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Autore: Lilyth    11/03/2013    0 recensioni
Quella fu una notte senza sogni.
Mi sentii strana al mio risveglio, per settimane avevo pensato a quel giorno, fatto incubi terribili e la notte prima del giorno più importante della mia vita era stata nulla, priva di qualsiasi pensiero.
Mi alzai cautamente e rimasi in piedi davanti allo specchio.
Tra qualche ora, solo qualche ora avrei disputato la gara più importante della mia vita ed ero quasi tranquilla, quasi immune alle mille emozioni che cercavano di martellare il mio animo.
Bussarono alla porta.
< avanti >
Mia madre entrò con quella tranquillità e quel sorriso che la caratterizzavano, era la mia spalla, era la mia preparatrice estetica, era la mia più grande fan.
< sei pronta? Se non ci sbrighiamo non riuscirò mai a sistemare tutti questi capelli. >
Annuii prendendo la sedia vicino al letto
< sono pronta, possiamo cominciare. >
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il mattino dopo zia mi svegliò alle 5:30.
Per poco non mi addormentai  sulla tazza di caffè che avevo davanti.
La sveglia per i cadetti era alle 5 in punto e quando arrivai al campo io alle 6 erano tutti già belli e svegli
Mi sedetti sui materassini nella piscina e per poco non mi riaddormentai
< Mia! Sbrigati, ci servi in acqua >
Mi alzai di colpo e corsi in acqua, senza pensarci due volte mi tuffai.
< bene, ora sei in acqua però... >
Ero l’unica in acqua
< scusate, ho sonno >
Mi riavvicinai nuotando al bordo della piscina quando sentii una voce famigliare, molto famigliare
< tu hai sonno, pensai io >
Rimasi immobile poggiata sulle braccia, a metà fra l’uscire e l’entrare in acqua, mi voltai lentamente
< Simòn >
Uscii dall’acqua e rimasi in piedi a fissarlo
< beh? Mi aspettavo un accoglienza leggermente più calorosa,sono qui per allenare te, sa >
Sorrisi riconoscendo il suo tono di perenne acidità e mi avvicinai per salutarlo.
< sei un po’ bagnata insomma >
< già, a quanto pare qualcuno qui ha pensato bene di sfruttarmi >
Il nostro sguardo converse su zia che sorrideva vicino ai suoi ragazzi.
Era arrivato il momento di fare delle presentazioni ufficiali del tipo che si era appena introdotto nel loro regno
< allora, ragazzi, zia lui è Simòn il mio allenatore  >
Mi voltai verso di lui
< Simòn loro sono i sommozzatori che allena mia zia e, mia zia, Sophie >
I due si strinsero la mano.
< come mai sei già qui Simòn, ti aspettavo per domani mattina >
Alzò le spalle
< ho trovato un last minute e sono corso qua, perché ti dispiace? Ma...più che altro, perché sei così bagnata? >
Indicai i ragazzi alle mie spalle
< aiuto loro, sono la loro cavia umana per fare le prove di salvamento >
Mi guardò ammiccante
< sì, insomma, tu pensi solo a fare l’atleta >
Mi avvicinai a lui prendendolo per un orecchio
< piantala >
 
Lo accompagnai fuori
< hai portato i miei pattini? >
Mi indicò una borsa vicino all’entrata della piscina
< bravo, sei stato efficiente >
< avevi dubbi? >
Alzò un sopracciglio, espressione di disappunto che riconoscevo troppo bene ormai
Scossi la testa sorridendo
< nah, nessuno dubbio. Almeno in questo sei quanto meno lodabile. >
Mi spinsi due dita in fronte

