Storie originali > Soprannaturale > Maghi e Streghe
Segui la storia  |      
Autore: spaarpa    08/03/2013    1 recensioni
La storia parla di una ragazza che, scoperti i suoi nuovi poteri magici si allontana da tutto. Un incontro inaspettato la porterà a vivere di nuovo, anche se dovrà lasciare dietro di se molte cose per partire per una nuova avventura.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Continuavo a rigirarmi quella notte. Niente da fare, non riuscivo a darmi pace. Non riuscivo a dormire. Scocciata afferrai il cellulare che giaceva a fianco a me sul divano, come al solito. Le quattro del mattino. Uff, possibile che non riesca mai a prendere sonno? Mi chiesi ancora irritata. Tutt’ad un tratto accaddero molte cose contemporaneamente. Il cane iniziò ad ululare e guaire nel giardino. Sembrava mortalmente spaventato, ma nel contempo era come se volesse spaventare a morte qualcuno o qualcosa a sua volta. Afferrai un cuscino dal divano premendomelo forte sulle orecchie. < < Fritz!! > > gridai. Al solito, possibile che quel cane debba abbaiare persino al passaggio di una mosca? Anche se… sembra davvero spaventato questa volta. Vuoi vedere che… I miei pensieri si bloccarono quando il cielo fu squarciato da un accecante lampo, seguito dal frastuono del rombo del tuono. Pioggia iniziò a scendere copiosa e battente, come a voler smantellare il palazzo, pezzettino per pezzettino. Noooo! I panni! Se non li tolgo subito da lì fuori voleranno tutti via, e quando mamma tornerà dalle vacanze chi la sente!! Preoccupata da questi pensieri, i soli che mi affollavano il cervello in quel momento, infilai un paio di ciabatte, e incurante del mio abbigliamento notturno (un paio di pantaloncini e una canottiera) sfrecciai in giardino, abbandonando il cellulare, che tenevo ancora stretto in mano, sul tavolo. Non appena tirai su la tapparella e aprii la finestra il cane si gettò all’interno della casa, guaendo e nascondendosi sotto al tavolo, tremante. Braveheart, pensai, e tu saresti quello che dovrebbe difenderci?? Mi venne da ridere, in effetti, questo cagnetto non avrebbe fatto paura nemmeno ad un pulcino. Can che abbaia non morde… tutto fumo e niente arrosto!! Continuando a deridere il poveretto, afferrai le chiavi dell’inferriata per aprirla, e poi uscii finalmente al salvataggio dei panni stesi. Il vento ululava forte e mi schiaffeggiava le gocce di pioggia dritte e violente sul viso. Ma non potevo tergiversare, mi fiondai velocemente verso la biancheria e cominciai a prenderla, ripiegandomela velocemente sul braccio. Quando finii, riposi il tutto nel locale caldaia, ma mentre stavo per rientrare un fruscio dietro di me mi sorprese. Mi voltai di scatto, pronta a difendermi, ma la sua vista mi gelò il sangue nelle vene.
   < < Tu chi sei? > >, gli chiesi, tremante.
   < < Entra in casa, in fretta, me la vedrò io con lui > >. Fu la sua risposta stringata. Non riuscivo a connettere quel che stava accadendo. Mi sarei voluta opporre, chi era lui per arrivare furtivamente nel mio giardino e permettersi di darmi degli ordini?! Rimasi a guardarlo, sbigottita e indecisa sul da farsi. Certo però che mi riusciva difficile non ascoltarlo. Era un ragazzo estremamente affascinante, in fondo. Ma non ero intenzionata a cedere, non così in fretta perlomeno.
   < < Scusami? > >, domandai con tutta l’educazione che mi riuscì di esprimere, nonostante la situazione tutt’altro che razionale. Razionale. Ormai quella parola stava prendendo per me significati tutt’altro che normali, anzi, stava perdendo ormai ogni significato. < < Chi sei tu?! > >.
   Lui non mi rispose, tutto quello che continuava a fare era lanciarmi fugaci occhiate interessate e particolarmente apprensive, e guardarsi continuamente attorno con aria nervosa e preoccupata.
