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Autore: maynflow    13/03/2013    5 recensioni
Enjolras aveva dato sempre tutto per i suoi ideali. E sempre l’avrebbe fatto. Non importava quanti altri minuti sarebbero dovuti trascorrere prima della sua fine, avrebbe fatto tutto di nuovo. Avrebbe stretto la bandiera rossa che portava con tanto orgoglio tra le mani e avrebbe guardato in faccia la morte o qualsiasi cosa si fosse presentata.
Genere: Angst, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il mio povero cuore e le mie povere idee malate  dopo aver visto Les Mis si sono messe in moto facendomi scrivere questa oneshot -che è la mia prima ufficiale- Se quindi siete capitati qui buona fortuna, perchè amo l'angst in tutte le sue forme, così come il pairing Enjolras/Grantaire. Quindi spero proprio che vi piaccia, aspetto le vostre recensioni.  Alla fine ci sono alcuni chiarimenti.


Sur l'absence sans désir
Sur la solitude nue
Sur les marches de la mort
J'écris ton nom.
Et par le pouvoir d'un mot
Je recommence ma vie
Je suis né pour te connaitre
Pour te nommer.


Enjolras aveva dato sempre tutto per i suoi ideali. E sempre l’avrebbe fatto. Non importava quanti altri minuti sarebbero dovuti trascorrere prima della sua fine, avrebbe fatto tutto di nuovo. Avrebbe stretto la bandiera rossa che portava con tanto orgoglio tra le mani e avrebbe guardato in faccia la morte o qualsiasi cosa si fosse presentata.
Enjolras era fatto così: non si fermava davanti a niente. Continuava  imperterrito restando sveglio perfino notti intere, migliorando e pensando piani e schemi che ormai studiava da mesi. Era un ottimo studente, sarebbe voluto diventare un grande, e nel suo piccolo lo era. Tutti all’ABC lo adoravano, e lo veneravano. L’avevano sempre fatto sin da quando aveva preso in mano una situazione già difficile. Tutti in quel momento l’avevo seguito perché aveva l’aria di chi sapeva ciò che faceva. E la gente sarebbe morta per lui.
Conosceva tutti quanti li, nonostante non si fermasse mai a parlare se non della Rivoluzione; non era un uomo di molte parole e non amava parlare di se.  Preferiva discutere del perché, tutti combattevano. Ci voleva forza di spirito, coraggio e un po’ di irrazionalità per prendere il controllo della situazione. E lui possedeva tutte quelle caratteristiche che lo rendevano un uomo perfetto. Un Dio, una macchina a volte.
Se si chiedeva chi Enjolras fosse, tutti avrebbero risposto che era colui che aveva aperto le loro menti, aveva messo nelle loro bocche la verità. Perché Enjolras ci credeva e spesso si domandava se anche tutti i suoi compagni la pensassero come lui. Se l’era sempre domandato, e si chiedeva anche, con rammarico, se non li stava portando tutti nella tomba.
Nessuno ce l’avrebbe fatta. Perché si andava incontro alla morte, lui più di chiunque altro l’aveva sempre saputo. Ma non era nella sua indole costringere le persone a combattere, perché da solo, con una o con cento persone, non si sarebbe fermato di fronte ai fucili.
I fucili che puntavano contro di lui in quel momento. Cinque paia di occhi, i grilletti pronti a fare il proprio dovere, l’animo dei soldati che non tradiva alcuna emozione. Enjolras lo sapeva, stavano morendo dentro. Ogni pallottola li uccideva, li consumava, li corrodeva lentamente.
Ma di fronte alla legge, di fronte ai loro ideali, nessuno poteva considerarsi innocente. Enjolras aveva provato il dolore dell’ammazzare qualcuno sulla propria pelle; non si divertiva a guardare negli occhi gli avversari e a piantare nel loro cuore una pallottola eppure c’era una causa più alta che lo spingeva a comportarsi in quel modo.
Più lui cercava di non trascinarli nell’oblio perché –in fondo, teneva al loro futuro più di quanto tenesse al suo- più loro continuavano a seguirlo. Ed erano morti, lo stesso giorno, chi prima, chi dopo, erano morti con l’idea di una Francia migliore.  Erano stati la loro famiglia, gli amici delle barricate, cresciuti troppo velocemente. Enjolras aveva solo ventidue anni, in realtà ne rimostrava parecchi di più. I capelli biondi ricadevano lungo la sua fronte, i muscoli contratti e scolpiti, alcune cicatrici di battaglia sparse qua e là, ricordavano a tutti quanto dedito fosse alle cause in cui credeva. Sarebbe stato pronto a sacrificare qualsiasi cosa per ottenere quella vittoria. Aveva già sacrificato gran parte della sua vita eppure c’era un ultimo sacrificio che doveva fare prima di poter affermare di aver fatto tutto il possibile.
Sembravano passati anni eppure, di fronte alla morte, erano solo pochi minuti. Chissà cosa i soldati stessero aspettando, qualche rivelazione, il momento opportuno della sua sconfitta. Magari desideravano che Enjolras fosse il primo a  chiederà pietà. Avrebbero potuto aspettare ancora molto. Quando Grantaire apparve sull’uscio della porta, Enjolras vacillò in un sospiro. Aveva trattenuto il respiro per tutto quel tempo, probabilmente era anche paonazzo in volto ma nessuno sembrava preoccuparsene.
