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Autore: Pipia    09/03/2013    32 recensioni
Dal capitolo 19 : -Tu mi odi..- riuscì a dire solo quello prima di scoppiare a piangere. L’unica persona che potesse volerle bene l’aveva punita, si sentiva disintegrata. Joseph di scatto la raggiunse. Le alzò il viso con la mano. Non gli era mai stato insegnato l’affetto. Non riusciva a dimostrarlo, se non con amore carnale o violenza. E si odiava per questo, odiava dover essere così. Baciò impetuoso le labbra della demone, che si tirò indietro. Il principe non glielo permise e la catturò a sé mettendo una mano sulla schiena. Non centrava niente con il sesso, o il piacere. Erano entrambi distrutti dentro, entrambi richiedevano qualcosa dall’altro. Avevano bisogno di quell’amore negatogli, da fattori esterni. Joseph si staccò, guardandola scuro in volto, quasi severo.
-Io non ti odio.-
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Relazione tra padrone e schiava, ma non solo. Punizioni, scene carnali, personaggi secondari intriganti e particolari. Halchi, cittadina natale della nostra protagonista, viene rasa al suolo per conto di Joseph, demone e principe dei purosangue sbruffone, insensibile, erotico e sprezzante; e Priscilla, demone mezzosangue diventa schiava del primo. E' una ragazza spigliata, testarda, scontrosa, sensibile e sincera... non si fa sottomettere facilmente.
Genere: Erotico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Bondage | Contesto: Sovrannaturale
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Capitolo 29 – Epilogo



Priscilla si guardò allo specchio. Il viso più bianco del solito metteva in risalto le efelidi marroncine. Gli occhi azzurri erano opacizzati della stretta al cuore che sentiva pressarla.
Indossava un semplice abito nero, che non metteva in risalto le sue forme bensì tendeva a nascondere il suo corpo. I capelli erano stati ordinati e le ciocche davanti e pizzicavano le gote.
Si sentiva spaesata, come se la terra vorticasse pericolosamente. Toccò con le dita la seta del vestito, come se bruciasse. Era cauta, spaventata che un suo altro gesto portasse alla rovina.
Avrebbe voluto urlare, sfogarsi. Invece il silenzio aveva incominciato a far parte della sua vita dopo la morte di Xanver.
Guardò il riflesso di se stessa. Era cambiata, fin troppo.
Tornando indietro di qualche mese non si sarebbe mai aspettata di essere la fidanzata del suo stesso carnefice. Chiuse gli occhi, ricordando il momento esatto in cui Xanver, quello cattivo, quello che all’inizio l’aveva spaventata a morte, aveva staccato la testa alla propria madre. Mentre sua sorella piangeva disperata.
Poi il ricordo del biondo che la tirava di peso e la scrutava. ‘’Questa potrebbe andare’’.
 Non riusciva a dimenticare la cattiveria degli occhi cristallini ,che accompagnati da un sorriso soddisfatto, la tormentassero.
Sentiva il peso di quei giorni in cui si cibava di pane secco, con il freddo pungente e le catene troppo strette ai polsi. Se faceva mente locale sentiva ancora il dolore delle ferite bruciare ardente, il bisogno di acqua che non veniva soddisfatto. Eppure non riusciva ad odiarlo. Non era sollevata per la sua morte, non aveva nemmeno considerato la possibilità di aver avuto una vendetta. Perché, per quando dolore avesse inflitto non era diverso da Joseph. E per questo non avrebbe mai potuto odiarlo.
Sentì i passi felpati del purosangue mentre si avvicinava a lei ed entrava nel campo visivo dello specchio.
Indossava una camicia bianca con abbinato un completo nero. Non accennava un sorriso, seppur gli occhi erano puntati sulla figura di Priscilla in modo alquando possessivo. Dalla morte di Xanver, quasi due settimane prima, evitava di lasciarla da sola e ogni volta che erano insieme in modo quasi meccanico gli occhi scuri del re finivano sulla sua figura. Il suo intento erano sicuramente proteggerla, sapeva che non avrebbe resistito a un’altra perdita. Ma Priscilla ogni volta che incontrava quello sguardo si sentiva come colpevole di non aver obbedito a un suo ordine. Aveva scelto per conto suo e aveva sbagliato. E questo la tormentava le notti e anche i giorni.
-Andiamo?- mormorò Joseph, accarezzandole la schiena con un tocco lieve e leggero. Lei annuì, sapendo che non sarebbe riuscita a parlare. Il groppo che aveva un gola avrebbe smorzato le parole portando a un pianto incontenibile.
Joseph però non le permise di superarlo evitando, ancora una volta l’incrociarsi degli occhi. La catturò tra le proprie braccia, in una abbraccio molto approssimativo. Non si era ancora abituato ad aprirsi in quel modo, ma sapeva che serviva molto da supporto alla ragazza. Inspirò l’odore dei suoi capelli come se fossero le uniche particelle di aria in quella stanza.
-Non  allontanarti da me proprio ora. Lui non avrebbe voluto.- sentì lei stringerlo con forza.
 
