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Autore: Luna_R    11/03/2013    3 recensioni
Silvia. Silvia č pazzesca. Silvia fa ridere, č dolce, ha la freschezza della sua etŕ.
Silvia vive da sola, č giovane, ha un lavoro, ma č insoddisfatta. Piů che insoddisfatta, non crede piů. Nell’amore.
Claudio č maturo. Troppo. Claudio veste bene, vive nella Roma bene, ha amici per bene.
Claudio č quadrato. Ed ha un figlio di diciassette anni.
Quando le cose non succedono mai per caso, quando a volte si ricomincia a sperare e a credere in qualcosa, ecco mondi che si fondono, punti di vista che si abbracciano, dapprima scogli insormontabili ma poi, naturalezza infinita.
Quando si dice, il passato č passato.
Quando si dice, vivi come se dovessi morire domani. Lascia indietro il superfluo.
“Perché abbandonarsi agli altri č la sfida piů difficile.”
“La tua sfida, l’hai vinta in partenza.”
Quando si dice, “Leave to me.”
*Dopo sei anni riprendo in mano le redini di questa storia.
Che ho amato tanto e non ho mai concluso.
Spero piaccia anche a voi.
Lunadreamy.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Maryesse: piccola sorpresa per te ;) Grazie. Grazie. Grazie.

Alice_Evans: La tua recensione mi ha fatta ammazzare dalle risate XD

Niente fantasmi perň eh.. c’ho giŕ a che fare nella vita normale con morti viventi :D

 

Mie care ragazzuole e lettori silenziosi eccomi giunta al termine. Che faticaccia!!! XD

In realtŕ avrei voluto buttare giů una specie di epilogo ma.. credo di aver detto tutto il necessario e non vorrei annoiare nessuno.

Spero di non avervi deluso e che la storia alla fine vi sia piaciuta cosě come č venuta fuori.

Semplice. Forse con una trama giŕ vista. Ma spontanea. Dal cuore.

Ciao!

Lunadreamy.

 

Chap n.vn

 

Guarda a quello spazzolino divertito, come se infondo al baratro ci fosse almeno un po’ di speranza.

Il cimelio del loro rapporto č lě, l’anello di congiunzione tra l’avere una storia e.. “lo lascio qui, non si sa mai”.

Deve averlo sempre saputo. Ma la testa sente ragioni che il cuore non puň udire.

Per questo finisce nel cestino, insieme ai suoi sentimenti.

 

Si incrociano nel vialetto sotto casa, due ore dopo passate a fissare quel dannato aggeggio per denti.

E si maledice.

Forse qualche Dio non ha finito con noi. E’ cosě che risponderebbe Luciano Ligabue.

Ma l’amore conta, davvero. Conta eccome.

Silvia lo ha capito un po’ prima di lui che adesso non puň far piů nulla per rimediare ai suoi errori, ma puň lasciarla e lasciarsi andare, in memore di un passato che per quanto felice possa esser stato č passato. E non si replica. Questo viaggio in cui non si ripassa dal via.

 

Gli viene incontro sorridente, nemmeno lontanamente la maschera di cera del giorno in cui si erano rivisti dopo Londra.

Sembra sicura e forse lo č davvero.

Si ferma dinnanzi ai suoi occhi, pochi centimetri dal suo petto. Sa di buono.

Gli allunga una mano sulla sua e la incrocia, dita dentro dita.

 

”Mi dispiace.”

 

L’istinto di abbracciarla prevale sul buonsenso del.. ti farai solo male. “Hai ragione tu, se non me ne fossi andato, forse da questo vialetto entreremmo insieme. Ma la vita č adesso.. perciň niente scuse.” Le parla nell’orecchio come quando per farla divertire le raccontava le favole a modo suo, inventando i finali, sconvolgendo i personaggi. Tutto questo sembra familiare eppur terribilmente estraneo. Le mani passano sulle spalle e delicatamente l’allontana un po’. ”Giurami solo che si prenderŕ cura di te.”

