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Autore: Medea Astra    10/03/2013    1 recensioni
[ invasion http://it.wikipedia.org/wiki/Invasion_(serie_televisiva)]
I due giovani si staccarono subito, un po’ per la sorpresa, un po’ per l’imbarazzo, non credevano che lui li stesse osservando. Kira si trovò spiazzata, non riusciva a pensare a nulla, Lewis al contrario capì subito che quel pomeriggio le cose non sarebbero finite bene così si parò davanti a Kira, come se non volesse fargli vedere la rabbia di Jesse, come se volesse proteggerla da lui.
“Mi fai schifo, mi fai letteralmente schifo. Sembri così santo, così tutto perfetto e invece sei solo un porco, Kira in confronto a te non è altro che una ragazzina e tu te ne approfitti”
Lewis strabuzzò gli occhi, non capiva il motivo di quell’attacco, sapeva della sua gelosia ma non si capacitava di quei giudizi così fermi e duri su di sé.
Buonasera cari colleghi e lettori di Efp, con piacere vi dedico questa mia nuova storia, spero che la leggiate in molti e che mi facciate sapere cosa ne pensate. I consigli, le critiche e perchè no, anche i complimenti, sono molto graditi. Buona lettura, un abbraccio.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Movieverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo
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 ATTENZIONE: questa storia è ispirata al telefilm "Invasion" si trova momentaneamente qui in attesa della creazione del giusto spazio. Vi ringrazio in anticipo per la lettura e mi scuso per l'inconveniente, spero venga risolto il prima possibile!
 
 
 
 
 
 
 
