Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: MrsBlack4    12/03/2013    3 recensioni
Dalla storia: “Per me, la morte è qualcosa di più intenso. Essendo il culmine della vita, deve essere un traguardo, una meta da conquistare. Penso che morire comporti provare sensazioni contrastanti ma inscindibili. Si può provare dolore, ma quel dolore è piacere, come quando l’acqua è tanto calda da sembrare fredda. Gli opposti sono così estremizzati da annullarsi e così anche tu ti senti paradossalmente completo, ma allo stesso tempo vuoto”
Bella continuò a parlare, era raro che parlasse tanto e così ragionevolmente. Quella fu la prima volta che parlarono della morte. Ne seguirono altre nel corso della loro vita. Bella era affascinata dalla morte.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Rodolphus Lestrange | Coppie: Rodolphus/Bellatrix
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

About The Death

 

 

Villa Black, 18 Luglio 1964

 

Il giardino, al di fuori di quella che era da sempre stata considerata una delle dimore più sontuose, temute e rispettate del Mondo Magico, continuava ad assoggettarsi a quello che era l’irrefrenabile volere della pioggia che inflessibile, compatta e trascendentale sembrava essersi messa in testa di poter affogare la Terra.

Bellatrix Black quel giorno era irrequieta.
Di certo chi non la conoscesse, avrebbe sicuramente detto che era normale per una giovane tredicenne come lei, dolersi per un temporale estivo e rimpiangere una più proficua giornata di sole. Ma lei, aveva sempre nutrito ammirazione per la pioggia e più si intensificava, più traeva piacere nel guardarla.
Forse la pioggia che cadeva quel giorno era troppo regolare, troppo poco nefasta o riprovevolmente sguarnita di lampi e fulmini per poter affascinare la maggiore  delle sorelle Black.

Sapere esattamente cosa lei stesse pensando sarebbe sempre stato impossibile. Se quel giorno non avesse confidato a qualcuno l’idea con cui le sue sinapsi si stavano divertendo, non si sarebbe mai saputo quale fosse il motivo di quella sua irrequietezza, di quel suo essere così completamente assorta dal vuoto che si estendeva oltre il suo sguardo. Quel vuoto che poco aveva a che fare con il paesaggio che si prospettava fuori da quella finestra a cui lei teneva incollato il naso e che fissava con tanta dedizione.

A sua volta, qualcuno, da lontano, la osservava con altrettanto interesse. Rodolphus Lestrange, nascosto ai suoi occhi, si interrogava su quale potesse essere il cruccio quotidiano di Bellatrix. Cosa mai poteva farle corrugare le sopracciglia in quel modo? Cosa poteva rendere il suo sguardo sempre ardente irriconoscibilmente vitreo?

 Poco incline al lambiccarsi il cervello per ottenere una risposta e decisamente più propenso all’azione, decise di mostrarsi, ma con la dovuta cautela. Sapeva come ci si doveva relazionare con Bella fin dai suoi primi anni di vita.

“Bella” esordì in un sussurro

La ragazzina bruna non diede segno di aver sentito, tanto era concentrata nel seguire il filo dei suoi pensieri.

Rodolphus, che di certo non gradiva essere ignorato, ripeté il suo nome più forte.

Bella si girò di scatto, con lo stesso sguardo vitreo, come se non riuscisse a vederlo anche se lui l’aveva ormai raggiunta. Dischiuse appena le labbra e se le inumidì.

“Bella, che stai facendo?”
le chiese lui

Lei parve svegliarsi un po’, ma sembrava ancora completamente presa dalle sue riflessioni.

“Nulla” rispose meccanicamente

“Ti senti bene?”

“Benissimo. Perché non dovrei?”

“Sembri.. strana. Che cos’hai?”

“Non ho proprio niente Rod. Siediti e taci”

Rodolphus obbedì e per un lasso di tempo che a lui apparve interminabile si costrinse a rispettare il suo silenzio. Intanto continuava a scrutarla: si accorse di come le sue candide mani dalle dita affusolate stringessero convulsamente un lembo del suo vestito. Era un vestito leggero di un verde chiarissimo. Rodolphus se ne stupì perché sapeva che a Bella non piacevano i colori pastello e che preferiva quelli scuri. Ma indovinò, a ragione, che sua madre l’avesse scelto per lei e che lei avesse ubbidito per la semplice indifferenza che provava per ciò che doveva indossare. Quella era una giornata carica di umidità e infatti sopra il vestito, Bella si era messo un semplice cardigan, anche quello stranamente chiaro: beige. Bella odiava quel colore, non lo considerava neppure un colore. Ma quel cardigan di lana grossa, dai tondi bottoni,  Rodolphus era certo che non l’avesse scelto sua madre tanto era malconcio e sgualcito. Era uno di quei classici indumenti assolutamente confortevoli che è piacevole indossare proprio nelle giornate come quelle, ma che sicuramente non si poteva mettere in presenza di ospiti. I suoi capelli neri spiccavano su quei colori tenui. Rodolphus non dimenticò mai un solo particolare di quella conversazione con Bella.

