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Autore: Blue Drake    09/03/2013    2 recensioni
È ormai svanito il tepore dell'estate del '68. Il ricordo di un lungo viaggio, su di una Triumph Herald rosso porpora, si sta lentamente dissolvendo con l'arrivo dell'aria fresca e un po' umida. Le lezioni sono, purtroppo, ufficialmente iniziate, ma non per questo apprezzate e degnamente seguite. Sono ben altre le cose importanti. Sono ben altri i traguardi da raggiungere, prima dell'arrivo dell'inverno. Chissà se i suoi sogni troveranno un modo per raggiungerlo fino alle porte della città che non dorme mai.
[Racconto scritto per il contest: "Datemi un sogno in cui vivere, perché la realtà mi sta uccidendo.", indetto da Edelvais Verdefoglia]
Genere: Avventura, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Brian May, Roger Taylor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: "C'mon Down to London Town"

Autore (su Efp e sul forum): Blue Drake (EFP) - Suzeanne la Petite (Forum)

Pairing: /

Genere: Avventura, Slice of life

Rating: Verde

Avvertimenti: /

Note autore (se ce ne sono): /

Introduzione: È ormai svanito il tepore dell'estate del '68. Il ricordo di un lungo viaggio, su di una Triumph Herald rosso porpora, si sta lentamente dissolvendo con l'arrivo dell'aria fresca e un po' umida. Le lezioni sono, purtroppo, ufficialmente iniziate, ma non per questo apprezzate e degnamente seguite. Sono ben altre le cose importanti. Sono ben altri i traguardi da raggiungere, prima dell'arrivo dell'inverno. Chissà se i suoi sogni troveranno un modo per raggiungerlo fino alle porte della città che non dorme mai.

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

C'mon Down to London Town

 

 

 

London – Shepherd's Bush, 19 – Sinclair Gardens

17 Ottobre 1968




 

 



 

 

 

 

Cast:

Roger Meddows Taylor: ex-batterista dei “Reaction”

Brian Harold May: ex-chitarrista dei “1984”

Les Brown: compagno di scuola di Roger a Truro (Cornovaglia)

Geoff Daniel (Ben): ex-chitarrista dei “Reaction”

Pete Kelsey: coinquilino di Les, Ben e Roger a Londra

Tim Staffel: ex-armonica e voce dei “1984”

Special Guest: Farrokh Bulsara

 

 

 

 

 

Rog, abbiamo finito i sottaceti... e le uova!”.

Roger è rientrato in casa da circa quindici secondi e si ritrova, fermo sulla soglia della piccola cucina, ad osservare scettico Ben, l'amico e coinquilino chitarrista, tutto intento a rovistare nelle credenze ormai quasi vuote. Solleva un sopracciglio, poi due, infine si decide ad aprire bocca.

Devi spiegarmi una cosa, Ben: come diavolo facevi a sapere che ero io?”.

L'amico si volta, ha l'aria un po' spaesata e i capelli che danno l'idea di essere reduci da un'esplosione atomica.

Ho riconosciuto il tuo passo felpato”, lo fissa con una smorfia insofferente e ritenta, “Quindi? Queste uova?!”.

Gli occhi chiari di Roger rimangono un attimo puntati su di lui, perplessi, poi sbuffa.

Non sarai mai una buona mogliettina, amico”.

Di che vai blaterando, ora?”.

Del fatto che, invece di accogliermi gioiosamente alla porta, chiedermi com'è andata la giornata in facoltà e offrirmi una bottiglia di birra, mi accusi di non aver fatto la spesa, senza nemmeno degnarmi di uno sguardo!”, si lamenta drammaticamente il piccolo batterista, gonfiando le guance con aria molto contrariata e sforzandosi di non ridere.

Oh, scusa tanto, amore. La prossima volta giuro che striscerò da te con le pantofole in una mano e un drink nell'altra”.

