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Autore: EliCF    12/03/2013    2 recensioni
Duecentonove, in media il numero di parole per ogni capitolo e la puntata (2x09) in cui tutti abbiamo iniziato a shippare... Niff.
Happy Week!
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeff Sterling, Nick Duval, Warblers/Usignoli | Coppie: Nick/Jeff
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Niff week 
(11-17/19 marzo)

 

Niff friendship (prima del primo bacio) e pioggia.


Day 1 – Pioggia.                                              

I love your lies because I’m lying too

 

Dove diavolo è l’asciugacapelli quando serve?

Jeff rovistava nei cassetti del bagno e cercava di scaldarsi improvvisando una corsetta sul posto.
Era stata una giornata lunga e quando Jeff era tornato in camera e aveva salutato Thad con un semplice gesto della mano, aveva come unico desiderio quello di togliersi la divisa e filare a letto.
Purtroppo il suo compagno di stanza sembrava essere (come al solito) iperattivo a causa di quei cinque o sei caffè che beveva subito dopo cena e non aveva alcuna intenzione di mettersi a dormire.

“Leggi un libro,” gli aveva consigliato Jeff prima di chiudersi in bagno per cambiarsi.
Thad aveva mormorato un “Ci proverò” poco convinto e poi aveva iniziato a saltare sul letto per scaricare un po’ di energie. Tra un volo e l’altro, su uno degli scaffali alti intravide qualcosa che poteva decisamente fare per lui.
Jeff raccontava ai suoi compagni di come a Thad piacesse inventarsi nuovi sport come lo sfondamento della porta del bagno, lo stretching a testa in giù e molti altri, ma qualcuno avrebbe dovuto dirgli che la versione primordiale del lancio del disco era praticata già dai greci antichi prima che iniziasse a lanciare i cd e i libri di Jeff per tutta la stanza.
Quando uscì dal bagno, il ragazzo per poco non si beccò la versione tascabile di “Orgoglio e Pregiudizio” dritta in fronte. “Thad!Sei impazzito?”
Decine e decine di libri e cd giacevano sul pavimento,  la maggior parte miracolosamente intatta.
“Ti avevo detto di leggere un libro – uno dei tuoi, per inciso – non di lanciarli come se fossero confetti su una coppia di sposi!”
Thad rideva del suo disappunto e continuava a saltare sul letto e a lanciare oggetti, fino a che il libro di anatomia di Jeff non volò direttamente fuori dalla finestra spalancata.

Dopo un “ops” strozzato, Thad volò in bagno e chiuse la porta a chiave per evitare la furia omicida del compagno di stanza. “Thad Harwood, spera che la tazza del cesso sia abbastanza comoda perché non ti conviene uscire da lì dentro almeno fino a domattina!”
Prima di chiudersi la porta alle spalle aggiunse: “E quando torno voglio trovare tutto in ordine. Cretino.”
 

*


Si era tolto il blazer e solo una volta nel cortile della Dalton si accorse di quanto facesse freddo. Battendo i denti si ripromise di scaricare nel water tutte le scorte di caffè di Thad e si mise alla ricerca del libro di anatomia. Trovarlo non fu difficile: era quasi in corrispondenza della loro camera (Jeff poteva giurare di riuscire ad intravedere qualcuno che si muoveva frettolosamente al suo interno), impigliato su uno dei rami di un pino secolare o qualche albero del genere piantato lì sotto.
Non era un ramo alto, ma era comunque troppo alto. Un bravo scalatore ce l’avrebbe fatta senza problemi, ma purtroppo la cosa più vicina allo scalare un albero che Jeff avesse mai fatto era spolverare le mensole.

“Ti serve una mano?”
Nel sentire quella voce quasi gli si strinse il cuore.

“Nick? Che ci fai qui fuori con questo freddo?”

“Ti aiuto a recuperare il libro, che domande!” e con un salto si aggrappò al tronco dell’albero e Jeff non seppe come fece a tornare pochi istanti dopo sventolandogli il tomo a poche spanne dal naso perché aveva prestato troppa attenzione al modo in cui i suoi bicipiti si gonfiavano, tralasciando tutto il resto.

