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Autore: Nikki Cvetik    12/03/2013    5 recensioni
"-Lei come ci riesce?
-A fare cosa?
-Ad essere così luminosa." Da Il secondo dei tre Spiriti.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Patrick Jane, Teresa Lisbon | Coppie: Jane/Lisbon
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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A/N: Eccoci arrivati all'ultima A/N...wow, che dire? in realtà non i vengono le parole. Ok. "Allora cominciamo dall'inizio - come diceva la mia professoressa di italiano - cosa facile da dire, ma ben difficile da farsi". Per prima cosa, grazie a tutti voi lettori. Siete stati così pazienti, per tutto il tempo. Davvero, non so come ringraziarvi per tutto questo :''')) Avete dato amore e fiducia alla mia storia, e questo è il sogno di ogni persona che si impegna a scrivere. Un altro grazie a chi ha recensito. Questa storia ha avuto molte più recensioni di quante me ne aspettassi. Ma non è questa la cosa davvero importante. Sono state LE recensioni: i pensieri e le considerazioni che vi avete messo dentro. Avete usato il vostro prezioso tempo per farmi sapere le vostre idee e persino per farmi degli stupendi complimenti. Non so che altro fare per ringraziarvi, se non continuare a scrivere e migliorarmi. Inoltre, grazie a Lettie, quella incredibile donna senza la quale queste storie non sarebbero mai venute fuori. E non solo per il supporto tecnico - è grazie a te se quello che scrivo diviene leggibile -  ma per il supporto da amica che mi dai sempre. Mi incoraggi, mi sproni e mi spingi sempre a fare del mio meglio. E questo te lo dovrò per sempre. Always. Grazie, infine, a quella stupenda serie che supportiamo e amiamo così tanto. Inutile dire che, se non ci fosse, non ne staremmo qui a parlare. Mi ha aiutata a mantenere un minimo di "familiarità" in questo momento in cui la mia vita è cambiata. Mi ricorda che alla fine sono sempre la stessa persona, e che posso esserlo per sempre, se lo vorrò.
Vi lascio, quindi all'epilogo.
Alla prossima, miei carissini.
Per sempre vostra.
Nikki C.

 


EPILOGO

Just how thick is your skin? Just how sharp are your teeth?
Oh, you've got a lot to learn.
Is there somewhere else that I can win? Is there something else to start over again?
From the summit's edge to the cutting room floor.
I will be afraid no more.
The morning dove sings with two broken wings: “Carry me home, I'm not afraid.
The stars in my eyes with shimmering lights. Carry me home, don't let me fade…”
Carry me home. Carry me.

 
 