Sarebbe senz'altro un passo avanti”, ghigna Roger, “Comunque le uova non le potevo prendere in ogni caso, visto che ero in giro senza un centesimo in tasca”.

Ben è troppo occupato a guardarlo truce per pensare al tempo stesso di gettarlo dalla finestra. Invece rilascia nervosamente il fiato trattenuto e sbotta;

Tsk! Sei proprio uno squattrinato, Taylor!”.

Uh, certo. Tu, invece, hai le banconote che traboccano dalle tasche, vero?”.

Ma piantala, idiot...”.

MEOOWWWWW!

Aaahhh! Che cazzo è?!”, strilla Roger, mentre un'indistinta palla di pelo saetta di fronte ai suoi occhi sgranati, costringendolo ad indietreggiare.

È solo quel maledetto gatto”, sibila Ben, prendendo di mira il suddetto con un guanto da forno. Il felino ha però già abbandonato il campo, così che il tiro va a vuoto.

Jimi?”, si sincera Roger, ancora un po' scombussolato.

Sì, quello che si è portato a casa Pete sostenendo che fosse la sua guida spirituale”.

Il batterista leva lo sguardo al cielo, sbuffando.

Già, certo. Una guida che si scrocca il nostro latte e i nostri biscotti. Potrei sempre provare con qualche ricetta al forno. Dicono che i gatti e i conigli abbiano più o meno lo stesso sapore”.

Ben lo fissa con orrore e prova a ricordargli, “Sono vegetariano... e anche Pete”.

Ma Roger non sembra per nulla colpito dalla faccenda, invece fa spallucce.

Oh beh, posso mangiarlo solo io, e forse anche Les, se non gli diciamo che quello nel suo piatto era la preziosissima guida spirituale del nostro guru”.

 

 

 

Ben è impegnato nel disperato tentativo di rianimare un cespo di lattuga appassito, mentre Roger osserva, con prudente circospezione, un paio di ravanelli rotolare indisturbati oltre il tagliere e finire a terra con un leggero tonfo.

Senti, ma sei proprio certo che tutta quella roba sia commestibile?”, domanda il batterista ad un certo punto.

Gli occhi del coinquilino si spostano per un secondo sull'espressione scettica dell'altro, per poi tornare a concentrarsi sul delicato momento.

In teoria... Ma forse questa insalata è rimasta in giro per troppo tempo”.

Uhm... Se aprissimo un barattolo di fagioli? Quelli durano parecchio. È matematicamente impossibile che siano già andati a male”.

Quelli durerebbero parecchio... se non li mangiassimo. Li abbiamo finiti la scorsa settimana”, riflette mestamente il chitarrista, beccandosi uno sguardo sconsolato dall'amico.

Roger non ha però il tempo di lamentarsi per la disgraziata sequela di cattive notizie, ma viene invece interrotto nel bel mezzo del proprio dramma dall'improvvisa entrata in scena di Les. Nessuno dei due presenti trova la possibilità di proferire verbo, dato che il nuovo entrato li sorpassa senza degnarli di una sola occhiata, rapido come una folata di vento, uggiolando ossessivamente;

Bagno, bagno, bagno, bagno, bagno...”.

Sia Ben che Roger ne seguono la traiettoria fino a che, effettivamente, l'uragano Les si volatilizza – nemmeno a dirlo – in bagno.

Lo rivedono solo una buona mezz'ora più tardi, decisamente meno trafelato e sicuramente più disposto al dialogo civile.

Tutto bene, amico?”.

Si premura di informarsi Ben, mentre Roger lo fissa con sguardo visibilmente ferito dall'ingiustizia appena subita e non manchi di farla notare.

Sei crudele! A me non hai chiesto un bel niente, a parte preoccuparti delle uova”.

Ma la fai finita con questa storia?”, sbotta Ben.

Di che parlate di bello?”, chiede invece, molto allegramente, Les.