 
 
-Siamo qui, noi tutti, per ricordare un valoroso guerriero, un buon amico, un affettuoso fidanzato..- era parso strano a tutti che fosse proprio Jake a parlare di Xanver.
Seppur avessero svolto diverse spedizioni in passato, seppur fossero stati in disaccordo spesso poiché Jake aveva sempre difeso i mezzosangue, lui parlava, con viso serio e voce prorompente.
Luna lo guardava, mentre teneva le mani sulla pancia piatta, incrociate.
Jake guardò la bionda, mentre lei gli annuiva piano. Lui deglutì e continuò.
Era rimasto basito quando lei era entrata nei dormitori dell’esercito e si era fermata sul suo letto. Jake ci mise un poco prima di collegare chi fosse. Quando lei gli aveva chiesto con un sorriso se potesse fare il discorso al funerale di Xanver non era riuscito a dir di no. Forse perché gli occhi azzurri l’avevano spinto ad accettare subito dopo la richiesta ‘’mi faresti un favore?’’.
Provava un dolcezza e tenerezza infinita per quella ormai donna, cresciuta troppo velocemente.
Priscilla mentre Jake parlava, rimaneva attaccata al braccio di Joseph, come per darsi conforto. Faceva fatica a rimanere deliziosamente in piedi come Katerina, mentre con eleganza naturale osservava con gli occhi vitrei la tomba di un insolito colore bianco.
Luna aveva fatto la scelta che riteneva più opportuna e nessuno aveva cercato di fermarla. Lei, in prima fila, non versava una lacrima. Pareva che fosse la più forte, che fosse lei a sostenere tutti quanti.
Giusy le era accanto, mentre le accarezzava il braccio cercando di confortarla. Se Luna aveva perso la persona che amava, lei aveva perso un caro amico.
Jake terminò il discorso con un semplice, quanto saggio, ‘’riposa in pace’’.
La prima a muoversi nel silenzio tombale fu proprio la mezzosangue bionda, che brandì il coltello che era posato a fianco alle bare.
Sia Priscilla che Luna avevano voluto un funerale in ricordo sia di Xanver, sia di Blue, sia di Ilenia.
Questi ultimi erano stati preziosi amici durante le varie vicissitudini che avevano caratterizzato le prime settimane di agonia. Erano stati gli sconosciuti che le avevano accolte da buoni amici, aiutandole attraverso consigli e piccole complicità.
Luna sorrise alle bare di una tonalità di azzurro pastello.
 ‘’Grazie’’.
Si diresse poi verso quella color della purezza : bianco.
A tutti i presenti, militari e conoscenti, era parso alquanto bizzarro e di cattivo gusto far trovare un’arma da taglio a fianco alla bara di una persona trafitta con una spada.
Luna inspirò profondamente e guardando sorridendo la cassa chiusa, incise il palmo della mano, facendo scendere alcune gocce di sangue sulla bara.
Joseph sussultò, notando il sangue colorare il legno. Priscilla si staccò da Joseph, che non oppose resistenza e si avvicinò all’amica. Si fermò accanto a lei, notando il colore vermiglio rimanere impresso.