La mattina seguente, Lisbon si svegliò sul divano, sola.
Il plaid stropicciato e l’impronta sul divano accanto alla propria, erano la prova che non avesse sognato. Sentì lo sconforto crollarle addosso. Si portò una mano alla bocca per tacere un moto di stizza e rabbia,
Proprio in quel momento, Jane entrò nella stanza, tenendo in mano due contenitori di succhi di frutta. Era a torso nudo, i capelli ancora bagnati e caldi per la doccia. Guardando le etichette dei cartoni, le chiese quale fosse il suo preferito, tra pesca e arancia. Non ricevette risposta, se non le braccia della donna attorno al suo collo.
Tre giorni dopo, la vita al CBI riprese, senza Jane. Ciò nonostante, il mentalista cominciò a passare tutte le sere a casa di Lisbon per prepararle la cena, discutere sui casi e trascorrere la notte. Piano piano, il suo spazzolino prese posto affianco a quello di  Lisbon, il suo rasoio sulla mensola del bagno, il suo intimo vicino alle mutandine nel cassetto, i suoi completi vicino alle camicie colorate nell’armadio e il posto nella parte destra del letto. Dopo due mesi, Jane decise di prenotare il solito tavolo nel suo ristorante preferito. Quella sera stessa, fecero l’amore per la prima volta insieme.
In maggio, il caso di Red John arrivò alla svolta. Jane fece esattamente quello che aveva detto la mattina di Natale. Nessun segreto, nessun piano. Ciò nonostante, si ritrovò con in mano una pisola, e la pistola puntata contro la sua nemesi. E la pistola sparò un colpo.
Quando la sua chiamata e la descrizione della situazione raggiunsero Lisbon, questa si sforzò di non crederci. Arrivata alla casa segnalatale dalla radio, vide Jane paonazzo, il volto rigato da lunghe strie di sangue, e un’arma in mano. Sentì la terra aprirsi sotto i suoi piedi, pronta a farla precipitare nell’abisso.
Un attimo dopo si accorse di un suono alla sua destra. Un uomo era disteso a terra e si teneva il piede sanguinante. Con lo sguardo tornò sul collega e sui suoi occhi spenti. Jane le consegnò la pistola, senza una parola, uscendo dalla casa per farsi medicare la fronte. Pochi minuti dopo, Lisbon lo raggiunse sull’ambulanza e lo abbracciò con tutta la forza possibile, coprendo il suo volto di baci, fregandosene altamente di essere vista da Bertram. Quando lo guardò nuovamente negli occhi, vide una luce nuova riempirli, rivolta a lei, solo a lei. E finalmente capì perché Red John non fosse morto in quella casa. Non era più lui lo scopo della vita di Jane, e non lo era più stato da quel giorno di Natale. Sussurrò un flebile grazie sulle sue labbra, e lo baciò di nuovo. Nessuno dei due si accorse che, in quel momento, Red John era stato condotto fuori dalla casa, urlante di rabbia e di dolore.
Così come nel sogno, fu Grace a ucciderlo, durante un tentativo di fuga dalla prigione due settimane dopo. Jane non sentì né dolore né rimorsi. Solamente, quella sera pianse tra le braccia di Lisbon, così come cinque mesi prima.
A settembre, Lisbon presentò ufficialmente Jane alla sua famiglia. Dopo la sorpresa iniziale, il mentalista era stato accolto nella grande famiglia con un calore infinito, soprattutto da Anne, che grazie a quella notizia aveva guadagnato 467 dollari.
Il Natale successivo, fu il primo passato come una coppia. Esattamente come il precedente, la giornata fu semplice e tenera, passata tra il divano e i fornelli. Ciò nonostante, una paura sottile seguì Jane fino a sera. Alla fine entrambi sentirono la necessità di festeggiare quella giornata speciale sotto le coperte. E quando dopo parecchio tempo, ansimanti e sudati,  assieme decisero di concedersi il loro meritato riposo, Lisbon avvicinò le labbra all’orecchio di Jane e sussurrò.
-Sono felice che il nostro albero sia così grande. Soprattutto perché l’anno prossimo avremo un regalo in più da comprare.
Il significato di quelle parole piovve su Jane come una meteora, facendo esplodere di gioia il suo cuore. Quel Natale non sarebbe stato dannato dalla perdita di una vita, ma rallegrato dalla creazione di una nuova.
Sette mesi dopo, insieme a tutta la squadra, la famiglia di Lisbon, buona metà del dipartimento e un discreto numero di circensi, espressero i loro voti al tramonto, su un’infinita spiaggia di sabbia bianca. Quella sera, Wayne prese la sbronza del secolo, rallegrando la serata con la migliore esibizione di Jodel mai sentita in tutta la California. Sfortunatamente, il vino in corpo all’agente portò anche alla sua dichiarazione di amore eterno a Grace e la quasi definitiva rottura della sua mascella. Ciò nonostante, nessuno si stupì del bacio che, prima di entrare in macchina, Grace lasciò sulle sue labbra.
Non ci volle molto prima che la piccola Juliett Blessing Jane venisse al mondo, appena due settimane dopo. Un piccolo angelo dai capelli biondi e gli occhi verde chiaro. Quel Natale venne passato assieme alla squadra nella loro nuova casa, e nessuno quella sera riuscì a staccare gli occhi dal fagottino di gioia appena arrivato nella loro vita.
E tre anni dopo, Lisbon e Jane, davanti ad un enorme uovo di Pasqua di cioccolato, tentarono di spiegare alla loro piccola Juliett che presto anche il pancione della mamma avrebbe svelato una nuova, stupenda sorpresa.
Jane non ebbe più rapporti con gli spiriti; ma visse sempre, d'allora in poi, sulla base di una totale felicità e completezza ; e di lui si disse sempre che se c'era un uomo che sapeva osservare bene il Natale, quell'uomo era lui. Possa questo esser detto veramente di noi, di noi tutti! Che Dio vi benedica, tutti!

 

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A/N 2: Pensavate davvero che vi avrei lasciato così??? E invece no!! Ecco quest'ultima piccola storiella.
AVVISO IMPORTANTE!!