Di niente. Solo che questo qui...”, accusa Roger, puntando platealmente l'indice contro il chitarrista, “si preoccupa solo delle scorte di cibo e di me non gliene frega nulla”.

Ora lo ammazzo”, è la caustica reazione dell'accusato.

Oh, se è solo per questo!”, minimizza, sempre più allegramente, Les e, con sguardo raggiante, annuncia, “Vi ho portato delle tortillas!”, esulta, beandosi subito dopo degli sguardi adoranti dei due coinquilini.

Oh, io ti amo, Les”, gorgoglia Ben, mentre il suo stomaco brontola sonoramente.

Di più io”, rincara Roger, sfoderando per l'occasione il suo migliore sorriso languido.

Les, interdetto, arrossisce e si scansa, cercando la salvezza oltre il piccolo divano in soggiorno.

Voi due mi fate paura. Comunque il cibo è nella mia borsa. Io ho già mangiato, servitevi pure”.

Come d'incanto, i due corteggiatori perdono ogni interesse per lui, concentrando tutta la loro affamata attenzione sul misero bagaglio del signor Brown.

Mph... Opportunisti”, è il flebile lamento di quest'ultimo, prima di concedersi un po' di relax sullo stesso divano che, poco prima, aveva protetto le sue virtù.

 

 

 

Hey, Rog, ce la facciamo una birra?”, propone Les, speranzoso, contorcendo il collo sul morbido schienale nel tentativo di intercettare la presenza del suo interlocutore.

Bisognerebbe uscire a comprarla. In casa non ne abbiamo”, lo informa.

Ufff... In questa casa non c'è mai niente”, si lamenta.

Beh, ci siamo già noi. Non penso ci starebbe molto altro in questo buco che hai rimediato”, rimarca Roger per dovere di cronaca e sicuramente in vena di polemiche.

Oh! L'hai detto tu che non volevi stare in università, bello!”, si difende Les, “Questo è quello che passa il convento”.

Tsk. Dovrei seriamente pensare di sporgere reclamo, o di cambiare direttamente convento”.

Les ridacchia divertito, poi prova a tornare un minimo serio e - da coscienzioso, premuroso e gentile coinquilino – si informa, “E come vanno le cose alla tua facoltà?”.

Ah, quella? Si direbbe proprio che io non sia affatto l'unico a cui non frega molto dello studio”.

Tua madre ha detto che sei qui per quello”, gli ricorda Ben, apparso alle loro spalle come un uccello del malaugurio.

Roger storce il naso e lo fissa con uno sguardo penetrante, prima di sbuffare.

Già, ovvio. È perché non crede affatto che io possa avere un futuro con la musica”.

E se avesse ragione lei?”, azzarda il chitarrista, evidentemente ignorando il guizzo seccato negli occhi chiari del batterista.

Allora diventerò un maledetto dentista, d'accordo?!”.

Hey, non ti incazzare. Era solo per dire”.

Beh, va' al diavolo, Ben. Per dire”.

Però pensaci, Rog: potresti davvero non avere mai l'occasione di sfondare. E allora cosa...?”.

Piantala. Giuro che se non la smetti immediatamente di fare il menagramo le provo su di te quelle ricette che avevo in mente per il gatto”, lo minaccia Roger, ora piuttosto nervoso e spazientito.

Quali ricette? Che gatto?”, chiede Les, stupito e un po' confuso dalla bizzarra piega presa da quella conversazione.

Jimi, il gatto di Pete. Ho pensato di farci un arrosto”, medita distrattamente il batterista.

Bleah!”, si disgustano all'unisono Ben e Les.

 

 

 

Rog, come pensi di fare?”.

Fare cosa, Les?”.

Trovare un gruppo con cui fare carriera. Almeno a Truro avevi i Reaction. Qui non ti conosce nessuno, è una grande città, c'è tanta gente e...”.

