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Autore: MimiRyuugu    10/03/2013    5 recensioni
"Nonostante fosse passato solo un mese, mi mancava già. Le mia visite al suo ufficio. Le ore passate a chiacchierare, tra compiti e pozioni. Solo a quel pensiero sorrisi."
Sono arrivate le vacanze estive, la nostra Giulia è tornata a casa, ma non riesce a smettere di pensare al suo pozionista preferito. Riuscirà a convincere il vecchio gufo ad incontrarsi prima dell'inizio della scuola?
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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- Questa storia fa parte della serie 'I Tre Uragani Saga'
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Buonsalve *-*
non sono così in ritardo d'aggiornamento, daaaaaai :3 *occhioni dolci* inizio subito rigraziando tutti i lettori che hanno seguito anche questa ff, in particolare Giorgy89, Skelanimal e lolos, che hanno commentato lo scorso capitolo :3 come immaginerete questo è l'ultimo capitolo di Midsummer, ma non temete. Ho già pronta una nuova fan fiction che apparirà presto u.u per tenervi aggiornate sulle avventure di Giulia, ho sistemato da qualche settimana tutte le ff che la riguardano sotto la voce "I Tre Uragani Saga", così vi sarà possibile leggerle in ordine :3
Come al solito, gli addii li odio, ma sono rincuorata dal fatto che ho già qualcosa di più luuungo (preparatevi gli occhiali da vista xD) da proporvi. Qualcosa cambierà, però adesso basta spoiler >_< vi ringrazio davvero tanto per la lettura delle mie ff e spero mi seguiate anche nella prossima çwç in questo capitolo abbiamo solo Runaway di Avril Lavigne :3

Avvertenze: occtudine, estremo gongolio, faida famigliare. Anna odia i Tokio Hotel, spero che nessuna si senta seriamente offesa dalle sue colorite opinioni musicali xD)

Ora vi lascio all'(ultimo) aggiornamento *-*
Buona lettura : *


Capitolo 5

Rimasi a fissare per qualche minuto il punto in cui Severus era sparito. Ero in uno stato di semi coscienza. Presi il peluche e l’ombrello. Mi voltai e, senza pensare, feci un passo in avanti, sbattendo contro la porta. Fu il colpo al mio povero naso a farmi svegliare. Solo allora, arrossii. Non sapevo se ero in quello stato per il bacio. O per la nostalgia che già provavo. La mancanza di quegli occhi. Dei suoi occhi. E del suo profumo. Che forse. Scossi la testa. Non dovevo fare quei pensieri pessimistici. Piton non si sarebbe fatto scoprire. Ci saremmo visti il primo giorno di scuola. Magari sarebbe venuto anche all’Ordine qualche volta. Frugai nella borsetta e presi le chiavi. Aprii la porta, e la richiusi subito appena entrata. Mi ci appoggiai con la schiena. Portai una mano al ciondolo. E sospirai. Poi sorrisi. Mi aveva baciata. Le sue labbra così esperte. Le gambe mi cedettero e dovetti sorreggere al mobile dell’entrata. L’orologio segnava la mezzanotte e mezza. Pian piano mi trascinai fino alla mia camera. Mi cambiai, buttando i vestiti alla rinfusa sul pavimento. L’ombrello vicino al comodino. La borsa sulla sedia. Mi infilai sotto le coperte. Snakey stretto a me. Mentre la mia mente andava al quel bacio di poco prima. Mentre il mio cuore batteva ancora forte. Mentre cercavo di non pensare, che quello sarebbe potuto essere l’ultimo bacio. Dal mio amato principe.
