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Autore: Principessa Purosangue    08/03/2013    4 recensioni
Sesshomaru ha sempre odiato suo fratello: il mezzo demone era infatti il riflesso della vergogna, la sciagura della famiglia, la pecora nera che bisognava estirpare. Ora più che mai, perché il nome dei Taisho riguadagnasse il rispetto che aveva perso duecentodue anni prima, bisognava uccidere Inuyasha e in fretta. Eppure, quando le armi si dimostreranno impotenti dinnanzi alla forza del mezzo demone, cosa farà il Principe dei demoni?
Hear my words that I might teach you,
take my arms that I might reach you.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Sesshoumaru, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Kagome/Sesshoumaru
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Just a little girl

Vergogna

 

 

 

Nel villaggio che cinquecento anni dopo sarebbe divenuto una delle megalopoli più grandi del mondo, la giornata trascorreva tranquilla, la terra baciata da tiepidi raggi solari che tuttavia non erano forti abbastanza da rendere il giorno afoso. Le voci dei bambini rimbombavano tutt’intorno, le loro risate angeliche riempivano i cuori di quei contadini dalla dura esistenza. La loro era una vita semplice: svegliarsi, mangiare e lavorare. Mandare i figli a scuola era un privilegio, perciò spesso i bambini venivano portati a lavorare nei campi già alla giovane età di sei anni.

Tuttavia, nel villaggio vicino alla foresta di Inuyasha, la vita era un po’ più diversa: più moderna. Erano passate già circa due settimane dal ritorno della divina Kagome, come usava chiamarla la gente del posto, eppure la sua presenza era forte e ancora di più forte era l’impronta che stava lasciando. La giovane sacerdotessa, infatti, aveva fatto costruire la prima scuola pubblica dove lei stessa si occupava di insegnare diverse materie alle bambini e ai bambini del posto. All’inizio era stato difficile, molto difficile: per poter aiutare i genitori che trascorrevano tutta la giornata a lavoro, Kagome coordinò gli orari scolastici con quelli lavorativi: dalle 08.00 del mattino fino alle 16:00 e dalle 16:00 alle 18:00 potevano rimanere tutti coloro che ancora non potevano stare da soli in casa. Per fortuna il sabato e la domenica erano i suoi giorni liberi, altrimenti nemmeno il suo animo gentile e caritatevole avrebbe retto una così stressante routine! Tutto sommato, però, era abbastanza soddisfatta: i bambini ed i ragazzi non disturbavano durante le lezioni ed erano desiderosi d’imparare, desiderosi di poter cambiare il loro avvenire ed essere qualcosa di più di semplici contadini.

- Ehi Kagome, sono tornato! - La moretta si voltò e sorrise amorevolmente al mezzo demone che entrava nella loro casa.

- Bentornato! - Gli diede un leggero bacio sulle labbra e senti Inuyasha stringerla a se; chiuse gli occhi, rimangiandosi la nostalgia di casa. Dio, quanto lo amava. E sempre solo Dio sapeva quanto ci fosse voluto per poter finalmente avere il suo “vissero felici e contenti”. Eppure tutto ciò che avevano passato ne valeva la pena: non avrebbe rinunciato ad una singola lacrima, non ad una singola ferita pur di giungere infine al paradiso nel quale ora viveva.

- Mi sei mancato. - Inuyasha la guardò e sorrise, facendola innamorare per la millesima volta. “Come sei bello” pensò e come biasimarla.

Si era innamorata del ragazzo quando era ancora sigillato al Goshinboku e, nonostante le prime divergenze, Kagome aveva capito subito che lui era l’unico per lei. E mentre gli anni passavano e le avventure aumentavano, la loro relazione era sempre più ostacolata: la giovane non poteva far altro che soffrire in silenzio il suo amore semi-corrisposto. La verità era che anche dopo così tanto tempo, spesso si chiedeva se Inuyasha avesse scelto lei solo perché Kikyo fosse morta; ogni volta si mordeva le labbra, cercando di concentrarsi sul presente “Alla fine ha scelto me, perché devo tormentarmi con cose del genere?!”. Cercava di farsi forza e non pensarci, proprio per questo aveva deciso di aprire una scuola, per tenere la sua mente occupata. Il pensiero ormai l’assillava sempre meno e in particolare, negli ultimi giorni, si era data un po’ di pace: Kikyo era, indubbiamente, il primo amore di Inuyasha. Ma era Kagome che Inuyasha avrebbe reso sua, non solo sposandola, bensì anche marchiandola come sua. Per sempre.

Il volto turbato del fidanzato la distrasse e, dopo che lo vide odorare l’aria, lo seguì quando uscì di corsa dalla loro dimora.

- Mezzo demone.