Sbuffai sonoramente scostandomi da lui
< ah...che palle >
Rimase a fissarmi senza dire nulla ed io non dissi altro.
David si affacciò sulla porta della piscina
< My ci serviresti dentro >
Annuii
< arrivo >
Mi rivolsi a Simòn
< se vuoi vieni dentro e rimani a guardare finché non finisco >
Lui mi seguì, ma dentro di me avrei voluto che decidesse di tornare in albergo, mi sentivo troppo controllata con lui li
< allora zia, che devo fare? >
Come al solito avrei dovuto fare la donzella da salvare.
Mi lanciai in acqua, Sim si era seduto sui materassini e di tanto in tanto scambiava qualche parola con zia.
< Mia, dai, collabora >
< scusa Michael >
Abbandonai tutti i muscoli e mi lasciai trascinare fuori  dall’acqua e la stessa cosa feci per decine di volte, finché finalmente non mi dissero che da li a pochi minuti saremmo andati a pranzo.
Uscii dall’acqua e mi sfilai la maglietta per strizzarla, si girò tutta la piscina.
< beh? Che c’è da guardare? Sparite! >
Avevo urlato.
Simon per poco non scoppiò a ridere
< come siamo delicati, proprio un ragazza da salvare! >
Corsi a casa per cambiarmi, presi le prime cose che mi capitarono in mano e mi diressi verso la mensa.
Sapevo che Simòn era al tavolo con zia ( decisamente meglio per me ) guardai il tavolo dei ragazzi e mi diressi li senza pensare.
< vi dispiace se sto qui? >
David alzò un sopracciglio
< lasci da solo il coach? >
Lo guardai male
< cioè? >
< il tuo allenatore, è appena arrivato è già lo molli così? >
Alzai le spalle
< stiamo insieme quasi tutto l’anno, è meglio per me che almeno duranti i pasti zia lo intrattenga un po’ >
Annuì continuando a mangiare
< e anche tu hai ragione  >
 
Mangiai con i ragazzi senza degnare di uno sguardo il tavolo dei prof dove c’era anche Sim.
Contrariamente a ciò che pensavo la squadra dei magnifici sette era gremita di simpaticoni e anche David non era male.
Qualche lezione in più e avrei imparato tutti i nomi, per ora avevo in mente Chris, Michael, Lucas, Leon e David; me ne mancavano solo due e sarei stata perfetta.
Verso fine pranzo David mi lanciò un’occhiata
< che c’è? >
< sta arrivando >
Non feci in tempo a chiedere chi, sentii le mani di Simòn sulle spalle
< ehy pulce d’acqua dolce, sei pronta? >
Non mi voltai
< se dicessi di no? >
Intensificò  la pressione sulle mie spalle
< risposta non contemplata  >
Mi voltai sorridendo
< ok, sono pronta. >
 
 
Tornai  a casa di zia portandomi dietro i pattini, li tirai fuori e controllai che stessero bene.
< Mia, sei qui? >
Scesi le scale lentamente
< zia, eccomi >
< o, cara, mi hai mollato il tuo coach a quanto ho visto, o sbaglio? >
Le sorrisi ammaliatrice
< dai, sono stata un po’ con i ragazzi, capiscimi >

Mi fece l’occhiolino
< magari. >
Mi sorrise e io ricambiai.
 