Mi svegliai a causa di un gran trambusto. Poi, della luce improvvisa. Tirai la coperta fino alla testa. “Andiamo pigrona! È mezzogiorno passato! A che ora siete tornati ieri sera?” esclamò mia madre. Sospirai. Poco dopo mi tolse la coperta. Esponendo così i miei occhi ancora assonnati alla luce. Mi stiracchiai. “E questo cos’è? Un lombrico di peluche?” rise ancora lei. Allungai le mani verso Snakey. “Non chiamarlo lombrico! È un serpente, non vedi?” sbottai. Mia madre scosse la testa. “Insomma, vi siete divertiti?” mi chiese. Annuii. Mi guardò scrutatrice. “Dalla tua faccia devo dedurre che sia andata molto bene…” ghignò. Arrossii. “Ma…mamma! Mi sono appena svegliata, è normale che abbia questa faccia!” mi giustificai. Lei scosse la testa sicura. “Devo dedurre che…vi siete forse baciati?” chiese ancora, euforica, mettendo fuori la coperta per farle prendere aria. Per poco caddi dal letto. “Ma…come…cosa ti viene in mente!” rimbeccai, ancora più rossa in viso. “Scoperta!!!” esclamò, soddisfatta. “Ci hai spiati allora!” protestai. I suoi occhi si illuminarono. Lasciò perdere il cuscino e si precipitò a tuffo sul letto. Sembrava essere tornata ai tempi della scuola. “Allora è vero! Vi siete baciati! Ti ha baciato lui? O l’hai baciato tu? E com’è stato? Ai tempi della scuola io e Felicia supponevamo che Severus fosse un buon baciatore…è così?” mi chiese, d’uno fiato. Le tirai un cuscino. “Mamma!!!!” esclamai, stupita. Lei rise. Era davvero un buon baciatore. Anzi, ottimo. Senza accorgermene portai una mano sulle labbra. Le sfiorai con un dito. “La mia bambina!!!” sospirò mia madre. Arrossii e scossi la testa. “Allora, com’è stato?” ripeté poi. Sorrisi. “Non era la prima volta che…succedeva…ma….cioè…un po’ di tempo fa…ecco…diciamo che è stata una mia iniziativa…però…ieri sera…” cercai di spiegare, timida. Mia madre annuì. “…ecco…mi ha detto una cosa…per cui sono tuttora preoccupata…ed io…mi sono fatta prendere dallo sconforto…così…si è avvicinato piano…ed…è stato…dolce…” sussurrai. Lei mi accarezzò la testa. Poi mi abbracciò. “Mamma…tu e papà vi siete sposati quando la scuola è finita?” chiesi. “Ci siamo messi insieme dopo una settimana che uscivamo insieme, alla fine del quinto anno...siamo stati assieme per due anni…poi, qualche mese dopo, io ero già con il vestito bianco…” raccontò. Annuii. “Quando ci sposammo Voldemort era ancora in circolazione…potente…e gli Auror servivano…tutti…tuo padre stava via anche intere giornate…” continuò mia madre. La guardai. “E tu non stavi in pensiero?” le chiesi. Lei mi sorrise. “Si…molto…avevo paura…però, sapevo che tuo padre sarebbe tornato da me…” spiegò. “Chi mi chiama?” esordì mio padre, entrando in camera. “Nulla nulla…stavo solo raccontando delle cose a Giulia…” lo liquidò mia madre. Lui la guardò scettico. “Andiamo…così possiamo pranzare!” gli disse, prendendolo a braccetto. Mi fece l’occhiolino, e lo trascinò via. Sorrisi. Snakey ancora tra le mie braccia. Andai alla finestra. E sospirai. “Chissà se il regno di terrore di Voldemort finirà mai…” sussurrai. Il serpente mi guardò con quei suoi occhioni. “Pain, without love…pain, I can't get enough…” iniziai a cantare. Alzai gli occhi al cielo. Chissà se Severus era già al lavoro. Se si era già ripresentato da Voldemort. Delle orribili immagini presero vita nella mia testa. “Pain, I like it rough, 'cause I'd rather feel pain than nothing at all…” continuai. Severus attorniato dai Mangiamorte. Nemmeno una possibilità d’uscita. Con Lucius ad Azkaban. Crucio. Rabbrividii solo a pensarne il