“Non sapevo tenessi così tanto al tuo libro di anatomia,” fece Nick sorridendo. “Avresti potuto lasciarlo lì e chiedermi di prestartelo, come fai tutte le settimane con quello di letteratura. Voglio dire, ormai l’ho capito che è solo una scusa per-”

“Oh, non dire sciocchezze!” tagliò corto Jeff arrossendo e strappandogli di mano il librone. “Non è una scusa. E se non ti va di prestarmelo basta dirlo…”

Nick rise e gli assicurò che era tutto a posto strizzandogli un occhio. “Puoi chiedermi tutti i libri che vuoi”.
Jeff stringeva il libro al petto, un po’ accartocciato su se stesso a causa del freddo, e Nick ancora aveva la mano tesa nel gesto di porgerglielo. Rimasero a guardarsi per un attimo o forse un’ora o un giorno intero. Se il sole fosse sorto in quel momento, probabilmente nessuno dei due ci avrebbe fatto caso.

“Sta piovendo,” soffiò Nick, “che ne dici di continuare la conversazione dentro?”

Conversazione? fu tutto quello che riuscì a pensare Jeff prima che il compagno lo superasse, correndo verso il portone della scuola. Ma non stavamo parlando! e poi iniziò a correre, l’acquazzone improvviso che si riversava addosso ad entrambi.

Il cortile della Dalton era dannatamente ampio così, vista la portata del temporale, i due ragazzi si ripararono sotto un cornicione.
“Non sapevo sapessi scalare gli alberi,” fece Jeff senza guardarlo. Nick si aspettava aggiungesse qualcosa, ma subito dopo lo vide mordersi distrattamente un labbro.

“Oh, sai, club di pilates. Ogni tanto torna utile.” Sorrise. “E io non sapevo che ti dilettassi lanciando i libri di testo dalla finestra. Hai fatto lo stesso con quello di letteratura?”

“Ancora con questa storia, Nick?! Ti ho detto che i miei hanno comprato l’edizione sbagliata e quella giusta mi arriverà la settimana prossima, così sarai libero di tenere quel dannato libro tutto per-“

La pioggia continuava a scrosciare a pochi metri da loro, stretti tra il muro e l’acquazzone, iniziando a far profumare tutto di umido. Entrambi gocciolavano, i capelli e i vestiti zuppi d’acqua, e persino la copertina del libro che Jeff aveva tentato di riparare sotto la camicia sembrava essersi un po’ sbiadita.

“Sei molto più carino quando stai zitto, sai?” Nick aveva premuto una mano sulla bocca di Jeff e ora gli faceva qualcosa di molto simile ad un complimento. Lo fece arrossire comunque. Provò a rispondergli, ma ne uscì solo un lamento soffocato che fece ridacchiare entrambi.

“Okay, adesso ti libero. Ma promettimi di stare zitto, per favore.” Jeff annuì e l’amico allontanò cautamente la mano, come se avesse paura che ricominciasse. Al contrario, Jeff gli rivolse un sorriso dolce e si strinse con più forza le braccia attorno al corpo.
Tanto bastò per far sì che Nick si sfilasse il blazer e glielo porgesse. “Mettilo, stai morendo di freddo”.

“Molto gentile da parte tua,” lo canzonò Jeff, quasi infastidito per davvero, “ma è zuppo”.
Nick soffiò un impercettibile oh e poi lo scrollò e strizzò ai lati, liberando la stoffa dalla maggior parte dell’acqua. Jeff lo vide porgerglielo nuovamente e nonostante non fosse molto più asciutto di prima, capì che non lo stava prendendo in giro.

Davvero? avrebbe voluto chiedergli. Conosceva quel gesto, lo aveva visto fare in qualche film e in genere è quello che fa un uomo innamorato: un po’ si scopre, accetta di buon grado l’acquazzone pur di riparare la persona che ama. Faceva scivolare lo sguardo dal viso di Nick al suo braccio teso (soffermandosi sempre sui bicipiti) con la bocca semiaperta e gli occhi quasi spalancati mentre ripercorreva con la memoria la scena di almeno una quindicina di film romantici che aveva guardato immaginando che loro due ne fossero protagonisti.
E ora Nick gli stava tendendo il suo blazer umido e gocciolante con lo sguardo di chi si scusa perché probabilmente non sarebbe stato abbastanza.

“Grazie” mormorò imbarazzato, poi afferrò la giacca e se la poggiò sulle spalle.

