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Autore: MimiRyuugu    12/03/2013    5 recensioni
“Insieme…qualunque cosa accada…” disse sorridendo Giulia. Hermione annuì. “…sempre…” continuò, stringendo la mano. “…contro ogni difficoltà!” concluse Anna, stringendola a sua volta. Poi, si guardarono ancora.
Sesto anno. Anna Alvis Haliwell, Giulia Wyspet ed Hermione Granger si apprestano ad iniziare il penultimo anno ad Hogwarts. Ma tanti cambiamenti si prospettano per loro. A quali avventure andranno incontro i nostri Tre Uragani?
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Hermione Granger, Severus Piton, Un po' tutti | Coppie: Ron/Hermione
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I Tre Uragani Saga'
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Buonnnnsalve *-*
si, sono pessima. Inizio ogni ff/aggiornamento così ma è vero. Ho postato l'ultimo cap di Midsummer nemmeno una settimana fa e sto già iniziando la ff dopo. *si fustiga* Anyway, ci risiamo. Questa è oramai la settima ff dei Tre Uragani Saga. Sono felice che le precedenti avventure di Giulia vi abbiano entusiasmato, e vi ringrazio subito se vorrete seguirmi anche in questa lunga continuazione (perchè fidatevi, è lunga xD). C'è solo un cambiamento da qui in poi (diciamo pure un grosso cambiamento xD): rispetto alle altre, in cui era Giulia che narrava in prima persona, Boulevard è scritta in terza persona, quindi si vedranno anche i punti di vista di Anna ed Hermione :3 spero vi affezionerete anche a loro come a Giulia.
Detto ciò, in questo primo capitolo troviamo Boulevard of Broken Dreams dei Green Day, If I Was Your Vampire di Marilyn Manson e The Best Damn Thing di Avril Lavigne.

Avvertenze: occitudine generale, musica a manetta e...basta *V*

Spero che la nuova storia vi piaccia,
Buona lettura <3



Primo Capitolo

Metà agosto. Poteva sembrare un banale pomeriggio. Con il sole ancora alto. L’afa estiva. Però, non per tutti lo era. Dalla finestra di una camera, uno stereo mandava la voce di Billie Joe Armstrong. Giulia, raggruppava i vestiti, gli oggetti, e tutto quello che le sarebbe potuto servire, per poi metterlo nel baule scolastico. No. Nonostante fosse ansiosa di tornare ad Hogwarts, non stava già preparando i bagagli. Semplicemente, tutti i membri dell’Ordine dovevano riunirsi. Essendo oramai casa Black non più sicura, si era optato per riunire tutti alla Tana Weasley. E quello era il giorno stabilito per partire. La terza traccia finì, per lasciare spazio alla successiva. Giulia si fermò e sospirò. Aveva piegato ogni singola maglia. Ogni singola gonna. E riposto ogni singolo oggetto. Come dimenticarsi poi del suo ombrello da sole. E Snakey e Mistery, i suoi fidati peluche. Si diresse incerta alla scrivania. Aprì piano il cassetto. Boulevard of Broken Dreams risuonava nella stanza. La ragazza guardò il contenuto. E si portò una mano al ciondolo. Così Poi, l’allungò verso la miriade di lettere sistemate in ordine di consegna. L’ultima risaliva ad una settimana prima. Le scorse veloce. Le doveva portare con se? Sospirò indecisa. Poi, le cadde l’occhio sul sacchetto nell’angolo. “I walk this empty street, on the Boulevard of Broken Dreams…” iniziò a cantare. Posò le lettere sulla scrivania e prese il sacchetto. Lo aprì piano. Ci infilò l’altra mano e prelevò il piccolo ricordo prezioso. “Don't know where it goes but it's home to me and I walk alone…” continuò. Osservò il bracciale. Così piccolo. Così luccicante. Un emblema di bei ricordi. E sorrise. Perché le era tornata in mente la giornata del compleanno. Sorrise per le Api Frizzole. Per l’ombrello. Per Eveline. Strinse piano il bracciale. E congiunse le mani a mo di preghiera. Le portò all’altezza del viso e posò i pollici sulle labbra. “I walk this empty street on the Boulevard of Broken Dreams, where the city sleeps and I'm the only one and I walk alone…” sussurrò. Chiuse gli occhi, pensando