Grantaire ammirava Enjolras come si ammira una statua, come si ammira un padre o come si ammirano le stelle. Era l’unico appiglio che aveva fatto sì che lui combattesse sulle barricate. Grantaire sarebbe morto per Enjolras e lui lo sapeva. Molte volte l’aveva preso in giro per quello; per quel suo amore platonico che non aveva mai preso così tanto in considerazione. Perché la Rivoluzione era prima di tutto.
Ma Grantaire era diverso. Grantaire era l’opposto di Enjolras.
Come il caldo e il freddo. Il vino e l’acqua.
 Enjolras pensava che Grantaire fosse solo un ubriacone ma l’aveva colto parecchie volte a fissarlo. Non che gli dispiacesse. Amava essere osservato ma la sua ossessione per la Rivoluzione non gli aveva lasciato troppo tempo per la sua vita privata. Allora Grantaire sorrideva e aspettava. Forse prima o poi Enjolras avrebbe capito che non provava solo profonda ammirazione per il giovane uomo dai capelli biondi.
C’era però qualcosa che Enjolras adorava di Grantaire; aveva dei capelli scuri come il carbone che ardeva nel fuoco, e ricci come non li aveva mai visti a nessuno. Avrebbe davvero voluto accarezzarli, far crollare qualsiasi inibizione e passare le dita sottili tra i suoi ricci. Ma non poteva, nemmeno in quel momento. Per via dei fucili che puntavano contro di lui.
Decise in quel momento di guardare negli occhi il suo compagno e per la prima volta nella sua vita, tentennò. Grantaire poté giurare di aver visto nei suoi occhi, uno sguardo diverso dal suo solito impavido e sicuro. In quella circostanza invece sembrava chiedergli scusa, per averlo trascinato inesorabilmente nella fossa con lui. Per aver portato tutti i suoi amici, a morire.
I soldati nel vedere Grantiaire sogghignarono e si scambiarono un’occhiata palese mentre non perdevano la concentrazione, pronti a sparare se ce ne fosse stato il bisogno. Meglio due che uno. Il moro mosse qualche passo nella stanza, mentre gli occhi dei presenti si muovevano su di lui. Nessuno aveva mai calcolato eppure stava per avere il suo momento di gloria.
‘L’avrebbero ricordato’-pensò Enjolras.
Uno sguardo, nessun suono. Si meravigliarono entrambi di quanto riuscissero a capirsi senza dire nessuna parola. Lui aveva capito. Aveva capito tutto e si maledisse per non averlo intuito prima, preoccupato com’era per la riuscita della battaglia. Grantaire aveva dato tutto, tutta la sua vita. Per lui. Ancora una volta gli aveva dimostrato che c’era sempre stato. Enjolras avrebbe voluto ringraziarlo ma si limitò ad annuire impercettibilmente quando Grantaire fece per chiedergli se avrebbe potuto avere l’onore di morire accanto a quello che era sempre stato il suo punto di riferimento sin da giovane.
Ma non c’era più tempo, i soldati avevano lasciato loro già parecchio tempo, anche se probabilmente erano passati soltanto minuti.
Un ultimo giorno, altri pochi secondi, erano quelli gli ultimi desideri di Enjolras. Si sarebbe aggrappato facilmente a quella speranza, o ai sentimenti di Grantaire se solo lui gliel’avrebbe permesso. Avrebbe voluto un altro po’ di tempo  per capire cosa LUI provava. Stava davvero iniziando a titubare, a pensare che oltre laRevolution ci poteva essere qualcosa o qualcuno di importante. Non ci aveva mai pensato in realtà.
Quando Grantaire arrivò al suo fianco, si guardarono negli occhi e lui sorrise. Enjolras posò la mano sulla sua spalla e mentre alzava la bandiera rossa in alto, segno di libertà, passava le sue dita sottili, tra i ricci del moro come aveva sempre desiderato fare.
Non avevano perso la battaglia, ne avevano vinta un’altra.

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Per essere la mia prima oneshot mi piace parecchio, ma ovviamente i consigli sono ben accetti. Le ripetizioni costanti dei nomi sono volute. Mi piaceva ripetere come una cantilena il nome di Enjolras così come quello di Grantaire, come se si chiamassero a vicenda. Sono convinta che nel libro, questo momento sia decisamente scritto meglio di come è rappresentato nel film, quindi applausi infiniti  a Victor Hugo. La poesia all'inizio della oneshot è Libertè di Paul Eluard, e ci calza a pennello con quello che volevo esprimere. La libertà non solo di cambiare il mondo ma anche di amare. E' forse grazie a questa che mi  è venuta in mente cosa scrivere.
Un altro ringraziamento va ad Erica, che è stata la prima a leggere la oneshot, a spiegarmi come funziona il sito, a farmi vedere Les Misèrables, e perchè il suo parere oggettivo è sempre gradito. :P E grazie per chi ha letto, un bacio a chi ha lasciato un commento, seppur piccolo per dirmi cosa ne pensa e per tutti voi che, come me, si sono innamorati di questa coppia. Au revoir!
   
 
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