Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: svegliaminiall    11/03/2013    5 recensioni
Sunday:
Farò qualsiasi cosa pur di andarmene. A partire dall'autostop: la prima opzione che mi passa per la testa. Non so in quanti vadano da Doncaster a Londra di venerdì sera, ma tentar non nuoce.
-
Harry:
Ma porca di quella troia. Ditemi dove cazzo sono adesso.
"Svoltare a destra" continua a ripetere la voce metallica e femminile di questo fottuto navigatore. "Svoltare a destra". Guardo a destra: non c'è una strada neanche a pagarla oro, dove vuole che svolti?! "Svoltare a destra" blatera ancora la donna-tom-tom.
"Ma porca troia, stronza puttana, non vedi che a 'sta cazzo di destra non c'è neanche una fottuta strada di merda?!" sbraito contro l'aggeggio meccanico come se potesse sentirmi.
-
"Hai fatto la pipì addosso? Sulla...sulla mia auto?" chiede Harry sbarrando gli occhi e trattenendo le risate.
Io lo guardo incenerendolo con lo sguardo. Sono terrorizzata. "Ho..." comincio con il cuore a mille "credo di aver...rotto le acque".
- - -
Sunday e Harry.
Lei che sa di aver perso tutto, Lui che Crede di avere tutto.
Un incontro casuale ma travolgente per entrambi.
Perché è proprio dalle macerie che si può ricostruire.
-
[ATTENZIONE: contenuti forti]
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Capitolo 1: Autostop

Sunday POV


Dintorni di Doncaster, ore 8.18 p.m.
Osservo sconsolata l'ultimo pullman per Londra imboccare la superstrada: l'ho perso. Ho corso per più di un chilometro, questa maratona mi ha letteralmente sfiancata, ho rischiato di essere investita una decina di volte...e nonostante ciò ho perso quel dannato e fottuto pullman.
Dio ce l'ha con me, penso sedendomi sulla valigia stracolma per riprendere fiato. E, come se tutte queste sfighe non bastassero, una fitta dolorosa mi attraversa il ventre. Appoggio la mano sinistra sul mio pancione di ormai più di otto mesi, pensando che sia solo il bambino che scalcia. Mi illudo che sia così, per il momento non voglio dover avere altre preoccupazioni per la testa.
- Non preoccuparti, amore mio – mi rivolgo a mio figlio, accarezzandolo attraverso il pancione e sentendolo scalciare nuovamente – ora la mamma trova una soluzione – dico, forse per rassicurare più me che lui.
Rassicurare? Un momento, ma chi voglio prendere in giro? Forse è meglio che sia realista una volta tanto, anche se la verità è difficile da affrontare: sono nella merda. Ma non solo nella merda, sono finita dritta in una discarica di feci.
Forse scappare di casa non è stata una buona idea. Forse avrei almeno dovuto aspettare di compiere diciotto anni. Oddio, ora magari mia madre chiama la polizia. Ma no...figurarsi, non si accorgerà nemmeno che sono scappata! Però ora che ci penso, essendo minorenne, non posso neanche alloggiare da qualche parte da sola perchè i documenti me li chiederanno di sicuro. Ma cosa mi è saltato in mente? Cazzo. È che non ce la facevo più a sopportare mia madre. E sono scappata senza pensare alle conseguenze. E la mia mente non controlla più i miei pensieri, sto sproloquiando.
No, non posso arrendermi così. Dannazione, ce la devo fare. Non posso darle la soddisfazione di vedermi tornare a casa. Immagino già il sorriso falso che farebbe, come a dire "questa è solo la conferma del fatto che tu sia ancora una bambina ingenua che da sola non può fare niente".
Ero scappata anche un'altra volta, due anni fa - però ero andata da zia Jessie, non a Londra da sola - e mia madre, quando mi aveva vista tornare solo il giorno dopo, aveva detto quella fottuta frase che mi aveva tormentata per secoli.
Ma questa volta ho organizzato tutto. Ieri sera, appena mia madre è uscita di casa, ho deciso di agire. Mi sono fiondata nella camera matrimoniale che una volta divideva con papà e ho cominciato a frugare nel terzo cassetto del comò. Oggetti ricercati: vecchie foto di quando ero piccola, di quando ero felice, di quando mia madre non era ancora diventata una squilibrata, e di quando c'era ancora papà. Dopo aver preso le foto più belle sono passata al quarto cassetto del mobile. Oggetti ricercati: soldi. So che mia madre li tiene li, dentro un vecchio portagioie. E so che potrò sembrare una ladra, ma con tutto quello di cui è riuscita a privarmi lei negli ultimi anni, non riesco a sentirmi in colpa. Sono riuscita a racimolare 380 sterline; direi che mi è andata di lusso, aggiungendovi i miei risparmi sani e salvi sulla mia carta prepagata. Per fortuna ho lavorato per due anni come cameriera in un locale qui a Doncaster, così qualcosa sono riuscita a mettere da parte. Poi ho preso la valigia che era già pronta sotto il letto e sono uscita da quell'appartamento – da quella prigione – che mi ha rovinato l'adolescenza.
E ora eccomi qua, in ansia come un cantante al suo primo concerto o alla sua prima esibiz...scacciai subito quel pensiero.
Esibizione. Concerto. Sebastian.
Il mio umore già nero peggiora ulteriormente a questi ricordi.
Sunday, non pensare, mi dico. Perchè in un modo o nell'altro queste immagini mi tornano sempre in mente? Perchè non ho ancora superato l'accaduto? Basta.
L'ansia sta salendo ulteriormente. Probabilmente non sarei molto preoccupata se dovessi badare solo a me stessa, il problema è che ogni mia decisione ora si riscuote su due persone: me e mio figlio.
Quindi, visto che voglio raggiungere il mio obiettivo (cioè la mia fuga), decido di fare qualsiasi cosa pur di andarmene. A partire dall'autostop: la prima opzione che mi passa per la testa. Non so in quanti vadano da Doncaster a Londra di venerdì sera, ma, come si suol dire, tentar non nuoce.


