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Autore: Ziggie    12/03/2013    1 recensioni
Capitan Hector Barbossa è da poco diventato pirata nobile ed una nuova avventura lo attende al di là dei Caraibi, proprio in quelle zone che dovrebbe controllare indirettamente: il mar Caspio. Mitologia greca e leggende di dei Russi ad unirsi a una donna, una vecchia conoscenza del capitano, una perla, un'amica e chissà?
Cambio di nick si, ma non cambio di personaggi, non potevo non parlare più del buon capitano.
Buona lettura. Ile
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Hector Barbossa, Pintel, Raghetti
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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Trust me, I'm a pirate

1. Rodi

Occhio di legno scolpito in gioventù per passare il tempo di convalescenza, per un lieve timore di doverlo portare dopo quella brutta ferita, di cui ora porto i segni.

Occhio di legno, oggetto di fratellanza e chissà se mai si riunirà?

Occhio di legno, simbolo semplice, successione ereditaria incastonata nell'orbita cava di un pirata semplice, che non ti ha mai voltato le spalle.

Un capitano ha enormi responsabilità, un uomo è solleticato dai bisogni, un pirata è parte del mare.

Vorrei dire che questa avventura parte, come ogni impresa che si rispetti, da Tortuga, città di perdizione, libertà, inganni, feccia; vorrei dirvi anche che ci troviamo nel caldo mar dei Caraibi, ma mesi di navigazione ci separano da quell'aria torrida e da quel mare cristallino, mesi di navigazione hanno portato le nostre vele in Europa, la nostra chiglia ancorata a Rodi.

Bianchi i colori delle case, bianchi i colori in contrasto con il blu dell'Egeo e lo scuro del legno, bianco, colore lindo, puro, che nasconde gli inganni, le frodi, i balordi nei bassifondi del porto.

- Capitano, ordini? - chiese il quartiermastro, un uomo con una certa esperienza, di qualche anno più giovane di me, ma dall'ampia stazza, una volta fatto porto.

- E quali sono gli ordini una volta che si fa porto, signor Doom? - feci sarcastico dal cassero di poppa, la mia scimmietta affrancata alla spalla, le piume del cappello solleticate dal vento, usurate appena dalla salsedine - Rifornimenti quartiermastro, rifornimenti il più possibile, l'impresa che ci aspetta è ardua e duratura - dettai, mentre l'uomo mi guardò curioso e con un'unica domanda negli occhi che gli solleticava le viscere - vi rifocillerete le membra e il vostro amico là sotto una volta finito, voglio che la stiva strabordi di vivande, armi e polvere da sparo, sono stato abbastanza chiaro? -

- Cosa ci aspetta, capitano? - chiese annuendo ai miei ordini.

- Leggende con un fondo di verità e oro, tanto oro, tanto da riparlarne al mio ritorno - tagliai corto, avviandomi alla passerella. Una nave aveva attirato la mia attenzione, una persona sapevo che mi aspettava, per coincidenza, per caso, in quelle vie là fuori. Una persona che mi aveva introdotto nel campo della pirateria, lei come nessun'altra; una persona che non vedevo da tempo, ormai.

Proseguii in quei vicoli stretti: i porti sono uguali ovunque, scuri e sudici nel Mediterraneo come nei Caraibi. Disordinati come se fosse passato un uragano. Casse aperte, botti rovesciate, acqua mista ad alcool bagnava il terreno, l'odore di piscio, rum e salsedine saliva da ogni angolo. Rodi come Tortuga, il bianco distingueva poco. La locanda era poco distante, situata in un angolo di un vicolo senza uscita, su una strada in cui l'acciottolato parlava da solo in merito a quanto aveva sopportato e subito. Vetri opachi ed una porta in legno di ebano ad accogliermi, la spinsi, entrai. Risatine, voci sommesse, ansimi e occhi che studiano i tuoi passi, una volta dentro. No, Rodi non è così diversa da Tortuga. Il mare accomuna ciò che i confini cercano di separare. Afferrai un boccale di rum da un vassoio vagante, senza dar peso agli sguardi che mi contrassegnavano come il nuovo arrivato e sedendomi in un angolo: le voci di taverna sono le migliori sulla piazza, se sai ascoltarle come si deve.

Non avevo appuntamenti, solo un riscontro di sapere, l'unico incontro dovuto era quello con la bevanda che avevo in mano e che stava solleticando il mio esofago e accudendo il mio fegato da anni ormai. La Grecia, le sue isole, i suoi dintorni, miti e leggende che popolano la terra e i manoscritti; leggende che trovano sempre un nesso con la verità laddove si parla di oro e non erano necessarie domande, bastava fare orecchie da mercante.

