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Autore: leo rugens    08/03/2013    14 recensioni
Sistemò meglio lo zaino sulla spalla sinistra, combattendo il venticello che gli arrossava il naso.
I passanti spintonavano, correvano, «Ragazzo, stai attento a dove metti i piedi, per l’amor del cielo!»
Si limitava a stringere un po’ di più quei fogli ingialliti, delle scuse forse sussurrate, i nuvoloni grigi del cielo che pesavano sulle spalle, un macigno. Lui, miracolo vivente, andava avanti, il giubbotto di jeans consumato sui gomiti, il guanto grigio a mezze dita sfilacciato, il buco nero alle spalle che risucchiava tutto, magari anche lui.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Applausi al mio professore di Italiano che mi restituisce il tema (aka Capitolo due) dopo secoli, decenni, mesi, settimane!
Ok, a parte gli scherzi, venerate il mio Sognatore, perché è perfetto, anche se mi rende il tema Larry in ritardo.
Niente da dire, è l'ultimo capitolo di questa storia, sono così teneri vero? Poi con Ed Sheeran che canta Hush, little Baby di sotto fondo, credetemi, non aiuta.
Alla prossima, baci a tutti,

Sun.

Ps. le parti che avete visto con gli asterischi nel corso della storia sono le citazioni di questi due libri che ho letto in inglese e che ho tradotto da sola (:



Una sensazione si faceva strada dentro di lui.
Una sensazione che si era annidata nel corso di tutte le vite passate, di tutto l'amore che troppe volte nei secoli era stato costretto a finire.
Gli fece venire voglia di combattere al suo fianco.
Combattere per rimanere vivo abbastanza a lungo da vivere la sua vita con lui.
Combattere per l'unica cosa davvero buona, nobile, potente; l'unica cosa per cui valeva la pena rischiare tutto. L'amore."

(Lauren Kate - Fallen)



"A volte le cose belle entrano nella nostra vita così, dal nulla.
Non sempre siamo in grado di capirle, ma dobbiamo riporre in loro la nostra fiducia.
So che vuoi mettere in discussione ogni cosa, ma talvolta paga di più avere un po' di fede.
"

(Lauren Kate - Torment)

 




Al prof, che mi valuta Harry e Lous con un settemmezzo.

 

"How can I move on when I'm still in love with you?"


Capitolo due.

***


“Tesoro, è pronto!”
Si precipitò giù dalle scale, saltando l’ultimo gradino. Atterrò con un sonoro tonfo, scompigliandosi il ciuffo finito sugli occhi.
“Ti sei lavato le mani?” Domandò Anne appena entrò in cucina, il grembiule rosso legato in vita e il mestolo in mano, nella perfetta immagine da casalinga media inglese. Annuì distratto, sedendosi a capotavola e facendo scendere il gatto dal cuscino.
“Gemma non torna?”
“Tua sorella pranza fuori.”
Osservò sua madre scolare la pasta, condirla e metterla nel piatto. Un paio di ciuffi ribelli scapparono dalla pinza, regalandole un’aria sbarazzina e giovanile, una di quelle che incantano. Avevano appena cominciato a mangiare, quando qualcuno suonò il campanello.
“Vado io.” Mugugnò, pulendosi la bocca sporca di sugo con il tovagliolo.
Quando aprì la porta una ragazza, mai vista prima, gli sorrise tranquilla.
“Ci conosciamo?”
“Non credo proprio” Rise lei, facendo ondeggiare un poco la coda di cavallo “Ti vorrei solo chiedere un favore.”
La fissò curioso, spronandola ad andare avanti con lo sguardo.
“Guarda il notiziario delle sei, va bene Harry?”
E, così come era venuta, se ne andò, lasciandolo sulla porta, decisamente in contropiede, indeciso se stupirsi o meno.
“Cosa volevano?” Chiese Anne quando rientrò in cucina.
Scosse la testa in segno di diniego, lasciar correre la cosa era decisamente la soluzione migliore.



“Harry, spegni la TV, ho sonno!”
“Quindi?”
Quindi” Louis lo guardò, gli occhi stanchi scintillarono, solo un istante “Se il gladiatore muore per la quattrocentesima volta, io non riesco a dormire. E poi di là è tutto buio, da solo non ci vado.”
Rise, cercando il telecomando fra i cuscini del divano. “Ok, ho capito, andiamo a letto.”
Nella penombra della stanza, non ne era sicuro, gli sembrava di averlo visto sorridere.




“Tesoro, vado a fare la spesa!” Sua madre si affacciò alla porta di camera sua, la sciarpa legata in malo modo intorno al collo, le guance rosse per la fretta.
“Ho delle commissioni da sbrigare, dovrei tornare in serata.”
Alzò appena gli occhi dal cellulare, intento a rispondere a Liam.
“Va bene, a stasera ma’.”
Sospirò appena sentì la porta sbattere quasi fosse stato in apnea fino a quel momento. Odiava stare da solo.



“Harry, Harry, guarda!” Tirllò emozionato Louis appena i The Script salirono sul palco. “Oddio, quello è Danny!”
Sorrise, attirandolo a sé, mettendogli un braccio sulla spalla.
“Lo so Boo, evita di strillare come una ragazzina in piena crisi ormonale, che dici?”
Gli mormorò nell'orecchio, prima di baciargli il collo.