Quella era la serata più bella che io potessi passare li.
Indossavo una lunga maglietta stropicciata avevo una scatola di pizza sulle gambe e mangiavo avidamente guardando un film in tv; sicuramente dopo mi sarei sparata anche un gelato.
Bussarono alla porta, mi alzai controvoglia ed aprii la porta senza chiedere chi fosse.
< uao, che splendore >
Per poco non urlai, richiusi la porta di scatto e rimasi immobile a fissarla
< Mia, dai, lascia perdere l’ironia di David...apri la porta >
Sospirai riaprendo
< ciao, ragazzi, scusate  per la reazione...che ci fate qui? >
Michael si schiarì la voce
< sapevamo che eri da sola e quindi... >
David si passò una mano nei capelli
< e quindi siamo venuti a farti compagnia >
Si sporse verso l’interno della casa
< e vai, pizza >
Li lasciai entrare, erano in tre, oltre a Michael e David c’era anche Lucas.
Si lanciarono sul divano e in due secondi finirono la mia pizza
< e scusate, io dove mi metto? Questo sarebbe il mio divano >
Si strinsero un po’ e mi fecero posto al centro.
Mi sedetti e rimasi schiacciata tra Michael e David, praticamente non potevo fare nessun movimento senza intruppare su di loro.
< Mia stai ferma! Non riesco a sentire niente! >
< è che siamo troppo stretti >
David sbuffò
< no, è che il film è una palla! Cambio canale >
Si impossessò del telecomando ed inizio a fare zapping. Ad un certo punto si fermo con un sorrisone
< stasera è la serata horror su questo canale, danno riflesso di paura >
Gli altri due ragazzi ne furono entusiasti, io un po’ meno.
< dobbiamo vederlo per forza? >
Mi guardarono tutti annuendo
< tranquilla, non è così spaventoso >
Gli diedi ragione per i primi quindici minuti di film, dopodiché sarei voluta solo scappare via.
< ecco, ecco che arriva la parte bella >
Avevo un cuscino stretto al petto e le gambe rannicchiate sullo stomaco, non feci in tempo a chiedere cosa altro potesse succedere che comparve un’orrenda immagine di una donna mezza bruciata che rantolava per terra in uno specchio.
Urlai con tutto il fiato che avevo in gola e poi scoppiai a ridere istericamente.
Tutti  tre i ragazzi stavano ridendo come non mai.
< sei una fifona My, niente da fare >
Non guardai David, perché per quanto mi desse della fifona, la mano che teneva poggiata sul mio ginocchio era in preda ad una crisi isterica, continuava a tamburellare le dita, era più nervoso di me.
La scena dopo poggiai una mano sulla sua
< mi metti ansia così, ferma ste dita >
 
A fine film ero accoccolata sul divano stretta tra Michael e David che ancora ridevano.
Stava per iniziare un secondo film, era già l’una di notte.
Un altro non l’avrei retto.
Chiusi gli occhi poggiando la testa sul divano e mi addormentai in un modo o nell’altro.
< shh...state zitti che la svegliate >
< ah! Se fosse sveglia ti prenderebbe a schiaffi Dav, sappilo >
Aprii gli occhi a poco a poco
< ragazzi, che succede >
Eravamo nella mia camera
< niente, ti stavo portando a letto >
Ok, ciò voleva dire che mi stava portando in braccio nella mia camera
< come ti sei permesso Dav? >
Alzò le spalle lasciandomi sul materasso
< veramente me lo ha chiesto tua zia >
< ah >
Gli altri due mi salutarono e uscirono dalla stanza
< ok >
Si avvicinò alla porta
< notte My, dormi bene che domani mattina la sveglia è alle 5 e, per correttezza, ci dovresti venire a svegliare tu >
Uscì dalla stanza.
Appena mi ripoggiai sul cuscino mi riaddormentai.
 
Feci un sogno orrendo, un mix tra  “le pagine della nostra vita” e “riflesso di paura”.
Mi svegliai di soprassalto  e la prima cosa che feci fu guardarmi allo specchio; il mio riflesso ancora non voleva uccidermi, bene.
Erano le 4:30 del mattino.
Di sicuro non mi sarei riaddormentata e avrei fatto in tempo ad andare a svegliare i cadetti.
Scesi in cucina, zia era già in piedi.
< buongiorno nipotina, com’è andata la serata >
La guardai male
< per colpa di quei tre ho fatto dei sogni orrendi. Oggi mi sentiranno >
Scoppiò a ridere
< sì, mi hanno raccontato le tue reazioni. Si sono divertiti più a guardare te che a guardare il film >
Mi versai del caffè
< com’è andata invece la tua di serata? >
Scosse la testa
< serata normale, le solite cose che facciamo tra prof. >
Cercai di sembrare simpatica
< e Simòn? >
Alzò le spalle
< niente. C’è si è divertito, tutto qua. Ieri mi ha accompagnata a casa, ti avevamo portato un gelato, ma non immaginavamo di certo di trovarti addormentata su David mentre vedevate the ring 2 >
Scoppiai a ridere
< se arrivavate qualche secondo prima mi avreste trovata molto sveglia. Vabbè, io vado a prepararmi. >
Ero arrivata alla porta quando zia mi fermò
< comunque...Simòn per tutta la sera di ieri si è chiesto cosa stessi facendo. Non ti stupire se oggi ti farà qualche battuta. >
Annuii tornando su.
 