***


Harry POV

Ma porca di quella troia. No, ma ditemi dove cazzo sono adesso.
"Svoltare a destra" continua a ripetere la fottuta voce metallica e femminile di questo fottuto navigatore. "Svoltare a destra". Guardo a destra: non c'è una strada neanche a pagarla oro, dove vuole che svolti, nel bosco?! "Svoltare a destra" blatera ancora la donna-tom-tom.
- Ma porca troia, stronza puttana, non vedi che a 'sta cazzo di destra non c'è neanche una fottuta strada di merda?! - sbraito contro l'aggeggio meccanico come se potesse sentirmi. Stupida tecnologia. E stupido Louis che non è voluto tornare a Londra con me, almeno lui avrebbe saputo la strada, porca miseria! Invece no! Gli mancavano troppo le sue sorelline, e ha voluto prolungare la sua vacanza, costringendo me a tornare da solo, rassicurandomi che con l'"aiuto" del navigatore non mi sarei perso. Si, come no. Infatti ora sono qui in una superstrada sconosciuta e non riesco a trovare l'autostrada per Londra. Dannazione, i veri uomini non si perdono
mai.
Sono incazzato nero, così spengo il navigatore – che se prova a parlare un'altra volta lo lancio fuori dal finestrino, lo giuro – e mi guardo attorno alla ricerca di cartelli stradali o persone a cui chiedere indicazioni. Persone. Chi credo di poter trovare ormai alle 9 di sera in questa zona fuori dal mondo? Oddio non voglio essere costretto a chiedere indicazioni ad una prostituta. Sarebbe troppo imbarazzante, e poi io sono Harry Styles, non vado a puttane. Magari mentre sto per chiedere indicazioni una salta su credendomi un cliente. Magari mi riconoscerebbe e mi filmerebbe di nascosto, e poi venderebbe il video di
Hazza che va a puttane, mi immagino già i titoli di quegli insulsi giornali di gossip. Magari la mia carriera finirà così. Ma cosa sto dicendo? Ho seri problemi, si, ne sono consapevole. Magari invece...
Sono questi i pensieri che mi frullano per la testa, quando vedo una figura poco più avanti di me. Comincio a rallentare e noto così che è una ragazza, di spalle, che si trascina dietro una valigia enorme, mentre la sua mano destra è ben evidente e tiene il pollice alzato. Autostop? Beh almeno non è una prostituta (credo), bene, tutti i miei pensieri precedenti sono inutili.
Accosto titubante. Magari potremmo fare uno scambio equo: io le do un passaggio e lei mi da indicazioni.
Quando fermo il mio range rover accanto a lei, si volta. E io ci resto di merda.
Cosa...? È incinta? Ma se avrà si e no vent'anni! Oddio, penso guardandola curioso per poi abbassare il finestrino.
Lei mi guarda imbarazzata così decido di parlare. - Ciao, io sto andando a Londra, ti serve un passaggio? - chiedo gentilmente sistemandomi il mio adorato cappello verde. Non ho mai fatto autostop nè ho mai preso sù qualcuno quindi spero di aver detto il necessario.
- Oddio si! - risponde lei sorridendo sollevata. - Oddio non ci credo, grazie! - esclama ancora. Così scendo dall'auto per aiutarla a mettere la valigia nel bagagliaio, decidendo di spiegarle subito il mio "problema".
- Misonopersoperò – borbotto imbarazzato, a voce bassissima. Solo io potevo perdermi come un idiota.
- Cosa? Non ho capito – chiede la ragazza mentre io chiudo il baule.
- Mi... - confessare di essermi perso è più duro di quanto avessi immaginato, gli uomini non si perdono mai, che figura pessima - ...mi sono...perso – concludo guardandola di sottecchi.