Alzò lo sguardo sul suo, che continuava ad essere vitreo, ma di tanto in tanto veniva infrazionato da bagliori di luce. Bella, sicuramente, stava per venire a capo al suo dilemma, ma Rodolphus si era stancato di aspettare. Il solito egocentrismo maschile, in lui spiccatamente radicato, lo portò a reclamare l’attenzione che gli spettava di diritto.

“Insomma, mi vuoi dire cosa ti prende?”                         

“D’accordo” -sbuffò lei spazientita- “Oggi ho sentito i nostri genitori che parlavano di un funerale al quale dovranno partecipare e mi è venuta in mente una cosa..”

“Cioè?” chiese curioso

“Mi sono chiesta com’è morire”

“E sei arrivata a una conclusione?”

“Non precisamente visto che tu mi hai interrotto”-  
rispose trafiggendolo con quel suo sguardo nero- “Ma ci ho pensato molto”

“E cosa hai pensato?”

“Quante domande Lestrange! Prima voglio che risponda tu”

“Rispondere a cosa?”

“Secondo te, com’è morire?”

“Vuoi che risponda così su due piedi?”

“Si, voglio che tu mi dica la prima cosa che ti passa per la testa. Voglio una risposta spontanea”

Rodolphus alzò gli occhi al cielo, ma come al solito assecondò la sua follia e dopo qualche istante la accontentò.

“Secondo me, morire non è doloroso come pensano tutti. E’ quasi un sollievo. Anzi, è un sollievo a tutti gli effetti”

“Spiegati meglio Lestrange”
lo incitò Bella al limite della pazienza

“Vedi, tu provi una sensazione di sollievo subito dopo aver scampato un pericolo o comunque una cosa che temevi. Tutti temiamo la morte, quindi suppongo che sia normale provare paura nei tuoi ultimi istanti di vita, ma quando la morte ti prende, capisci che non serve a nulla avere paura e vieni invaso da una sensazione di sollievo, ti senti appagato perché la morte ti ha liberato da qualunque emozione umana, compresa la paura”

“Uhm, non male Lestrange. Credevo che avresti risposto qualcosa di più banale, di solito non sei così riflessivo”

Rodolphus assunse un’espressione compiaciuta, era raro che Bella lo considerasse alla sua altezza.

“E la tua visione della morte invece?” chiese

“Per me, la morte è qualcosa di più intenso. Essendo il culmine della vita, deve essere un traguardo, una meta da conquistare. Penso che morire comporti provare sensazioni contrastanti ma inscindibili. Si può provare dolore, ma quel dolore è piacere, come quando l’acqua è tanto calda da sembrare fredda. Gli opposti sono così estremizzati da annullarsi e così anche tu ti senti paradossalmente completo, ma allo stesso tempo vuoto”

Bella continuò a parlare, era raro che parlasse tanto e così ragionevolmente. Quella fu la prima volta che parlarono della morte. Ne seguirono altre nel corso della loro vita.

Bella era affascinata dalla morte.
*


La definizione della morte che Rodolphus preferiva fu quella che disse qualche anno dopo, era la più breve, ma a suo parere, la più azzeccata. Si trovavano nel suo dormitorio, a Hogwarts. Era il loro Settimo anno. Bellatrix era nuda nel suo letto, a stento coperta dal copriletto di seta verde-argento, con i capelli neri sparsi sul cuscino candido, assoggettando come sempre, con la sua sola presenza, qualunque elemento della stanza, lui compreso. Bella si morse le labbra vermiglie e sospirò. Dischiuse appena le bocca e con voce flebile, arrochita, sussurrò:

“La morte è pura estasi, è  assolutamente il culmine del piacere”

Fu in quell’istante che Rodolphus capì che il morbo nefasto di Bellatrix si era indiscutibilmente impossessato di lui e che era inutile e sfibrante continuare a combatterlo, lui teneva le redini della sua vita da troppi anni, davvero da un tempo incalcolabile.
Rodolphus si sporse verso di lei, la baciò con tanto trasporto da morderle le labbra a sangue e le bisbigliò all’orecchio:

“Allora farò in modo che questa volta sia come morire”
*


Un’altra delle tante volte in cui si erano ritrovati a parlare della morte, fu quando erano Mangiamorte solo da poco. Avevano dovuto fronteggiare da soli l’assedio di parecchi Auror, ne avevano uccisi due ciascuno. Il Signore Oscuro era rimasto molto soddisfatto.
Una volta smaterializzati nella loro sontuosa dimora, si erano elegantemente accasciati su due poltrone, con i sensi e la vista ancora annebbiati dal ritmo frenetico della battaglia, con la mente che ripercorreva la serrata sequela di incantesimi e il cuore che traboccava orgoglio.