 

Annuisce con il capo. Non ha parole per descrivere quel momento.

Matteo era stato qualcosa di piů. Sempre. Un ragazzo speciale. Un amico. Poi un amante.

E aveva giŕ capito tutto.

Forse č vero, alcune anime non sono predestinate.

Fanno un giro nella tua vita, deviano percorsi, cambiano strade, ma non ti appartengono per l’eternitŕ.

L’eternitŕ, appartiene all’amore.

 

*

Entra in macchina e le sorride ancora una volta.

E’ lontana, ma č ferma sui ciottoli lě dove l’ha lasciata, che lo saluta con la mano.

Accende la radio e da una stazione a caso rimbombano note che subito lo catturano.

Resta appeso a un filo, poi si volta ancora verso la sua direzione.

Flash di foto, occhi, sorrisi e baci si accavallano nella sua testa.

 

Riesco a sentirle dire ti amo come se fosse ieri.
Un giorno ho pensato di poterla vedere con il suo papŕ al suo fianco. E i violini avrebbero suonato arrivando la sposa.

 

Mette in moto di fretta. Sente che arriva. Saluta anche egli ma con il viso girato dall’altra parte.

Sfreccia su via Nomentana e gira al primo vicolo senza pensare, incanalandosi nello sterrato fuori strada.

Spegne i motori, tira indietro il sedile finchč i suoi occhi non mirano al tettuccio.

Qualcosa di caldo, umido e appiccicoso gli bacia la guancia.

 

Qui arriva l'addio, qui arriva l'ultimo momento. Qui arriva l'inizio di ogni notte insonne.
La prima di ogni lacrima che verserň.

Rascal Flatts, “Here comes goodbye”.

 

*

Ci sono notti che vorresti non finissero mai.

E ci sono notti invece che piů supplichi Morfeo di abbracciarti, piů ti ritrovi a contorcerti nei pensieri.

E a guardare delle pareti che sono sempre le stesse.

A stringere lenzuola, forse piů fredde.. dato che dormi sola.

Sua nonna, da piccola, le raccontava delle storie talmente vivide che la sua fantasia ne usciva stanca e assonnata e adesso- ci pensa bene- vorrebbe indietro quelle favole, perché la realtŕ ha tutto un altro sapore. E fa schifo.

Una notte di due settimane prima aveva stilato una lettera di presentazione per la nuova testata- qualcosa tipo da questo dipende il tuo futuro- e una volta spento il pc aveva dormito per otto ore filate come un neonato, senza uno scossone, una domanda, alcun turbamento.

Pensava a Claudio. E non aveva fatto altro per tutto il giorno.

La notte.. era solo una scusa.

 

Non riesco a dormire, scrive in un sms a Paola. Ma la pazza non le risponde; guarda l’orologio, nel mentre scoccano le due.

Conta le pecore.

Infila la testa sotto al cuscino.

Canticchia una ninna nanna con la speranza di auto addormentarsi.

Niente. Allora si mette sdraiata di schiena ed apre i cassetti dei ricordi “Claudio”; lentamente, come in un film in bianco e nero scorrono dagli occhi le immagini della festa a casa di Marta, la mattinata in Via del Corso, l’improvvisata al suo ufficio dove lo ha baciato per la seconda volta, Riccione e le cene romantiche, il suo compleanno.. fare l’amore.

Il suo cellulare si illumina nel buio.

Ma Silvia con gli occhi umidi di lacrime.. dorme. A volte la serenitŕ non va cercata tanto lontano.

 

*

“Non avere paura sorella. Ci sono io con te! Anche se a volte mi faccio paura da sola.. puoi usarmi come salvagente. Di nuovo! Ho deciso, devo farmi un uomo! Devo portare la nostra relazione ad una situazione di equilibrio, non č giusto che sia solo tu ad angosciarmi! Ok sulla seconda sono poco seria.. ma sulla prima seria senza ombra di dubbio. Sono con te. Buonanotte e dormi!”