-Così lui saprà che ci saremo sempre per lui.- Priscilla boccheggiò un secondo, ma richiuse la bocca. Non era né il momento, né la cosa giusta da fare commentare le stranezze di Luna. Si fece porgere la lama e a sua volta il suo sangue raggiunse la superficie già impregnata.
Molti dei purosangue sussultarono. Quello era cibo, per loro.
Priscilla guardò l’amica, aveva voglia di abbracciarla, ma non riusciva a non sentirsi responsabile dell’accaduto.
-Sono incinta- le sussurrò  continuando a fissare la bara, con occhi che brillavano. Il giorno più triste per lei, Luna sfoggiava un sorriso puro, sincero. Priscilla era consapevole che fosse la persona che avesse sofferto di più la perdita di Xanver, insieme a Joseph, eppure lei riusciva a superarlo.
-Se sarà maschio lo chiamerò come il padre – arricciò il nasino, sorridendo semplice. Priscilla annuì, aggrottando la fronte. Gli occhi si abbassarono immediatamente verso il terreno , non riuscendo a restare serena verso la strana ragazza che aveva sempre evitato prima di trovarsi in quella situazione, schiava del principe. Non era mai stata la brava ragazza che tutti credevano. Probabilmente se nulla di ciò fosse accaduto avrebbe continuato ad ignorare la bionda, considerandola la tipa insolita da evitare.
-Sono felice di averti amica, se sarà femmina vorrei chiamarla come tua sorella..- Priscilla la guardò, sentendo le labbra tremare, gli occhi bruciarle, il cuore duolerle.
Katerina sbuffò, tutti cercavano di capire il dialogo tra le due mezzosangue.
-Sai come si chiama mia sorella?- la voce rotta.
-No.. – alzò le spalle dando alla cosa poca importanza –come si chiamava?- Una folata di vento fece muovere i capelli delle ragazze, quelli di Luna erano cresciuti con l’andare del tempo. Non smetteva di sorridere, e l’albero vicino alle fosse, sembrava tendersi verso di lei.
-Elizabeth-
-Mi piace- mormorò, mentre le guance le si porporavano di un leggero rosa scuro.
Priscilla scosse la testa, lei non sarebbe mai stata così magnanima. Se per colpa di Luna, Joseph fosse morto.. non glielo avrebbe mai perdonato. Inoltre lei portava in grembo un bambino, che sarebbe nato senza padre. Probabilmente se fosse stata in lei, in un raptus di ira, l’avrebbe uccisa. E non se ne sarebbe di sicuro pentita.
-Come puoi perdonarmi ciò che ho fatto?- ormai le lacrime solcarono le guance pallide di Priscilla.
-Tu eri preoccupata per Joseph, non hai colpa.- la castana annuì, sapeva che non avrebbe vinto la naturalezza particolare di Luna. –Le cose dovevano andare in questo modo.- alzò le spalle.
-Mi dispiace- Luna le accarezzò le guance umide. Si voltò con il coltello in mano e lo porse a Joseph.
 