E lei, notando la fatica che ho fatto a confessarglielo, si mette a ridere.
- E che male c'è? - chiede lei continuandoo a sorridere – Succede! - mi tranquillizza mentre le apro la portiera dal lato del passeggero per farla salire. Forse non c'è niente di male a perdersi, sono io che mi faccio mille seghe mentali.
Una volta salito al posto di guida, però, i miei pensieri idioti ricominciano. E adesso di cosa parliamo? O non parliamo? Facciamo tutto il viaggio in questo silenzio imbarazzante? Oddio magari ora mi riconosce e mi chiede un'autografo e mi fa domande in stile intervista per tutto il tragitto, Dio, ti prego, no. Penso guardando una foto di me e i ragazzi incastrata sotto la radio. Dio, fa che non la veda.
- Oh! Tu sei Harry Styles giusto? - chiede invece dopo un paio di minuti.
Ma porca troia. - Si – rispondo sbuffando – ma non ho una penna, mi dispiace.
- Una penna? Per cosa dovrei volere una penna? - chiede lei confusa.
Io la guardo, ancora più stupito di lei. - Non...non vuoi un autografo? - chiedo titubante.
E lei cosa fa? Ride. E io mi sento letteralmente idiota. Ma che cazzo ride? Mi innervosisco. - Perchè dovrei volere un autografo? - chiede lei senza perdere il sorriso.
- Emm...non so, perchè dovresti non volerlo? Spiegami - chiedo io di rimando, curioso.
- Un autografo è la cosa più inutile che esista, insomma, cosa ti rimane dopo? Un pezzo di carta con una scritta sopra? Bello. - comincia lei, e io con lo sguardo la invito a continuare - Io non la penso...così, come tutte quelle ragazzine che incorniciano le firme delle star e magari baciano le loro foto prima di andare a dormire, è...triste. Insomma alla fine è un fottuto pezzo di carta, uguale ad infiniti altri, e il tuo idolo non saprà quanto è grande la tua gioia nel riceverlo, o a quanto sei felice ripensando al fatto che le sue mani hanno toccato quel foglio. È tristissimo. Perchè io devo fare queste cose per qualcuno che nemmeno sa che esisto? Se proprio avessi un idolo io ci parlerei...normalmente. Trovo che sia inutile sprecare quei trenta secondi in cui lo vedi per urlargli "ti amo", cosa se ne fanno di un grido tanto stupido? Chiedigli qualcosa di interessante, chiedigli qual è il suo colore preferito e perchè, chiedigli cosa prova quando canta, quando recita o quando balla. Ma non sprecare così quei trenta secondi – conclude la ragazza con naturalezza. Wow, che discorsone, penso. Magari non è la prima volta che le fanno una domanda simile.
Le sorrido. - Quanti anni hai? - le chiedo, colpito da questo suo modo maturo di pensare.
- Tra due mesi ne faccio diciotto.
Cazzo. - Wow, sei molto...molto giovane... – dico facendo cadere involontariamente lo sguardo sul suo pancione.
- Per essere incinta? - chiede lei un po scocciata – si, lo so. Ora prendi la tangenziale. - cambia argomento, gelida.
Ops, forse era meglio se me ne stavo zitto. - Scusa – comincio – non...non volevo immischiarmi in faccende non mie.
Lei sbuffa. - Non è un problema, scusami, è che è un argomento un po'...delicato, ecco – spiega lei senza però tornare a sorridere. Complimenti Harry! Sei un'idiota!
Decido quindi di cercare di rimediare, cambiando discorso. - Come ti chiami tu invece? - no, ma sono un genio, che discorsone! Idiota.
- Ah già, Sunday, piacere – accenna un sorriso. - Si, S-U-N-D-A-Y – scandisce – lo so, è stran...AAAH! - urla. Ma che sta succedendo?