Esatto, Les: Londra è una grande città, ci sono tantissime persone diverse e in gamba, un mucchio di nuove possibilità”, all'improvviso lo sguardo di Roger sembra illuminarsi, “Sono più che sicuro che molto presto troverò l'occasione giusta, puoi scommetterci. E comunque... non potevo rimanere a Truro. Non ci sarebbe stato alcun futuro. Chi vuoi che mi noti in un posto così fuori dal mondo? Qui è diverso: ci sono centinaia di locali, case discografiche, stimoli interessanti, gente che arriva da tutta l'Inghilterra e anche da fuori. Te le immagini tutte le possibili variabili di un posto come questo? Vedrai, Les, non dovrò aspettare molto prima di poter incontrare le persone giuste!”.

Les scuote drammaticamente la testa all'ennesima uscita fantasmagorica dell'amico, ma nemmeno può evitarsi un piccolo sorriso soddisfatto, osservando tanto entusiasmo.

 

 

 

Cosa stai facendo, Pete?”.

Senza aprire gli occhi, Pete sospira debolmente alla domanda di Roger e, come sempre, trova il modo più rapido e meno dispendioso per fornirgli una risposta.

Meditazione”.

Uh... Questo lo vedo. Intendevo dire: che cosa fai, tipo, mentre mediti”.

Nulla. Ascolto. Sento. Vedo”.

Hai gli occhi chiusi, Pete”, fa gentilmente notare Roger, inspirando a fondo nel tentativo di non ridere.

Vedo con la mente”, prova a quel punto a spiegare l'altro.

Roger, per nulla convinto e anzi ancora più confuso, si stropiccia i sottili capelli fra le dita e ritenta.

Come...? Cioè, che cosa dovrebbe vedere la mente?”.

Un respiro più profondo del precedente gli suggerisce che la concentrazione del suo interlocutore stia andando a rotoli. Ciò nonostante la sua voce è calma e il suo sorriso morbido.

Quello che gli occhi non arrivano a vedere, Roger”, afferma con semplicità, osservandolo ora con una certa curiosità.

Si possono, per esempio, vedere... i sogni? I... uhm... pensieri?”.

Il sorriso di Pete si allarga, “Conosci già i tuoi pensieri, non serve scavare troppo a fondo per quelli. Ma puoi osservare meglio ciò che sei, quello che provi, come la tua essenza trova un suo posto sulla Terra”.

Quello che sono”, sospira Roger, incerto.

Esatto”.

Quindi non... ehm... Non aiuta a scoprire gli altri?”.

Al contrario: aiuta a capire sé stessi e questo porta ad un miglior avvicinamento al prossimo”.

Oh... E se io volessi...”.

Cosa?”.

N-nulla, Pete. Non fa nulla. Scusa se ti ho disturbato, continua pure, io vado subito via”.

Gli occhi curiosi di Pete seguono la figura di Roger che, velocemente, si allontana, salendo le scale per tornare nell'appartamento.

 

 

 

Roger! Rog, dove diamine ti sei cacciato?!”, grida Les, entrato da poco in casa.

Infine individua una figura stravaccata sul divano e si affretta a raggiungerla.

Ben, che fai? Hai visto dov'è quel cavolo di batterista della domenica?”.

Fuori”, borbotta Ben, indispettito per essere stato svegliato tanto bruscamente.

Fuori? Come sarebbe? E quando rientra?”.

E io che diavolo ne so?”.

Beh, ma non ti ha detto niente?”, insiste Les.

Mi ha detto che usciva”, sbuffa Ben, “Se esci anche tu mi fai un favore”, lo rimbrotta, stizzito.

Oh, al diavolo! Ho perfino saltato il pranzo per correre qui più in fretta possibile! Quel... quel... Ufff!”.

Ben si limita ad osservarlo svogliatamente e infine torna a disinteressarsene per concentrarsi nuovamente sul suo riposino pomeridiano in previsione della lunga serata.

 

 

 

Buonasera, ragazzi”, pigola con indolenza Roger.