 
Lewis era in auto fuori dalla scuola, stava aspettando Kira e Jesse, doveva accompagnarli a casa, solitamente lo faceva Tom ma oggi lo sceriffo non ne aveva trovato il tempo quindi era andato lui. Essere lì fuori dal liceo non gli dava fastidio, lo faceva sorridere il ricordo degli anni in cui anche lui era un adolescente con i brufoli e la mania della pallacanestro, inoltre, in questo modo, avrebbe visto Kira prima della sera e avrebbe avuto modo di stare un po’ con lei. L’unica cosa che proprio non gli andava era che ci fosse anche Jesse, non aveva nulla contro quel ragazzo anzi, gli stava simpatico, ma la sua gelosia nei confronti della sorellastra lo metteva parecchio a disagio, ogni volta che c’era lui non sapeva come comportarsi con Kira, eppure era la sua ragazza e un diciassettenne non avrebbe dovuto metterlo in soggezione.
Il giovane militare era ancora immerso nei suoi pensieri quando sentì la campanella suonare e vide una folla di ragazzi uscire dalle ampie porte a vetri dell’istituto.
Kira e Jesse camminavano fianco a fianco lungo il viale, quando videro che al posto della macchina di Tom c’era quella del suo vice ebbero due reazioni diametralmente opposte. Kira si mise  a correre verso l’auto, felice come non mai, Jesse di contro rallentò il passo sbuffando.
“ Buongiorno amore mio” disse allegra Kira sedendosi al posto del passeggero.
Lewis sorrise di rimando, era davvero bellissima e lo amava alla follia, ogni volta che si vedevano lei sembrava avere l’universo negli occhi.
“ Buongiorno piccola, sei spendida” le rispose lui prima di baciarla.
Un bacio casto, a fior di labbra, come quello che a volte si scambiano le madri con i figli. Un bacio innocuo, ecco cosa vide Jesse, eppure quel semplice contatto di labbra bastò a fargli salire la bile. Entrò in macchina, si mise dietro e salutò con un grugnito.
“Ciao Jesse, tutto bene?” chiese Lewis cercando di stemperare la tensione sempre più palpabile.
“Sì, benissimo, va tutto magnificamente bene!” tagliò corto l’altro.
Il breve tragitto da scuola a casa trascorse in modo relativamente tranquillo, Kira raccontò per intero la sua giornata scolastica e, tra una parola e l’altra, accarezzava dolcemente il viso di Lewis.
Jesse appariva schifato dagli atteggiamenti della sorellastra, non capiva cosa ci trovasse in quello lì, eppure non parlava, preferiva stare in silenzio e cercare di pensare ad altro.
Giunti all’abitazione Kira chiese a Lewis se volesse entrare e questi, con sommo disappunto dell’altro abitante dell’auto, accettò.
Lewis si sedette in cucina e la giovane si mise a preparare il caffè mentre Jesse andò di corsa in camera sua a cambiarsi, non voleva assistere nemmeno per un altro minuto allo scambio di smancerie tra i due.
Approfittando della mancanza di Jesse, Lewis andò in cucina con Kira e l’abbracciò da dietro. Quella ragazzina era diventata indispensabile per lui, ormai gli mancava anche se non la vedeva per poche ore. Amava tutto di lei, il suo profumo, il suo modo di camminare, di parlare, di ridere. Era bellissima, avrebbe fatto girare la testa a chiunque, perfino ad un santo e lui, certo, un santo non lo era affatto.
La baciò sul collo, stringendola sempre più contro il proprio petto, voleva sentirla, voleva che lei lo sentisse. Avevano bisogno di quei contatti, di quegli abbracci. Lui adorava i baci dolci e delicati come quello che si erano scambiati pocanzi ma da quando avevano fatto l’amore per la prima volta, sentiva il bisogno, la necessità di stringerla a sé ogni tanto, di sentirla sua, sua e di nessun altro.
Il modo in cui Jesse l’aveva guardata in auto lo aveva innervosito parecchio, lo sguardo del giovane era carico d’odio nei loro confronti. Studiava il corpo di Kira come se lo desiderasse, i suoi occhi lo bramavano come un assetato l’acqua e a Lewis questo dava fastidio. Per quanto fosse religioso, per quanto fosse capace di dominarsi, era pur sempre un uomo e veder un ragazzino guardar in quel modo la sua donna non gli piaceva affatto.
Kira intanto si stava beando in quell’abbraccio. Il capo posato su quel petto possente, la sua mano che mollemente accarezzava la gamba di lui ed infine il braccio di Lewis, il suo unico braccio, che la cingeva appena sotto il seno con fare possessivo.
Lei adorava quei momenti, adorava quando lui l’abbracciava d’improvviso, quando poteva sentire la differenza tra i loro corpi, quello di lui grande e possente, quello di lei minuto e delicato.
Di colpo si voltò, adesso erano viso contro viso, petto contro petto. Si alzò lievemente in punta di piedi e cominciò a baciarlo mentre con una mano gli accarezzava il viso. Lui non se lo fece ripetere due volte e ricambiò il bacio con una dolcezza e una passione di cui nemmeno si riteneva capace.
In breve si trovò a scoprire con la lingua la bocca di lei, a leccarle le labbra, a stringerla sempre più a sé. La sentì ridere tra un bacio e l’altro, quella risata fresca, cristallina, uno degli ultimi tratti da bambina che le erano rimasti.
Scese a osservare il suo corpo, minuto, senz’altro, ma anche proporzionato e parecchio attraente, lei si accorse di quello sguardo malizioso e lo riprese con un baciò ed un altro ancora. La mano di lui si insinuò furtiva sotto la sua camicetta, carezzando il ventre piatto e liscio, arrivando a lambire la stoffa del reggiseno. La sentì gemere, un suono che solo lui aveva conosciuto tra il morbido fruscio delle lenzuola.