nome. “You're sick of feeling numb, you're not the only one…I'll take you by the hand and I'll show you a world that you can understand…” proseguii. Perché Silente lo stava usando così? Avevo sempre pensato che il preside fosse una persona buona, leale. Certo, non aveva costretto Piton. Però. Se Voldemort si fosse accorto del suo doppio gioco. Anche se sapevo che Severus non avrebbe commesso nessun minimo errore. “This life is filled with hurt when happiness doesn't work…” dissi, piano. Silente però non si immaginava. Quanto costasse per Severus tornare tra quelle ignobili creature. La ferita della profezia si sarebbe riaperta. Ma stavolta non era da solo. Gli sarei stata accanto. “Trust me and take my hand, when the lights go out you will understand…” conclusi. “Hey Giulia…scendi, ci sono delle frittelle calde che ti aspettano…” mi chiamò mia madre, entrando. La guardai. Si avvicinò e mi diede un bacio sulla fronte. Poi, iniziò a sistemare il letto. “Ah dimenticavo…ha chiamato Anna prima…ha detto vi incontrate a casa sua questo pomeriggio...alle tre…” mi riferì. Annuii. Scesi senza nemmeno cambiarmi. Mangiai in silenzio le mie frittelle. Anna voleva i particolari dell’uscita. Così come io volevo quelli della sua gita al Malfoy Manor. Mi ci voleva per distrarmi. Prima però, dovevo fare una cosa. Appena finito, tornai in camera, mi cambiai e mi sedetti alla scrivania. Presi una pergamena e una penna. Sospirai. Ed iniziai a scrivere. “Caro Professor Piton, lo so…non è passata nemmeno una settimana da quando ci siamo visti…a dire il verso, non è nemmeno passato un giorno. Le volevo scrivere per ringraziarla ancora per avermi concesso di vederla. Mi sono divertita molto. Ah, dimenticavo, Snakey la saluta. Si è messo a dieta. A quanto pare le sue critiche hanno funzionato! Comunque, non mi importa se non mi risponderà subito. Volevo solo farle sapere che ho piena fiducia in lei. Per qualunque cosa, io sono a sua disposizione. Baci, la sua Giulia” scrissi. Andai alla finestra e mi sporsi. Fischiai, e Sweeney si appollaiò sul mio davanzale. Gli feci una carezza sulla testa, poi gli legai la lettera alla zampa. “Al solito indirizzo…” ordinai. Il gufo spiccò il volo. E pian piano la sua sagoma non si vide più. Sistemai i vestiti, ancora buttati a terra dalla sera prima. E rilessi ogni singola lettera che tenevo nel cassetto. Dieci, venti, trenta volte. Alzai lo sguardo verso l’orologio. Erano le 14.40. Presi l’mp3 e lo accesi. “Mi raccomando, torna per cena! Oppure, se rimani a mangiare da Anna, chiamami!” mi raccomandò mia madre. Annuii ed uscii. Rischiai di essere investita da dei bambini su dei tricicli, sul marciapiede. Intanto, Broken risuonava nelle mie orecchie. Ero preoccupata. Per Severus. Ed ero dispiaciuta, perché non l’avrei più rivisito fino a settembre. Eppure ogni volta che ripensavo a quel momento. Il nostro momento. Senza neve stavolta. Mi dispiaceva aver pianto. Sapevo che guardarmi piangere per Severus fosse stato come un colpo al cuore. Esattamente quello che provavo io quando vedevo Hermione, o Anna, star male. Con la differenza che Anna non piangeva quasi mai. O almeno, evitava sempre di farlo in pubblico. Penso che l’unico che l’abbia mai vista fragile e bisognosa di protezione sia stato Draco. Perché lei si affidava a lui. E così doveva essere. Mentre Hermione. Era una ragazza forte. Smaltiva subito le arrabbiature. Uccidendo a cuscinate Anna, ma almeno dopo poco tempo tornava tranquilla. Sorrisi, al pensiero delle mie amiche. Trasportata dai miei pensieri, arrivai