 

Sorride leggendo la risposta di Paola.

Resta accoccolata fra le lenzuola tergiversando sul da farsi.

Deve lavarsi, vestirsi ed andare a lavoro.

Dopo aver lavorato deve passare in tintoria a ritirare delle cose dimenticate lě da secoli, tornare a casa e prepararsi di nuovo.

Scegliere un vestito- se necessario accorrerebbe anche in pigiama- truccarsi quanto basta a cancellare la notte semi-insonne e.. cercare di infilare fra tutto ciň il coraggio ora misto alla paura e un po’ meno il pensiero acuto di Claudio.

Una passeggiata… e che ci vuole?!

 

*

Claudio ha la giornata libera.

Pensa a New York e a quella proposta per un lavoro teatrale.

Quattro mesi nella lontana America e la possibilitŕ di lavorare con artisti emergenti č un esperienza che comincia a solleticarlo e non poco considerando che per la prima volta dopo tanto tempo si sente con la coscienza serena, libero da ogni impedimento e in certo senso risolto come uomo; Niccolň č ormai un uomo indipendente dai suoi genitori ed Eliana dopo un po’ di autocoscienza- e una condanna di lui per frode fiscale ai danni dello stato- ha mollato per direttissima Giorgio l’invertebrato-mica-tanto.

Fra loro le cose vanno molto meglio, adesso.

Quella chiacchierata a cuore aperto dopo avergli riconsegnato la lettera, ha fatto di Eliana una donna nuova ai suoi occhi.

Per cui diciamo che non ha nulla altro di irrisolto. A.. parte lei.

Ma lei č lontana col pensiero. Ed appartiene ad un uomo che non č lui.

 

”Sono quattromiladuecento euro adesso, piů spese.”

 

Clara, sua grande amica non che segretaria delle risorse umane, gli sventola sotto al naso alcuni preventivi.

Fa spallucce portandosi la tazzina del caffč alle labbra.

 

”Passa tutto alle note/spese e dě che resto a disposizione.”

“Quindi accetterai?!”

Annuisce guardando lontano. “La grande mela.. deve essere proprio eccitante.”

Lei infila tutto in un faldone grigio sorridendogli. ”Mi chiedevo.. chi prenderŕ il tuo posto mentre sarai via?!”

“Qualcuno di estroverso. Poi vediamo.. ovviamente geniale, simpatico spero per voi e..”

“.. nessuno sarŕ come te, Claudio.”

“.. lo so!”

 

E ridono insieme complici, mettendo da parte il lavoro per un po’, concedendosi quattro chiacchiere da amici.

Poi si scusa per i mille impegni, la saluta e se ne va.

In macchina prende il cellulare e compone il numero di Sandro.

 

“Tieniti forte.. ma sei solo?!”

”La parte superiore del mio corpo sě.. quella inferiore…”

“Ok, ok lascia stare, scemo io che te le chiedo ancora certe cose! Devi essere per mezzogiorno in direzione. Mezzogiorno, hai capito? Sii puntuale e fammi fare bella figura.”

“Dovrei capire di cosa parli?! Che vogliono da me in direzione?!”

“Conoscere il nuovo direttore per la fotografia.”

 

E non gli lascia il tempo per controbattere, aggancia e sfreccia via verso il futuro. Verso New York.

 

*

“Ma sei sicura che sia questo il palazzo?!”

 

Dopo aver passato tre quarti d’ora imbottigliate nel traffico del lungo Tevere, parcheggiano la macchina in un viale sterrato poco lontano dall’Olimpico; Paola lotta con il navigatore e “la voce da stronzo” che gli ha impostato mentre Silvia si tortura le mani nell’impazienza.

Alla fine di tutto ha optato per la semplicitŕ.

Non avrebbe voluto odiare un bel vestito solo perché questo era stato indossato nella peggior serata della sua vita.