   < < Te la vedrai tu con chi? > >, lo incalzai. < < Chi sta arrivando?! Spiegami, credo di avere il diritto di capirci qualcosa, non pensi? > >.
   < < Ti prego > >, mi implorò e mi trafisse con uno sguardo penetrante.
   Io quasi mi sciolsi alla vista di quegli occhi di ghiaccio imploranti, ma avevo imparato ad impormi un leggero autocontrollo. Respirai a fondo e lo guardai dritto negli occhi. Anzi no, a dire il vero non proprio dritto negli occhi, ma leggermente sopra, in modo da non farmi prendere dal panico e perdere il filo del discorso e soprattutto la risoluzione a causa del suo sguardo.
   < < Io di qui non me ne vado, è casa mia, il mio giardino ed esigo sapere cosa diavolo sta succedendo! > >, sbottai, forse con più rabbia di quanto non fosse realmente necessario, ma gli avvenimenti degli ultimi mesi mi avevano resa molto poco tollerante.
   Con mia enorme sorpresa, gli strappai un ghigno. < < Davvero, questo non è il momento né il luogo adatto per discutere. Non sei al sicuro. Io… > >.
   < < So difendermi da me, sai? > >, dissi sarcastica interrompendolo e pensando alle mie potenzialità scoperte da poco, delle quali andavo molto fiera e che mi avevano dato non pochi pensieri nelle ultime settimane.
   < < Forse non da quello che ti minaccia ora > >, mi rimbeccò seccamente, come se sapesse benissimo ciò a cui mi stavo riferendo.
   < < Cosa vuoi dire? Chi… Cosa mi minaccia ora?! > >, chiesi, colta alla sprovvista.
   < < Fidati di me. Ora torna dentro, chiudi le inferriate, io rimarrò qui a proteggerti > >.
   La mia mente cominciò a girare vorticosamente. Cosa intendeva dire quel ragazzo dai capelli dorati e lo sguardo penetrante? Cosa mi stava minacciando? Perché credeva che io non avrei potuto essere in grado di proteggermi da me? Rimasi impietrita davanti a lui, senza ribattere, ma senza nemmeno ascoltare i suoi ordini. La pioggia cadeva copiosa, picchiettando con violenza sui nostri volti. Ormai ero fradicia, ma non me ne preoccupavo.
   Un ringhio sordo rimbombò davanti a me, prima che lui parlasse di nuovo, impaziente. < < Allora? ENTRA! > >.
   < < No! > >, avevo preso la mia decisione ormai, non sarei scappata lasciando quello sconosciuto a rischiare la vita per me. < < Entri tu, entro io. Questa è la condizione. Se davvero vuoi che io mi barrichi in casa dovrai seguirmi, altrimenti rimarrò qui fuori assieme a te, ad affrontare ciò che sta per arrivare > >. Ero risoluta. Anche lui capì, dal tono della mia voce, che quella era la mia ultima parola. Quindi sbuffò rassegnato e mi spinse dentro casa rapidamente, chiudendo l’inferriata e sbarrando la finestra. Rimase diversi minuti a scrutare l’oscurità, come stesse osservando qualcosa, poi si rilassò.
   < < Sei davvero assurda! Non potevi semplicemente darmi ascolto?! > >, disse sorridendo e mettendosi a proprio agio sul bracciolo del divano, di modo da riuscire comunque a guardare fuori.
   Il mio cane era ancora agitato, e nel momento in cui il mio accompagnatore entrò in casa, si era andato a rintanare guaendo spaventato nel bagno.
   < < Io sarei assurda?! > >, gli chiesi senza parole, < < guarda che sei tu quello che si è presentato nel mio giardino in piena notte avanzando pretese a dir poco assurde > >, lo accusai. < < Posso avere qualche risposta adesso… per cortesia?! Come ad esempio chi sei tu e cosa ci facevi nel mio giardino! Oppure cosa mi starebbe minacciando! > >.