davanti alla casa della castana. Spensi l’mp3 e lo misi in tasca. Percorsi il sentiero di porfido fino alla porta. Bussai. Fu la madre di Anna ad aprirmi. Mi fece accomodare. Anna mi aspettava in camera sua. Riconobbi le note di una canzone provenire dal piano di sopra. I scream in to the night for you, don't make it true, don't jump. Imboccai le scale di legno. Oramai conoscevo bene quella casa. Salii fino infondo. La camera di Anna. Ultima porta del corridoio. Appena finite le scale, la camera di Mary Kate. Vicino un armadio per le scope, poi la camera dei genitori delle due. L’ultima porta a sinistra, il bagno. Poi, delle piccole scale, che portavano alla soffitta. Da quando Christian, fratello maggiore in casa Haliwell, aveva compiuto la maggiore età, aveva usato quello spazio come camera. Andai all’ultima porta. La faccia sorridente di Jack Skeletron era appesa. Bussai. Passarono pochi minuti. Bussai ancora. Ma nessuna risposta. Così entrai. Trovai la castana sul letto, a pancia in giù, che si premeva il cuscino sulla testa. Tossicchiai. Lei non si mosse. Scossi la testa divertita. Intanto la canzone continuava a risuonare. “Da quando ascolti i Tokio Hotel?” le chiesi. Stavolta la castana mi sentì. “È quell’incompetente di mia sorella che li ascolta…Mary Kate abbassa quello stereo altrimenti brucio quel cd!” la minacciò, buttando il cuscino contro la parete di fronte al letto. Si sentirono dei rumori, poi dei passi. La porta della camera si aprì. “Prova solo a bruciarlo, e vedrai i tuoi cd di Manson sparire in una nuvola di fumo!” rimbeccò Mary Kate. Poi mi notò. “Ciao Giulia!” sorrise. La salutai con una mano. “Ti dispiace spegnere quello stereo?! O almeno, cambiare cd?!” sbottò Anna. Mary Kate sbuffò. “Tanto ora vado a curiosare di sopra da Chris…” alzò le spalle. Poi, uscì dalla stanza. La castana tirò un sospiro di sollievo. “Da quando si è fissata con quei Tokio Cosi è insopportabile! Loro, sono insopportabili! Tanto valeva che mi desse una pugnalata al cuore…” sbuffò, facendomi spazio vicino a lei. Risi. Anna odiava con tutto il cuore quel gruppo. A me non faceva ne caldo ne freddo. Mi sedetti. Subito bussarono alla porta. “Avanti!” esclamò Anna. Hermione apparve sorridente. La salutammo e si sedette con noi. “Allora, racconta!” disse subito la castana. Il prefetto annuì convinta. Sorrisi. Feci un riassunto della giornata, compreso cinema e giostre varie. “Quindi siete stati assieme tutta la giornata…” commentò Hermione. Annuii. “E tutto quello che ne hai ricavato è stato un serpente obeso…” sbottò Anna. Tossicchiai. “Cosa pretendi Anna! È un professore! Piton non poteva mica baciarla in pubblico! Pensa se qualcuno li avesse visti!” la rimproverò Herm. Tossii ancora. “Veramente…” iniziai a dire. Le due si voltarono. Si sentirono dei rumori di sopra. Poi un tonfo. “Mary Kate fila in camera tua! Subito!” urlò Christian. Anna tirò un urletto esasperato. Infine, si sentì una porta sbattere. “Quanto vorrei essere figlia unica…” sospirò la castana. Risi. “Allora, cosa stavi dicendo?” mi chiese Hermione. Arrossii. “Non dirmi che Piton ti ha…no!!!” iniziò ad ipotizzare Anna. “No!! Non ci credo! Non può!!” la assecondò allibita il prefetto. Le guardai truce. “Mettete un soggetto, un verbo ed un predicato…così forse poi vi dico se è giusto o no…” sbottai. Le due si guardarono. “Ti ha…baciata?” chiese timidamente Herm. Arrossii. “L’ha fatto! L’ha fatto! Piton ti ha baciata!” iniziò a strepitare Anna. Divenni ancora più rossa in viso. La pregai di non fare tanto chiasso. “Ma…quando? Cioè…com’è