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Autore: TheSnaper    13/03/2013    0 recensioni
Si attende chi forse sappiamo non ci potrà raggiungere.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Attesa.html

Attesa

Un altro giorno di lavoro era volto al termine, mancava soltanto il consueto viaggio di ritorno a casa.
Il treno non arrivava.
Solito ritardo.
Lei era ferma ad attendere, spalle contro il muro.
Ma attendeva cosa?
Il suo sguardo volgeva rapido da un capo all’altro della stazione poi si arrestava in un punto fisso, vigile ma sfuggente nello stesso tempo.
Lì, dove terminano le scale mobili e arrivano persone che forse aspetteranno il tuo stesso treno.
Sembrava attendesse qualcuno che probabilmente non arrivava.
Nel frattempo era giunto il treno.
Una folla si accalcava nella parte laterale della stazione dove si smistano i passeggeri che scendono dalle carrozze e quelli che invece devono occuparle nuovamente.
Era quasi sempre un gran caos, un’impresa salire e  trovare un posto libero.
Lei era sempre lì, tanto bisognava attendere che il treno si liberasse e forse “Qualcuno” poteva ancora arrivare.
Infine delusa, quasi costretta si metteva in fila per salire su quel treno tanto atteso.
Raggiungeva sempre il capo del mezzo, sperando di trovare un posto libero o magari più spazio o magari qualcuno…
Una volta entrati bisognava attendere la partenza.
Lei aveva trovato posto, non era poi così affollato quel giorno.
Aveva ancora viva la speranza che giungesse ancora qualcuno all’ultimo momento.
Ma chiunque entrasse quel suo sguardo scrutante non cambiava, attendeva sempre finché le porte non si chiudevano e si partiva in rotta verso casa.
Solo allora smetteva di sperare in quell’incontro.
Lui non era venuto, probabile avesse preso il treno precedente o chissà.
L’aveva visto solo ieri mattina, visto poi. Da lontano l’aveva scorto tra la bolgia che occupa il treno all’andata, illusa che per un attimo si fossero incontrati almeno con lo sguardo ma poi come al solito l’aveva perso di vista.
Si pentiva quando non faceva nulla per stargli accanto, si pentiva quando succedeva.
Stava di fatto che quel viaggio non era mai così breve come quando c’era Lui.
Eppure non avrebbe mai pensato che potesse capitarle una cosa del genere.
Lei, “donna” tutta d’un pezzo.
Non avrebbe mai potuto provare certe emozioni così piene e vuote nello stesso tempo.
Gli anni delle “cotte”, delle illusioni erano passati ormai.
Lui, uno sconosciuto, passeggero consuetudinario del suo medesimo treno, suo concittadino, secondo le sue seghe mentali da quindicenne, provava un certo interesse per Lei.
L’aveva seguita a volte e aveva fatto in modo di sedersi accanto a lei.
Detto così sembra uno di quei maniaci come purtroppo capitano nei trasporti pubblici, invece no.
Non aveva mai fatto nulla che l’avesse disturbata, a malincuore doveva confessare che non c’era stato nemmeno uno scambio di saluti. Niente di niente. Se non sguardi e qualche azione palese di voler star quanto più possibile vicino a lei.
Ma spesso Lei si chiedeva: “ E se è tutto frutto della mia sfacciata immaginazione?”
Poi però il ricordo di quegli sguardi, di quei silenzi, di quegli attimi in cui era stata abbastanza vicina a lui da poterlo osservare, da poter fissare bene in mente i suoi gesti, i suoi lineamenti la spingevano di nuovo verso quelle vane speranze e illusioni.
Quel viaggio sembrava infinito senza quell’incontro, doveva accettare che non l’avrebbero fatto insieme quel giorno. L’avrebbe rivisto l’ indomani, magari.
Giunta a casa, nemmeno il tempo di un breve riposo, di mettere qualcosa sotto i denti che il suo ragazzo la invitava a uscire.
Capitava di rado.
La giornata non si era conclusa nel modo migliore, magari prendeva una piega diversa, ovviamente positiva.
Lavati, vestiti, sì puntuale.
Una passeggiata in paese, giusto per stare insieme.
A Lei andava bene.
Lei con il suo ragazzo stava bene o forse si accontentava?

Che brutta cosa solo a pensarla!
Erano scesi dall’auto e dopo una breve passeggiata si erano fermati e seduti su di una panchina del lungomare.
Giochetti da innamorati, abbracci, baci, sorrisi. Lei era in piedi, il suo ragazzo seduto.
In quei momenti forse quasi dimenticava tutto il resto.
E per tutto si intende Tutto.
Solo per qualche breve istante pensava che Lui abitasse nei dintorni, che  forse erano più vicini ma entrambi in compagnia di qualcun’ altro.
Questi erano pensieri veloci, fugaci, si esaurivano in un soffio.
La realtà era un’altra, era davanti a lei.
Aveva il suo ragazzo, la sua vita da costruire, con lui.
Stava guardando altrove mentre si rammentava certe cose.
Quando si guarda ma non si mette a fuoco e poi ad un tratto qualcosa ti spinge a farlo.
Non era qualcosa ma qualcuno.
E non qualcuno, era Lui.
Era non molto lontano da loro, seduto su un’altra panchina del lungomare.
Non era solo.
Lui l’aveva vista, ne era sicura.
In un attimo non vedeva più nulla e nessuno solo Lui.
Cosa aspettava?!

Smettila di guardarlo!
Lui si girò verso la sua direzione come se sapeva bene ciò che avrebbe visto.
Per un istante pareva uno che era appena stato beccato a fare qualcosa di male.
Evidentemente non si aspettava di essere stato visto a sua volta.
Poi lo sguardo divenne più intenso, ormai era successo.
Lei tentava di leggere i suoi occhi, Lui forse si limitava a percepire la realtà.
Roba di attimi.
Battiti.
Poi quel legame si interruppe poiché il suo ragazzo le cinse i fianchi con le mani.
Le sembrava di essere tornata da un lungo viaggio.
Il suo corpo si offrì a quell’abbraccio, ma la sua mente era altrove, non molto lontana da lì.
Alzò di nuovo il capo e si girò di nuovo verso di Lui.
Non la stava guardando, anche Lui era evidentemente stato richiamato sul pianeta terra dalla sua compagna.
Poi di nuovo si girò verso di Lei.
Di nuovi occhi neri negli occhi neri.
Questa volta doveva dire tanto quello sguardo.
Lui guardava Lei, poi le mani del suo ragazzo sui suoi fianchi e pareva non voler vedere quella realtà.
Lei in risposta, abbassava lo sguardo e poi tornava a guardarlo.
L’intensità dei loro occhi in quel momento, immersi gli uni negli altri era un qualcosa di unico.
Forse si stavano dicendo addio, forse si stavano rassegnando al fatto che non si appartenevano, che non avrebbero mai toccato la sponda dell’altro.
O forse si sarebbero attesi sempre.
Cercati.
Trovati.

 

 

 

  
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