In caso contrario.. avrebbe riso, ciň che contava era l’amore. Era Claudio.

E i suoi sentimenti. Ecco č con quelli che andava vestita. E si sentiva benissimo.

 

“Sei tu che non sei voluta passare per ponte Milvio! Se vi rimettete insieme, giuro che sparisco!”

“E se non fosse cosě?!”

“Mi suiciderň con te, tranquilla…”

“Ah grazie tante.”

“Di niente. Allora, come sto?! Sto bene vero.. questo vestito mi fa un sedere da urlo!”

 

Alza gli occhi al cielo e la trascina dentro.

Dalle scale proviene della musica, seguono quella e finiscono ad un quinto piano poco illuminato.

La luce dal soffitto traballa e oltre alla musica non proviene alcun rumore tipico da chiacchiericcio.

Ansia…

Un uomo alla porta le riceve prendendo i cappotti, indica loro una sala principale, il tavolo con i cocktail e sparisce.

La sala č piena di gente che vocifera fitto. Gente composta. Troppo…

Cercano subito fra la folla visi familiari ma a dire il vero fra gli attempati che attendevano di questi non ne riconoscono nemmeno uno.

 

“C’č qualcosa che non va...”

“Sono tutti vestiti di scuro…”

 

Un ragazzo biondo nel passare le urta. Paola sfoggia un sorriso a trentadue denti e gli si piazza davanti.

Silvia la tira in malo modo. “Ti prego fa la seria e vedi di trovare Sandro!”

Non se lo fa ripetere due volte, si gira verso il biondo guardandolo con occhi da cerbiatta.

 

“Perdonami, cercavamo Sandro. Lo conosci?! Dovrebbe aver in mano lui l’organizzazione della cosa, io sono Paola.”

Il ragazzo le sorride. “Un organizzazione imprevista.. a quanto pare. Comunque č di lŕ, nell’altra sala. Non siete del giro, non č cosě?”

“Ehm non proprio, ci ha imbucate lui.” Da una gomitata al tipo e prosegue. “Perň se vuoi introdurmi tu.. ti lascio il mio numero.”

Gli fa l’occhiolino ma Silvia la tira via in malo modo decisa ad attraversare a grandi passi il salone principale per andare a controllare l’altra sala, dalla quale arriva la musica udita per le scale.

Ha il cuore che č un tamburo impazzito.

Una sola parete e lo rivedrŕ…

 

Restarci stecchite forse sembrerŕ inopportuno e poco carino.. dinnanzi al feretro aperto che campeggia al centro esatto della sala.

Sono ad una veglia funebre. E disteso fra candido tulle bianco a mani giunte se ne sta un certo Alessandro Moreschi.

E non hanno la ben che minima idea di chi sia.

Si volta lentamente verso l’amica; non sa dire se ha piů voglia di piangere, mettersi ad urlare, ammazzarla o magari fare tutte e tre le cose insieme, perciň diciamo che se ne resta impalata come un ebete.

La loro presenza non passa inosservata e quella che ha tutta l’aria di essere la vedova Moreschi le avvicina confortandole.

 

“Temo di non conoscervi mie care.”

“Siamo.. nuove nel giro.” Paola si affretta a rispondere mettendo su una maschera di sconforto perfetta. “Una persona squisita.”

Silvia annuisce energicamente con il capo, allora la signora le invita ad unirsi al cordoglio e ai canti; quando si volta, le due si stringono vicine.

 

“Io lo trovo macabro.. cantano i morti. Ti prego andiamo via..”

“Le intrattengo, tu trova una via di fuga.”

”C’č un terrazzo, lŕ.” Silvia indica con il mento una porta finestra. “Ti prego mi viene da vomitare…”

 

A passi lenti e incerti si avvicinano alla bara, ma pochi istanti prima del confine Paola scoppia in un chiassosissimo pianto, accompagnato da pacca sulla spalla della vedova ed energici no con il capo, tanto che la donna visibilmente dispiaciuta ed in imbarazzo le congeda; le ragazze sgattaiolano via in tempo record attraversando la porta a vetri per il terrazzo, gettandosi a capofitto nella notte buia di Roma.