intensamente a lui. All’unica persona per cui pregava ogni sera. All’unica persona che pensava prima di andare a dormire. La prima al risveglio. Lui. Il suo amato professore. Il suo principe. Riaprì gli occhi e rimise il bracciale nel sacchetto. Lo richiuse. E selezionò due lettere. Le piegò con cura. E le mise, insieme al bracciale, in una piccola pochette a teschi viola su sfondo nero. Gliel’aveva regalata la madre. Per i suoi gioielli. I suoi piccoli tesori. “I walk alone, I walk alone…I walk alone, I walk a...” proseguii. Mise la pochette nell’angolo del baule. Al sicuro, accanto al suo vestito viola. Prese qualche cd e lo mise vicino. Ed in tasca, l’immancabile mp3. Si voltò per controllare la stanza. E vide una pila di cd sul comodino. Sobbalzò e la raggiunse. Scorse piano i cd. Ricordando ogni copertina. I titoli li aveva scritti lei. Con cura e precisione. Sapeva che Piton li avrebbe apprezzati. Evanescence. Avril Lavigne. “My shadow's the only one that walks beside me, my shallow heart's the only thing that's beating…” disse, distratta. Ed ancora. Paramore. Uno misto. Il suo sguardo si soffermò sulla sesta traccia. Everything, dei Lifehouse. Ed ancora un sorriso. Li ricontrollò, poi, li posizionò nel baule. Prese i soliti poster dalla scrivania. Sex Pistols, Green Day. A settembre li attaccava sulla parete vicino al letto. E a giugno li staccava. Per poi riattaccarli l’anno dopo. Andò alla finestra e si sporse. Prese un lungo respiro. “Sometimes I wish someone out there will find me 'til then I walk alone…” sussurrò, al vento. Anche per quell’anno doveva salutare casa sua. Sweeney era tornato. Stava placido sul suo davanzale. Oramai si era abituato a rimanere fisso alla finestra di Giulia. Però. L’ultima volta. Il volatile era arrivato. Senza lettere. Ne bigliettini. Nemmeno un misero post-it. La ragazza gli fece una carezza sulla testa. “Andiamo Giulia! È ora! Sei pronta?” la chiamò dal piano di sotto la madre. “Si mamma!” rispose subito lei. Billy Joe era già nella sua cuccetta da viaggio. Giulia chiuse il baule. Sistemò la targhetta con il suo nome sulla maniglia. “Immagino che sia pesante…tieni Billy, io porto il baule…” sorrise il padre, entrando. Fece levitare il bagaglio con la bacchetta. La ragazza annuì. “Mi raccomando Sweeney, fai il bravo! Grazie per tutti i viaggi che hai fatto quest’estate…” lo ringraziò. Poi, gli schioccò un piccolo bacio sulla testa. Il gufo per poco perse l’equilibrio rimanendo su una zampa. Giulia rise. E prese la cuccetta con il suo Billy Joe che sonnecchiava all’interno. Scese le scale prima di suo padre. Qualche valigia era sistemata nell’ingresso. Sua madre sistemava finestre, tende e tutte le formalità di una casa babbana. “Preso tutto?” chiese a Giulia. Quest’ultima annuì sorridente. Billy Joe sbadigliò e si stiracchiò, andando a sbattere con la testa sul coperchio della cuccetta. La ragazza rise. Ed il gatto miagolò contrariato. “Su Billy…tra poco saremo alla Tana, ed allora si che potrai stiracchiarti quanto vuoi…con Grattastinchi e James…” lo consolò. Il micio la guardò truce, poi, riprese a dormire. “Sebastian, ci sei?” lo chiamò Mary, madre di Giulia. L’uomo arrivò insieme ad una valigetta volante. “Lavoro? Anche alla Tana?” sbottò la donna, seccata. Lui le sorrise e le diede un bacio sulla fronte. “D’obbligo…finché non mi chiamano come Auror…” rispose. Giulia trasalì. Altro motivo per cui sperava che Voldemort non comparisse. Vedere sua madre preoccupata. Con il pensiero di suo padre alla mercé dei Mangiamorte. “Dunque…vediamo…ci siete tutti vero?” chiamò poi la madre. “Si!” esclamarono marito e figlia all’unisono. Il gatto miagolò annoiato. “Bene allora, si parte!” esordì Sebastian. Le due si strinsero a lui. Subito dopo, svanirono nel nulla. Lasciando vuota la casa. Con tapparelle abbassate. Porte e finestre chiuse. Ed un povero gufo che realizzò di dover fare la strada in volo fino alla Tana.