- Da quanti anni sei per mare, Stefen? - tuonò un vecchio nel centro della stanza, un uomo con il volto segnato dalle interperie con la voce roca, ma in quel momento tonante - anche un bambino non nomirebbe il nome di Volga invano! -

- Non è blasfemia, Nanik - ribadì il giovane, un ragazzo sulla ventina - le pergamene parlano chiaro, al di là del Mar Caspio vive una leggenda che in queste terre è stata narrata secoli orsono, l'Argo, la prode nave di Giasone, la sua fedele compagna, non è stata inghiottita da Volga, ma accolta da Gea - orecchie da mercante, le vicessitudini si facevano interessanti e io mi trovavo nel posto giusto al momento perfetto.

- Tu bestemmi, vaneggi! Il tuo è solo un sogno di un bambino che non vedrà mai la luce, il tuo è solo un sogno che deve sparire nei meandri della mente e pregare di non venire udito dal dio più temibile di tutti - sentenziò il vecchio marinaio, scolandosi il suo liquore tutto d'un fiato.

- Dietro alle leggende esiste la verità ed io te lo dimostrerò a costo di affrontare Volga da solo -

- E sarà quello che farai! In tutta Rodi non troverai nessuno disposto ad aiutare un pazzo come te -.

- Pazzo? - feci retorico nell'ombra, era giunto il tempo di parlare, ma non ancora quello di alzarmi - la pazzia si nasconde dietro chiunque brami avventure e glorie. Anche voi stesso, vecchio, siete un pazzo, il vostro viso esprime quanto tace la vostra bocca -sentenziai, ogni tanto era divertente fare il pirata filosofo.

- Avventure e gloria non portano da nessuna parte, straniero - bofonchiò Nanik, non troppo felice di esser stato interrotto, non troppo allegro di esser stato contraddetto.

- Lo pensavo anche io, una volta - mi alzai e mi avvicinai al tavolo dei miei interlocutori, che cercavano di individuarmi e studiarmi meglio - ora sono qui e, ragazzo, avrei proprio bisogno di due braccia in più sulla mia nave -.

- Dite davvero signore? Mi credete? Mi arruolate? - esclamò euforico Stefen, guardandomi con occhi ricchi di felicità, feci una smorfia, non mi piacevano i sentimenti troppo esternati.

- Un fondo di verità è nascosto ovunque, ritira la tua gioia, ragazzo e fila a caricare i barili con gli altri, non farmi pentire di averti arruolato - gli rubai il boccale dalle dita e finii per lui la sua bevanda, mentre il ragazzo correva verso la porta - Chiglia nera e vele rosse, non puoi sbagliare - dettai le ultime informazioni.

- Bestemmie, scelleratezza, morte certa - borbottò il vecchio Nanik.

- Non è la prima volta che le incontro, saluterò gli dei e la dama incappucciata quando li incrocerò ancora - dettai pungente e sarcastico prima di lanciare un sesterzo sul tavolo per coprire la mia consumazione e quella del ragazzo o, più che altro, per la buona informazione che avevo avuto.

- Volga ti maledirà, straniero -

- Non sarebbe il primo dio a farlo - quanti dei lo avevano fatto, più indirettamente che direttamente, ma aveva importanza? Dio, persone, creature, tutti uguali e nessuno diverso ed io credevo solo a quanto mi si presentava davanti per certi versi, credevo a quanto toccavo per mano e le notizie riportate dai manoscritti, qualcosa di vero lo dovevano pur avere, perchè la fantasia marcia a fianco della realtà.

Mi avviai all'uscita, niente solleticamenti di amici nascosti dai pantaloni da parte di nessuna, almeno per il momento, le donne della locanda erano già occupate ed io non avevo tempo di trastullarmi, perchè aspettavo un appuntamento non dato tra quei vicoli che stavano per esser baciati dal plenilunio.

La sera porta frescura ovunque, ai Caraibi allevia il caldo torrido quando la brezza decide di soffiare, nel Mediterraneo il vento è amico dei porti e le sue folate accompagnano la notte. Camminavo tra quei vicoli sconosciuti alle mie suole, ma tanto simili alla vista con qualsiasi altra cittadina portuale, camminavo con la notte calante sul biancore delle case, camminavo con l'odore di rum come compagno.

- Non pensavo che Rodi fosse così grande - commentò una voce ben nota alle mie spalle, una voce femminile, il mio appuntamento non dato - tutto solo tra i vicoli, hai un modo tutto tuo di farti notare, Heckie -.

