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Autore: norwamnesio    10/03/2013    1 recensioni
Pensava a cosa era davvero successo. Sette anni prima, le certezze di un bambino crollarono ed un finto mostro iniziò a crescere dentro di lui. Non era odio, era desiderio. Non era vanità, era sofferenza dovuta alla ricerca di comprensione.
Però era troppo tardi ed il mostro, quello finto, aveva già segnato la sua pelle.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, Contesto generale/vago
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Aveva venduto la sua anima per il vuoto.

 

Si sdraiò sul letto e fece per fissare il soffitto, mentre in realtà il suo sguardo sprofondò nel buio di una crudele immaginazione.
Immaginò un bambino biondo, cresciuto nell'ipocrisia e plasmato ad immagine e somiglianza di un padre che aveva avuto, forse, solo la colpa di aver donato se stesso agli ideali sbagliati. Gli ideali più sbagliati che potessero esistere, a dire il vero, ma non riusciva a biasimarlo per aver creduto troppo in qualcosa ed essersi lasciato trasportare così tanto da perdere il senso del resto. Il bambino biasimava il padre, in cuor suo, solo per averlo improginato in una quantità eccessiva di lacca per capelli e averlo vestito di una personalità da cui mai, mai, sarebbe riuscito a liberarsi.

Capì che il buio di quella crudele immaginazione era in realtà un ricordo.

Ricordò quel bambino biondo che non aveva amici veri, ma che sarebbe stato in grado di fare una conversazione da adulto con chiunque.
Aveva 11 anni e gli avevano insegnato a credersi grande ancor prima di esserlo. Le sue misure però non mentivano ed 11 anni li aveva davvero mentre in quel negozio, a Diagon Alley, Madama McClan stava sistemando la sua uniforme. Entrò un altro ragazzino, Hogwarts anche lui, disse. A modo suo, con un'ostentata indifferenza, Draco cercò di essere cordiale, ci provò davvero. Gli disse tutto quello che c'era di meglio di lui o almeno, tutto ciò che gli avevano detto essere il meglio in lui. Sapeva giocare a Quidditch e sarebbe entrato nella Casa migliore, Serpeverde. Tutta la sua famiglia era stata lì, la sua famiglia era importante.

Non funzionò però, per niente, l'altro rispondeva assente come se stessero parlando due lingue diverse. Allora il bambino biondo passò a ciò che gli avevano insegnato essere divertente: la derisione degli altri. Criticò quell'uomo gigante e dalla barba scomposta che fuori dal negozio sembrava far loro dei gesti. Non funzionò nemmeno quello ed adesso, sdraiato su quel letto, ricordò il vuoto provato quando il ragazzino andò via, non degnandolo nemmeno della minima considerazione. Si sentì terribilmente sbagliato.

Era vero, Harry Potter sarebbe entrato ad Hogwarts e sarebbe stato uno del primo anno anche lui. Ricordò l'eccitazione per aver appreso una notizia del genere e la speranza che avrebbe potuto far amicizia con il ragazzo, il cui nome era forse degno del suo.

Un amico che magari avrebbe potuto rispettare.

Quando lo vide riconobbe subito il tipo con i capelli scuri incontrato a Diagon Alley. Pensò che quella volta sarebbe stato diretto, avrebbe potuto offrirgli la sua amicizia senza mezzi termini, come una persona buona. Ma a lui, in fondo, avevano insegnato che per farti notare devi scalfire gli altri. Arrivò lì e si nascose dietro una battuta fatta ai danni di quel Weasly con cui Potter stava parlando, se ne pentì subito, ma non sarebbe stato da forti ammetterlo e, in tal caso, davvero Harry Potter, il bambino sopravvissuto, avrebbe donato la sua amicizia ad un debole?
Ricordò il momento in cui la sua mano si allungò nel vano tentativo di stringere quella del ragazzino e il vuoto avvertito quando fu rifiutato.
Non era stata una sua impressione, quella volta. Potter l'aveva proprio detto, era in grado di scegliersi da solo gli amici. Era in grado di scegliersi gli amici da solo e lui, ovviamente, non rientrava nella lista; si sentì perso per un secondo, poi solo arrabbiato e con il tempo la rabbia diventò un po' parte di sè. Perchè i bambini a volte possono segnarsi a vicenda senza farci troppo caso e soprattutto perchè quel giorno, Harry Potter aveva lacerato la parte di Draco che lo aveva sempre fatto sentire così invincibile.
Non voleva essere suo amico e non lo sarebbe stato.

Continuava a pensarci mentre quel cappello si avvicinava alla sua testa. Sapeva di essere forte nonostante lo avessero scalfito, non avrebbe mai mollato. E mai per un secondo pensò che la sua potesse essere cattiveria, quanto incomprensione.

"Serpeverde!"
Sorrise, era quella la cosa giusta, la cosa che gli avevano insegnato essere giusta. Era perfetto. Raggiunse la sua Casa e si andò a sedere, ma in realtà la sua mente era rimasta spettatrice lì, allo smistamento. Adesso voleva solo sapere cosa Harry sarebbe stato, una qualche parte in lui sperava ancora che fossero compagni di Casa, per sentirsi accettato.

"Grifondoro!"
In quel momento finì tutto e le speranze andarono via.


Da quel momento osservò sempre Harry e i suoi amici da lontano e li attaccò sempre, in qualche modo, ma non tanto perchè li odiasse, quanto perchè in fondo, anche lui avrebbe desiderato essere parte di qualcosa. Sentiva di odiare ciò che non poteva avere e si era traformato in antagonista del ragazzo a cui in realtà avrebbe voluto essere accanto.

Potter...
I ricordi terminarono, si alzò dal letto e si rese conto che ormai era troppo tardi. Non era stato l'odio a ridurlo così, ma il desiderio di qualcosa che non avrebbe mai potuto avere.  

  
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