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Autore: Jaredsveins    11/03/2013    5 recensioni
Seconda OS drammatica che scrivo, ma questa è la più triste di tutte e non credo che riuscirò mai a sfornarne una più malinconica di questa. Non voglio anticipare nulla, vi dico solo di preparare i fazzolettini, se siete molto sensibili. Buona lettura, Feffe.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jared Leto, Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I cried my best friend.
 
 
A volte basta solo un attimo per cambiare l’andata delle cose, solo un attimo che potrebbe migliorarle o peggiorarle. Un attimo prima o un attimo dopo, sarebbe comunque tutto diverso..
 
“Jar, che fai questa sera?” Mi sedetti accanto a lui e lo guardai.
Lui fece spallucce e mi guardò. “Credo che uscirò con Jamie.”
Annuii piano. “Non puoi uscire con me? E’ da tanto che non usciamo insieme io e te.”
Era vero, talmente tanto impegnati con l’album che non avevamo più speso tempo a cazzeggiare. Avevamo passato del tempo insieme, certo..ma non per rilassarci e divertirci. Fare musica, suonare, creare e sperimentare era liberatorio, ma di certo non portava al divertimento che si vive quando si esce.
“Allora?”
“Beh..con Jamie mi ero già messo d’accordo la settimana scorsa. Magari domani, ok?”
Sbuffai e annuii, ma non risposi.
“Non prendertela, dai!” Mi diede una leggera gomitata e rise, ma io lo fulminai con lo sguardo e mi alzai dal divano, sapevo che mi stavo comportando come un bambino, ma era mio fratello e non ricordavo più cosa volesse dire uscire con lui per divertirci, senza pensieri e senza fretta.
“Oh no, bro..non dirmi che te la sei presa!” Si alzò anche lui e venne da me, mettendo su quel broncio adorabile che mi faceva sempre passare ogni cosa. Era decisamente un punto a suo favore.
Sbuffai e poi lo abbracciai, non facendo mancare però uno scappellotto sulla sua nuca, che lo fece sbuffare e ridere subito dopo. “Però la prossima settimana sei impegnato con me, chiaro?”
Alzò le mani in alto e mi sorrise innocente, come se non avesse fatto nulla..effettivamente era vero. “Va bene, va bene. Rompi palle..”
“Rompi palle a chi?!” Risi e lo spinsi via, mentre lui corse al piano di sopra per prepararsi.
 