Mi voltai verso di lei, un sorrisetto sardonico, pari ad un lieve ghigno, dipinto sul volto - sei sempre stata un asso nello scovarmi, Lo - le feci notare - e credimi, in quanto a notorietà sono già stato apostrofato come: straniero pazzo e blasfemo, quindi si, ho un modo tutto mio di farmi notare - concordai con le sue parole avvicinandomi appena e ammirando le sue forme sode e sinuose, che riconoscerei ovunque anche ad occhi chiusi, sotto quei vestiti prettamente maschili che si sposavano con la sua eleganza.

- Si, credo di aver udito un qualcosa in merito ad un nuovo membro del tuo equipaggio e su un certo Volga - schioccò le labbra, osservandomi con sguardo furbo.

- Hai un modo tutto tuo di farti notare - sorrisi, accarezzandole lievemente il volto, riutilizzando appositamente le sue stesse parole. Erano anni che non la vedevo, sapevo che aveva lasciato la sua vecchia vita alle spalle, imbarcandosi nuovamente, riprendendo tra le mani la sua vera natura. Tortuga per lei era lontana, città di perdizione per molti, città di perdite per lei. La donna più bella dell'isola, la perla della Sposa Devota, che non si concedeva a nessuno e tutti si chiedevano il perchè. Un perchè valido, sentito, profondo; un perchè di cui pochi erano a conoscenza e la maggiorparte era nell'oltretomba.

- Dovresti saperlo, ormai - si sporse verso il mio orecchio e sussurrò quelle parole, giocando con la sua lingua sul mio lobo, una danza che mi era mancata, dovevo ammetterlo - E' il vento di rogne a portarti qui o quel Volga è davvero importante? - chiese poi curiosa, attorcigliando attorno ad un dito un ricciolo della mia barbetta.

- E' un vento di esplorazione e, qualsivoglia, di avventura - ammisi, facendo il vago, accarezzandole la schiena; io sapevo di lei, del fatto che aveva preso il mare, lei non era a conoscenza della fratellanza e della mia nomina venuta a pirata nobile.

- Esplorazione?! Heckie, cosa mi nascondi? - si fece sospettosa.

- Non nascondo niente - bofonchiai appena, staccandomi da lei - sto solo dando un'occhiata alle terre che da qualche tempo a questa parte sono di mia competenza, anche se indiretta -.

- Non ti vedo da più di dieci anni e fai il misterioso, sai che non ha mai attaccato con me - mi fece notare, punzecchiandomi con le dita il fianco destro, leggera, provocante, come solo lei sapeva essere.

- Le nostre strade non si incrociano da così tanto tempo che ne sono successe di cose, Loren - ammisi dopo qualche istante di silenzio, istanti in cui mi stavo godendo le sue dita su di me - ho perso la mia vecchia nave in seguito ad un violento combattimento da cui sono uscito sconfitto e a mare, l'ho rivendicata nel giro di qualche mese e, in seguito ad altre peripezie di cui ancora non mi capacito, sono divenuto pirata nobile ed ora eccomi qui, in viaggio per andare a dare un'occhiata a quelle sponde; eccomi qui per andare a fare conoscenze con nuove dicerie di porto -.

- Pirata nobile?! - aggrottò la fronte, non ero sicuro sapesse cosa fosse la fratellanza, io stesso ne venni a conoscenza soltanto pochi giorni prima di quelle mille peripezie - Allora devo trattarti con un riguardo particolare, Heckie - affermò con uno sguardo furbetto, mentre le dita che mi stuzzicavano il fianco scendevano sempre più giù, a stringermi il pacco e a dargli piacere nonostante fosse ancora coperto dalla stoffa.

- In qualche modo... - dissi con voce roca sulle sue labbra - lo hai sempre fatto - la baciai e quell'appuntamento non dato si trasformò in un qualcosa che condividevamo solo noi da quando ci eravamo conosciuti. Non era sesso, era puro piacere, dato da semplici gesti che portavano all'estasi senza penetrazioni. Non era amore, era attrazione, un forte legame che andava avanti da anni, nonostante le perdite di vista. E perchè un pirata deve trattenersi in quel modo? Perchè non far valere l'uomo rude, malvagio, burbero che è in realtà? Loren e la sua bellezza gettavano gli uomini nel vortice del volere e della perdizione, nel vortice che se non hai un buco dove infilarci il tuo amico pulsante allora esci di senno. Loren e la sua storia, quanto ha patito, la morte della madre per violenza sessuale, quella del padre e del fratello per cani vigliacchi in preda ad un abbordaggio senza quartiere, e solo allora rifletti, perchè un pirata è un uomo come un altro e il cuore, nonostante sia nero per quanto spietato, a volte prevale. Loren e la nostra amicizia, legame forte, carattere simile così come la forza. Amanti? No, non conosco l'amore e a malapena so cos'è l'affetto. Siamo solo complici lontani che si incontrano ogni tanto in qualche porto; complici che si muovono nell'infinito del blu oceanico.

 

 

  
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