 
 
 
-Sei stato molto… ‘’carino’’ a parlare al funerale di Xanver- Giusy si era recata ai dormitori dell’esercito. L’aria era salata, nessun segno di donna era presente. Questo destabilizzava il carattere femminile e armonico della rossa. Jake si bloccò sulle braccia.
-So di essere carino.- commentò, per poi continuare a far flessioni. La purosangue si guardò intorno, a disagio. Ragazzi a torso nudo la fissavano ammiccando, altri commentavano il fatto che le era stato concesso una visita fuori orario. Doveva avere le conoscenze giuste.
-Era tuo amico?- Giusy evitò di dar peso alle occhiate.
-Sì.- incrociò le braccia al petto. –Il migliore che avessi mai avuto- sembrava parlare più a se stessa.
-Qualcosa però mi fa pensare che non sei venuta qui per parlarmi di Xanver- lei lo fissò, leggermente indispettita di essersi sentita con le spalle al muro. Nessun uomo, con tanta sfrontatezza della propria semplicità, era riuscita a disarmarla. Non era il tipo da lasciarsi scalfire.
-No infatti- mormorò lei, mentre sentiva un commento piuttosto volgare sul proprio fondoschiena. Si coprì istintivamente con le mani.
-Prego allora, illuminami.- Giusy lanciò un’occhiataccia fugace verso i diciasettenni che avvamparono. Sicuramente non si aspettavano di esser sentiti. Con occhi bassi lasciarono il dormitorio.
-Fa niente- la rossa si girò, intenta a fuggire da quella situazione imbarazzante. Probabilmente si era sbagliata. Jake le si parò davanti, non permettendole di scappare.
-Ok, se non ha null’altro da dire.. che ne diresti di uscire a cena con me ?- Giusy guardò le sue iride di un intenso color scuro. Così diverso da Xanver. Non le aveva nemmeno fatto pesare il fatto che non fosse riuscita a raccogliere il coraggio di invitarlo a uscire. Sorrise impercettibilmente.
-Non mi fare aspettare – Giusy gli passò accanto, battendogli sulla spalla qualche pacca. Sorrise finalmente dopo tanto tempo.
 