Nel contempo, in un’altra casa, il clima era un altro. Una stanza, dalle pareti coperte di poster. La scrivania sommersa da fili. Un mp3 abbandonato in un angolo. Ed un computer dalle casse a tutto volume. La roca voce di Marilyn Manson risuonava nella stanza. Vestiti alla rinfusa sul letto. Un baule ancora vuoto. E lei, appoggiata allo stipite della portafinestra. Riparata dal sole. 6 AM Christmas morning, no shadows, no reflections here, lying cheek to cheek in your cold embrace. Le braccia abbandonate lungo i fianchi. Un poco ricurve con le mani in grembo. Sembrava una bambola. Nella sua t-shirt tre volte più larga. Ed il collare che le stringeva la gola. So soft and so tragic, as a slaughterhouse. Anna guardava verso il cielo. Cercando. Sperando. Di scorgere all’orizzonte lui. Il gufo del suo Draco. Che le mandava qualche cosa. Una lettera. Un biglietto. Un segno di vita. Non lo sentiva da metà luglio. Si erano scritti delle lettere dopo che lei era tornata dal suo soggiorno al Malfoy Manor. Poi, da quando aveva iniziato la sua presunta vacanza con la madre, niente più. Anna si voltò verso il computer. Sguardo vuoto. Assente. You press the knife against your heart and say "I Love you, so much you must kill me now". “I love you, so much you must kill me now…” disse, insieme a Manson. La porta si aprì. “Insomma Anna! Cos’è tutto questo casino?! Manca poco alla partenza! E tu non hai ancora iniziato!” la rimproverò Christian, guardandosi in giro. La ragazza lo guardò disinteressata. Lui sbuffò. “Muoviti, e per Merlino, spegni questo orrore!” sbottò, richiudendosi la porta alle spalle. Anna non si mosse. Sentì altre urla. Anche Mary Kate era nel suo stesso stato. Ma non per mancanza di voglia di vivere o altro. Semplicemente perché aveva altre cose per la testa. Blaise, ad esempio. Stavano ancora assieme. La più lunga relazione di sua sorella. If I Was your Vampire, certain as the moon, instead of killing time, we'll have each other until the sun. La ragazza sbuffò, e si alzò. Non voleva avere altre prediche da sua madre. Sapeva che sarebbe finita con l’insultarla in serpentese. Facendola arrabbiare ancora di più. Iniziò a piegare i vestiti buttati sul letto. Delle gonne. Un corpetto. Poco a poco il letto iniziò ad intravedersi. Il baule a riempirsi. Finiti vestiti, prese il suo pinguino di peluche. Lo ripose con cura in un angolo. Poi una pochette a forma di tomba, da porta gioielli. Anche se alla fine tutti i suoi bracciali finivano disordinati sul comodino. If I Was your Vampire, death waits for no one…hold my hands across your face, because I think our time has come. Sentiva la musica di sua sorella scontrarsi con la voce del suo Manson. Quegli stupidi Tokio Hotel. Mise pian piano tutto ciò che le poteva servire nel baule. Setacciando cassetti. Tutte le sue magliette dei gruppi. Le capitò tra le mani una maglia dei Sex Pistols. Anarchy in the UK. Anna sospirò. Si guardò in giro. E la strinse a se. Chiudendo gli occhi. Inspirandone il profumo. Quel profumo. Quello del suo Draco. L’aveva presa in prestito ancora alla fine della scuola. Quella notte. Dopo