Ma fa appena in tempo a mettere entrambi i piedi oltre la soglia che, immediatamente, si vede costretto ad immobilizzarsi, accolto da un urlo che di umano ha ben poco.

ROGERRRR! Che cazzo di fine avevi fatto?!”, lo aggredisce Les.

A suo parere, e che ben ricordi, senza alcun buon motivo. Infatti si arrischia chiedere;

Che succ...?”.

Dove diavolo eri?! È tutto il dannato pomeriggio che ti aspetto!”.

Oh... Ehm... Io, veramente, ero...”, tenta prudentemente il piccolo batterista, sicuro di essersi perso il nocciolo del problema ma per nulla desideroso di pagarne le conseguenze.

Zitto, non me ne frega niente. Piuttosto, ora vedi di non muoverti. Ho delle novità per te, bello. Grandi novità. E stavolta non vai da nessuna parte, chiaro?”.

Senz'altro”, conviene Roger il quale, essendo rientrato giusto un minuto prima, non avrebbe comunque intenzione di uscire di nuovo, almeno non nell'imminente futuro.

Quindi?”, si spazientisce l'interpellato, “Guarda che io ora sono qui. Dimmi quello che avevi da dirmi, così poi posso andare dal frigorifero e chiedergli un goccio di qualunque cosa di fresco ci sia dentro”.

Sulle labbra di Les un inquietante ghigno si allarga e sembra voler inghiottire tutto il suo brutto muso. Le sue dita scompaiono in una delle tasche dei jeans sdruciti, frugano un po' e, vittoriose, ne estraggono un pezzetto di carta ammaccato che, sicuramente, ha visto giorni migliori.

Ecco qui, Rog... SORPRESA!”.

Roger lo fissa perplesso, borbottando, “Les, che diavolo ti sei fumato oggi?”.

Nulla! Apri, dai, e leggi!”.

E Roger lo fa: con un po' di impicci dispiega il disgraziato foglietto, inspira e si impegna per decifrare i geroglifici scribacchiati sopra. Poi i suoi occhi si sgranano, dilatandosi fino a diventare enormi specchi celesti che riflettono la sua sorpresa. Infine le sue labbra si increspano in un sorriso eccitato e sulle sue guance sboccia una lieve sfumatura rosa. Il suo sorriso si trasforma in una piccola risata e solleva lo sguardo su Les, ancora in paziente attesa di una qualunque reazione.

E allora?”, sbotta, ad un certo punto, stanco di aspettare.

Te l'avevo detto che le cose sarebbero cambiate”, inspira, sbattendo piano le ciglia, “Sapevo che venire a Londra sarebbe stata la scelta giusta”. Dopo un lungo momento di silenzio, sembra ridestarsi dai propri sogni ad occhi aperti, “Il telefono. Dov'è finito quell'aggeggio?”.

Credo da qualche parte in salotto. Ma c'è...”.

Roger è già partito nella direzione indicata, pronto per la caccia al tesoro e per nulla interessato a qualunque eventuale informazione aggiuntiva.

...Ben che dorme sul divano”, sospira Les, scuotendo gravemente la testa, ma con un sorriso divertito e soddisfatto stampato in volto.

 

 

 

Una mano di Roger si aggrappa tenacemente al filo attorcigliato, che è riuscito a scovare per un puro miracolo sotto il divano. Fa un baccano infernale, nel tentativo di riportare alla luce tutto quanto l'apparecchio telefonico, possibilmente intero e funzionante, ed a nulla valgono gli insulti di Ben, per nulla felice del nuovo risveglio fuori programma. Rassegnato, rimane a guardare i movimenti bruschi e indispettiti del coinquilino, intento a ringhiare contro l'ammasso di fili che, ostinatamente, sembrano destinati ad intrecciarsi attorno al suo polso, invece di districarsi.

 

 

 

Pronto?”.