Se siete dei "puristi dell'Agnst" e le storie Fluff "are not your usual cup of tea", NON ANDATE OLTRE!! NON LEGGETE QUELLO CHE E' SCRITTO QUA SOTTO, PERCHE', A DIFERENZA DI QUELLO CHE HO SCRITTO NEI CAPITOLI SCORSI, E' UNA PARTE MOOOOOOOOLTO MIELOSA E MOOOOOOLTO POCO "INCAZZOSA". IO VI HO AVVERTITO. SIETE ANCORA LIBERI DI PREMERE IL TASTINO "INDIETRO". LO VEDETE? QUELLO IN ALTO SULLA SINISTRA. NON L'AVETE PREMUTO ANCORA? BE', SPERO DI SI' PERCHE' DA QUA NON SI TORNA INDIETRO. 





Ok, se siete arrivati qui vuol dire che volevate farlo, e ne sono davvero felice :)))) Stavolta vi lascio per davvero. da adesso in poi questa storia è definivamente CONCLUSA.
A voi tutti alla prossima.
Nikki C.


 

Red Markers, Blue Markers

 

Many doors, knock on one. Standing still, time is raging.
Staring down the mouth of a hundred thousand guns.
And you’re still here. You’re still here.
I believe that we never have to be alone. Yes, I believe, It’s just around the ben.
You can hold it in or scream it on a microphone.
There is no end. There is no end.
Deep in the night, I feel the presence of something that was long ago told to me.
There is a hand guiding the river, the river to wide open sea.
And deep in my heart, in any game.
On any mountain, oh!, I’m not afraid.
Standing on stone, you stand beside me and honor the plans that were made.

Heart of a Girl – The Killers

 