“Bro, io allora vado.” Si presentò accanto a me con le chiavi della macchina in mano e un sorrisone sulle labbra, non gli sembrava vero poter uscire dopo aver finito l’album. “Non so quando torno e mamma non sa che sto uscendo, appena torna glielo dici.” Sbuffò mentre lo disse.
Io risi e annuii.
Nostra madre, nonostante fossimo ormai adulti, ci vedeva come i suoi bambini piccoli. Quelli che strimpellavano già a soli sette anni e si prendevano a botte, per poi far pace con un abbraccio. Prima o poi avrebbe accettato il fatto che eravamo adulti e che, ormai, eravamo abbastanza liberi.
“Sì sì, adesso puoi anche andare.” Mi alzai e andai ad aprirgli la porta, facendogli cenno e passandogli le chiavi della macchina.
“Ah però..non vedi l’ora che me ne vada, vero?” Rise e afferrò le chiavi uscendo.
Io rimasi davanti la porta e lo osservai, mentre apriva la macchina ed entrava. Io rimproveravo mia madre, ma la verità era che anche io vedevo mio fratello come un individuo da seguire, mentre io mi vedevo abbastanza adulto da poter stargli dietro (modesto direi). Ero iperprotettivo nei suoi confronti, mi assicuravo sempre che stesse bene e questo, alle volte, ci portava a discutere. Perché lui, giustamente, non era più bambino ma un adulto di 41 anni, autonomo. Lui era un tipo che non amava le smancerie, abbracci, baci..però quando stava male se li prendeva tutti. Il nostro rapporto era sempre stato affiatato, sano e forte. Lui c’era per me e io c’ero per lui, avevamo creato la nostra band insieme e, adesso, eravamo arrivati ad un punto che mai ci saremo immaginati di raggiungere..data la nostra infanzia che non era stata delle più felici. Ma noi avevamo sempre tirato avanti, rimanendo vicini a nostra madre anche dopo l’abbandono di nostro padre e lei, da brava, ci aveva cresciuti come meglio poteva. Non ci ha mai fatto mancare l’affetto, l’educazione e non ci ha mai detto ‘non potete fare questo, non potete fare quello’. Ci ripeteva sempre ‘fate quel che volete, ma non mettetevi nei guai. Siete liberi, ma io vi controllo comunque’. E adesso eravamo felici, davvero tanto, e non potevamo chiedere di meglio. Anche per questo eravamo così affiatati, ovviamente, anche per questo lo tenevo d’occhio anche quando stava per uscire (come in quel momento).
Jared uscì l’auto dal garage e posò il cellulare sul cruscotto, poi si voltò per salutarmi, uscendo la mano dal finestrino. “Allora a questa sera bro, ciao!”
“Ciao!” Feci per chiudere la porta ma mi bloccai, volevo dirgli un’ultima cosa. “Ah, bro!”
E così lui si voltò verso me, nonostante fosse sulla strada. Ma quell’attimo, quel momento fulmineo, fu fatale. Perché non vide una macchina che passava a tutta velocità e lo colpì, colpì la parte del guidatore..proprio dove c’era lui.
Io sbarrai gli occhi e corsi da lui, con il cuore in gola e il passo malfermo, avevo paura di vedere. E quando lo feci, mi portai la mano alla bocca e presi subito a strattonarlo.
I suoi occhi si erano chiusi e il capo era chino in avanti, il braccio fuori dall’auto era rimasto dov’era, solo che era rivolto verso il basso e molle, le dita poco piegate. Lo sportello era schiacciato contro lui, tantissime schegge di vetro del parabrezza gli coprivano il viso e il sangue colava dalla sua fronte.
Urlai il suo nome vedendo che non rispondeva e feci il giro dall’auto, il bastardo che lo aveva investito era già fuggito con la sua auto..ma non m’importava in quel momento, volevo solo vedere cosa fare per mio fratello. Anche se, sapevo, che solo dei medici avrebbero potuto aiutarlo. Aprii lo sportello e lo tirai piano a me, portandolo via da quell’auto ormai distrutta e lo guardai, i miei occhi si riempirono subito di lacrime..lui doveva restare con me. Lo portai dentro casa e lo stesi sul divano, chiamando subito l’ambulanza e prendendo poi un panno bagnato. Gli tamponai la ferita sulla testa, stava perdendo moltissimo sangue, era sempre più pallido e io mi stavo spaventando sempre di più. “Andrà tutto bene Jay, ci sono io.”
Lui, ovviamente, non faceva nulla..il suo petto si muoveva su e giù, ma non regolarmente..era molto più lento del solito e c’era del sangue anche sul suo fianco.
Gli tolsi la camicia e sbarrai gli occhi, un ematoma gli prendeva il fianco destro e perdeva sangue dal torace. Stavo per sentirmi male, mi tremavano le mani e pregai che l’ambulanza arrivasse al più presto possibile. Poi, dopo dieci minuti, bussarono alla porta. Io mi catapultai e indicai il divano spiegando solo quel che era successo.
Gli infermieri misero Jared sulla barella e la sua faccia si smosse in una smorfia di dolore, ma non proferì nemmeno un verso, nemmeno un gemito o un lamento..nulla.
Io li seguii in silenzio e salii in ambulanza, prendendogli la mano mentre spiegavo esattamente per filo e per segno quel che era successo, la mia voce tremava..ero semplicemente terrorizzato. “Starà bene, vero?”
L’infermiera non mi rispose e ritornò a mio fratello, attaccandolo ad una flebo e mettendogli una mascherina per l’ossigeno.
Sentii dell’umido lungo la mia guancia e la toccai, avevo iniziato a piangere senza rendermene conto. Ma era inevitabile, già stavo pensando al peggio..stavo pensando che sarei dovuto andare avanti senza lui, senza il mio migliore amico. Se fosse andata male, come lo avrei detto a mia madre? Ai miei amici? Come avremo dato la notizia agli Echelon? Quante persone distrutte ci saranno state, oltre me?
“Siamo arrivati, ora lo portiamo in sala operatoria e vediamo cosa possiamo fare. Lei deve solo aspettare, noi la chiameremo e le daremo notizie.”
Avrei voluto obiettare perché sarei voluto stare con lui, ma non parlai, mi limitai ad alzarmi e seguii in silenzio la barella che teneva mio fratello, la guardai fino a quando non scomparve con i medici dietro le porte della sala operatoria. Mi sedetti su una sedia proprio lì accanto e mi presi la testa tra le mani, infilandomi le dita tra i capelli e tirandoli..stavo per strapparmeli per la disperazione. Quelle orribili immagini mi scorrevano davanti, non volevano saperne di lasciarmi..sembrava quasi tutto un film, uno di quelli drammatici che non dimentichi facilmente per il loro finale. Solo che io, il finale di quello, ancora non lo conoscevo..ma speravo in uno felice.
 