***


Sunday POV

- AAAH! - un gemito mi fuoriesce dalle labbra in seguito ad una fitta alla pancia, molto più forte di quelle che avevo avvertito negli ultimi minuti. Harry mi fissa confuso, senza capire. Chiudo gli occhi e mi porto le mani al ventre, sconvolta dal dolore. Comincio a respirare sempre più velocemente, prendendo la mano del ragazzo che si trova sul cambio, anzi, stritolandogliela. Il male che provo è insopportabile, lacerante.
- Cazzo. Porca troia! - urlo. Ma lui non capisce, finchè, una volta fermati ad uno svincolo, comincia a fissarmi i leggins con insistenza.
- Hai...fatto la pipì addosso? Sulla...sulla mia auto? - chiede sbarrando gli occhi e trattenendo le risate.
Io lo guardo incenerendolo con lo sguardo. Sono terrorizzata. - Ho... - comincio con il cuore a mille – ho...credo di aver...rotto le acque – spiego. Cazzo e siamo ancora abbastanza lontani da Londra!
- Oh – dice lui senza sapere cosa fare – cosa...cosa devo...?
Lo interrompo. - Mi serve un ospedale! - urlo terrorizzata e nel panico più totale.
- Ti...ti porto io? - chiede.
Ma che domande sono? - Puoi? - chiedo invece.
In tutta risposta schiaccia in modo disumano sull'acceleratore, svoltando a sinistra, verso una cittadina sconosciuta.
- Vuoi...vuoi qualcosa da mordere? - mi chiede.
Io lo guardo come se fosse pazzo, senza capire. - Non si fa così nei film? Per...non far sentire il dolore? Ti danno un bastoncino di solito...da mordere – continua.
Io, seppur la situazione sia alquanto critica, mi metto a ridere. - Ti prego – una fitta più forte delle altre mi costringe a smettere di parlare – per favore distraimi.
- E come? - chiede.
- Che ne so! Raccontami qualsiasi cosa! - esclamo cominciando a respirare come una dannata.
E mentre lui blatera del fatto che lui avrebbe sempre desiderato un fratellino o una sorellina minore io mi perdo a fissarlo per non pensare al dolore che mi trafigge.
Ora che lo guardo meglio indossa un paio di pantaloni verde militare, una maglietta...delle Tartarughe Ninja??, una felpa aperta e un paio di converse verdi. Due collane piene di ciondoli gli sfiorano il torace muscoloso, ha un bel viso, un sorriso abbagliante adornato da due fantastiche fossette e dei capelli...stra fighi.
- Aaaah! Cazzo che male! Oddio cazzo! No, ti prego, ti prego, ti pregooo – lo guardo, supplicandolo – ti prego non voglio partorire in una macchina! Morirò!
- Oh santo cazzo che situazione – impreca lui – okay Sunday, respira, devi respirare - cerca di incoraggiarmi.
- AAAAAH porca troia, respira tu che la fai tanto facile! Dio... - gli urlo dietro, ormai fuori controllo.
E mentre continuo a guardarlo guidare come un pazzo, io urlo come un'ossessa. E – dei del cielo, non chiedetemi il perché – lui comincia ad urlare insieme a me.
- Dio, ti prego, se esisti – prega – non farmi fare il ginecologo. Non sono pronto per una cosa del genere, non voglio. Dai Sunday, resisti, ci siamo quasi.
- Dio Cristo – ansimo – cazzo io mi uccido! Maledetto il bastardo che mi ha fatto questo, porca puttana! - urlo contro il finestrino.
Sto per continuare con gli insulti, quando sento Harry urlare che siamo arrivati.