Sì! P-pronto! Io... ehm... Mi chiamo Roger. Sei... Brian?”.

Esatto”.

Le labbra di Roger smettono di tremare e si curvano repentinamente verso l'alto.

Ho letto il tuo annuncio. Lo cercate ancora un batterista?”.

Sì, naturalmente. E tu sei...?”.

Il vostro nuovo batterista. Spero. Dobbiamo incontrarci. Dimmi tu quando. Potreste venire qui da me. Sto in un appartamento in Shepherd's Bush. Beh, non è molto grande, però è comodo e...”.

D'accordo”, lo interrompe Brian, concedendogli il tempo per riprendere fiato dopo la lunga tirata, “Lasciami il tuo numero. Parlerò con Tim e ti farò sapere quando possiamo essere da te. Ti va bene?”.

Benissimo!”, strilla Roger, inconcepibilmente entusiasta, affrettandosi a dettargli il numero, “Ci sentiamo e... Grazie”.

Lentamente riaggancia il ricevitore e rimane a lungo imbambolato a fissarlo.

Rog”, lo richiama Les, un po' impensierito dal suo silenzio, “Rog, tutto bene? Ci sei ancora?”.

Uh? Sì, io... Sì, Les, ci sono”.

Ha lo sguardo un po' spiritato mentre fissa Les.

Andrà bene. Me lo sento”, mormora, respirando velocemente.

Non sai nemmeno chi sono”, gli fa notare Ben, guardingo.

Lo saprò presto. Lo saprò”.

 

 

È già sera, ormai, e ottobre porta con sé un prematuro calo di luminosità. Roger accende la luce del salotto, passando attraverso la camera per raggiungere la porta. Con un piccolo sbuffo leva i tre chiavistelli e scosta l'uscio quel tanto che basta a vedere chi c'è sul pianerottolo. Due ragazzi, uno dei quali con in testa un enorme cespuglio di ricci da fare invidia a Marsha Hunt, sono fermi di fronte alla soglia, in silenzio, aspettando una parola o un semplice gesto del padrone di casa.

Brian?”, tentenna Roger, ancora un po' dubbioso.

Sì”, così dicendo si fa un po' da parte, permettendogli di scorgere meglio l'altra figura, “E lui è Tim. Possiamo...?”, azzarda Brian, facendo segno di voler entrare.

Uhm? Oh, sì! Certo, entrate pure”.

Si decide finalmente Roger, mentre i due ospiti si fanno strada all'interno del piccolo salotto, con un po' di attenzione per evitare di rompere qualsiasi cosa con gli strumenti che portano in spalla.

Ecco, ho spostato un po' di mobili per creare un poco di spazio in più. Potete appoggiare tutto sul tappeto e... Nel frattempo io vado a prendere le mie percussioni. Voi...”, Roger gesticola rapidamente con le mani, la speranza di darsi una calmata sembra essere ogni secondo più remota, “Fate pure come a casa vostra, ok?”.

Mentre i due annuiscono, il batterista saetta via, scomparendo rapidamente nell'oscurità di un'altra camera.

 

 

 

Non trascorrono che pochi minuti, appena il tempo di far vagare lo sguardo all'interno del nuovo ambiente e Roger è già di ritorno, tenendo strettamente sotto il braccio una coppia di bongos.

Eccomi qui”, ansima, ma scorgendo le occhiate perplesse dei due deglutisce e si affretta a spiegare, “Qui non è molto grande, come di certo avrete notato. La mia batteria è rimasta a casa: è troppo ingombrante. Però... possiamo ugualmente suonare qualcosa, se vi va”.

Brian sorride, per la prima volta da che ha messo piede lì dentro, e annuisce, “Perché no. Da dove vieni, Roger? Se posso chiedere...”.

Puoi. Ho vissuto gran parte dei miei anni in Cornovaglia. Sono qui da poco, ufficialmente per studiare: odontoiatria”.