Con un pigro movimento della bacchetta, Rodolphus chiamò a sé una pregiata bottiglia di Whisky Incendiario e due calici di cristallo.

“Dobbiamo brindare, Bella” disse Rodolphus con tono risoluto
 

“Per cosa esattamente?” gli chiese lei con un sorriso soddisfatto
 

“Per la nostra vittoria, per la nostra supremazia, per il nostro indiscutibile potere” le rispose

Rodolphus sapeva con certezza che lei gli aveva posto quella domanda solo per sentire la sua risposta.

“E cos’è che ti fa sentire potente?”

Anche questa volta, Rodolphus rispose senza alcuna esitazione.

“Uccidere. Sono io a decidere quando finisce la vita di un essere mano. Mi basta impugnare la bacchetta per mettere un punto alla sua esistenza. Mi basta pronunciare un incantesimo per mozzargli il respiro, per far cessare il battito del suo cuore. Per mia volontà, se un attimo prima viveva, adesso non può farlo più. Io uccido, io vinco. E sai quanto mi piace vincere”

Bellatrix annuì, piegando le labbra in quel suo caratteristico sorriso storto e alzò il calice davanti a sé.

“A cosa brindiamo?”

Rodolphus la imitò.

“Alla morte. Che possa essere sempre una degna alleata”

“Lo sarà” – disse Bellatrix con un luccichio nello sguardo- “Si schiera sempre dalla parte dei vincenti”
*


Da quella loro conversazione erano passati così tanti anni da sembrare secoli. Azkaban li aveva cambiati irrimediabilmente, non solo nell’aspetto, ma anche nell’animo. Erano l’ombra di quel che erano stati.

Qualche sera dopo la loro evasione, se ne stavano seduti nell’immenso parco che circondava Malfoy Manor. Assaporavano l’odore della notte, respiravano a pieni polmoni la bruciante sensazione di libertà. Erano immersi nel più totale silenzio, da quando si erano rivisti si erano scambiati solo poche parole, erano come due estranei, come la reminescenza di una vita passata.

“Spesso mi chiedevo se fossi morta” disse Rodolphus con voce flebile

“E cosa ti rispondevi?”

“Che non poteva essere così. Tu sei più forte di qualunque cosa, perfino della morte”

“No, non lo sono. Per molti anni però mi sono rivista in essa: imbattibile, oscura ed inesorabile. Anch’io ero così. Adesso, so semplicemente che la morte ha sempre fatto parte di me. Morire non mi spaventa perché una volta morta avrò raggiunto la massima aspirazione di me stessa. Quando morirò, la morte stessa farà fatica a sostenere il mio sguardo tanto mi troverà simile a sé”

Ci fu qualche istante di silenzio, poi Bella lo guardò negli occhi e gli chiese:

“E tu?”

“Vorrei essere già morto”

*


Qualche mese dopo, era finalmente arrivata l’ora di combattere. Le sorti del Mondo Magico si decidevano sul campo di battaglia. La morte e la vita non erano mai state così vicine.

A Hogwarts, nel centro della Sala Grande, Bellatrix duellava con Molly Weasley. Era quasi ridicola la differenza che c’era tra le due. Bellatrix era una strega grandiosa e indiscutibilmente potente, la sua conoscenza delle Arti Oscure era inferiore solo a quella del suo Signore. Eppure, Rodolphus vide con chiarezza quell’incantesimo che la colpiva in pieno petto, quasi non ci credette quando la vide immobile sul pavimento e non sentì neanche l’urlo di rabbia del loro Signore. In quel momento, Rodolphus si chiedeva soltanto una cosa: “Com’è morire?”

 Desiderava ardentemente saperlo.

 

 



Angolo autrice: Ok, non ho idea di cosa mi abbia convinto a pubblicarla. (Ormai la follia imperversa dentro di me, è evidente) Su questa one-shot dirò solo che è nata in una notte insonne ed è stata conclusa in una notte altrettanto insonne. Insonnia e Rodolphus/Bellatrix si sta dimostrando un binomio vincente!
La verità è che parlare della morte mi affascina e se sono loro due a parlarne sono doppiamente affascinata.
Mi sembravano i più adatti, i più ideologicamente vicini ad essa. Esperimento riuscito o fallito? A voi l’ardua sentenza.
MrsBlack

  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: MrsBlack4