 
 
 
 
Katerina entrò nella propria stanza, mentre Steven posava il giubbotto di lei sul letto. La guardava mentre indaffarata si levava la bigiotteria. I capelli neri le cadevano con boccoli perfetti sulla schiena.
-Toccante il funerale..- esclamò lei, digrignando i denti. Si girò verso il mezzosangue che la guardava con una smorfia.
-Sei una insensibile e superficiale ragazzina- Katerina sbatté gli occhi verdi indifferente.
-Che tu segui come un cane- Katerina sorrise indispettita. Non le piaceva il modo in cui la criticava. Cercava di non dar peso alle ingiurie che gli altri le sputavano con acidità addosso, ma sentiva un fastidio grattarle il cuore ogni volta che Steven la offendeva.
-Almeno non sono glaciale, tanto da rimanere impassibile di fronte alla morte di amici.- Steven aveva la mascella rigida, sembrava rabbioso, seppur nemmeno lui sapesse il motivo di tanto ardore. Se in precedenza aveva cercato di graffiare il muro che lei gli poneva di fronte, ora con tutte le sue forze cercava di abbatterlo.
-Non erano miei amici- i capelli di Katerina ondeggiarono. Lo indicò con l’indice, prima che potesse controbattere –e non dirlo. – lo ammonì.- Nessuno, qui, mi ha mai considerato loro amica.- la voce era diventata estremamente alta e acuta, la rabbia si era impossessata di lei. Per la prima volta Steven notò che stava perdendo il controllo, si stava mostrando a lui.
-Lo pensi sul serio?- allargò le braccia, mostrando i possenti muscoli. Le incrociò subito dopo.
-Sì.- il monosillabò uscì con voce strozzata. Katerina attorcigliò l’indice in un boccolo e con sguardo serio fissò la figura di Steven. Sentì la bocca improvvisamente secca, il cuore perdere un battito.
Non capiva perché si sentisse in colpa, come se il mondo le fosse crollato addosso. Lo sguardo deluso di Steven continuava a scrutarla, mentre lei avrebbe voluto urlargli di smetterla. A lei non era mai importato del giudizio altrui.
Scosse la testa, pronta ad uscire dalla propria camera, conscia di non riuscire a respingerlo.
Ma lui era un mezzosangue, più veloce e scaltro di lei, semplice umana.
Non le permise un solo passo.
-Quindi scappi?-
-Non è affar tuo.- Katerina ringhiò, non riusciva ad ritenere importante sfoggiare il sorriso malefico che solitamente le caratterizzava il volto. Una vena le pulsava furiosa sulla tempia. Le mani erano solleticate da un torpore.
-Ritieni sia giusto chiuderti in un guscio solo perché pensi di essere l’unica ad aver sofferto troppo?- Katerina evitò lo sguardo malinconico di Steven.
-Pensi che io, o Priscilla, o Luna, non avessimo una famiglia?-
-Io non centravo nulla con i mezzosangue- Katerina rispose acida, con tutta la rabbia che aveva in corpo.
Si pentì di averlo fatto il secondo dopo.
Steven si allontanò immediatamente dalla sua figura, disgustato.
-Ci ritieni inferiori..- Katerina scosse la testa, guardandosi attorno stranita – non sei diversa dagli assassini di Xanver- Steven fece passare la mano sui capelli.
Katerina rimase in silenzio, accusando il colpo.
-Perché?- mormorò- Perché li hai difesi allora?-
Katerina sbatté le palpebre. Una lacrime scese silenziosa sulla guancia rosea. Steven sentì il cuore strigersi, ma il viso impassibile non mutò.
-Luna mi aveva fatto sentire speciale. Nessuno aveva mai creduto in me.- le labbra rosse si muovevano lente, come se parlare fosse divenuto improvvisamente stancante. –E non è vero che ritengo inferiori i mezzosangue. – Katerina si strinse nelle spalle. Aveva freddo. Ora che non sentiva il fiato, seppur rabbioso, di Steven sulla pelle, avvertiva la pelle d’oca renderla ancora più nervosa.
Trovò comunque il coraggio di guardarlo negli occhi.
-Per quanto mi secchi ammetterlo, tu sei la persona più intelligente che io conosca.- Katerina lo fissò per qualche istante. Poi sentì la sua voce pronunciare parole amare : - e uno come te, non starebbe mai al fianco di una insensibile e superficiale ragazzina.- Katerina sentì la testa vorticarle in modo pressante. Evitò il suo sguardo, dirigendosi verso la porta.
Venne bloccata di nuovo.
Lui la guardò, mentre con le dita le sollevava a forza il viso improvvisamente espressivo. Steven sentì un mantello di tenerezza avvolgerlo.
-Sono anche molto stupido.- mormorò alzando le spalle. Katerina tornò a fissarlo, mentre per una volta non discostava le mani che la toccavano. –Quindi resterò a fianco a codesta stupida ragazza.-
Katerina accennò un sorriso, mentre gli occhi verdi riprendevano lucentezza.
-Stai scodinzolando- mormorò, riferendosi alla battuta precedente riguardante gli esseri canini. Steven scrollò le spalle e avvicinò la mora a lui,spingendola per farla aderire al suo corpo.
La baciò, piano, lentamente. Per assaporare quel sapore amaro che le era rimasto in bocca, il sapore salato della lacrima che le era sfuggita.
Katerina sentiva nettamente l’incastrarsi dei propri arti, l’amalgamarsi delle proprie lingue, in una calma assordante.
Katerina pensò che qualcuno era riuscito a far cadere un mattone ed era riuscito a guardarle i suoi veri occhi.
 