Alle cinque precise ero davanti ai dormitori dei ragazzi, mi feci indicare da zia la camerata dove dormivano Michael, Lucas e David ed entrai di soppiatto.
Ancora prima che venisse suonata la tromba entrai nella loro camera urlando
< tutti in piedi, forza ragazzi vi pare il caso di farvi trovare in queste condizioni. >
Erano pietosi.
Capelli stropicciati e facce smunte.
David praticamente dormiva a pancia in giù con la testa schiacciata sul cuscino.
Mi sedetti sul suo letto
< sai, per quanto io vorrei farlo, credo che non riuscirei a prenderti in braccio e a portarti a fare colazione, quindi alzati. >
Si voltò di pancia mugolando
< sei impazzita >
Lo guardai con occhi lucidi
< ma me lo avevi detto tu ieri sera che dovevo venire a svegliarti. E ora sono qui. >
Mi alzai di nuovo
< ragazzi, giù dalle brande. Vi voglio fuori tra un quarto d’ora >
Uscii dal dormitorio e mi diressi verso le piscine.
Zia era dentro e stava sistemando le ultime cose, mi sedetti sui materassini e tolsi la maglietta, rimasi con i pantaloncini da mare e  il sopra del costume.
I ragazzi sarebbero arrivati tra circa una mezz’ora
< li hai svegliati? >
Annuii
< bene. Simòn mi ha detto di dirti che oggi pomeriggio vi andrete ad allenare >
< a bene. A che ora viene? >
Alzò le spalle
< dovrebbe venire intorno alle dieci. Sta qua con noi e dopo pranzo andate. >
< ok, perfetto >
Appena i ragazzi entrarono presi posto a bordo piscina pronta a dar loro una mano.
< ben arrivati ragazzoni. Oggi per voi ho una sorpresa che potrebbe mandarvi in tilt >
Guardarono tutti me come se io dovessi sapere qualcosa.
< non guardate lei, non ne sa niente. La marina ci ha affiancato un giovane sommozzatore professionista, è negli spogliatoi a prepararsi >
Ero molto curiosa anche io di vedere questo famoso sommozzatore, ma quando entrò pensai che l’avessero scambiato per un modello di costumi da bagno.
Alto, altissimo con un fisico da paura (praticamente era fatto a v ), moro, capelli un po’ sul lungo e due occhi verdi bottiglia.
Era semplicemente perfetto.
< ragazzi, questo è Tiler il vostro vice coach >
David mi si avvicinò facendo il vago
< asciugati la bava, non ti si addice >
Lo guardai male, Tiler intanto si stava presentando alla squadra.
Arrivò anche davanti a me e a David; strinse la mano a lui e poi si inginocchiò davanti a me
< e tu? Non sapevo ci fossero ragazze in questo gruppo >
Scossi la testa
< no, infatti. Io sono la nipote della coach, aiuto e basta >
Mi porse la mano, la strinsi
< piacere, Tiler >
< piacere, Mia >
Appunto mentale, il piercing al sopracciglio con i suoi occhi non rendeva giustizia.
< ragazzi, basta chiacchiere, vi voglio in acqua in cinque secondi. Via! >
David mi diede una spinta e mi fece cadere in piscina, poi tuffandosi gridò
< mi perdoni miss >
Riuscii nera di rabbia
< te la farò pagare ranocchio >
Mi strizzai i capelli e li legai più stretti che potei.
< allora Mia, in che modo precisamente aiuti? >
Mi rivolsi a lui
< in pratica faccio la cavia, niente di più. Quando andranno a fare allenamento in mare aperto però starò solo a guardare >
Sorrise
< sei un porcellino d’india quindi >
Scoppiai a ridere
< sì, potrei autodefinirmi così >
< quanti anni hai? >
< diciassette >
Mi guardò bene
< ne dimostri di più >
Non risposi
< tu invece? >
< ventuno  >
Annuii
< no, tu non ne dimostri di più >
< ehi voi due >
Zia ci stava chiamando
< mi entrate in acqua, tu Mia metti dei pesi attaccati alle caviglie e ai polsi, mi devi pesare di più >
Sgranai gli occhi
< cerchi di farmi affogare? Guarda che Simon te la farà pagare se fai morire la sua unica atleta passata agli Europei >
Mi guardò con sufficienza
< sì, simpatica. Fallo e basta >
Obbedii all’ordine e mi tuffai con circa dieci chili in più addosso.
A stento riuscivo a stare a galla.
Si svolgeva sempre la stessa manovra, niente di più niente di meno.
Le prime andarono bene, i ragazzi riuscivano tranquillamente a salvarmi anche se il mio peso corporeo era superiore.
Mentre Michael stava svolgendo la sua manovra sentimmo un crac, riuscimmo a vedere solo che il trampolino ci stava crollando in testa, poi sentii solo l’impatto contro le nostre teste.
Scivolai infondo alla piscina, la testa pulsava e inoltre avevo quei dannati pesi attaccati alle braccia .
Intruppai con il sedere al fondo della piscina, ero scesa per più di dieci metri.
Quel dannato trampolino doveva pesare veramente tanto.
Con la coda dell’occhio vidi del sangue volteggiare nell’acqua, mi ero fracassata la testa.
Cercai di risalire, era dannatamente difficile.
Non persi la concentrazione, mantenni la calma e risalii piano.
Poco lontano vidi che si erano tuffati in acqua almeno tre ragazzi, sopra la mia testa vedevo Michael, anche lui non doveva stare bene.
I ragazzi si stavano avvicinando velocissimi, riuscii a toccare il pelo dell’acqua e a riemergere.
Lucas e Tiler presero Michael e iniziarono a portarlo fuori dall’acqua; David mi afferrò piano per un braccio e mettendomi a pancia su iniziò a trascinarmi fuori.
< Mia ci sei? Sei cosciente? >
Risi piano
< ora si, ma non so ancora per quanto >
Mi tirarono su e mi fecero sedere a bordo piscina, zia si piegò su di me
< zia mi viene da vomitare >
< resisti, dobbiamo portarvi in ospedale ora, chiama un’ambulanza >
In quel momento Simòn entrò in piscina, ci vide e corse subito da quella parte
< che è successo? >
Tiler gli si mise davanti
< non so chi sia lei, ma non si avvicini troppo, potrebbe perdere conoscenza da un momento all’altro. >
Non riuscii a vedere l’espressione di lui ma sentii la sua voce
< io sono forse la persona che la conosce meglio qui dentro, fammi vedere come cazzo sta! Ora! >
Quelle urla mi facevano venire delle fitte alla testa incredibili.
Tiler e Simòn avevano iniziato a litigate, zia urlava per cercare di capire fra quanto l’ambulanza sarebbe arrivata.
Vicino a me Michael non riusciva a riprender conoscenza, vidi il sangue ovunque, mi sentii male.
Crollai a terra davanti agli occhi di tutti, vedevo male ma riuscii a intravedere le sagome dei ragazzi accalcarsi su di me.
David gridava
< allontanatevi, non la toccate, è peggio, non la toccate >
Poi più niente.
 