Una volta fuori boccheggiano a pieni polmoni e riprese le funzioni vitali Silvia si butta sull’amica, fumante di rabbia.

 

“Dove cazzo mi hai portato! Ti odio! Ti odio!”

 

L’altra ancora in debito di ossigeno si copre la testa dalle smanacciate dell’amica.

Purtroppo perň, trovando del comico in praticamente tutto ciň che la circonda, scoppia a ridere a crepapelle; Silvia la guarda seria, poi piano-piano inizia a sciogliersi e si sente male al pensiero che una scena cosě tragi-comica poteva viverla solo con lei e che era felice ci fosse nella sua vita, perché era speciale, era la sua migliore amica. E bisognava ridere per questo.

 

“Paola sei tu?!”

 

Una voce familiare le raggiunge dal terrazzo affianco; si voltano di scatto, Sandro č la che le guarda divertito.

Ancora piů pallide si guardano e si ridono di nuovo.

Poi degli occhi verdi sbucano dal nulla della visuale di Silvia.

Gli occhi verdi piů belli e intensi che avesse mai visto.

Claudio.

Ed č esattamente a poche spanne da Sandro con una bionda e una rossa che lo tengono avvinghiato; Silvia ringhia, con lo stomaco in fermento, le gambe improvvisamente molli, ha l’impressione di sprofondare pur essendo ancora in piedi e rigida. Lui la guarda stupefatto, quasi sussulta. Slega le mani intorno ai fianchi delle due e abbassa leggermente lo sguardo, colpito e imbarazzato.

La situazione di per se ha un che di comico, ma Silvia si sente come un peperoncino nella puttanesca.

E a proposito di puttanesche…

 

”Chi sarebbero queste?!”

 

Si porta la mano al fianco e fissa il trio con aria sardonica.

Paola ringhia alle sue spalle tipo mastino pre-incontro, Sandro dalla sua sogghigna come un ragazzino che ha rubato le figurine all’amico.

Le stangone risentite guardano subito Claudio, che per un attimo ha tutta l’attenzione catturata su di sé.

 

”Come vi chiamate? Ero preso da altro.. che scortese non ve l’ho neanche chiesto.”

 

Le due si guardano fra loro lascive, poi tornano su di lui. “Monica e Ludovica.” Poi la bionda osa. “Ma questa chi č la tua ragazza?!”

 

”Sě sono la sua ragazza.”

 

E accade l’inimmaginabile. Silvia si arrampica sulla ringhiera per le piante rampicanti che separa le due terrazze cercando di passare dall’altra parte sui gridolini eccitati di Paola e le preghiere di Sandro perché non si spezzi le ossa del collo. “Saluta le due veline amore, prima che la tua ragazza venga a fargli il culo..” Claudio divertito annuisce alle due che sbuffando lo spingono. “Si ciao..” E vanno via puntando il prossimo pollo.

”La tua ragazza eh.” La cinge per i fianchi, aiutandola a ridiscendere; si ritrovano occhi negli occhi con le mani ancora saldamente su di lei.

”Ti ho salvato da una prestazione costosa.. se non te ne fossi accorto.”

“Oh no, me ne ero accorto eccome.”

 

Ride e Silvia gli molla una gomitata nello stomaco.

Dio quanto č bello. E quanto mi č mancato.

Annusa l’aria intorno e ritrova il suo odore cosě familiare, sicuro.

Sembrano passati dei secoli dall’ultima volta che si erano visti.

Poi perň.. ci sono odori che ti ricordi persino dopo un'altra vita.

E gesti che nemmeno il tempo puň impedire di essere compiuti, per questo Silvia si abbandona alle sue braccia senza pensare.

 

”Mi sei mancato.”

