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Autore: Edimburgh_    09/03/2013    3 recensioni
Louis si sfiorò con indolenza la testa. Aveva voglia di fare qualcosa, si sentiva stanco di stare su quel divano a non fare niente. La TV non trasmetteva niente di buono e la mastodontica libreria che lo sovrastava non aveva niente da offrirgli, dato che aveva letto tutti i capolavori che conteneva. Si spostò più a sinistra sul divano, finendo con la guancia appoggiata al bracciolo e le ginocchia al petto. Un lamento lo distrasse dai suoi pensieri e gli fece alzare la testa. Guardò dolcemente le stanze buie della casa enorme, dove la luce grigia del sole, oscurato dalla pioggia non riusciva ad entrare e sospirò.
-Ora arrivo Harry.- mormorò alzandosi. Arrivato nel corridoio sbatté contro una figura più bassa, dalle braccia penzolanti lungo il busto. D'istinto l'abbracciò, lasciando che le sue braccia muscolose avvolgessero quei due corpi ancora legati insieme.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Mpreg
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Louis si sfiorò con indolenza la testa. Aveva voglia di fare qualcosa, si sentiva stanco di stare su quel divano a non fare niente. La TV non trasmetteva niente di buono e la mastodontica libreria che lo sovrastava non aveva niente da offrirgli, dato che aveva letto tutti i capolavori che conteneva. Si spostò più a sinistra sul divano, finendo con la guancia appoggiata al bracciolo e le ginocchia al petto. Un lamento lo distrasse dai suoi pensieri e gli fece alzare la testa. Guardò dolcemente le stanze buie della casa enorme, dove la luce grigia del sole, oscurato dalla pioggia non riusciva ad entrare e sospirò.

-Ora arrivo Harry.- mormorò alzandosi. Arrivato nel corridoio sbatté contro una figura più bassa, dalle braccia penzolanti lungo il busto. D'istinto l'abbracciò, lasciando che le sue braccia muscolose avvolgessero quei due corpi ancora legati insieme. Harry si lasciò sfuggire un sospiro e gli attorcigliò le braccia intorno al collo. Louis lo prese delicatamente per i fianchi e lo tirò su sapendo che, al pari di un bambino, il suo ragazzo amava rimbalzare. Sentì tutte le vertebre della schiena del riccio scricchiolare decise di lasciar perdere. Harry mugolò di disappunto e gli sciolse le braccia dal collo.

-Mi piaceva. Mi hai allungato la schiena.- si lamentò leggermente. Louis lo trascinò in cucina, stando ben attento a non farlo inciampare negli scatoloni che ostruivano in passaggio, evitando in particolare l'infido comodino a portata di stomaco su cui lui sbatteva sempre le costole. Harry si destreggiò meglio di lui nel disordine, rimbalzando con i piedini fasciati dai pesanti calzini blu di Louis, sul pavimento di marmo. Louis trattenne in respiro quando la sua panciona sfiorò il mobile, senza colpirlo e ferire ciò che, gelosamente, quella pancia conteneva. Harry infilò il naso voracemente nella credenza, alla ricerca di qualcosa che avrebbe potuto soddisfare le sue voglie improvvise, senza curarsi dello sguardo di Louis che correva lungo la sua pancia. Si arrese dopo un paio di minuti e appoggiò i talloni a terra.

-Vieni ad aiutarmi che non ce la faccio.- gli disse scocciato. Louis si avvicinò e lo abbracciò.

-Cosa vuoi, mia principessa?- gli chiese. Harry gli indicò la confezione di cacao amaro e sgusciò dalla sua presa. Si chinò per prendere un pentolino ma, invece di ritirarsi su come faceva quattro mesi prima, rimase ansante sulle ginocchia. Dopo si tirò su con uno scatto repentino. Aveva il viso arrossato. Sorrise debolmente a Louis e s'infilò nel frigo alla ricerca del latte. Louis, anticipando i suoi desideri, prese una tazza grossa, quelle da cappuccino, decorata con una zampa di gatto nera su sfondo bianco. Mentre il ragazzo metteva sul fuoco il latte, verso due cucchiaiate di cacao nella tazza e aggiunse lo zucchero.