-Facciamo un gioco?
Mi dice Jane, poggiando delicatamente la giacca del completo su una delle poltrone. E’ maggio inoltrato, e mi chiedo come riesca ad indossare quell’immacolato tre pezzi con questo caldo. Personalmente, non riuscirei a sopportare addosso più di uno strato di tessuto, figuriamoci tre.
Prendo tra il pollice e l’indice la camicetta sul davanti. La sventolo un po’, in modo da asciugare la sottile patina di sudore che mi si è formata in mezzo ai seni. Invano, dato che ai 27 gradi di questa stagione, si aggiungono le parole dell’uomo di fronte a me. So fin troppo bene che, quando parla di giochi, può trattarsi del mio peggiore incubo o della notte della mia vita.
-Ho qualche scelta?
Gli chiedo, inclinando la testa di lato. Lui alza le sopracciglia, come se non si aspettasse altro.
-Certo che no.
Risponde, onorandomi di uno dei suoi sorrisi a tremila megawatt. Credo che la cosa si protrarrà per un po’. Per questo mi dirigo in camera, abbandonando borsa, fascicoli e altro sulle lenzuola. Un attimo dopo sono di nuovo in salotto. Ad aspettarmi, in piedi in mezzo alla stanza, c’è Jane. E i suoi vestiti –tutti i suoi vestiti- sono ordinatamente piegati sul divano dall’altro lato della stanza.
-Woh…sei stato così…efficiente…
In fondo, sono stata in camera appena pochi secondi. Mi soffermo un attimo a guardarlo, gustandomelo con gli occhi. Fisico asciutto, ma delicatamente scolpito. Fianchi sottili e quella deliziosa linea bionda a puntare al suo basso ventre. Nemmeno dopo dieci anni di peccaminose coccole sotto le lenzuola, riuscirei a non arrossire davanti a Jane con addosso un paio di boxer. Molto neri. E molto attillati.
-Davvero, Lisbon. Credi davvero che rinuncerei così facilmente all’onore di essere spogliato da te? No di certo. Se lo sto facendo, sappi che è per una buona causa.
-Oh, sarebbe un evento da immortalare. Patrick Jane che fa qualcosa per una buona causa. Già mi vedo la notizia sui giornali.
-Non prendermi in giro, donna. Sai che divento una belva quando lo fai.
-Ed è per questo che mi piace farti arrabbiare. Per la soddisfazione e per…dopo.
Sussurro maliziosa come una scolaretta. Jane si passa la lingua sui denti. Con un braccio dietro la schiena, si avvicina a me. L’altra mano si alza verso la scollatura della mia camicetta. Il suo indice segue le piega interna del mio seno, asciugando una goccia di sudore sul suo tragitto. Noto le sue pupille dilatarsi, fin quasi ad ingoiare il verde attorno. Ma il suo controllo resta fermo, ferreo. Il maestro del biofeedback.
-Ho in programma qualcosa di diverso per stasera. Non che alla fine la cosa non possa concludersi con qualche attività extra. Ma adesso ho bisogno di questo, Lisbon. Ti fidi di me?
Se mi fido di lui? Santo cielo! In questi mesi è riuscito a dare un senso tutto nuovo alla parola “fiducia”. E’ riuscito a recuperare il rapporto con gli altri membri della squadra in tempo di record. Per non parlare del nostro. Se me l’aveste chiesto sei mesi fa, vi avrei riso in faccia.
Jane è un uomo nuovo. E’ felice, sempre sorridente e disponibile. E da quando Red John ha lasciato questo mondo, l’ultima ombra del rimorso e della paura ha lasciato i suoi occhi.
Alcune volte, nel bel mezzo della notte, abbracciata a quest’uomo che ho imparato ad amare più della mia stessa vita, mi domando cosa sia davvero successo quella notte. Non avrei paura di chiederglielo. So di potergli domandare qualsiasi cosa, aspettandomi da lui la risposta più sincera. La verità è che io non voglio sapere. O almeno non ancora. E non perché ne abbia paura. Ma perché non sopporterei di vederlo costretto a rivelarmi qualcosa di così profondo. Sono convinta che se e quando vorrà dirmelo, io sarò pronta ad ascoltarlo.
-Si, Jane. Mi fido di te.
Lo vedo sorridere, guardandomi con tanta tenerezza da riempirmi il cuore fino a farlo scoppiare. L’altra sua mano spunta da dietro la schiena e, delicatamente, scosta una ciocca di capelli dalla mia fronte. Poi fa un passo indietro e indica la mia camicetta.
- Vuoi che ti aiuti a liberarti di quel niente che hai addosso?
Scoppio a ridere, ma subito mi accorgo della serietà nei suoi occhi. Per una volta, decido di cogliere la palla al balzo, e sfruttare questa occasione a mio favore. Porto le mani sul davanti della camicetta, accarezzando appena i miei seni. I bottoni si aprono quasi per magia, rivelando solo una sottile striscia di pelle. Vedo Jane affondare le unghia negli avambracci. Le sue narici si allargano sotto la forza di una violenta inspirazione.