E ufficiosamente?”, si incuriosisce Brian.

Questa è Londra. In realtà sono arrivato fin qui perché voglio fare il musicista”.

 

 

 

Roger è seduto sul tappeto, a gambe incrociate, armeggiando minuziosamente con una chiavetta per tendere le pelli del suo piccolo strumento. Brian e Tim rimangono un po' in disparte ad osservare i suoi movimenti. Dal loro punto di vista la preparazione del ragazzo ha qualcosa di molto professionale e Brian si lascia sfuggire un altro piccolo sorriso.

Odontoiatria?”, chiede Tim, dubbioso.

Roger solleva lo sguardo dal suo lavoro e risponde con un ghigno irriverente.

Li pagano bene, i dentisti”.

In pratica ti stai parando il culo?”, è l'arguta deduzione di Tim.

Più o meno. Spero che non serva, ma... Non tutti i sogni sono destinati a realizzarsi. Vorrei solo che il mio lo fosse, però... non posso averne la certezza e non ho il tempo di aspettare per sapere se combinerò qualche cosa di buono”. I suoi occhi chiari tornarono sulla ruvida superficie del suo strumento. Riprende a stringere, con piccoli movimenti regolari. “Non voglio fare il dentista. Non credo di essere in questo mondo per una vita del genere. Ma... Se mi stessi sopravvalutando, almeno non avrei completamente sprecato questi anni”.

 

 

 

I tre ragazzi, acciambellati sul divano e sul tappeto, trascorrono l'ora successiva giocando con vecchie melodie, facendo osservazioni sulla propria strumentazione e chiacchierando della loro passione in comune, dei loro interessi e, ogni tanto, sfiorando l'argomento studi. È così che Roger scopre che Tim studia arti grafiche all'Ealing College, mentre Brian astronomia all'Imperial College - dopo aver già dato l'esame di fisica -

E quindi sei arrivato fin qui dalla Cornovaglia?”, si informa Brian, “Da solo?”, aggiunge.

Non da solo. Con un paio di amici che già conoscevo, della mia città. Ben è l'ex-chitarrista di un gruppo che avevamo messo insieme a Truro: si chiamava Reaction. Les, il ragazzo che ha trovato il vostro annuncio, ci ha scarrozzati fin qui con la sua Triumph. Anche lui studia all'Imperial... matematica”.

L'avevo anche io un gruppo, fino a non molto tempo fa. Si chiamava 1984...”.

Come il libro di Orwell!”, lo interrompe, sorpreso, Roger.

Sì, esatto... Lo conosci?”.

Il batterista sorride, apparentemente felice, “Certo. Mi piace la fantascienza”.

Sul serio?”, si intromette Tim e, mentre Roger annuisce convinto, continua, “Allora di certo non mancheranno gli argomenti su cui discutere”.

Brian si lascia andare ad una piccola risata e prova a completare la propria spiegazione, “Dicevo che il nostro gruppo, nel quale suonava anche Tim...”.

E cantava”, specifica il diretto interessato, con un sorrisetto sbieco.

Oh, sì! Certo, Tim, come potrei mai dimenticarlo?”, scherza Brian, “Abbiamo anche suonato un po' dal vivo... Non molto ma, prima di sciogliere il gruppo, credo che almeno una quindicina di date ci siano toccate. Non abbiamo mai fatto nulla di originale, però”.

Allora rimedieremo”.

La voce di Roger è poco più di un mormorio, ciò nonostante sia Tim che Brian si voltano ad osservarlo e il giovane chitarrista annuisce, sorridendo di nuovo con una punta di soddisfazione.

Lo spero anch'io”.