successo?” sussurrò Hermione. “Herm, non ne parlare come se fosse qualcosa di drammatico…” la rimproverò Anna. Il prefetto la guardò stupita. “È una cosa grave! Due anni sono, e due anni vanno rispettati!” sbottò poi. La castana la guardò scettica. “L’amore non ha tempo…” rispose saggia quest’ultima. Poi le due si concentrarono ancora su di me. “Eravamo…sotto casa mia…mi aveva accompagnato a casa…e così…” iniziai a dire. Hermione si sporse in ansia. Anna mi guardò curiosa. “…ecco…vedete…ieri…mi ha detto che Silente gli ha affidato un incarico e…so che è qualcosa di pericoloso…” cercai di spiegare. Le due mi guardarono dubbiose. “Pericoloso? Non ne puoi essere certa…” osservò Hermione. Scossi la testa. “Severus mel’ha confermato…così…sapete…quando mi faccio prendere dai brutti pensieri…” continuai. Anna annuì. “Piangi anche se non vuoi…” completò Hermione. “Esatto…così è successo…Severus mi ha asciugato una lacrima…mi ha preso il viso tra le mani…piano…delicatamente…ha appoggiato la fronte sulla mia…e mi ha baciato…” raccontai. Anna sorrise. “Che romantico!” sospirò il prefetto. “Com’è stato?” chiese la prima. La stessa domanda che mi aveva fatto mia madre. “Dolce…perfetto…però anche triste…” descrissi. Le due annuirono. “Tranquilla…vedrai che andrà tutto bene…qualunque cosa sia…” cercò di rassicurarmi Hermione. “Esatto! Piton ha la pellaccia dura! E non solo!” esclamò Anna. Il prefetto le tirò una gomitata. “Intendevo la testa! Sempre a pensare male Herm!” precisò poi la castana. Hermione arrossì. Risi. “E tu Anna? Com’è andata al Malfoy Manor?” le chiesi. Lei sorrise. “Non ho fatto altro che essere servita e riverita tutto il giorno dagli elfi…” si lasciò scappare. Hermione le rivolse uno sguardo truce. “Conversavo con Narcissa…e la sera dormivo con Draco…un vero paradiso!” descrisse entusiasta. Sorrisi. “Draco era dolce…e gentile…più del solito…a quanto pare gira voce che Lucius verrà scarcerato molto presto…Narcissa cercava di sembrare forte…per non farsi vedere da Draco…però con me…sapete, da donna a donna ci si confida…” continuò a raccontare la castana. Io ed il prefetto annuimmo. “Nulla di che insomma…però sono stai dei giorni fantastici! Draco cercava di fare il buon uomo di casa…gli ci volevano un po’ di abbracci e coccole però…vedevo lontano un miglio che stava male…” spiegò ancora. “L’empatia degli innamorati…” sospirai. Hermione mi guardò dubbiosa. “Quando basta uno sguardo di una persona ad un’altra perché si accorga di come veramente sta…senza parole…ne gesti…solo uno sguardo…” spiegai. Anna annuì. “Ragazze…credete che finalmente qualcuno si sveglierà quest’anno?” chiese il prefetto. “Se ti riferisci a Ron non credo…” rispose Anna. Herm sbuffò. “Fai tu la prima mossa…invitalo a fare una passeggiata…” proposi. “…poi però lo blocchi ad un albero e lo baci…” completò Anna. “Penso che sarebbe più probabile la prima parte…” commentò Herm. Ci guardammo e scoppiammo a ridere. “Spero che Voldemort se ne stia buono…non ho voglia di dover riaffrontare Mangiamorte e soci…” sbottò Anna. Il prefetto la guardò allibita. “Chissà chi sarà il nuovo insegnante di Difesa quest’anno…” osservai. Anna alzò le spalle. “Mia madre mi ha detto che Silente ha assunto un suo vecchio amico…nonché ex professore di tutti i nostri genitori…un certo Lumacone…” disse poi. Risi. “Sicura? Lumacone?” chiesi, dubbiosa. “E che ne so…piuttosto, sapete che Bill si deve sposare con Miss Naso all’insù Delacour?” esclamò Anna, storcendo il naso. “Chi?!” chiese Hermione. “Fleur Delacour, di