Titolo: Je t'aime
Personaggi: Francis Bonnefoy, Francia; Alice Kirkland, Fem!Inghilterra; Jeanne D'Arc. 


<< You miss her, right? >>

<< De qui tu es en train de parler? >>

Il francese asciugò in fretta le lacrime che, suo malgrado, non era riuscito a trattenere. Probabilmente perchè sapeva di essere solo . O almeno lo credeva. 

Dipinse sulle labbra un sorriso tranquillo, quello di sempre. 

Era un genio, nelle maschere. Trasformista, le cambiava così in fretta che quasi perdeva sé stesso. 

Si voltò verso la ragazza appoggiata alla porta di camera, incontrando il suo sguardo che per una volta non era di rimprovero.
Vuoto. 

Lo fissava con un’espressione indecifrabile anche per lui. 

<< Smettila di mentire, frog. >>

Francis abbassò la testa, a quelle parole, con il sorriso che gli si incrinava sulle labbra. 

Era così bravo a farlo, ma anche i più bravi, a volte, perdono il loro tempismo. 

Alice gli si avvicinò, quasi esitante, sedendosi sul letto accanto a lui. 

Lui, che mai si lasciava far anche solo intravedere triste. 

Lui, che sorrideva anche nel dolore più straziante, ma che davanti a fiocchi di cenere che danzavano nell’aria aveva lasciato cadere le stesse lacrime di quel momento. 

Lui, che lasciò intrecciare la sua mano con quella della ragazza, lasciando un leggero sorriso intriso di tristezza delinearsi sulle sue labbra. 

<< “Vado pazzo della sua stessa assenza.” >>

L’inglese quasi trasalì. 

Citava il più grande drammaturgo appartenente alla nazione che aveva provocato la morte del suo primo, vero, amore per compiangerlo. 

Scherzi crudeli, quelli che il destino gioca agli amanti, ferite indelebili, fiotti lacrimanti di un dolore così dolce e straziante che la morte non è un poi così odiato finale. 

Eppure lui aveva tentato. 

Ma era troppo lontano per aiutarla. 

Eppure lui aveva pregato. 

Si era gettato ai piedi del sovrano per una richiesta di riscatto. 

Eppure lui aveva amato. 

Ma alla fine non era servito niente. 

Si era consumata, come una candela, come l’essere mortale che era, perchè in lei la fiamma della vita non era eterna, e venne soffocata da quelle che invece l’avvilupparono fino alla morte compiutasi in un’invocazione divina. 

E anche quella volta era troppo lontano. 

Non era riuscito a avvicinarsi, se non troppo tardi, se non per vederla morire. 

Inutile. 

Aveva lasciato cadere un giglio bianco sulla cenere, quando tutti se ne erano andati. 

Era rimasto in piedi, imponendosi di non piangere senza riuscirci, a fissare ciò che rimaneva di lei, ignorando lo sguardo di Angleterre che lo fissava con disapprovazione. 

Non lo sentiva e basta. 

Quando se ne andò la ignorò, sebbene lei allungò una mano nel tentativo di fermarlo. 

Non una parola. 

Solo una sguardo. 

Uno sguardo che mai prima d’allora le aveva rivolto, uno sguardo carico d’odio. 

Ma l’aveva perdonata, come poteva non farlo? 

Strinse Alice a sé, baciandole la fronte, a occhi chiusi. 

Lei non reagì, mormorò soltanto due parole, in un sospiro tremante. 

<< Forgive me. >>

<< Oui mon petite, oui. >>

Sospirò, muovendo le labbra ancora appoggiate sulla sua fronte, mentre le lacrime che tratteneva come sempre scivolano silenziosamente dentro di lui, invisibili. 

Non poteva piangere davanti a lei, non poteva. 

Non poteva provocarle dolore.

<< Je t’aime. >>

<< Me too. >>