 
 
 
 
 
-Incinta?- mormorò Joseph, sorpreso.
Priscilla annuì, calmando il respiro. Dopo le parole che Luna aveva utilizzato, si era sentita improvvisamente liberata da un peso. Non che avesse dimenticato, mai l’avrebbe fatto. Lei era lì grazie a Xanver.
-Wow..- Joseph si sedette sul letto, il viso stupito. Seppur fosse sorpreso dalla notizia, non poteva nascondere all’amata un sorriso vittorioso. Se ne sarebbe sicuramente occupato, non avrebbe lasciato il figlio del suo migliore amico senza padre. Ne avrebbe avuti tanti.
Lui, Steven, Jake. Era sicuro, non si sarebbero tirati indietro.  Capiva anche perfettamente il perché. Oltre al gesto eroico che aveva compiuto alla fine, lui aveva dato origine alla ribellione dei mezzosangue. Non l’aveva mai ringraziato abbastanza per ciò che aveva fatto, e un poco se ne pentì.
Priscilla gli si sedette al fianco, guardandolo comprensiva. Poteva immaginare la sua testa essere turbata dai più inusuali pensieri. Notò solo improvvisamente un pensiero riflettersi nelle sue iride scure, tanto da far allarmare Priscilla. Il cuore batteva, ma non era preoccupata. O lo era?
Sicuramente il suo silenzio non le avrebbe fatto scoprire cosa passasse per la mente al re.
-Che hai in mente?- chiese a bruciapelo, incrociando finalmente i propri occhi con quelli del purosangue.
-E’ un’idea stramba.- Priscilla inarcò un sopracciglio –e ho paura a dirtela.-
Ora lo era. La preoccupazione aveva fatto aumentare le palpitazioni e aveva fatto sudare le mani della ragazza.
-Bhe non importa, dimmi.- aveva la voce molto bassa, un velo di curiosità nascondeva all’interlocutore l’ansia che lei stessa stava provando.
-Promettimi però che se non ti piacerà, mi schiaffeggerai e tornerà tutto come prima.- Joseph si alzò in piedi, muovendosi nervoso. Improvvisamente si era fermato e le aveva rivolto queste parole.
Priscilla era vittima di una confusione tale da non riuscire nemmeno a immaginare le opzioni. Annuì, osservandolo mentre con lentezza si metteva in ginocchio davanti a lei.
Posò le possenti mani sulle cosce di Priscilla, stringendo forse più del necessario. Ma la ragazza non si oppose, lo avvicinava a lei quel gesto.
-Ci avevo scherzato, con Xanver.- mormorò, mentre massaggiava con i pollici la pelle pallida della mezzosangue – In un modo o nell’altro glielo avevo silenziosamente promesso.- Finalmente agganciò i propri occhi scuri a quelli blu cielo di Priscilla. Lei con una mossa del capo lo invitò a continuare.
-Vorresti vivere sempre qui a palazzo, diventare regina, e soprattutto sposarmi?- Priscilla aprì la bocca, portando le proprie mani su quelle di Joseph. Una scossa la attraverso.
-Perché dovrei schiaffeggiarti?- chiese, improvvisamente, rompendo il silenzio che aveva fatto scendere una goccia di sudore sul viso di Joseph. Lui aggrottò la fronte.
-Magari non vuoi!- lui scosse le spalle, con naturalezza.
-Lo voglio, sì che lo voglio. Imbecille!- gli diede una botta sul petto che fece indispettire Joseph. Notò il viso contrarsi improvvisamente, diventare indifferente. Guardava in modo attento il punto colpito. Poi alzò il viso.
La mascella contratta, gli occhi arrossati, il ringhio uscirgli dalle labbra. Per la prima volta dopo tanto tempo Priscilla vedeva nuovamente il viso del suo torturatore. Sentì una fitta alla bocca dello stomaco.
Con facilità la fece stendere sul letto, con aggressività anche. Premeva il proprio corpo su quello rigido di Priscilla, che lo fissava seria. L’atmosfera si era fatta improvvisamente pesante, il silenzio perforava le orecchie.
Joseph avvicinò il viso a quello di Priscilla, mentre lei in automatico serrava gli occhi. Nascose un tremore ad egli.
Lui osservò la figura che tempo addietro gli aveva pregato di non ucciderla.
-Non sono un imbecille- le sussurrò con voce atona, profonda. –Ma se accetti di diventare mia moglie solo perché vorresti che lo fossi.. potrei diventarlo!- la voce era diventata improvvisamente raggiante, l’aria cupa si era dissolta in pochi millesimi di secondi. Priscilla aprì gli occhi osservando il sorriso sornione che gli avrebbe sempre caratterizzato il volto.
-Mollami, brutto deficiente!- gli urlò senza nascondere un sorriso di sollievo. Lui la trattenne sul materasso ridendole sulla spalla, inebriandosi del profumo.
-Quindi accetti?- esclamò tra le risa.
Priscilla fece una smorfia arrendevole. Smise di lottare.
-Solo se mi dai un bacio- Joseph vide la giocosità comparire nelle iridi della ragazza, simili a quando giocava con Scotch. Il re non se lo fece ripetere una seconda volta.
Senza socchiudere gli occhi baciò impetuoso le labbra di Priscilla, come se lei lo potesse sentire solo se ci avesse messo tanta energia. Lei si assaporava il momento, mentre il suo corpo si scaldava a contatto del prossimo suo marito.
Mentre i baci proseguivano, durante i movimenti impercettibili in cui entrambi si erano disfati degli indumenti che non gli avevano permesso di far aderire i propri bacini, si sentì un surrurrò. All’unisono, che entrambi riuscirono a cogliere, mentre respiravano l’aria post-coito.
‘’Ti amo.’’
 
 
 
 
 