Quando mi risvegliai ero in un letto d’ospedale, strizzai gli occhi piano e misi a fuoco la stanza.
Mi tirai su piano sentendo una fitta alla testa, ma mi ripresi subito.
Poggiato al muro intento a guardarmi c’era Simon
< come stai? >
Cercai di sorridere
< ora credo bene, ma da quanto sono qui? >
Si scompigliò i capelli
< da ventiquattr’ore >
< hai passato la notte qui con me? >
Annuì senza guardarmi
< certo, non potevo certo lasciarti sola. Qui fuori ci sono tutti gli altri, pare che l’altro ragazzo sia ridotto piuttosto male >
< Michael >
< ora stai un attimo calma, vado ad avvertire un dottore che ti sei svegliata. Ti faccio venire a visitare >
Annuii mentre lui usciva dalla stanza.
Stavo pensando a Michael, come cavolo poteva stare...il colpo più duro doveva averlo preso lui.
Un dottore entrò in stanza
< signorina Lay, come si sente? >
< bene, cioè, meglio >
Si avvicinò
< lo vedremo subito >
Mi fece tutte le visite del caso
< bene, si sta riprendendo. Penso che potrà tornare a casa, ma ogni due giorni dovrà venire a farsi controllare il taglio. >
Lo guardai inorridita
< mi avete forse rasato la testa? >
Mi guardò perplesso
< no, direi di no. È stata colpita sulla tempia, ha un taglio che va dal sopracciglio all’orecchio, ma non è profondo; non dovrebbe rimanere nessuna cicatrice >
Mi toccai piano, avevo un cerottone sulla fronte.
< se vuole può iniziare a vestirsi, cosi può raggiungere i suoi amici >
< ok, grazie dottore >
Sorrise e mi lasciò sola.
Con la massima cautela mi tolsi il pigiamone e mi rivestii con gli abiti che probabilmente zia mi aveva lasciato su una sedia.
Bussarono
< sì? >
< Mia, sono Simòn >
< entra, sono già vestita >
Mi prese per un braccio e mi scortò fuori
< Simòn, riesco a camminare, tranquillo >
Mi scortò lo stesso fuori come se fossi un’invalida di guerra, fuori c’erano tutti.
< Mia! >
Zia mi abbracciò
< come ti senti? >
< meglio zia, stai tranquilla. Mi riprenderò >
David mi si avvicinò
< tu, mi hai fatto prendere un colpo. Non ti azzardare più >
Annuii
< promesso >
 