che era tornata dal Ministero. Aveva dormito con quella. Le arrivava alle ginocchia. Non sapeva come poteva star bene una maglia così gigantesca sul fisico così mingherlino del suo Draco. Eppure gli stava bene. Digging your smile apart with my spade-tongue and the hole is where the heart is. Di scatto Anna allontanò la maglia. E la buttò sul pavimento. Non doveva cadere in simili smancerie. Non erano da lei. Eppure. Si avvicinò alla t-shirt e la sistemò. Poi la ripose con cura nel baule. Draco le mancava. Non serviva un genio per capirlo. Il baule era quasi pieno. Si voltò verso la scrivania. James era nella sua gabbietta da viaggio. Oramai abituato, dormicchiava tranquillo. Nell’ombra, una foto. La ragazza si avvicinò, incerta. Allungò una mano e la prese. La cornice verde e argento. Con serpenti attorcigliati. E due iniziali incise sugli angoli. A e D. era stato un regalo di Narcissa. Per essere andata a tenere compagnia a lei e al figlio. All’interno, due ragazzi teneramente abbracciati. Lei e Draco. Lui che l’abbraccia, poi le cinge le spalle con un braccio. Lei, che sorride. We built this tomb together, and I won't fill it alone. Guardandosi. Osservando lei e il suo adorato, Anna sorrise. Non avrebbe potuto farne a meno. Ricordando quanto Draco la prendesse in giro per la sua altezza. Il suo metro e sessantatre scarso. Prese della carta, e vi avvolse la cornice con la foto. La ripose tra i vestiti, in modo che non si potesse rovinare. Chiuse il baule con un tonfo sordo. Poi, mise in tasca il suo mp3. Sentì ancora dei rumori sommessi dalla camera vicino. Mary Kate aveva spento lo stereo. Niente più Bill Kaulitz. Solo Manson. Anna ghignò, trionfante. Si stiracchiò. Un po’ di vento entrò dalla finestra. Fece svolazzare la sua gonna a pieghe. Bussarono alla porta. “Anna sei pronta? La mamma ci ha chiamato a raccolta!” esclamò Mary Kate. La ragazza si avvicinò al computer. Beyond the pale everything is black no turning back. Ed ecco. Spento. Il silenzio totale. Christian entrò subito in camera sua. “Muoviti…la mamma chiama…” sbottò. Anna lo ignorò e prese la gabbietta di James. Scese, mentre suo fratello faceva levitare il baule dietro di lei. Tutta la famiglia era già riunita in salotto. Sua madre stava trafficando con le serrature. Mary Kate sbadigliò. I capelli castano chiaro fino alle spalle sciolti. La frangetta ribelle. “Ora…controllo componenti…dunque...moglie…presente!” iniziò a dire Ilary. “Marito…eccomi!” esclamò Andrew, vicino a lei. “Figlio maggiore, presente!” esordì Christian, raggiungendoli. “Figlia di mezzo, presente…” disse con poca grinta Anna. “Figlia minore, presente…” concluse Mary Kate. “Un attimo…gatto?” continuò la madre. James fece un miagolio sommesso. “Gufo?” disse ancora la donna. Un piccolo gufo, nella gabbia, stava appollaiato distrattamente. “Archimede!” lo chiamò la sorella più piccola. L’animaletto sbattè le ali e fece un verso. “Perfetto…ed ora, si parte! Tutti stretti a me!” esclamò Ilary. La famiglia obbedì. Ed in pochi secondi, si smaterializzarono. Lasciando la casa vuota. Senza più rumori. Musica. E ricordi.