Passarono due ore, due lunghissime e interminabili ore, prima che il dottore uscisse dalla sala e si togliesse la mascherina verde. “Leto?”
Mi alzai e corsi da lui, guardandolo con il cuore in gola. “Allora?”
Lo vidi sospirare e negare con il capo, mentre mi poggiava una mano sulla spalla dandomi qualche pacca. “Mi dispiace, ma la sua situazione era fin troppo critica..ma ci abbiamo provato. Aveva già perso troppo sangue..”
Sentii la terra mancarmi sotto i piedi, vidi sfocato a causa delle lacrime che mi velarono gli occhi e mi sfuggii subito dopo un singhiozzo, portandomi le mani alla bocca per zittirne altri. Feci qualche passo indietro e poggiai la testa al muro, prendendomela tra le mani e scoppiando in un pianto ininterrotto. Le mie gambe tremavano e sentivo che sarei esploso da un momento all’altro. Avrei voluto urlare, avrei voluto correre da lui e dirgli di non andarsene, di non lasciarmi da solo, di essere forte ancora un minimo perché era presto per abbandonarci tutti, per abbandonare il nostro sogno vissuto e ormai finito..perché, per me, tutto quello rappresentava la fine. Come avrei fatto senza i suoi abbracci? Quando avrei avuto bisogno di un suo ‘ti voglio bene’, come avrei fatto? Come sarei sopravvissuto senza lui?
Semplice, non sarei sopravvissuto.
Sentii due colpi di tosse accanto a me. “Vuole vederlo?”
Alzai lo sguardo sul dottore, fissandolo con gli occhi socchiusi e il volto ricoperto di lacrime. Riuscii solo ad annuire e seguirlo, con il cuore che piano piano smetteva di battere..ebbi l’impressione di non sentirlo più.
“E’ qui.” Ci fermammo davanti una porta e se ne andò via, lasciandomi da solo.
Io misi la mano sulla maniglia e l’abbassai, spingendoci su e, appena lo vidi, mi gelai sul posto e gemendo di frustrazione.
La pelle ormai pallida, gli occhi chiusi, tanti tagli sul viso, le braccia lungo i fianchi e solo un misero lenzuolo bianco che gli copriva il corpo nudo.
“Jared..” Piansi ancora più forte e chiusi la porta precipitandomi, gli presi una mano e gliela strinsi con forza, strattonandolo e chiamandolo ancora. “Non fare scherzi dai..” Singhiozzai e lo strattonai più forte. “Sei un bugiardo! Tutte le promesse che mi facevi quando eravamo piccoli? Mi hai promesso che non mi avresti mai lasciato, che mi avresti voluto sempre bene. Perché hai mentito? Perché te ne sei andato così? Perché Jared?!” Crollai sulle ginocchia e gli strinsi ancora la mano, mentre diedi delle piccole testate contro il materasso per non urlare. “Me lo avevi promesso..” Alzai lo sguardo e lo fissai. “Come lo dirò a mamma, eh? A Tomo, Vicki, Emma..i ragazzi? Come lo diremo agli Echelon?” Appena ci pensai mi alzai in piedi e gli presi le spalle, iniziando a strattonarlo e urlare. “Tu hai sempre detto loro di essere forti, di non arrendersi! Ora perché ti sei arreso tu Jared? Loro hanno bisogno di te, di me, di Tomo..ma noi senza te non siamo nulla! Non dovevi andartene via così, non dovevi!”
Piansi, piansi come non avevo mai fatto in vita mia. Piansi lacrime che non c’erano più, piansi contro il suo corpo, piansi più che potei..piansi fino a quando non vennero a bussare a quella porta. Piansi mentre mi alzai e corsi incontro a mia madre, piansi quando corsi ad abbracciarla, piansi quando lei iniziò a singhiozzare e ripetere il nome di mio fratello mentre lo fissava, piansi e mi accoccolai. Piansi mio fratello, piansi l’idolo di milioni di persone, piansi il mio idolo, piansi l’uomo dagli occhi celesti che era stato sempre forte..piansi il mio migliore amico.
  
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