Beauxbatons…la ragazza del Torneo Tre Maghi!” spiegai. Il prefetto annuì. “Ma vi rendete conto?! Quella sottospecie di Barbie che si fidanza con Bill…” sbottò ancora seccata Anna. Lei e Bill erano come me e Fred. Amici. Confidenti. Come fratelli. Bill era l’unico tra i membri dell’Ordine, a fidarsi di Anna. Nonostante fosse proprio Molly Weasley, la prima che accusava Anna di far la spia, data la sua relazione con Draco. Rimanemmo a chiacchierare. A mangiare biscotti. A vedere le imitazioni di Anna su Fleur. E a scherzare. Ci separammo che era l’ora di cena. Hermione prendeva la strada opposta alla mia, così la dovetti salutare. Accesi l’mp3. Un po’ più leggera di prima. Quello che ci voleva per scacciare i brutti pensieri, era proprio un pomeriggio con le amiche. Arrivai a casa in contemporanea con mio padre. Cenammo. Guardammo la solita tv, poi, verso le dieci e mezza, tornai in camera. Ad aspettarmi, sul davanzale della finestra, Sweeney. Sorpresa, andai da lui. Aveva una lettera legata alla zampa. La srotolai piano. Riconobbi subito la scrittura. E sorrisi. “Cara signorina Wyspet, concordo nel dire che è davvero incorreggibile. Non potendo venirmi a trovare ogni sera mi scrive nemmeno dopo un giorno. Non mi ringrazi, il nostro incontro ha fatto divertire anche me. Dovrei essere io a ringraziarla, per il suo sostegno morale. Ne terrò conto. Comunque sono costretto a dirle, e sa benissimo che qui il termine dire significa ordinare, di non preoccuparsi. Non sono uno sprovveduto. Dopotutto, le ho fatto delle promesse. Molte promesse. E non sarei un gentiluomo se non le rispettassi. Pertanto, non stia in pena. La ringrazio per la bella giornata passata. Professor Severus Piton” lessi. La rilessi. Ancora. Ed ancora. Solo per una lettera. Mi sentivo felice. Perché era una sua lettera. Andai alla finestra. Il cielo stellato. La luna altra nel cielo. Feci un salto. Ed una piroetta. “And I feel so alive, I can't help myself, don't you realize!” cantai. Solo allora, mi resi conto di dover ricordare la giornata prima, come qualcosa di meraviglioso. Impagabile. Un ricordo da tenere da conto. “I just wanna scream and lose control, throw my hands up and let it go, forget about everything and runaway, yeah!” continuai. Mi tuffai sul letto. E mi misi a pancia in su. La lettera stretta tre le mie mani. Appoggiata sul mio cuore. “I just want to fall and lose myself, laughing so hard it hurts like hell!” esclamai. Nessuno ci avrebbe separati. Severus aveva ragione. Le sue promesse. Le avrebbe mantenute. Ed io avrei mantenuto le mie. Avrei conseguito i M.A.G.O.. Ed avrei combattuto Voldemort se fosse stato necessario. Avevo ancora un conto in sospeso con Bellatrix dopotutto. Sospirai. “Forget about everything and runaway, yeah!” conclusi, iniziando a dondolare le gambe. Posai la lettera sul comodino e lanciai in aria il cuscino. Lo ripresi. E lo abbracciai. Risi. Perché mi sentivo veramente felice. Anche un po’ sciocca. Però sapevo che se avessi pensato costantemente a Severus, non gli sarebbe capitato nulla. Mi calmai. Stretta al cuscino. Mi tolsi le Converse e le abbandonai sul pavimento. Allungai un braccio per spegnere la luce. E posai la lettera sul cuscino, vicino a me. Chiusi gli occhi. E l’immagine del bacio si riformò nella mia mente. Sorrisi. E di botto, mi addormentai. Con ancora quell’immagine impressa nelle testa. Nel cuore. Nell’anima. Come un bellissimo sogno. Un sogno da non dover scordare. Un sogno di una notte di mezza estate.

  
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