I minuti seguenti sono i più tragicomici che io abbia mai vissuto.
Harry scende di corsa dalla macchina, mi apre la portiera, afferra la mia borsa con i documenti, mi prende in braccio – non so come visto che per la gravidanza sono ingrassata come un maiale – e comincia a correre verso l'ingresso dell'ospedale. E nel frattempo io cosa faccio? Mentre Harry mi rassicura, io mi godo il contatto con i suoi addominali paradisiaci e rassicuro il mio bimbo, parlandogli con voce fioca e intervallando parole dolci con esclamazioni volgari contro il dolore immenso che mi fa provare. Ogni tanto mi guardo attorno, notando le facce stupite, divertite o preoccupate delle persone che ci circondano. Che imbarazzo. Quando poi arriviamo nel salone con le sale parto, una dottoressa ci accoglie con un'espressione di disappunto e io vorrei sprofondare. La sento chiamare una sua collega e sussurrarle – Questi giovani, che poco di buono, a quest'età...- ma vaffanculo dottoressa di merda! Che cazzo ne vuole sapere della mia storia? Queste sono le cose che mi fanno più incazzare in assoluto. La gente che giudica pensando di sapere cose che non sa. Imbecille.
La nuova dottoressa è però molto più gentile. Assieme a due colleghe accompagna me in una sala parto, e, mentre mi sdraia sul lettino e controlla la mia situazione, una delle due infermiere
fa firmare delle carte ad Harry che non le legge nemmeno e gli porge una specie di camice verde, ricevendo in risposta da quest'ultimo un'occhiata sconvolta. - No, io...io aspetto fuori... - prova a dire, ma l'infermiera lo interrompe – Su, non essere schizzinoso, la nascita di un figlio è una cosa alla quale si deve assistere! - gli sorride bonaria. Harry la guarda shockato, ma, preso dal panico, esegue gli ordini senza fiatare.
Intanto la dottoressa gentile mi spiega che è troppo tardi per procedere con l'anestesia e io vorrei uccidermi. Il dolore è ormai insostenibile e, senza rendermene conto, mi trovo a dover spingere per far nascere mio figlio mentre fisso un Harry paralizzato in un angolo della stanza.

Dopo minuti che sembrano ore, dopo un dolore fisico che non credevo sostenibile, e dopo una sequela infinita di parolacce e improperi, nasce. Nasce un bambino stupendo. - Nathan – sussurro – piccolo mio, sei bellissimo.
Continuo a guardarlo sorridendo come un'ebete. Harry mi si è avvicinato e sta sorridendo anche lui come me, mentre Nathan ci guarda curioso. È mio, mio mio mio mio, ma me lo lascino tenere in braccio solo per pochi minuti, perché, vista la sua nascita leggermente prematura, ritengono più sicuro tenerlo nell'incubatrice per un po'.
Forse potrebbero mettermici anche a me nell'incubatrice, sono così stanca, penso debolmente prima di vedere l'espressione preoccupata di Harry e, infine, il vuoto.



* * *



Hola gente! Okay, non so come sia venuto questo capitolo perchè...boh, insomma la storia è ancora all'inizio e per capire bene bisognerà arrivare al secondo capitolo dove cuccederà una cosa...boom! (?) Ma! Allooora, premettendo che non conosco Harry Styles e nessuno dei suoi amici, e che con questo scritto non intendo offendere nessuno di loro e bla bla bla...volevo spiegare un paio di cose.
La prima è che spero di non aver plagiato nessuno, se così fosse, vi pregherei di farmelo sapere che provvederò a rimediare. Poi volevo dire che (ovviamente) non conosco Harry e lo descrivo/descriverò come penso che potrebbe essere, sperando di poterlo immaginare abbastanza simile all'Harry che vedete voi (parlando per via del carattere s'intende). Terza cosa: vi chiedo già perdono se in futuro dovessi sbagliare a scrivere qualche informazione su di lui o cose simili.

Ah
già, dimenticavo: per vedere l'abbigliamento dei due protagonisti cliccate qui: Harry e Sunday.
Detto ciò, vi saluto, vi ringrazio per aver sopportato questo delirio e mi ritiro nella mia grotta (?).
Adieu, Lucia.

P.S: Cosa avrà firmato Harry? "Chissene frega" dirente voi. Invece no! È un passaggio cruciale (?).
P.P.S: Cecy (si, proprio tu) se stai leggendo (cosa che spero non avvenga) sappi che, si, mi vergogno di aver fatto una cosa del genere. Tanti baci.
P.P.P.S: Giulia, dedicato a te (non uccidermi).
P.P.P.P.S: Ah già! Quasi dimenticavo! Per chi volesse ecco a voi uno spoiler del prossimo capitolo!

« - Beh, pensavo che potresti venire a stare da me – continua incerto. [...]
Okay, sono stupita. Uno sconosciuto mi ha appena chiesto di andare a vivere da lui assieme a mio figlio? [...] - Non sei un maniaco o cose del genere, vero? - ridacchio. »

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: svegliaminiall