In qualche casa più in la, una ragazza correva per la stanza, trafelata. Seguita da una canzone altrettanto movimentava. Hermione spostava oggetti dal baule alla scrivania. E dalla scrivaniaal baule. Mai soddisfatta. I hate it when a guy doesn't get the door even though I told him yesterday and the day before. Aveva provato a chiudere il bagaglio una decina di volte. Eppure. Non voleva rimanere chiuso. Doveva eliminare qualcosa. I suoi libri certo che no! Cosa avrebbe fatto nelle lunghe serate alla Tana? Di certo non voleva starsene con le mani in mano. Forse quel maglione non era così poi tanto necessario. E nemmeno quella gonna. Quando l’avrebbe messa? Non certo in Sala Comune.I hate it when a guy doesn't get the tab and I have to pull my money out and that looks bad. Dopo l’ennesimo viaggio scrivania-baule, decise di fermarsi e prendere fiato. Osservò il suo bagaglio. In effetti c’erano più libri che vestiti. Così non poteva andare. Doveva liberarsi di qualcosa. Con rammarico, iniziò a tirare fuori le pile di libri. Dopotutto, alla Tana ci sarebbero state anche Anna e Giulia. E con loro, di certo non sarebbe stata a far nulla. Eliminò qualche libro. Ma non c’era ancora abbastanza spazio. Si voltò pensierosa verso la scrivania, e trasalì. Si stava dimenticando la cosa più importante. Where are the hopes, where are the dreams, my Cinderella story scene, when do you think they'll finally see. Prese l’album dalla copertina azzurra che giaceva sulla scrivania. Come dimenticato. In realtà, di solito lo teneva nel primo cassetto del suo comodino, accanto al letto. Però. Lo aveva tirato fuori solo per poterlo portare con se. Dentro, le foto dei suoi genitori. Delle sue amiche. Che aveva collezionato con il passare degli anni. Lo doveva ammettere. Giulia ed Anna erano la sua seconda famiglia. Nonostante fossero così diverse da lei. La prima, con i suoi modi gentili e l’atteggiamento allegro. La seconda, dai modi sgarbati e un po’ ribelli. Loro. Che insieme facevano iTre Uragani. That you're not not not gonna get any better, you won't won't won't you won't get rid of me never, like it or not even though she's a lot like me we're not the same. E poi c’era lui. Hermione arrossì solo a pensarlo. Non sapeva proprio come facevano le sue amiche. Giulia, innamorata pazza di Piton. Era riuscita ad ottenere la sua attenzione. Il suo affetto. Il suo amore. Anna, intrecciata in una relazione strana. Pazza. Macabra. Ma felice. Mentre lei. Ancora speranzosa di un amore destinato ad aspettare un bradipo dai capelli rossi. And yeah yeah yeah I'm a lot to handle, you don't know trouble but I'm a hell of a scandal.Hermione sbuffò. Possible che quello stupido di un Ron non si fosse ancora accorto della sua cotta? Lei era una ragazza all’antica. Non riusciva a fare come le proponevano le amiche. Chiedergli perfino di fare una passeggiata le risultava difficile. E perché? Perché lui la vedeva come un’amica. Un puro esempio quello del quarto anno, al Ballo del Ceppo. L’aveva usata come ultima risorsa. Cosa inaccettabile da parte sua. In verità si era presa una piccola cotta per Krum. Dopotutto lui aveva fatto il primo passo. Mentre Ron non la vedeva nemmeno come una ragazza! Me I'm a scene, I'm a drama queen, I'm the best damn thing that your eyes have ever seen. Tra un mese il prefetto avrebbe compiuto i sedici anni. Il rosso si sarebbe dovuto accorgere di quanto era cresciuta. Hermione arrossì a quei pensieri. Le faceva davvero male stare sola con Anna. Però sorrise. Infondo ciò che più contava era la salute. E gli amici. Anche se di quelli lei ne era attorniata. Alright Alright yeah. Mise nel baule l’album. Giusto qualche libro. E aggiunse dei vestiti. Poi sistemò anche qualche oggetto. Visto il suo rendimento scolastico, i suoi genitori, le avevano comprato un regalo. Arrivata a casa, si trovò nelle mani un piccolo mp3 blu. Giulia ed Anna l’avevano aiutata a riempirlo e a capire come usarlo. In poco tempo, era diventata una maestra. Aveva finalmente capito come mai Giulia adorasse tanto starsene sul letto ad ascoltare musica. Però il suo passatempo preferito rimaneva la lettura. Sistemò le ultime cose, e finalmente chiuse il baule. Niente aperture improvvise. Niente libri sparsi per la camera. Mise le ultime cose in ordine, poi aspettò. Il signor Weasley sarebbe dovuto passare a momenti. Scese a salutare i genitori, prima che tornassero al lavoro. Poi, tornò in camera. Ed ecco un uomo famigliare. “Buongiorno signor Weasley!” sorrise la ragazza. Arthur ricambiò il sorriso. “Giorno anche a te Hermione! Pronta?” le chiese. Lei si guardò in giro, poi annuì. “Bene! Allora si parte!” esclamò lui. Hermione si strinse al braccio dell’uomo. E subito sparirono. Lasciando una stanza vuota. Ordinata. Con una pila di libri fino al soffitto sulla scrivania.

  
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