 

 

 

Ovviamente, come ormai tutti i presenti avevano già avuto modo di notare, non ci sono possibilità di suonare all'interno dell'appartamento in cui vivono Roger e i suoi amici. Così Brian propone di dedicarsi alle prove del neonato gruppo chiedendo di poter usare un'aula adibita alle lezioni di jazz all'interno dell'Imperial College. Ed è proprio nello stesso edificio che i tre suonano per la prima volta insieme e dal vivo, di fronte agli studenti che, dopo ore passate sui libri di matematica, sinceramente sono più che ben disposti a fare da spettatori ai musicisti.

 

 

Spesso capita che Brian e Tim tornino a Sinclair Gardens, dopo le lezioni. Uno dei punti di ritrovo per discorrere di argomenti leggeri e senza impegno. Les e Brian, nonostante siano praticamente compagni di scuola – così come Pete – preferiscono scambiarsi opinioni sugli ultimi libri di fantascienza letti, piuttosto che sulle applicazioni di qualche formula scientifica. Come dar loro torto?

Nel frattempo, durante una delle numerose visite di Tim – questa volta senza ragazze al seguito – il bassista si ferma, notando – forse per la prima volta – un adesivo incollato alla finestra del pianerottolo, raffigurante una grande bocca rossa e carnosa con denti bianchi e scintillanti bene in mostra. Dopo essersi trascinato – senza una sola parola di spiegazione – appresso Brian – in realtà impegnato in un'appassionata arringa sullo stile di C.S.Lewis – e Roger fino al suddetto pianerottolo ed aver sostato svariati minuti in contemplazione di non si sa bene cosa, si volta verso i due colleghi di band che, a loro volta, lo fissano un po' preoccupati ed un po' sospettosi per lo strano ed apparentemente incomprensibile comportamento, e sorride.

Ragazzi, ho appena trovato il nostro logo”.

Brian lo guarda, confuso, Roger non è da meno e ci aggiunge un bel, “Di che diavolo stai parlando?”, a contorno della loro perplessità.

A quel punto, finalmente, Tim indica la finestra e, con tono ovvio, spiega, “Di quello”.

Lo smile?”.

Il sorriso di Tim si trasforma in un ghigno poco rassicurante, “Esatto”.

 

 

 

È lo stesso Tim a riprodurre, con dovizia di particolari, il nuovo logo della band in diverse copie più o meno tascabili, impegnandosi anche a dipingerne una sulla pelle della grancassa di Roger. Così, ora, i tre ragazzi hanno un nome e un simbolo tutto loro e, con questi elementi, si presentano di fronte al pubblico di alcuni club londinesi e di studenti di altre scuole come la loro. In una di queste apparizioni dal vivo, sempre Tim, di casa all'Ealing College, presenta ai ragazzi alcuni amici e compagni di corso, tra i quali uno, in particolare, sembra apprezzare in modo evidente il loro modo di suonare e, non appena ne ha la possibilità, trovandosi faccia a faccia con i musicisti, si dichiara apertamente un fan entusiasta degli Smile.

E questo qui... se chiude un solo secondo la bocca... Ecco, molto bene: grazie. Dicevo, lui è un mio compagno di corso. Si chiama Farrokh Bulsara”.

Incantato”, cinguetta la nuova comparsa, stringendo la mano ad entrambi e sfoggiando un sorriso felice, al quale è ben difficile non rispondere come si deve.

Oh... Ehm, piacere. Io sono Brian”.

Roger!”, esclama il batterista che, nonostante il tempo passato a suonare, cantare e dimenarsi senza sosta, sembra ancora pieno di energie. “Sono contento che il nostro piccolo gruppo ti piaccia. Spero che troverai il tempo di seguirci”, propone speranzoso, forse non aspettandosi risposta, soprattutto non di quel genere.

Oh, certo! Vi seguirò sempre: sarò la vostra ombra!”, afferma con disarmante sicurezza, scoppiando poi a ridere nel notare gli occhi sgranati di Roger.

 

 

 

 

 

FINE... ?

 

 

 

Al contrario: direi proprio che si tratta dell'inizio di qualcosa di più grande …

 

 

 

 

 






 

   
 
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