-Mi fai compagnia?- chiese Harry. Louis sorrise e prese una tazza gemella, nera con una zampa bianca, e versò una quantità ridotta di cacao e di zucchero. Harry tolse dal fuoco il latte e, con esperta maestria, lo versò nelle due tazze. Louis lo guardò con invidia, memore di tutte le volte in cui due terzi del contenuto del pentolino uscivano dai bordi di ceramica e si spargevano sul tavolo. Harry mescolò con lentezza i composti, con gli occhi socchiusi e assonnati. Louis lo abbracciò da dietro, appoggiando delicatamente le mani sul suo stomaco gonfio.

-Come va Harry?- gli sussurrò nell'orecchio. Il riccio chiuse gli occhi e gli appoggiò la testa sulla spalla.

-Mi fanno male le ossa.- bisbigliò. -Ho voglie strane anche la notte.- si sfiorò la pancia. -E ho da sei mesi un corpo addosso che non fa altro che muoversi e scalciare.- sospirò poi sorrise. -Però va bene. Perché è il frutto del nostro amore. È il simbolo che io te ci amiamo più di ogni altra cosa. E io lo amo già.- mormorò soffocando uno sbadiglio. Louis lo baciò dolcemente.

-Io amo te.-

La pioggia ticchettava dolcemente sui vetri, annebbiando la stanza, rendendo il cielo uggioso. Afferrarono entrambi le rispettive tazze e scivolarono sul divano che, minuti prima, aveva occupato il castano. Louis accolse Harry tra le sue braccia, andandolo ad avvolgere con le gambe e nascose il viso nel collo. Harry sorseggiò in silenzio la cioccolata calda, soffiando a volte per raffreddare la patina dolce che si formava, creando strane figure con il fumo che si levava. Louis lo fissò per un po' in silenzio, perso tra i suoi pensieri da scrittore, immaginandolo fieramente seduto ad una scrivania a dirigere un'azienda di lavoratori sfaticati e a rimetterli in riga. Il suo sguardo sorrise quando si rese conto di aver collocato suo marito in un ambiente in cui non sarebbe entrato nemmeno sotto tortura. Era un artista, non un impiegato, quella figura riccioluta che stava abbracciando. Guardò il quadro che giaceva sul cavalletto da mesi ormai. Era uno schizzo, più che un quadro e lo ritraeva mentre, occhiali sul naso, scriveva con la penna stilografica che gli aveva regalato. Harry l'aveva interrotto a causa della gravidanza, che non gli permetteva di stare in piedi a dipingere e disegnare per tanto tempo. Con il piccolo telecomando che si era schiacciato nel suo fianco, Louis accese la radio. Una lenta ballata si diffuse per la stanza e Harry sorrise.

-Fa una bella atmosfera.- disse e chiuse gli occhi dondolandoli a tempo della musica. Louis si sfilò da dietro di lui e si alzò. Harry lo guardò stranito poi sorrise quando l'altro gli tese una mano.

-Mi concede questo ballo?- chiese con un sorriso. Il riccio accettò e si tirò su. Gli intrecciò le dita al collo, mentre le mani dell'altro gli stringevano i fianchi. Dondolarono sul posto, sorridendosi.

-Ci pensi mai.- chiese Louis evitando il tavolino con le tazze. -A come sarà nostro figlio?-

Harry annuì. -Buono. Intelligente, creativo.- disse sicuro.

-E di professione? Un figlio di uno scrittore e di un poeta cosa diventa?-

-Uno scienziato.- rispose Harry. Louis lo guardò perplesso.

-Da due menti così tra le nuvole non può che venire fuori un calcolatore.- disse sorridendo poi si fece sfuggire un gemito.

-Mi fanno male i piedi.- Louis si fermò all'istante e lo fece sdraiare sul divano, con la testa sul bracciolo. Prese una coperta dalla poltrona lì accanto e la mise addosso al ragazzo, rimboccandogliela con cura. Harry si godette in silenzio quelle piccole, preziose attenzioni. Louis gli diede la tazza di cioccolata e si mise in grembo i piedi del ragazzo, ancora avvolti dai calzini blu scuro. Si coprì le mani con la coperta, per non esporre al freddo della stanza i piedi del marito e cominciò a massaggiarli dolcemente. Dopo un paio di minuti alzò lo sguardo e trovò il ragazzo profondamente addormentato, con le labbra dolcemente socchiuse. Gli coprì i piedi.

-Ti amo.- gli sussurrò baciandogli i capelli poi si rannicchiò sotto le coperte con lui.

 

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