Quello stesso pomeriggio tornammo a casa; Michael era ridotto piuttosto male e sarebbe rimasto sotto sedativi per un altro paio di giorni.
I ragazzi tornarono con noi al campo, Simòn aveva insisto per l’accompagnarmi a casa, nonostante io gli avessi ripetuto numerose volte che poteva tranquillamente tornare il albergo e andare a disdire la pista che aveva prenotato per quel pomeriggio.
< ti serve qualcosa Mia? >
Scossi la testa
< no Sim, sto bene >
Si affacciò alla porta della mia camera
< veramente dico >
Scossi la testa sorridendo

< riposati ora, che quando inizieremo a fare sul serio in pista non ne avrai il tempo >
Uscì dalla camera lasciandomi sola.
Quando stavo per decidere di uscire ribussarono alla porta.
Sbuffai sonoramente pensando fosse nuovamente Simòn
< avanti >
Quando la porta si aprì rimasi di stucco
< David ma...cosa ci fai qui? >
Aveva una strana espressione
< posso entrare? >
Annuii
< certo, entra pure >
Mi si avvicinò a testa basta e si sedette sul letto vicino a me; avrei voluto chiedergli cosa aveva ma me ne rimasi ferma ad aspettare che parlasse lui.
Non parlò.
Sentii la sua testa posarsi sulla mia spalla e capii, capii di cosa aveva bisogno.
Iniziò a piangere incondizionatamente, gli presi la mano e la strinsi
< va tutto bene David, va tutto bene >
< ho paura My, o cazzo se ho paura. Sono stato vicino a lui sempre, l’ho soccorso io e sono stato il primo a parlare con un medico, ho paura che non ce la faccia >
Strinsi più forte la sua mano e iniziarono a bruciare gli occhi anche a me
< sono sicura che ce le farà, Michael è forte...e poi, non lascerebbe mai il suo amico sfigatello da solo >
Gli strappai un sorriso, tirò su la testa e si asciugò il viso.
< grazie >
Scossi la testa
< di niente, quando vuoi, io sono qui per qualsiasi cosa >
Mi abbracciò in una stretta letale baciandomi su una guancia
< ci vediamo domani >
Mi alzai con lui
< vuoi che ti accompagni giù? >
Scosse la testa
Sorrise avvicinandosi alla porta
< a domani Mia >
< a domani David >
Uscì ed io decisi che volevo affogare in una coppa di gelato.
Scesi le scale e aprii il freezer, presi il barattolo del cioccolato e aspettai che si sciogliesse.
Non uscii, tornai in camera mia e mi ci chiusi, io e il mio gelato.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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