Non so
cosa vuole dirmi. I suoi occhi blu, come il mare che mi è davanti adesso, calmo
e della sera, mi incuriosiscono.
“Parto.”
Mi sono già voltata verso la riva quando sento la sua voce penetrarmi nelle
orecchie.
“Certo,
anche io. Tutti partono, è estate!” Rispondo cercando di deviare il discorso.
“No, io
parto per un po’.” Ripete.
Ora sono
troppo concentrata sul suo sguardo per capire quello che mi sta dicendo. È
sempre così, quando mi guarda non posso fare a meno che perdermi nei suoi
occhi.
Lo sto
facendo anche ora, ma perché non voglio credere alle mie orecchie, ma solo ai
suoi occhi, che esprimono amore. Amore e basta, amore con la “A” maiuscola.
Quell’amore che c’è sempre, anche quando una persona si allontana, o se ne va,
per sempre.
“Hai
capito?” Dice bruscamente. Continuo a non reagire. Non posso reagire, sono nel
panico, non so cosa dire.
“Parto.
Per un po’. Non so quando tornerò; forse tra un mese, forse tra due anni, forse
tra 10 anni. Parto.” Continua a ripetere come se non ci sentissi. Inarca un
sopracciglio come se avesse ancora il dubbio che io abbia capito. Certo che ho
capito, adesso.
Mi volto
di nuovo verso il mare.
Le onde
infrangono sugli scogli violentemente. Vorrei tuffarmi immediatamente, senza
pensarci ancora. Ho la mente confusa e annebbiata dai ricordi di me e lui
insieme.
Quella
volta in cui abbiamo riso cosi tanto da stare male, oppure quando siamo andati
in montagna insieme e solo perché io non scio, lui è rimasto con me a
passeggiare in paese, oppure quando dal balcone della casa di mia nonna, dal
quale si vede tutta Roma, ci siamo affacciati a fantasticare sul nostro futuro,
e quando una sera mi ha preso per mano e proprio in quel momento è passata una
stella cadente su di noi.
Ora
ricordo il giorno in cui l’ho conosciuto. In un bar, con degli amici. Mi sembra
passata una vita da quel giorno indimenticabile. Per un momento il mondo si era
fermato e c’eravamo solo io e lui. Insieme.
E ora… lui
parte. Anche io vorrei partire; vorrei andare in mezzo al mare e non pensare a
niente; né a lui, né alla scuola che sta per ricominciare, né a quest’estate, a
niente.
“Dove
vai?”
“A
Bologna. Mi trasferisco insieme ai miei genitori.”
“Perché?”
“Perché
mio padre ha trovato un buon lavoro lì. Non può rifiutare, è un’offerta molto
importante per lui e probabilmente anche per mamma. Forse tutto ciò inciderà
anche sul mio futuro.”
Mi sono
ripresa, ho cominciato a fargli una domanda dietro l’altra, come se stessimo
nel bel mezzo di un interrogatorio, come se lui fosse l’accusato e io il
poliziotto che indaga.
“Hai
trovato una casa lì?”
“Si,
staremo in affitto per un po’, poi decideremo se comprarla.”
“Da quanto
sai di dover partire?”
“Da un
po’.” Abbassa lo sguardo e poi riprende: “più o meno due o tre settimane.”
Mi guarda
per un secondo e si accorge della lacrima che comincia a rigarmi la guancia,
quindi continua a parlare: “ Immaginavo che mi avresti fatto questa domanda, e
immagino che mi chiederai anche perché non te l’ho detto prima. Bèh la risposta
è perché ci volevo pensare bene prima di dirtelo. Ho pensato a cosa dirti, a
come e a quando dirtelo, per non ferirti.”
“Non
potevi non ferirmi.” Lo interrompo.
“Lo so. Mi
dispiace, scusa.”
Gli
sorrido come se non fosse successo niente, così da tranquillizzarlo; anche se
dovrebbe essere il contrario.
Chiudo gli
occhi per due secondi e quando li riapro mi trovo avvolta tra le sue braccia
calde e forti. Quest’abbraccio sembra non finire mai. Bene, vorrei che non
finisse mai.
Ci sediamo
sulla sabbia, vicini, stretti ancora nell’abbraccio di prima.
“Non ti
lascerò, lo sai vero?” Mi dice sottovoce.
“No, non
lo so.”
Mi guarda
perplesso.
“Si, lo
so”. Mi correggo e poi riprendo: “Ma a volte si ha bisogno di sentirselo
ripetere.”
Sorride e
mi tranquillizza dicendo: “Allora, te lo ripeto, e non per l’ultima volta: I-O
N-O-N T-I L-A-S-C-E-R-O’ M-A-I!”
Ridiamo
insieme e ci giriamo entrambi a guardare le onde del mare che nel frattempo si
è increspato.
Sono
grandi. Grandi come il nostro amore.
CAPITOLO 2
“Mi
mancherai!” Mi lamento poggiandogli le braccia al collo.
“Tu di
più” Ribatte e mi fa gli occhi dolci.
Siamo alla
stazione. Non posso credere che lo sto lasciando partire così, senza provare
nemmeno a fermarlo. Ma non posso fermarlo, lui deve partire, con o senza il mio
consenso.
“Mi
raccomando” inizio con le raccomandazioni “Non badare a tutte quelle ragazze
che ti fanno gli occhi dolci o i sorrisini”
Mi
interrompe: “Si si, lo so che sono irresistibile a tutti, anzi, a tutte!”
“No, solo
a me! Chiamami ogni sera o quando puoi, ma non mi trascurare”
Mi
interrompe ancora: “No, solo se conosco una bionda alta dolce e bella”
“Falla
finita scemo!”
“Tu
smettila con tutti questi avvertimenti. Non ti fidi di me?”
“Si che mi
fido di te, ma non mi fido delle altre” abbasso gli occhi.
“Avanti,
sembri tuo padre che ti ricorda tutti i doveri ogni volta che esci di casa la
sera! Non sono un bimbo, so badare a me e agli altri”.
“Mi fido,
ma solo perché sei tu e non voglio perderti.”
“Nemmeno
io voglio perderti. Mi mancherai.”
Si
allontana da me piano piano, mi manda un bacio e si incammina verso i suoi
binari.
Ecco
passare il treno. Si ferma.
C’è un
viavai di gente che sale e scende e tra tutti quelli vedo ancora chiaramente
lui. Prende la sua valigia pesante, sale e si incammina verso il fondo. Si
siede e si affaccia al finestrino aspettando che parta il treno. Mi guarda, con
gli stessi occhi dolci di quando mi ha visto la prima volta. Eravamo a cena con
degli amici in un bar affollato, quando entrai lo vidi seduto al tavolo che
rideva. Incrociai il suo sguardo e per un minuto rimanemmo a guardarci. Lui
dolce, io imbarazzata.
Mi
ritornano in mente quei giorni, in cui pensavo a lui ogni attimo; come si dice,
era amore a prima vista. Mi mancava e stavo bene solo quando stavo con lui. È
passato un anno ormai, e ora mi manca più di prima.
Se ne sta
andando. Mi sorride per l’ultima volta e mi fa cenno che andrà tutto bene.
Ricambio con un sorriso triste. Ormai è andato via.