Il sole illuminava pigramente la stanza, riscaldando le pareti e le dita congelate di Harry. Leggeva tranquillo, buttato sul letto, le gambe incrociate e i gomiti sulle ginocchia. Per quanto Marzo quell’anno fosse –stranamente- bello, non aveva voglia del mondo là fuori. Degli uccellini che cantavano, dei bambini che si rincorrevano, delle cartelle aperte e degli autobus in ritardo.
Quasi fossero tutti annoiati, con la voglia di non fare assolutamente niente. Harry viveva- e forse ‘vivere’ non è neanche il termine giusto- per inerzia: si limitava a guardare, dalla finestra, qualcosa in cui non si riconosceva più.



“Harry, tu ci credi nella vita dopo la morte?”
“Io credo nel buio e basta. Nessun Paradiso, Inferno o dio. Il nero, quello totale.”
Louis sistemò meglio la maglia a righe, a riempire il silenzio il fruscio del vento fra l’erba.
Non ci credevano, nei desideri. Eppure erano lì, sdraiati in un prato, Agosto inoltrato, ad aspettare chissà cosa.
“Poi?”
“Nella fine. Perché continueremo a sopravvivere solo fino ad un certo punto. Potremmo resistere ad una collisione con il Sole, chissà, ma non resteremo per sempre. Quello che abbiamo scritto, pensato, scoperto. Tutto nel dimenticatoio, anche noi.”*
“Io invece, credo nell’infinito. Non quello delle stelle, o l’otto rovesciato tatuato sul polso. Io credo nell’infinito nella sua più piccola parte. Perché non è una sola, unica entità. Ce li hai presenti numeri compresi fra zero e uno?”
“Mhmh.”
“Quelli sono infiniti. E quelli fra zero e due?”
“Non sono infiniti anche quelli?”
“Esatto. Alcuni infiniti sono solo più grandi di altri. E, per quanto insignificanti, ti giuro che lo siamo anche noi.”**




Verso sera, dato che di sua madre non c’era traccia, scese al piano di sotto.
Passando in salotto accese la televisione, curioso di vedere quel famoso notiziario della BBC.
“E adesso la linea va alla nostra inviata speciale!”
“Grazie mille, Brad- Disse sicura la ragazza che poche ore prima aveva bussato alla porta di Harry -Sono qui, sulla IV Avenue con una storia che sfiora i limiti dell’assurdo.”
Si appoggiò allo stipite della porta di cucina, un bicchiere d’acqua fra le mani.
“Esattamente tre mesi fa, un ragazzo si è seduto all’incrocio fra la IV e Stradford Street, senza più muoversi. Ha resistito alla neve, alla pioggia, al vento. Lui e la sua storia, seduti su un marciapiede.”
Partì il filmato ed Harry, curioso, si gettò su divano, le ginocchia contro il tavolo di vetro del salotto.
“Allora Louis, c’è qualcosa che vorresti dire al mondo?”
“No, ma c’è qualcosa che vorrei dire a lui.”
Non poteva crederci. I capelli scompigliati, gli occhi vivi, la voce appena rauca e quel mezzo sorriso.
Eppure sapeva che era Louis, quel Louis.
“Ciao Haz, sono in diretta globale! Dici che la tele mi ingrassa? Da quando sono qui non faccio che mangiare panini al tonno, esploderò da un momento all’altro.”
Harry rise, sentendo gli occhi inumidirsi.
“Sono seduto qui da tre mesi, otto giorni e, credimi, conterei anche le ore, i minuti, i secondi, ma tutto quello che so dirti è che non mi sento più il culo. Ti ho cercato per un anno intero, non trovandoti da nessuna parte. Sono stato in America, sai? Mi sono laureato, ma sentivo che mi mancava qualcosa: te. Non avendo idea di dove tu fossi ho pensato di venire qui, dove ci siamo conosciuti. Tu e la tua distrazione che inciampate di continuo.” Mormorò Louis al microfono, scuotendo appena la testa “Qui ho già un sacco di soprannomi. Sinceramente mi sento un po’ troppo Harry Potter, fra ‘Il ragazzo che sapeva aspettare’ e ‘Testa di minchia, quando te ne vai di lì?’ non saprei quale scegliere. Non ho niente da dire, Harry. So solo che se vuoi ricominciare da capo, adesso sai dove trovarmi. Lo sapevi anche prima,a dirla tutta, ma adesso devi scegliere. Scegli me, scegli il nostro infinito. Prima che io muoia per assideramento, magari.”
“Qui è Samantha Covers, linea allo stud..”
Quasi non si rese conto di avere già la giacca addosso mentre cercava le chiavi della macchina. Mise in moto, ingranando la prima e premendo sicuro sull’acceleratore.




“Harry, sei proprio tu?” Chiese, quando un ragazzo, seppellito nella sciarpa fino alla punta del naso, gli si parò davanti.
“Sai Louis- Sussurrò, chinandosi davanti a lui ed accarezzandogli una guancia con il dorso della mano -Di idee idiote ne hai avute veramente tante, ma questa le batte decisamente tutte.”
“Ti amo anche io, Haz.

 

 

 

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