- Sesshomaru. - Lo salutò il fratello minore, guardandolo confuso. - Se cerchi Rin, uno, hai completamente sbagliato casa e due, si è recata con Kaede in un altro villaggio e rimarranno lì per un paio di giorni. - Il signore delle terre dell’ovest intravide dietro le spalle del fratellastro la giovane sacerdotessa sorridergli. S’infastidì, chiedendosi come poteva Inuyasha aver scelto un’umana per compagna ed eventualmente, futura madre dei loro figli. Non era abbastanza aver infangato con la sua nascita il nome della loro famiglia? Dentro di se, Sesshomaru aveva sperato che il fratellastro scegliesse una partner dal sangue demoniaco, così che vi fosse alta probabilità che i figli nati da una tale unione fossero demoni completi, alleviando così la vergogna causata duecentodue anni prima dal padre. Aveva scelto invece di seguire le sue orme e rendere i suoi figli ancora più deboli e inutili. Ma Sesshomaru non era certo interessato ad allargare la famiglia: voleva evitare che toccasse a lui il compito di mandare avanti la dinastia degli Inu.

Il solo pensiero di doversi unire legalmente a una donna, per quanto fosse di nobile sangue demoniaco, gli dava il voltastomaco.

- Come osi insinuare che i sensi del signor Sesshomaru siano deboli?! Credi forse che non avesse sentito che l’odore di Rin non fosse qui ma altrove?! - Urlò Jaken dimenandosi come suo solito, facendo ridere la sacerdotessa. Il suo padrone sfoderò la Bakusaiga, un ghigno dipinto sul volto.

- E’ ora di riportare l’onore nella nostra famiglia. Muori, Inuyasha! - Il fratello minore si mosse rapido, strinse forte fra le mani Tessaiga e ordinò a Kagome di spostarsi ma quest’ultima si rifiutò.

- Dannazione Kagome, vai via!

- Io non ti lascio da solo! - Ormai avevano passato troppe avventure, troppi momenti, avevano rischiato la vita e tutto ciò sempre insieme. La ragazza del futuro non aveva alcuna intenzione di abbandonarlo ora: il suo mondo finiva con lui.

- Non avrò pietà per la tua donna. - Lo avvertì il demone cane, desideroso in realtà di poter estirpare ad entrambi quegli esseri deboli ed inutili la vita. Kagome, nel vedere il suo sguardò, s’irrigidì: credeva che Sesshomaru fosse cambiato, lo credeva per davvero. Erano numerose le volte che li aveva aiutati, per non parlare della volta che le aveva salvato la vita e che, sempre dentro il corpo di Naraku, l’aveva protetta; la ragazza aveva inciso quel momento nella sua mente e ne era felicemente consapevole: Sesshomaru non era un demone meno migliore di quanto lo fosse stato in vita Inu no Taisho.

Eppure ora, dinnanzi a tale parole, specchiandosi in quegli occhi intrisi di odio e vendetta, tutto crollava a terra e moriva come le foglie d’autunno.

- Lascia fuori Kagome da questa storia, lei non c’entra niente con i Taisho! - Inuyasha si gettò contro Sesshomaru, dando inizio al vero e proprio scontro. Kagome rimase per tutto il tempo a guardare, cercando di aiutare il suo compagno laddove lo trovasse in difficoltà. Dopo circa mezz’ora, il mezzo demone e il fratello si fermarono per un minuto, il primo respirando affannosamente, spettinato, la veste rossa sporca di terra, la pelle segnata da piccoli graffietti; il principe dei demoni invece era del tutto illeso, i suoi abiti sporchi così leggermente di terra da sembrar parte del disegno delle vesti stesse. Era in battaglia che si notavano le vere differenze fra i due fratelli: Inuyasha era istintivo e perciò poco attento, si lasciava dominare dai sentimenti e non gl’importava d’infangarsi dalla testa ai piedi. Sesshomaru, non conoscendo le emozioni, si lasciava trasportare solo dalla sua mente la quale, non solo gli dettava saggiamente come agire, bensì anche come poter continuare ad avere quell’eleganza che distingueva un demone del suo calibro persino in battaglia.

- Già stanco, Inuyasha? - Il giovane lo guardò ghignando.

- Appena cominciato! - Gli rispose prima prendere la rincorsa. Inuyasha sapeva che questa volta Sesshomaru non se ne sarebbe andato se non fosse riuscito nel suo scopo, eppure non se la sentiva per niente di uccidere il fratello. Aveva cinquecento anni diamine, era troppo anche per lui continuare con quella stupida storia!

- Cicatrice del vento! - Fra tutti gli attacchi che ora aveva a disposizione, Sesshomaru si chiese perché avesse usato il più debole: lo stava forse sottovalutando? O peggio: lo faceva apposta? Il signore dell’ovest contrattaccò con più forza, lanciando il fratello contro un albero.