Senza rimuovere il capo, seguo la strada fino al bottone dei miei jeans. Lo apro con uno scatto secco. Il suo corpo ha un fremito improvviso. Se c’è una cosa che amo più del vederlo completamente nudo, è vederlo completamente alla mia mercé. Il suo autocontrollo che si dissipa in una nuvoletta di vapore. La sua totale incapacità di resistere a queste sensazioni così profonde e ataviche. Non c’è nulla di più eccitante. Il solo sapere di avere questo effetto su di lui mi fa sciogliere le gambe.
Faccio scorrere una volta il dito indice su tutta la lunghezza della cerniera. Poi torno in cima, afferrando il cursore, e facendolo scorrere tra i denti con una lentezza estenuante. La cosa genera un rumore quasi impercettibile, che sembra però rimbombare nel silenzio della stanza. Oh…so che effetto fa questo rumore su di lui. E di certo non dovrei nemmeno chiederglielo, per averne conferma.
-Sicuro di non voler accorciare i tempi?
-Te ne pentiresti, te l’assicuro.
La sua voce è tesa. Sta cercando di aggrapparsi a quel poco di sanità mentale che non gli permette di saltarmi addosso seduta stante.
Butto i vestiti sul divano. Nulla di comparabile all’ordinata pila affianco alla mia. Sono rimasta solo in reggiseno sportivo azzurro e mutandine fucsia. Certo, se l’vessi saputo avrei indossato qualcosa di più provocante. Ma credo che adesso sia tardi per potersene pentire.
Jane mi guarda soddisfatto e, con due grandi falcate, raggiunge la sua giacca. Dalla tasca esterna estrae due pennarelli colorati. Uno rosso e uno blu. Stende il secondo a me, e io lo guardo con una certa diffidenza. Non era certo questo ciò per cui credevo di essermi spogliata!
-Pennarello.
Dico, puntandolo verso di lui.
-Saresti tanto gentile da spiegarmi cosa ne dovrei fare?
Vedo Jane alzare gli occhi al cielo, per poi cominciare a parlare con la sua classica cadenza da enciclopedia.
-Questi pennarelli sono di colori diversi, a quanto vedi. Vanno usati per indicare alcune zone del proprio corpo o del corpo del proprio partner. Si usa sul proprio partner per indicare le zone del suo corpo che ci piacciono. Si usa il proprio pennarello su sé stessi per indicare zone del nostro corpo che, invece, non ci piacciono. E’ un esercizio che serve a migliorare l’autostima e a cementare il feeling tra i partner. Inoltre, aiuta ad avere un rapporto più sereno con sé stessi e con l’altro. Non serve dire che quelle parti sono del tutto fuori dal gioco.
-Oh…che peccato…mi sarebbe piaciut…
-Lisbon, vuoi piantarla prima che ti salti addosso come un cavernicolo?
-E questa sarebbe una minaccia?
Mi guarda torvo, ma so perfettamente che non è arrabbiato. Magari solo un po’ frustrato. Senza staccare gli occhi da me, stappa il proprio pennarello. Dopo aver provato l’inchiostro sull’indice, se lo porta al naso, lasciando un piccolo segno sulla punta.
-Il tuo naso?!
-Sì. Non trovi che sia grosso?
-Sì, ora che me lo fai notare credo che tu abbia ragione. E’ proprio enorme!
-Ok, questa è l’ultima volta che giochiamo a questo gioco insieme.
-Stavo scherzando! E poi, anche se fosse, non mi importa. Mi piace come solletica la mia guancia quando mi baci.
Jane spalanca gli occhi alla mia affermazione, come se avessi detto la più grande stronzata di questo mondo. Non mi lascio scappare la sua sorpresa, e mi alzo sulle punte. Poggio una mano sulla sua guancia e accarezzo un bacio su quel piccolo puntino. Ne schiocco una anche sul suo mento e poggio di nuovo le piante per terra.
Stappo il mio pennarello guardandolo negli occhi. Socchiudo appena la bocca e spingo la punta sull’arco destro del mio labbro superiore.
-Dici sul serio?
-E’…grosso. Sproporzionato. Non mi è mai piaciuto, fin da quando ero alle superiori.
Jane stappa il suo pennarello e fa un puntino vicino a quello che ho appena disegnato. Poi, con la punta del dito, disegna la forma del labbro, da parte a parte.
-A me, invece, piace tanto. Amo vederlo sporgere quando metti il broncio. E ogni volta che lo mordo ha una consistenza stupenda.
Jane mi prende il mento tra le dita, costringendo ad alzare lo sguardo che non sapevo di aver abbassato.
-Non pensare mai il contrario, ok?
La sua voce è appena udibile, ma sento una scossa elettrica attraversarmi da capo a piedi. Ecco l’effetto che mi fa, quando si comporta come il perfetto gentiluomo di altri tempo.
-Ok.
Sussurro, ancor più piano. A questo punto, fermo il suo volto tra le mani. Mi avvicino e faccio una x col mio pennarello sulla sua tempia destra.
-E questo sarebbe….
-Il tuo cervello. E’ qualcosa che ho sempre ammirato in te. Mi sorprende ogni giorno e mi lascia senza fiato. Anche adesso, che ti sei inventato questo gioco pazzo.
-Non me lo sono inventato! E’ una ricerca documentata e sicura.
-Oh, controllerò.
-Bene…
Lo vedo un po’ arrossire, visibilmente compiaciuto da quella piccola scenetta. Alza il pennarello sulla mia fronte e, con una freccia, indica i suoi capelli.
-Sono morbidi ed accoglienti. Profumano di te. Potrei accarezzarli per giorni interi. E amo quando mi permetti di pettinarli o di intrecciarli.