“Anche.. tu.”

 

Claudio č un vortice di emozioni; gioia, paura, felicitŕ, paura.. paura, che non sia vero.

L’abbraccia forte saldando le braccia contro la sua schiena.

E si rende conto che i mesi passati a scorticare l’anima per mandarla via, sono valsi a niente.. per un momento come questo.

 

”Posso sapere cosa ci fai appesa a una ringhiera?! Ovvio, oltre molestare il sottoscritto..”

“E dai, come se non lo sapessi.”

“Ti giuro che non so nulla.”

 

Silvia torna con lo sguardo fisso al suo; non ci crede neanche un po’, ma ammette che gli ha reso le cose semplici, fornendogli un assist perfetto.

Mentalmente aveva tutto un discorso preparato, ma avvio, quando suona il campanello chissŕ com’č la memoria va all’aria.

Cosě tossicchia per schiarirsi la voce e allaccia le mani nelle sue.

 

”Io ti devo chiedere scusa. Ma non scusa una volta sola.. tante. Scusa per non aver creduto in noi. Scusa per essere scappata via. Scusa per averti spinto al limite e poi lasciato solo. Scusa se non ti ho piů richiamato. Scusa.. non ti ho neanche ringraziato come si deve. Scusa se ho capito tardi che stavo sbagliando e scusa se ti amo e te lo sto dicendo solo adesso. Io ti amo Claudio.”

 

My love, leave yourself behind. Beat inside me.

Amore mio abbandonati. Batti dentro me.

 

La cosa positiva di certi circoli abbienti č.. niente.

Qualche volta perň c’č un eccezione. La musica. Sempre molto soft, ma di buon gusto.

Come Siae che in questo momento dalla filodiffusione espande le note di My love e Claudio non ha altre parole se non quelle.

Sente il calore pulsare nelle mani, un tremolio, una scossa che lo rende vivo.

Stavolta ha capito bene.

Lo ama.

 

”Io ho sempre creduto in te.”

 

My love, look what you can do. You took my hand added a plan.

Amore mio, guarda cosa puoi fare. Hai preso la mia mano, avevi un piano.

 

”Spero solo non sia troppo tardi.”

“Io.. ti aspettavo, sai?! Ma non ti aspettavo come si aspetta qualcosa di scritto. Guardati Silvia, sei incredibile, sei la persona piů imprevedibile e incredibilmente incasinata ma.. ero certo che saresti arrivata. Non so come, non so quando. Sapevo. Ma stavolta ho fatto qualcosa di piů, sono andato avanti e non intendo piů guardarmi indietro, mi sono abbandonato. Come mi hai insegnato tu. Ora te lo chiedo io.. vuoi abbandonarti a me, senza ritegno, senza contegno, senza.. piů paura?!

”Si!”

“Alle mie condizioni?!”

“Sě!”

“Preparati allora… si va a New York.”

 

Lo guarda stralunata. Ma come sempre da quando la conosce gli balza fra le braccia e si fa baciare.

Un bacio appassionato. Voluto. Fremente d’amore.

Un bacio che significa eccomi. Ci sono. Andiamo.

Andiamo…

 

 

L’amore fa paura.

Ed č giusto che sia cosě.

Non bisogna mai accontentarsi del vivere. Bisogna cercarlo ovunque. Ovunque si trovi.

L’amore non ha barriere impossibili da superare.

L’etŕ, il colore della pelle, la lingua… l’amore parla una sola lingua e ha un solo colore, in piů č sempre giovane!

L’amore č qualcosa di prezioso che tutti noi abbiamo dentro.

A volte ci sembra abbia una combinazione criptica.. ma a questo mondo esiste chi ha la chiave per noi.

Non si č mai soli quando si ama.

Chi ama si abbandona. Abbandonarsi č vivere l’uno dentro l’altro.

Tutto muore. Ma l’amore no. E chi ama vive in eterno.

 

Fine.

  
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