Fanfic su artisti musicali > Conor Maynard
Segui la storia  |       
Autore: Fog_    12/03/2013    3 recensioni
Non so cosa lo spinse ad avvicinarsi a noi, quella sera.
Non l’avrei mai capito, ma lo fece. Prese il pennarello che gli stavo porgendo, fece un autografo, poi ci sorrise.
«Cos’ho qui? Due …”Italian Girl”?» scherzò leggendo la scritta sulle nostre magliette. Conor. Stava. Parlando. Con. Noi. «Ma non era “Vegas Girl”?»
«No, le “Vegas girl” le puoi trovare ovunque, noi siamo ciò che ti manca» rispose Greta ammiccando, sicuramente stava gestendo la situazione meglio di me perché io potevo giurare di essere sul punto di svenire. Lui era davanti a noi ed era quel qualcosa di perfetto che non avevo mai visto in nessun’altro.
«Allora cosa dovrei fare?» chiese lui sempre più divertito dalla situazione. Le ragazze intorno gridavano, la musica dall’interno del locale pulsava, ma a me non importava. Vedevo solo Conor, Conor vedeva noi. Non potevo sprecare l’occasione.
«Dovresti darci un bacio» gettai lì con l’ultimo fiato che mi era rimasto in corpo, poi i suoi occhi si puntarono nei miei e tutto si fermò. Il cuore, il tempo, la terra. Tutto. Finchè non sorrise di nuovo.
Fece per protestare, mai noi lo precedemmo.
«and you can’t say no»
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


1.Roma

Quando il treno lasciò la stazione, probabilmente per la prima volta da quando mi ero svegliata ripresi a respirare regolarmente. Anzi, ripensandoci erano giorni che avevo salutato la tranquillità e neanche il mio sonno mi aveva dato tregua. Come avrei potuto anche solo provare a rilassarmi? Stavo facendo l’ultima cosa che mi sarei mai aspettata nella mia vita.
Stavo scappando.
Io.
La brava ragazza di turno.
Nessuno si sarebbe mai aspettato una cosa simile, non da me.
«Alla fine ai tuoi che hai detto?» chiese Greta dal sedile di fronte al mio, sistemando il comodo borsone straripante di roba che si era portata per soli due giorni nell’apposito scomparto. La guardai scuotendo la testa divertita, non sarebbe cambiata mai.
«Ho detto che sta mattina andavo in gita con la scuola e che non sarei tornata prima delle otto, poi che era il tuo compleanno e ci avevi invitato a passare da te la serata. Purtroppo succederà qualcosa e dovrò restare a dormire a casa tua, mentre per domani inventerò qualcosa. Non avranno scelta» esposi il mio piano, accompagnandolo con fin troppi gesti delle mani come mio solito. Era sempre stata una mia caratteristica, ma in quel momento, con tutta l’adrenalina che mi circolava in corpo, era quasi triplicata. Tanto che svegliai quel poveretto che mi ronfava accanto e Greta dovette poggiare i suoi palmi sulle mie nocche per farmi placare. Mi guardò comprensiva, invitandomi a seguire il suo esempio e fare un respiro profondo.
Facile per lei, sua madre non aveva avuto niente da ridire quando lei le aveva chiesto se poteva andare a Roma per un concerto. Per il concerto. Il concerto di Conor Maynard.
«Ok, stiamo solo andando a Roma, noi due, da sole, a sedici anni, per andare a vedere il concerto di Conor. Ok, tutto normale, no?» dissi cercando di uscire da quella piccola crisi che mi era presa realizzando davvero quello che stavamo facendo. Perché fino a quella mattina mi era sembrato tutto un gioco, una cosa astratta, una delle nostre tante fantasie fatte nei momenti di noia. Poi c’era stato il treno, la partenza e tutto era diventato reale. Io e Greta eravamo reali. Conor sarebbe stato a reale.
Stavamo facendo davvero quella pazzia.
E mi sentivo fottutamente viva.
Il treno viaggiava a velocità incredibile e con lui andavano i miei pensieri. Cambiavano i paesaggi, passavano le ore e noi eravamo sempre lì, pronte a scherzare su qualsiasi cosa e ad intonare la strofa di qualche canzone. Il dormiglione al mio fianco ormai aveva rinunciato al suo sonnellino come anche metà del resto dei passeggeri in carrozza, qualcuno ci aveva anche intimato di fare silenzio e ci avevamo provato, ma davvero stare calme sembrava impossibile. Non era solo perché quella sera saremmo state al concerto di Conor Maynard, o almeno non solo.
Erano tante cose messe insieme.
Mi sentivo grande e libera e capace anche di conquistare il mondo se solo l’avessi voluto. Per una volta avevo deciso io cosa fare senza dover essere sottomessa dai miei troppo apprensivi genitori. Ero io e avevo la mia strada davanti.
E, soprattutto, quella mi sembrava proprio la strada giusta.
Dopo innumerevoli canzoni, passeggiate per i vagoni del treno, figure di merda a catena e maledizioni ricevute da quei poveretti che volevano riposarsi, finalmente il treno cominciò a rallentare. Io e Greta ci zittimmo per un po’, cominciando a fissarci con gli stessi pensieri che ci passavano per la testa. Noi, Roma, concerto. Era la combinazione vincente, la cosa più eccitante da…da sempre. Non c’erano rimpianti o sensi di colpa, nessuna voglia di tornare a casa o paura di essere scoperta dai miei. Avevo voglia di viverla quell’avventura, anche se l’unico risultato sarebbe stato essere in punizione a vita.
Per certe cose, per certe persone, per certe emozioni, ne valeva la pena.
Quando finalmente arrivammo alla stazione tutti quei sentimenti si triplicarono. li sentivo appesantire il mio corpo più dell’enorme zaino che avevo in spalla, ma al tempo stesso mi rendevano libera.
Era una cosa strana e meravigliosa.
La stazione era piena di gente, valige ovunque e gli ultimi saluti prima di andare. Greta mi camminava accanto e lottava con il suo borsone  - non avevo neanche il coraggio di chiederle cosa ci fosse dentro-. Ci scambiammo un sorriso veloce. Infondo, c’eravamo dentro insieme.
«Ok, cerca mio cugino» annunciò una volta sotto il mega cartellone degli arrivi/partenze. Gettò tutto per terra, lasciando evidentemente il borsone da due quintali vincere, e prese a guardarsi intorno con smania.
«Vorrei ricordarti che io non conosco tuo cugino.» controbattei pensando a quel pazzo che si era preso l’incarico di badare a noi due per i successivi due giorni. Probabilmente non aveva idea di cosa lo aspettava. Due come noi non erano facili da gestire.
«Vai a senso»
Greta e le sue idee geniali.
Cominciai a dare un’occhiata in giro, cercando qualcuno che mi ispirasse fiducia per poi sperare che fosse lui il fatidico cugino. Trovai un barbone, un tipo dai capelli blu, uno vestito alla “Man in black” che sembrava sul punto di far esplodere una bomba, un ragazzo bellissimo che ci fissava, un uomo intento a leggere il giornale e…
Tornai di scatto con gli occhi al biondino appoggiato ad una colonna che guardava dalla nostra parte. E ci sorrideva. Anzi, sorrideva a Greta.
«Aleeee» l’urlo che quest’ultima lanciò avrebbe potuto svegliare mezza Roma, infatti tutte le persone in quella stazione seguirono con lo sguardo la mia amica mentre correva ad abbracciare il suddetto cugino da infarto. Si vedeva che la bellezza era di famiglia. Tutti e due biondi, tutti e due perfetti, tutti e due super sorridenti. Quasi mi dispiaceva intromettermi nel quadretto.
«Jess, vieni»quando Greta mi chiamò, istintivamente l’attenzione del ragazzo cadde su di me. Mi sorrise ed io arrossii. Da vicino era ancora più bello.
«Alessandro, piacere» si presentò allungandomi una mano. Vidi uno scintillio, nei suoi occhi, che mi fece capire che conosceva l’effetto che aveva sulle persone.
«Jess» risposi stringendola. Una stretta decisa, da “vero uomo”.
«Allora, questo è il vostro unico bagaglio?» disse indicando con un cenno della testa lo zaino che portavo in spalla. Io e Greta scoppiammo a ridere contemporaneamente.
«Ale, lo sai che ti voglio bene, vero? Bene, quello è il mio bagaglio»
Così, io, Greta e suo cugino in versione facchino, uscimmo finalmente all’aria aperta.
Il sole era alto nel cielo; la giornata era calda e meravigliosa; i palazzi, la gente e le strade illuminate dalla luce. Era Roma, la città eterna, e noi eravamo lì per il concerto di Conor.
C’era qualcosa di meglio?
Nah.
«Gre, che ore sono?»
«Mezzo giorno, perché?»
«Perché vuol dire che mancano solo nove ore al grande evento»