- Inuyasha! - Kagome corse da lui con le lacrime agli occhi, stanca di quello scenario. Era evidente che Sesshomaru facesse sul serio ma era altrettanto evidente che Inuyasha non avesse intenzione di spargere sangue inutilmente.

- Vattene… Kagome… - La ragazza provò ad aiutarlo ma il compagno la spinse via, usando la Tessaiga per rialzarsi. Guardò il fratello maggiore avvicinarsi: non c’era altra via di scampo.

- Come vuoi Sesshomaru: uno dei due morirà oggi e non sarò io. - Il demone non rispose e si limitò a difendersi dal nuovo attacco. - Cicatrice del vento!

- Stolto mezzo demone, credi forse di… - Il principe dei demoni si scostò rapidamente, ricordando ciò che era avvenuto alcuni anni prima: solo grazie alla Tenseiga era riuscito salvarsi dall’attacco mortale di Tessaiga, fu proprio in quell’occasione che conobbe Rin. Evidentemente anche quello stupido mezzo demone ricordava l’episodio.

Vide il fratello guardarsi intorno preoccupato. Sesshomaru con la coda dell’occhio seguì lo sguardo del mezzo demone e capì cosa cercava: la ragazza era sparita.

- Dunque morirai solo. - Affermò il demone, colpendo il fratello in pieno petto che sputò del sangue prima di venir nuovamente scaraventato per terra. Sesshomaru si avvicinò al fratello: Bakusaiga era davvero la spada fatta per lui. Ora che ne aveva perforato lo stomaco, come si sarebbe salvato Inuyasha se la rigenerazione non poteva agire su una ferita causata da quella spada?

- Sei solo un misero mezzo demone. - Disse, pronto a dargli il colpo di grazia.

- Signor Sesshomaru, fermatevi! - Il principe dei demoni si voltò e vide Rin giungere di corsa, accompagnata da Kagome. Ringhiò, seppellendo dentro di se la voglia di sbranare viva la sacerdotessa: come osava colpirlo in questo modo!

- Inuyasha! - Urlò in preda alla disperazione la mora dagli strani indumenti. - Che cosa gli hai fatto?! Inuyasha amore mio, svegliati, Inuyasha! - Sesshomaru la guardò, del tutto indifferente a quella tempesta di emozioni che distruggevano la moretta.

- Andiamocene Rin.

- Ma signor Sesshomaru…

- Andiamo. - La giovane annuì, voltandosi numerose volte verso la coppia e si sentì sollevata quando vide dei contadini avvicinarsi alla sacerdotessa e al moribondo mezzo demone.

Sesshomaru, tuttavia, non era per niente soddisfatto: Inuyasha era un mezzo demone forte e l’amore per quella giovane stramba lo rendeva invincibile, probabilmente solo staccandogli la testa, cioè non dandogli alcuna opzione di potersi salvare, sarebbe definitivamente morto. Eppure, se avesse ucciso Kagome, non ci sarebbe stato gusto nell’uccidere un Inuyasha desideroso di raggiungere la sua amata nell’altro mondo: uccidendolo col lei in vita lui avrebbe sofferto sapendo di lasciarla sola ed indifesa.

E vergine.

L’odore di purezza della ragazza non gli era scappato e si chiedeva come mai Inuyasha non avesse reso ancora sua quella ragazza, eppure questo giocava a suo favore: se l’avesse ucciso, anche quello sarebbe divenuto un rimpianto. Ma più ci pensava, più non giungeva da nessuna parte. Il punto debole di Inuyasha era la ragazza, la domanda era “Come colpire?”.

E invece fu un fulmine a colpire lui in pieno.

Sorrise, pensando che non vi fosse morte migliore per quel lurido mezzo demone con cui non solo condivideva alcuni lineamenti della casa dell’Inu, bensì anche il sangue.

“Dopotutto” pensò “è solo una piccola ragazza”.

 

 

 

 

 

Ciaossu! ~

Dunque, questa è la prima fanfiction che scrivo di Inuyasha perciò please, siate gentili! >.< Non ho mai scritto prima di questo anime/manga poiché, benché io lo ami dal profondo del mio cuore, ho sempre avuto paura di non rendere bene questi così bellissimi personaggi e di rovinare tutto. Ma c’è sempre una prima volta e questa è la mia! :3 Spero vi piacerà e che la seguirete in tanti, accetto con gioia ovviamente le critiche sia positive che negative: scrivo anche per imparare! ^___^

Questo capitolo è abbastanza corto ma volevo rendere l’idea e non perdermi tanto in altre cose per ora irrilevanti. Continuando vedrete che tutti avranno un ruolo importante, perciò chi vivrà, vedrà! ^O^

Al prossimo chappy,

xoxo

 

Princess Miele *

   
 
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