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Autore: veronika88    26/09/2007    6 recensioni
In una notte dove è impossibile dormire il principe dei sayan si ritrova a fare i conti con dei nuovi sentimenti....
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bra, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SOLO PER UN ISTANTE… Di stefania

La notte, avvolta nel suo silenzio morbido e avvolgente, ci copre sua volta nel dolce incanto dell’oblio e nel torpore caldo e vellutato dell’oscurità.
Le membra si sciolgono tra le coperte che proteggono ancor meglio il nostro corpo da quella oscurità che ci sta intorno e niente ci mostra di sé. Così, forse, per qualche istante pensiamo a cosa è successo durante il giorno che è trascorso o a quello che accadrà domani, ma poi sotto l’immensa serenità della nostra rilassante posizione tra le lenzuola, cominciamo a chiudere gli occhi e ad abbandonarci ai sogni più ignoti.

Non per tutti, però, la notte si rivela come la dolce compagna del sonno, soprattutto per i più piccoli che riescono a vedere nelle cose più semplici un’incantevole scoperta, ma che possono lasciarsi troppo condizionare dai rumori e dalle ombre all’interno delle loro stanzette, come se fossero entità dall’aspetto non ben definito pronte a spaventare i più timorosi e nei più tragici dei pensieri, anche a rimanere in agguato finché la preda non sia a loro disposizione.
Una notte come tante può trasformarsi in un incubo, dopo un risveglio del tutto inaspettato….

I suoi respiri non erano che lunghi sospiri affannosi, come di chi cerca disperatamente l’aria necessaria a riempire i polmoni dopo essere stato immerso per lungo tempo sott’acqua. I suoi occhi stanchi e scavati lasciavano intravedere un’opacità insolita per una bambina di così pochi anni e le sue membra erano in preda a tremiti di paura e sgomento.
Nessuno si era presentato nella sua stanzetta per consolarla, nessuno si era precipitato in seguito alle sue grida al suo risveglio e nessuna luce era stata accesa, nessun rumore nel corridoio, nessuno sapeva di quello che era appena successo e del suo stato d’animo.
Grosse lacrime fecero capolino all’estremità dei suoi occhi e incominciarono a scendere numerose e a raffreddare le guance bollenti di febbre, ma nonostante le lacrime crescenti ancora nessuno varcava la porta della sua stanzetta.

In realtà, qualcuno si era accorto di qualcosa, di un grido soffocato e di un altro più distinto. Già dal principio, la sua percezione sensoriale ben sviluppata l’aveva messo in allarme e la sua tranquilla posizione supina venne mutata in un attimo, dallo scatto vigoroso del braccio e dal brusco scostamento delle lenzuola diventate ormai troppo opprimenti.
Il volto ancora immerso nel sonno si scostò rapidamente puntando l’attenzione sul lato vuoto del letto e lo sguardo si rabbuiò ulteriormente scoprendo di non avere accanto la persona sperata, conoscendo perfettamente il perché di quell’assenza.
Dopo alcuni istanti di riflessione decise di alzarsi dal letto e dirigersi verso la fonte della sua insicurezza, del motivo per il quale era impossibile rimanere ancora tranquilli nel proprio letto e riaddormentarsi.
I suoi passi erano sicuri e nonostante l’oscurità avvolgente, dimostrava di conoscere perfettamente dove bisognava scansare piante e mobilia o poter accendere gli interruttori.

Attraversò il corridoio, dopo aver guardato l’orologio che puntava sulle 3.35 e continuò a camminare arrestandosi davanti alla porta che sapeva essere quella della figlia. Con un gesto molto cauto e discreto aprì la porta della stanza e ne scrutò l’interno, la finestra chiusa faceva emergere alcuni fasci di luce giallognoli che gli permisero di intravedere un corpicino rannicchiato su sé stesso vicino ad un angolo buio, di fronte al letto.

L’uomo si avvicinò più incuriosito che preoccupato e con voce autoritaria dopo aver fatto alcuni passi verso la piccola di cinque anni appena, si decise a chiedere: -Perché non stai ancora dormendo? Non dovresti essere a letto a quest’ora e per di più con la febbre addosso! Forza ritornate a letto!!

Vegeta decise di usare questo tono un po’ burbero per assicurarsi che in fondo, tutto andasse bene e fosse soltanto necessario rimettere la figlia a letto per far tacere la sua coscienza e il suo stato d’animo in subbuglio. La bambina, invece, cominciò a piangere ancora più forte, sentendosi rivolgere quelle parole astiose e non sentendo piuttosto il suo piccolo corpicino, abbandonato a tremori incondizionati, avvolto dalle possenti braccia paterne. Vegeta a questo punto, rimase spiazzato e senza altre argomentazioni da rivolgere non gli restò che incrociare le braccia e rimanere estremamente imbarazzato dall’azione che si aspettava di compiere, perché da un po’ di tempo a questa parte era diventato impossibile ingannare il suo cuore che tutto gli fosse solo indifferente.