   < < Non sono sicuro di poterti svelare qualcosa > >.
   < < Sono di mente più aperta di quanto tu non possa immaginare. Oppure qual è il problema? Se mi dai queste risposte ti toccherà uccidermi? > >, conclusi, enfatizzando sarcasticamente l’ultima frase.
   < < Forse > >, rispose lui vago.
   < < Forse che cosa? > >, sbottai furiosa. Poi lo guardai, avevo il sangue al cervello per la rabbia. Lui sorrideva divertito, forse lo divertivano le mie reazioni, ma nel contempo era ancora vigile, come se ogni sua cellula fosse pronta a scattare al minimo segnale. Quel suo comportamento mi faceva irritare ancora di più. Era come se si stesse prendendo gioco di me. Mi diressi verso la sponda opposta del divano, per sedermi ad una distanza di sicurezza da lui e lo fissai con aria di sfida.
   < < Vabbè, qualunque sia la motivazione, rischierò. Voglio sapere tutto. E abbiamo tutta la notte per discuterne, quindi, su, comincia > >.
   < < D’accordo. Però poi non mi dire che non ti avevo avvisato, eh! > >, disse sardonico. < < Il mio nome è William Scott, sono molto spiacente di non aver avuto modo di presentarmi prima e mi scuso per quanto possa essere sembrato scortese e inadatto il mio comportamento, specialmente di fronte ad una fanciulla > >. Tutto questo lo disse in un fiato. Aveva una voce suadente, coinvolgente. Sembrava provenire da un altro secolo. Io, non volendogli dare scuse per interrompere il suo racconto, lo fissai dritto nei suoi occhi ghiacciati, spronandolo a proseguire. Ma lui si limitò a ricambiare lo sguardo, quindi dovetti per forza parlare io.
   < < Ok, ho capito chi sei. O perlomeno, ho capito il tuo nome, ma di te non so ancora nulla. Dato che sei sbucato dal nulla nel mio giardino e ora sei beatamente accomodato sul mio divano, credo di avere il diritto di avere qualche informazione in più. Quanti anni hai? Cosa fai? Che ci facevi nel mio giardino? Mi stavi per caso… spiando? > >. Le domande mi uscirono praticamente dal nulla. Tutta quella situazione sembrava davvero divertirlo, e ciò mi fece assumere un’aria offesa.
   < < Dai, stai tranquilla. Non devi avere paura di me. Ci sarà tempo per tutte le tue risposte, è una promessa, ma ora devi riposare un po’, hai l’aria stanca > >.
   < < Oh, sono abituata a dormire talmente poco che rimanere alzata ancora un po’ non sarà di certo un problema per me. Quello di cui ho bisogno realmente sono le mie risposte > >.
   < < Fidati di me, ti prego > >, e mi trafisse con tutta la potenza del suo sguardo penetrante. Ciò fece vacillare la mia forza di volontà. Non avevo intenzione di cedere, ma quello sguardo era altamente persuasivo. Troppo in realtà.
   < < Io mi fido di te. Non so perché, non è razionale, ma mi fido > >.
   < < Bene, allora stai tranquilla, rilassati > >, si mosse con grazia e velocità, liberando lo spazio del divano che ormai occupavo da parecchio tempo per dormire. < < Ora stenditi, addormentati e domattina, quando ti sveglierai io sarò qui, a tua completa disposizione per tutta la giornata, mi potrai mitragliare di tutte le domande che desideri. > >.
   Io lo guardai perplessa, ma meccanicamente feci quello che mi aveva detto.
   < < Tu puoi riposare nell’altra stanza, se vuoi. C’è un letto… > >.
   < < Non preoccuparti, starò benissimo. Ora chiudi quei tuoi splendidi occhi e riposa, ok? > >.
   < < Va bene… mi assicuri che ci sarai al mio risveglio? > >.
   < < Niente al mondo potrà impedirmi di essere qui > >, mi assicurò lui e io sprofondai immediatamente in un oscuro oblio.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Maghi e Streghe / Vai alla pagina dell'autore: spaarpa