Lei sistemò le sue gambe all’altezza del bacino di lui, adesso gli era in braccio, si teneva al suo collo mentre lui continuava ad accarezzarla e lei lo ubriacava di baci sulle guancie e sulle palpebre. Ad entrambi sembrava di esser soli, di vivere un tranquillo momento di intimità ma questa sensazione effimera venne travolta da un urlo.
“ Sei un maiale, sei solo un maiale!” Jesse era lì, ritto davanti a loro con il viso livido di rabbia e gli occhi quasi fuori dalle orbite.
 I due giovani si staccarono subito, un po’ per la sorpresa, un po’ per l’imbarazzo, non credevano che lui li stesse osservando. Kira si trovò spiazzata, non riusciva a pensare a nulla, Lewis al contrario capì subito che quel pomeriggio le cose non sarebbero finite bene così si parò davanti a Kira, come se non volesse fargli vedere la rabbia di Jesse, come se volesse proteggerla da lui.
“Mi fai schifo, mi fai letteralmente schifo. Sembri così santo, così tutto perfetto e invece sei solo un porco, Kira in confronto a te non è altro che una ragazzina e tu te ne approfitti”
Lewis strabuzzò gli occhi, non capiva il motivo di quell’attacco, sapeva della sua gelosia ma non si capacitava di quei giudizi così fermi e duri su di sé.
“ Jesse, calmati ti prego, non stavamo facendo nulla, erano solo dei baci, stiamo insieme da parecchio tempo e poi non farei mai del male a Kira, io non mi approfitterei mai di tua sorella”
“Lei non è mia sorella, lei è Kira e tu dovresti starle alla larga, hai dieci anni più di lei, vai a fotterti quelle della tua età, leì è mia, non è tua, è mia, solo MIA , hai capito?”
Kira era sconvolta, affondò le unghie nelle spalle di Lewis, era letteralmente terrorizzata da Jesse, non lo capiva, non capiva il perché di quei comportamenti ma era certa che fosse solo una cosa passeggera e che adesso l’avrebbero risolta da persone adulte quali erano. Lentamente si scostò da Lewis e andò incontro al fratellastro.
“ Jesse, ti prego, smettila di fare così, Lewis non mi stava facendo nulla contro la mia volontà, ci stavamo solo baciando, noi stiam insieme…. Io lo amo” disse lei sorridendo e tendendogli la mano.
Jesse le strinse il polso e lo torse, le fece male, dannatamente male. Lei andò giù, per terra con le lacrime agli occhi e il viso sgomento. Lewis si precipitò dalla ragazza e l’aiutò a sollevarsi, le baciò la fronte e tornò a guardare Jesse.
“Perché l’hai fatto? Perché le hai fatto male, dannazione? Tu dici di esser innamorato di lei ma perché diamine le hai fatto del male?”
Adesso anche Lewis stava urlando, era incollerito, Kira era tutto ciò che di prezioso avesse su questa terra e non poteva certo tollerare che un ragazzino in preda ai fumi della gelosia le facesse male.
“ Lei è solo una puttana, vi ho visti l’altra sera, mentre facevate l’amore, vi ho visti e mi avete fatto schifo, lei non merita nulla, lei doveva stare con me non con te…” rispose Jesse scoppiando a piangere.
Di colpo Kira e Lewis capirono il motivo di tanta rabbia, li aveva visti amarsi e non aveva retto, ma loro non volevano, né la sera passata né quel pomeriggio, non volevano che lui soffrisse.
Kira tentò nuovamente di avvicinarsi a lui, voleva parlargli, voleva fargli capire che l’amore fraterno che lei provava per lui era completamente diverso dai sentimenti che la legavano a Lewis.
Fece qualche passo in avanti ma non riuscì ad andare oltre, Jesse la respinse con forza, facendola cadere a terra. Lewis a quel punto cieco dalla rabbia gli si avventò contro ma venne fermato da una voce molto familiare.
“Lewis, che sta succedendo qui?” Tom era sulla soglia della cucina.
Incredulo.
Attonito.
Basito.
 “ Papà…” fu un sussurro, un grido d’aiuto.
Vide Kira, sua figlia, la sua bambina, stesa in terra dolorante. Entrando aveva visto Lewis scattare contro Jesse e non aveva capito ma adesso le tessere del puzzle erano andate al loro posto e la dura realtà si prospettava agli occhi dello sceriffo.
Arrabbiato
Deluso
Ferito
Aveva notato da tempo le attenzioni morbose che Jesse riversava su Kira ma non credeva che sarebbe arrivato a tanto. Gli diede uno schiaffo. Uno dei tanti da padre, il primo da uomo a uomo. Non poteva tollerare quel tipo di comportamento e soprattutto non poteva tollerare che avesse osato fare del male a Kira.
Gli tirò un altro schiaffo cui ne seguì un altro ed un altro ancora. Tom sfogò così la sua delusione. Attento a non fargli troppo male ma a fargli sentire il dolore perché si ricordasse di cose fosse giusto e di cosa fosse sbagliato.
Volarono diverse parole in quei minuti, Jesse tentava invano di risponder al patrigno ma la forza di quell’ex pilota dell’aeronautica era davvero troppa per lui.
Infine, umiliato e livido se ne uscì di casa lasciando dietro di sé il silenzio.
Tom lo guardò uscire in silenzio, con il respiro corto e irregolare.
Lewis era dietro di lui, Kira piangeva e tremava attaccata al petto dell’ex marine.
Tom si voltò a guardarla. Sembrava un pulcino infreddolito. I capelli scompigliati, le membra frementi attaccate a quel corpo solido vestito con la sua stessa divisa.
Lo sceriffo ringraziò mentalmente che in quella situazione si fosse trovato coinvolto Lewis e non un ragazzo qualunque, senza dubbio la sua preparazione militare e la sua proverbiale calma avevano evitato il peggio.
“ Mi spiace signore, io non credevo che…”
“ Non devi scusarti di nulla Lewis, Jesse ha dei problemi suoi, tu non hai fatto nulla di male, hai solo protetto mia figlia e te ne sono grato.”
   
 
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