I sentimenti si mescolarono tra loro senza che la razionalità potesse fermarne la portata e arrivato ad un palmo dal volto nascosto tra le braccia, della figlia, allungò le braccia e la sollevò di peso, come si prende tra le mani un cucciolo indifeso. Restò con la piccola in braccio in piedi in mezzo alla stanza e solo per qualche istante rimase a fissare il suo volto coperto dai lunghi capelli azzurri ma poi, con uno dei suoi soliti sbuffi arrendevoli dopo aver accettato la realtà della situazione si diresse verso la porta conoscendone la destinazione. Intanto, avveratosi il suo desiderio di sicurezza e protezione, la bimba rinfacciò al padre con la voce piegata dal pianto: - Dov’è la mamma? Voglio la mamma! - Tua madre sta ancora lavorando con le sue ferraglie e tu dovresti essere nel mondo dei sogni già da un pezzo…- le rammentò il padre conducendola fuori dalla stanza, essendo del tutto consapevole di come sarebbe terminata la nottata. Passarono solo pochi secondi. - Papà.. - Mmh? - Ho paura…

A quel punto Vegeta si trovò in un’altra di quelle situazioni non adatte a lui, dell’arte del consolare ne sapeva ben poco e di certo non era il tipo da frasi sdolcinate, ma per la sua bambina si sarebbe potuta fare un’eccezione alla regola e tutto quello che ne uscì fuori fu: - Hai paura perché hai fatto un brutto sogno? – le chiese camminando ancora per il corridoio. Non capendo bene come fosse possibile che il genitore sapesse del suo incubo di poco prima, si sentì ad un tratto più tranquilla e disposta a parlare: - Non ho avuto paura solo per il sogno brutto, ma perché tu non sei venuto subito a prendermi? Vegeta rimase un po’ spiazzato alla rivelazione della bimba. Non credeva che Bra potesse attendere il suo arrivo in un momento di difficoltà, piuttosto credeva che Bulma rivestisse questo ruolo anche se, a suo avvisto, la donna si dimostrava essere esageratamente permissiva e leziosa con i figli.

Non disse niente in risposta alla figlia, ma giunti davanti alla propria stanza l’avvisò severamente che sarebbe rimasta a dormire nel letto matrimoniale solo per un po’, dopo l’avrebbe ricondotta addormentata nella sua stanza. La bimba ebbe un sussulto al suono di quella decisione ma sperò soltanto, che il tempo insieme al papà, sarebbe durato abbastanza da rasserenarla. Dopo averle rimboccato le coperte fino alle guance paffute si fermò all’istante nel tentativo di darle un bacio sulla fronte ancora bollente, mosso da un istinto troppo sentimentale per essere accettato dal suo orgoglio sayan. Stranito dalle sue stesse emozioni e ripreso il cipiglio di sempre si diresse stancamente verso la sua parte di letto. Appena ebbe raggiunta l’adeguata posizione iniziale, sentì le piccole braccine della figlia stringersi al proprio braccio e la sua vocina un po’ assonnata sussurrare: - Papà…ho sognato che tu morivi…contro un mostro cattivo e che non riuscivo a salvarti, perché io non sono mai diventata forte come Trunks e perché…- ma il sonno incombente non le permise di proseguire oltre nel racconto e senza accorgersene la sua testolina si era appoggiata dolcemente sulla spalla muscolosa del padre.
Vegeta rimase con il fiato mozzato per tutta la durata del racconto e dal gesto tanto naturale della sua piccola, ebbe un tuffo nel cuore. Incominciò a sentirsi nuovamente strano e tramortito, il cuore batteva forte e il suo corpo rimase immobile mentre la sua mente ripercorreva l’accaduto e mentre i suoi pensieri si affollavano nella sua testa e non gli lasciavano tregua. Non si sarebbe mai aspettato mai una cosa simile: il giorno in cui il frutto del suo seme gli avrebbe detto parole tanto significative e gli avrebbe dimostrato un amore incondizionato tanto forte, lo stesso che già Bulma gli aveva mostrato all’inizio del suo indescrivibile cambiamento. Come poteva ora, non lasciare che soltanto una briciolina del suo sentimento gli permettesse di avvolgere la piccola tra le braccia, augurandosi che presto una volta abbandonato il suo stato febbricitante, la piccola sarebbe tornata a saltellargli intorno uscito dal trainer gravitazionale, come succedeva da un po’ di tempo.

Messosi sul lato, prese la piccola e l’avvicinò al suo petto, pensando che tanto Bulma avrebbe ritardato ancora, per quanto ne sapeva lui e non avrebbe dato nessuna spiegazione ad un comportamento tanto spassionato, quelli che rinfacciava sempre alla donna e che avrebbe criticato fino alla morte se avesse li avesse compiuti un altro nella sua stessa situazione. Ancora un poco e avrebbe riportato la bimba nel suo lettino, ancora un poco…

Abbandonatosi allo stato tanto rilassante e appagante del momento, le sue membra incominciarono nuovamente a piegarsi al sonno, che come un velo a poco a poco avvolse la sua mente. Abbandonata ogni difesa il suo corpo si arrese ad un dolce oblio.

Pochi istanti dopo, Bulma entrò nella stanza con discrezione, rimase a bocca asciutta alla scena che le si presentò innanzi e assorta nella sua contemplazione, rimase a guardare per un tempo interminabile. Accesa la luce sul comodino, si mise frettolosamente il pigiama e dopo una breve sosta in bagno, decise di prendersi il suo spazio il quel dolce quadretto, come un artista che decide di includersi nella propria opera. Spento infine il lume, decise che l’indomani avrebbe fatto finta di niente e non avrebbe usato questo suo momento di debolezza all’indole umana per farsi gioco di lui. Lo avrebbe soltanto messo accanto ai suoi più bei ricordi.

Fine

Questa fanfiction non è stata scritta da me (veronika88), sono solo l’intermediario, bensì da una mia carissima amica che non ha la rete Internet ma che condivide con me la passione sfrenata per Dragon ball z, perciò meriti o critiche vanno esclusivamente a lei… In attesa dei vostri commenti spero che la storia vi sia piaciuta! Veronika88- Stefania la fanwriter

  
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