- Che ci fai qui? Ti avevo detto di andartene.
La osserva voltarsi verso di lui, l’aria affranta.
- E infatti me ne sono andata.
Dice, la voce ridotta a un flebile sussurro.
- Ma sei qui adesso.
- Sono nell’unico posto in cui voglio stare. Questa è anche casa mia, ora.
Damon scuote la testa, incontrando il suo sguardo supplichevole. Perché dev’essere tutto così maledettamente difficile?
- No.
Dice semplicemente, sperando di risultare convincente, ma la sua voce trema e lui non può fare niente per nasconderlo. Non ora che lei gli sta proprio di fronte, fissandolo come se pendesse dalle sue labbra. Come se lui rappresentasse la sua unica ancora di salvezza.
- Damon, per favore, io non…
- Stai zitta – la interrompe, sollevando una mano – non aggiungere altro. Avrei dovuto chiuderla a chiave questa stanza.
Adesso è Elena a scuotere la testa con vigore, l’aria contrariata mentre si avvicina di qualche passo.
- Non dici sul serio.
Sussurra.
- Non mettermi alla prova!
- Che cosa vorresti fare, costringermi a restare fuori da questa casa?
- E dalla mia vita, Elena – esplode d’un tratto, gli occhi fiammeggianti, facendola trasalire – si, fuori dalla mia vita!
Indietreggia istintivamente, cercando di ignorare la fitta dolorosa che gli attraversa il petto alla vista di quegli occhi, quegli occhi che tanto ama, che si riempiono di lacrime. Non ha altra scelta, sa che questo è l’unico modo.
- È questo che vuoi? Rinunciare a me, a noi? Bè, io no, non posso farlo! Non adesso che ho finalmente capito quello che provo.
Cerca di sfiorarlo con le dita, ma la sua espressione è improvvisamente così ostile che la sua mano rimane sospesa a mezz’aria, come in un tacito invito a farlo avvicinare, a stringerla. Ma lui non osa farlo, e a Elena non resta che arrendersi a quelle fastidiose lacrime che già da un po’ le pungono le palpebre, pretendendo impudicamente di rigarle il viso.
- Quello che credi di provare – risponde lui – è tutto nella tua testa, non c’è niente di reale!
- No – grida – non è così e lo sai anche tu! Perché mi stai dicendo questo, perché stai facendo di tutto per ferirmi?
Il vampiro la guarda di sottecchi, resistendo all’impulso di stringerla fra le sue braccia e cancellare così la sua pena. Quel dolore anche a lui fin troppo familiare, che sembra divorarlo ogni minuto che passa.
- Io non voglio ferirti Elena – dice più calmo – voglio solo che tu te ne vada. Adesso.
Scandisce bene quelle ultime parole, come se stesse parlando a un bambino, nella speranza che lei lo ascolti e decida finalmente di allontanarsi.
- Non farlo…
La sente dire e, con non pochi sforzi solleva lo sguardo verso di lei, fissandola intensamente, prima di pronunciare le uniche parole che mai avrebbe voluto usare. Non con lei.  
- Mi renderesti felice se lo facessi…
E, in quel momento, anche i suoi occhi si riempiono di lacrime, e il vampiro ringrazia il cielo che Elena abbia appena abbassato lo sguardo, così da non poterlo vedere. La guarda scuotere la testa con vigore, cercando di sorridergli un’ultima volta, ma l’unica cosa che riesce a fare è voltarsi di scatto e correre verso l’uscita, consapevole solo di quelle parole. Quelle parole a cui, non sa perché, si sente costretta a obbedire, odiandosi per questo con tutte le sue forze. È ciò che lui vuole davvero, e non può fare nulla per opporsi, non…
La mano di Damon si stringe d’un tratto attorno al suo polso sottile, strappandola bruscamente a quei cupi pensieri e, prima che possa rendersene conto lui l’attira fra le sue braccia con un rapido movimento, costringendola a fermarsi. Costringendola ad abbandonarsi contro il suo petto, in preda a singhiozzi convulsi che Damon cerca disperatamente di placare, respirando forte contro i suoi capelli.
- Ti prego, non piangere. Non sopporto di vederti piangere, io…vorrei solo poterci credere.
Dice, la voce rotta dall’emozione. Elena solleva il viso dal suo petto e solo allora si accorge delle sue lacrime, cercando di asciugarle via con gesti veloci delle dita.
- Ehy…io ci credo.
Gli sussurra mentre Damon le prende la testa fra le mani, poggiando la fronte contro la sua e lasciando che le loro lacrime si fondano insieme, così come i loro respiri. Le loro anime. Si appartengono, e forse lo ha sempre saputo.
- Giurami che è davvero così, e che non stiamo lottando per qualcosa che non esiste, e che forse non esisterà mai.
- È così, e io non voglio perderti. Ti prego, non mandarmi via…
La bacia con trasporto, stringendola a sé ma cercando di comunicarle con ogni fibra del suo essere che è una cosa sbagliata, che non è reale, anche se la sua bocca e tutto in lui sembra dire il contrario. Ma è in quel momento che torna. Con forza, attanagliando il suo cuore e la sua mente. Quella parola, forte e bruciante come un pugno nello stomaco torna a tormentarlo senza pietà, facendolo quasi capitolare.
“Asservita, Elena è soltanto asservita. Non potrebbe mai amarti se non fosse così…”
“NO!!” Continua a ripetersi, a lottare con sè stesso ancora una volta nel disperato tentativo di scrollarsela di dosso, senza alcun risultato. Era davvero questa la realtà, sarebbe mai riuscito a lasciarla andare?