché quella bambina, in fondo, è solo un po’ vivace.
Lucia sicuramente imparerà a volerle bene, la vedrà crescere e la sosterrà sempre, come io ho fatto con la mia dolce padroncina.
Diventeranno ottime amiche.




Avevo questa storia scritta già da un mese e mezzo, ma ho aspettato a pubblicarla perché speravo di riuscire a farla partecipare a qualche contest di inedite. In realtà nasce proprio per un contest, ma dato che non ho vinto potevo decidere di farne ciò che volevo. Ho deciso di pubblicarla oggi perché è il mio compleanno, e vorrei festeggiarlo con i miei lettori. Non è una storia slash, come le solite mie, né una storia standard. È una storia particolare, dedicata alla mia bambola, la Pitta Pitta, quella con cui sono cresciuta. Ora credo sia finita in qualche cesto, o scatolone, però ha dormito con me per anni, finché non sono diventata troppo grande per dormire con la bambola. Sarebbe bello se questa leggenda fosse vera, se i nostri giocattoli ottenessero un'anima solo trattandoli bene. Beh, nella mia storia è successo, e Camilla ha preso vita, pur non muovendosi.
Mi piacerebbe che lasciaste un piccolo segno del vostro passaggio, con una recensione, per dirmi se questa storia vi è piaciuta :)
A presto.
Baci.
SNeppy.
   
 
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