Fog's corner
Ssssalve ragazze :)
Ok, calma, tranquilla... WAAAAAAA.
non ci credo, sono tornata a scrivere fan fiction!
Bene, forse dovrei presentarmi, sono Fog e sono una mayniacs, una directioner, una belieber e chi più ne ha, più ne metta. Ho scritto tipo diecimila fan fiction sui one direction, ma ne ho cancellate la maggior parte perchè erano davvero TROPPO inbarazzanti, ma sono tornata per Conor.
La verità è che l'altro giorno ho comprato i biglietti per il concerto di Roma e giuro che non riesco a pensare ad altro, così scrivo. se non scrivo, impazzisco.
Non so da dove sia uscita questa storia,#takeiteasy
Però non prendetela come la solita fic dove la protagonista va al concerto e il cantante in questione si innamora di lei (senza sminuire le storie del genere). sarà qualcosa di più elaborato, più complicato. Non vi basta che continuare a leggere per scoprirlo ;) (occhiolino mafioso per invogliarvi a seguire la storia ahahaha)
So anche che questo è solo un prologo, ma mi piacerebbe davvero tanto sapere cosa ne pensate perchè se non vi piace è inutile continuare :(
Potete anche dirmi che faccio schifo a scrivere o cosa posso o dovrei migliorare, accetto tutti i pareri e le critiche.
Ma, sopratutto, vi pongo una domanda. Andrete al concerto? Mi dispiace da morire per chi non andrà - so come ci si sente e fa davvero schifo- ma per chi è riuscita a convincere i propri genitori/trovare i biglietti dove andrete? let me know :)
Un bacione e alla prossima :*
Fog_

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Conor Maynard / Vai alla pagina dell'autore: Fog_