“Co- Cosa ci facevi fuori a quest’ora?” tentò di ricominciare un discorso balbettando un po’ per il freddo e un po’ per l’imbarazzo.

“Te l’ho detto: ti aiutavo a recuperare-“

“Oh, avanti Nick non dirmi stronzate.”

Tra i ragazzi calò nuovamente il silenzio. Jeff odiava che continuasse a raggirare la sua domanda credendo che lui l’avrebbe lasciato fare perché no, non l’avrebbe lasciato fare. Non quella volta.

“Okay Jeff, ti dirò come sono andate le cose visto che sembri tenerci così tanto. Sono semplicemente uscito per una passeggiata perché in camera mia Trent e quello nuovo, Sebastian, hanno iniziato a litigare riguardo la veridicità dei voti dei test di biologia e io non riuscivo proprio a sopportare i loro “Hai copiato da me, novellino!” e “Stai attento a quello che dici, grassone” così sono uscito a prendere una boccata d’aria sperando si calmassero. Poi ti ho visto con le mani nei capelli sotto l’albero e sono venuto a darti una mano… perché è questo che fanno gli amici, no? Si danno una mano.”

Oh, pensò Jeff. “Dev’essere terribile vivere con quei due in camera.” Nick sorrise e gli assicurò che lo era.

“E comunque grazie… per avermi dato due volte una mano,” mormorò alludendo al blazer che teneva poggiato sulle spalle. “Di niente” rispose Nick pensando di non aver mai sorriso così tanto in vita sua.

  *



Quasi un’ora e tre ettolitri di pioggia dopo, Nick e Jeff stavano ridendo a crepapelle raccontandosi aneddoti riguardo i loro compagni di stanza.

“…e lui era lì che mi urlava di restituirgli il lubrificante e io l’ho lanciato a Trent che si è chiuso in bagno e l’ha scaricato tutto giù per il water urlando ‘ops, niente sesso stasera Sebastian!’

I racconti Nick riguardo la compagnia di Sebastian e Trent gli fecero seriamente rivalutare il suo compagno di stanza, oltre a farlo ridere come un matto.

“Thad è tranquillo. Voglio dire, lancia le mie cose per tutta la stanza - occasionalmente fuori dalla finestra - e lascia i calzini sporchi in bagno, ma per il resto non è male. Oh, e guarda porno di notte. A volte. Non sempre.” Nick lo guardò maliziosamente e Jeff aggiunse: “No, non mi unisco a lui se è questo che stai insinuando!”

Si era fatto tardi e aveva anche smesso di piovere. Numerose goccioline scivolavano dai rami, dai tetti e dalle grondaie, fino a terra. Quando suonò la campanella che annunciava il coprifuoco sobbalzarono entrambi nonostante suonasse lontana e debole, dal cortile.
“Credo sia meglio andare”.

“Sì, devo ancora prendere a schiaffi Thad” sospirò Jeff. Improvvisamente si sentì agitato all’idea di tornare in camera. Thad lo aveva visto? Gli avrebbe chiesto che diamine avesse fatto per tutto quel tempo? Sperò che dopo aver riordinato la camera si fosse rinchiuso sul serio in bagno come gli aveva suggerito. Impanicato com’era, sgusciò fuori dalla tettoia e si diresse verso l’entrata. Nick gli fu accanto con poche falcate.

“Mi sono divertito. E tu?”
Domanda piuttosto ovvia, visto che aveva riso a crepapelle con lui.

“Oh beh, sì voglio dire: è stato un vero spasso schiamazzare sotto la pioggia. Speriamo non ci prenda una bronchite, piuttosto.”

“Adoro quando mi dici le bugie” rise Nick e si riprese il blazer che Jeff gli stava tendendo.

Dietro quell’espressione piccata si nascondeva l’euforia di chi ha lo stomaco tutto intento a ballare la danza della pioggia.











Note di regia:
A.r.g.h.
Sono in ritardo di un giorno. Mi rimetterò in pari pubblicando la seconda shot (dalla seconda in poi saranno tutte flashfic) domattina o questa notte, I promise! Scalpitavo all’idea di una Niff Week, i miei feelings ballano la danza della pioggia insieme a Jeff!

Popolo di EFP, happy sweetWeek!

   
 
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