 
-Xanver scegli una ragazza per te, te la meriti.- Joseph parlò, guardando il corpo della propria nuova schiava allontanarsi. Si sarebbe divertiti, lo sapeva.
Il biondo aveva annuitò con un sorriso sadico, dettato dalla complicità tra amici. Guardò la fila di ragazze, che lui stesso aveva scelto da portare. Il suo sguardo cadde su una biondina, che aveva strappato da una casa in cima a una collina. Viveva con la nonna, e dopo le prime lacrime versate per la tutrice non aveva proferito nessuna parola. Se le altre cercavano di darsi conforto a vicenda, se la scelta del principe aveva osato fin troppo portando a conseguenze come assenza di cibo e acqua, lei obbediva remissiva senza che ciò le pesasse.
Era scialba, sicuramente il divertimento con lei non ci sarebbe stato. Ma non era ciò che lui cercava. Lui aveva Giusy, un angelo rosso dalle forme sinuose.
Cercava una semplice schiava, che da bravo burattino, gli avrebbe evitato attività inutili.
Seguì ciò che aveva fatto il moicano, aveva notato il senso di potere che Joseph aveva ricevuto facendole scegliere se diventare la sua schiava o morire. Voleva darle la stessa opportunità.
Le si avvicinò e notò improvvisamente il tremore impossessarsi di lei.
Una scintilla le comparve in volto, le labbra tremarono e la voce di Xanver le morì in gola. Notò il viso di Luna rilassarsi, guardarlo negli occhi assaporando il momento.
Xanver decise che non le avrebbe dato il potere decisionale.
Con poca grazia spezzò le catene che le stringevano i polsi.
Notava la tranquillata con cui lei lo osservava. Improvvisamete scostò lo sguardo, per poter incrociare gli occhi di Priscilla. Ora che sapeva, un senso di simpatia verso la ragazza l’aveva accolta.
-Non hai paura..- constatò Xanver, il viso di Luna si rivolse nuovamente il ragazzo.
-Un po’ sì. – esclamò, mentre un sottile sorriso le compariva in volto. Ciò stonava con la ferita aperta sull’anca. –Ma ora so.-
Xanver aggrottò la fronte, quella ragazza era più strana di quel che credesse.
-Cosa sai?- si sentì leggermente pazzo.
-Tutto ciò che accadrà.- Joseph non capì le parole che i due si erano scambiati, ma poco gli importava a dir la verità. Non esisteva nel suo animo la compassione, o anche solo la pazienza. Inoltre aveva fame, abbastanza da voler sentire le urla strazianti delle restanti giovani.
-Potete divorare le altre.- ordinò, mentre a caso attirava una ragazza a sé, assaporando il sapore. La maggior parte dei guerrieri fecero scorrere il sangue nella propria gola.
Solo una modesto gruppetto era rimasto indisparte. In prima fila un ragazzo li osservava disguastati, con le braccia conserte. Il suo nome era Jake.
Xanver si allontanò dalla propria schiava, assaporando il sapore di un’altra ragazza, mentre Luna rimaneva immobile a fissarlo.
Si era ripromessa che lo avrebbe rimirato ogni secondo che avessero passato insieme, il tempo era poco. O almeno era quello sapeva.
Perché lei sapeva l’intera storia.
Le cose dovevano andare in questo modo.






Eccomi qui con l'ultimo capitolo di questa storia :c
Sono molto rattristata, questo significa che non potrò più scrivere delle lore avventure. Ma sono anche molto felice, perché è la prima vera storia che mi ha portato MOLTE soddisfazioni. 
Voglio ringraziare TUTTI. 
Quelli che hanno recensito, sul serio senza il vostro supporto non so come avrei fatto.
Quelli che mi hanno aggiunto negli autori preferiti.
Quelli che hanno aggiunto la storia nelle seguite (
293), preferite (135), ricordate (28).
Quei lettori silenziosi che hanno letto la storia.
Quelli che hanno messo tra le storie 'scelte' Half-blood.
Persino quelli che mi hanno detto che non gli interessava la mia storia, e hanno chiuso la pagina.
GRAZIE A TUTTI, DAVVERO.
Voglio ricordarvi anche la mia pagina facebook, in cui troverete tutti i miei aggiornamenti : 
http://www.facebook.com/pages/Pipia-EFP/419945684752341?ref=hl
il mio profilo facebook personale: http://www.facebook.com/sofia.p.panza
E l'altra storia che ho in corso, di cui mi farebbe un IMMENSO piacere voi ci guardaste : http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1513686&i=1

Spero di non avervi deluso, spero che questa storia vi abbia divertito ed emozionato quanto me. 
Volevo in questo capitolo trasmettermi una parte di me, ma siccome l'ho finito di scrivere con la febbre (che tutt'ora ho) non so se ci sono riuscita :c Lo spero solo.
Un abbraccio a tutti, spero di rivedervi nelle altre mie prossime storie
un bacione grande
vostra Sofii
<3



p.s. tra qualche tempo pubblicherò una Klaroline, spero che qualcuno di interessato tra di voi ci sia :3
   
 
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