-O di fare entrambe le cose nello stesso momento.
-Avresti dovuto metterti con un parrucchiere, sai?
-Ma un parrucchiere sarebbe riuscito a occuparsi solo dei miei capelli. Tu ti occupi di tutto il resto. Credo che non possa reggere il confronto.
-Mi lusinghi.
-Aspetta a gongolare.
Il mio pennarello finisce sulla mia fronte. Segno una linea orizzontale da tempia a tempia.
-E questo sarebbe…?
-La mia altezza. Sono bassa, troppo bassa. Sai cosa vuol dire avere questa statura in un lavoro pieno di uomini super-palestrati alti almeno un metro e novanta?
-No…ma so che vuol dire avere la tua statura tra le mie braccia. E ti assicuro che la trovo assolutamente perfetta.
Non perde neanche un attimo per dimostrarmelo. Mi circonda con le braccia e mi stringe. Affondo il volto nel suo collo, accarezzandogli la giugulare con la punta del naso. Sento vetiver e foglie di betulla, patchouli e cedro. Insieme a qualcosa di semplicemente Jane. Ispiro a pieni polmoni quel suo profumo meraviglioso. Sa come di casa. La mia casa. Lui.
Vorrei potere restare qui per tutta la vita. Ma premo sui suoi fianchi per allontanarlo. Mi accorgo che ha gli occhi lucidi e, neanche un attimo dopo, un segno rosso appare vicino a quello che ho disegnato in precedenza. Subito dopo, il suo pennarello si posa sulle sue nocche, disegnando una piccola linea su ciascuna. Apro la bocca, senza parole.
-Mi stai prendendo in giro?
-Affatto. Sono sempre stata una persona che non ha mai fatto ricorso alla propria forza per distinguersi. Ma resta il fatto che, se qualcuno volesse aggredirmi, io sarei a malapena in grado di sferrare qualche pugno. Queste dita sono…troppo deboli, sottili, graciline. E ogni tanto mi piacerebbe essere un po’ più forte. Essere migliore di quello che sono. Vorrei essere come te. Vorrei poter essere in grado di proteggerti meglio. Di sapere che, se ti succedesse qualcosa, io non ti sarei solo d’intralcio.
Spalanco gli occhi, travolta da quella rivelazione. Mai  avrei pensato che Jane si sentisse a disagio a non essere forte quanto me. Ho anni di esperienza alle mie spalle. Infinite ore di esercizio al poligono e frequento la palestra del CBI almeno quattro volte a settimana. Eppure non mi crede ancora abbastanza al sicuro. E, in un certo modo, se ne dà la colpa. Oh, Patrick…
Jane, che aberra la violenza, che ha paura delle pistole e dei coltelli, vorrebbe essere più forte. Ma non per se stesso. Vuole esserlo per me. Per tenermi al sicuro. Per proteggere me. Nessuno, dalla morte di mia madre, ha mai espresso l’istinto di proteggermi.
Il pensiero che lui provi questo sentimento, il sapere di essere così preziosa per lui, e il fatto stesso che me lo abbia rivelato, mi fa scorrere una cascata calda di tenerezza sotto pelle. In quale luogo oscuro e freddo si era smarrito questo cuore così grande, durante gli anni in cui Red John ha infettato la sua vita?
Prendo il mio pennarello e ripasso uno ad uno i tratti che Jane ha lasciato sulle proprie dita.
-Mi piacciono perché sono le mani più belle che io abbia mai visto. Lunghe, grandi, ma amorevoli. Mi piace sentirle la mattina quando mi sveglio e mi sfiori la schiena. O quando sfogli un libro. Sembra che le tue dita si incastrino tra le pagine. Quando alzi la tua tazza di the alle labbra. Forse le tue mani non saranno in grado di proteggermi dalle persone cattive…
Alzo lo sguardo, ormai colmo di lacrime verso i suoi occhi. In questo momento non ci sono maschere, non ci sono barriere. Solo l’uomo che amo intensamente e senza confini. Con i suoi difetti, i suoi limiti, che ho imparato ad amare quanto le sue virtù.
-…ma mi hanno sempre protetta contro i mostri che affollavano i miei sogni. E la mia vita. Sono riuscite a tenerli lontani e a mandarli via. Per proteggermi dai criminali ho Cho e Rigsby. Ma solo tu sei in grado di proteggermi da ciò che ho dentro.
Mi alzo di nuovo sulle punte. Passo la lingua sul suo labbro inferiore, che si apre delicatamente per accogliermi. Butto le braccia attorno al suo collo, mentre sento le sue mani accarezzarmi dolcemente, dovunque.
Mi appoggia delicatamente sul tappeto, spingendomi a terra sotto il peso del suo corpo. Faccio scivolare la mani nell’incavo della sua colonna vertebrale fino alla curva della schiena, poi ancora più sotto, rimuovendo i suoi boxer. Lo sento gemere sulle mie labbra, mentre porta le mani dietro la mia schiena. Un attimo dopo il mio reggiseno e il mio intimo volano via. Infine, dopo averlo guardato un’ultima volta, scivolo attorno a lui.
Qui non c’è nessun’altro. Ci siamo solo noi due. Io, e questo cuore dolce e insicuro. L’unico che desideri proteggermi, l’unico che desidero proteggere.
Sempre.

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