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Autore: Birbi_alex    13/03/2013    22 recensioni
"- io non sono esattamente.. il ragazzo ideale, insomma ti punzecchio sempre, ti rincorro, ti faccio il solletico, ti faccio degli scherzi.. - cominciò a elencare anche lui strappandomi una risatina a ogni frase, portandomi a stringermi maggiormente alle sue spalle in un lieve abbraccio.
- e io non faccio lo stesso, scusa? - sbottai a quel punto per fargli capire il succo del discorso e riuscendo anche a zittirlo tanto che si girò verso di me confuso.
- il punto è che.. che non vorrei nient'altro se non quello che ho già. Anche io ti prendo a pesci in faccia a volte ma tu dovresti sapere che scherzo, che ti amo comunque - sussurrai riuscendo a vedere un sorriso emozionato tirarsi sul suo viso finché alle ultime parole agganciò gli occhi ai miei felice, guardandomi in un modo che avrebbe potuto bucarmi l'anima.
Qualcosa gli attraversò lo sguardo, quel qualcosa che compariva ogni volta che gli dicevo quelle due paroline importanti, poi come se non potesse farne più a meno si allungò verso di me posando le labbra sulle mie con ardore."
Questa FF è il seguito di "You're different than other else" ( http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1082168&i=1 )
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Questa FF è il seguito di "You're different than other else" ( http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1082168&i=1 ) quindi ovviamente vi consiglio di leggere prima l'altra storia per capire meglio questa.
Se volete questo è un 'trailer' per la FF, spero possa piacervi 
http://www.youtube.com/watch?v=_ek9gY_FaDE&list=FLaeQAbQGFQkP-zZ3yeWb-rg&index=1
Buona lettura!












You and I, two of a mind.
This love's one of a kind. 
You and I we're drifting over the edge.
(Tu ed io, due di uno spirito.
Questo amore è uno di questi.
Tu ed io siamo alla deriva oltre il limite.)
Fall - Ed Sheeran.





CAPITOLO 1
 


Era tanto sbagliato piangere di gioia?
Era tanto sbagliato aspettare un momento e sperare che duri per sempre?
Era tanto sbagliato non ammettere i propri sentimenti per non ferire gli altri?
Era tanto sbagliato nascondere le scarpe della propria figlia costringendola a trotterellare per casa scalza alle otto del mattino inducendola così a un ritardo certo? Per mia madre sì.
Sbuffai cercando un’ultima volta gli stivaletti marroni che mi ero comprata la settimana prima sicura di averli messi dentro la scarpiera, ma evidentemente mi sbagliavo.
O meglio, mi ero sbagliata a credere che ci sarebbero rimasti.
Pensa Scarlett, pensa.. dove li avresti messi se fossi stata mamma?
Mi fermai un attimo davanti alla soglia della stanza di Lucas decidendo alla fine di entrarci senza preoccuparmi troppo del ragazzo intento a dormire malamente nel letto.
Spalancai la porta facendo subito sussultare mio fratello che si coprì gli occhi con un braccio data la luce che era entrata dalla porta aperta.
si può sapere che diamine vuoi? – bofonchiò ributtandosi a pancia in giù nel letto, perdendosi solo un secondo a girare il volto per guardarmi.
ci metto poco, non rompere – risposi distrattamente aprendo l’ultima anta del suo armadio dove mi ricordai esserci delle scatole di scarpe.
Spostai una felpa scura e una sciarpa, facendomi spazio a frugare nel buio.
cosa stai cercando? – domandò ancora dopo un po’ rassegnandosi all’idea di essersi ormai svegliato.
gli stivali che ho comprato l’altro giorno, mamma li ha messi non so dove.. – borbottai continuando ad aprire varie scatole di scarpe trovandoci solo quelle vecchie di Lucas.
hai vent’anni e non sai ancora dove metti la roba, brava – commentò facendomi alzare gli occhi al cielo in un sospiro.
tu ne hai ventitre e il lunedì mattina sei a dormire invece di andare a lavorare, questo è di certo più preoccupante, fidati – ribattei a tono in un suo scimmiottamento improvvisato.
ce l’ho il lavoro, scusa se il mio turno comincia dopo pranzo, eh! – mi ricordò e mi passò per la mente quel pub alternativo in cui aveva preso servizio come cameriere, piegandomi in una smorfia.
- comunque mi sembra di aver visto una scatola blu in camera matrimoniale ieri – mormorò a quel punto facendomi rizzare in piedi, per poco non sbattei la testa contro uno scaffale dell’armadio.
questa è la risposta che volevo sentirmi dire! – esclamai soddisfatta avviandomi all’uscita prima di dare una pacca sulla schiena nuda al ragazzo sdraiato che si animò appena.
Mi affrettai a seguire le sue indicazioni entrando nella stanza dei miei genitori ormai vuota e cercai con lo sguardo ciò che avrebbe potuto fare a caso mio, trovando finalmente una scatola familiare posata sul comodino di mio padre.
Non ci misi più di cinque secondi ad allungarmi sul letto per prenderla e aprirla, felice di riconoscere gli stivaletti che tanto avevo agognato.
Col sorriso sulle labbra mi sedetti sul lato del materasso e cominciai a infilarmeli, sentendo però subito il cellulare nella tasca dei jeans vibrare insistentemente.
Lasciai una scarpa a metà del piede e risposi, stringendo poi il telefono tra l’orecchio e la spalla per non farlo cadere.
- pronto? – domandai velocemente sforzandomi a far entrare entrambe le calzature per bene.
- ehi io sono qua sotto che ti aspetto, che fine hai fatto? – rispose una voce familiare che mi fece sorridere maggiormente.
Spostai lo sguardo sull’orologio appeso sopra il letto e sgranai gli occhi notando come fossi effettivamente in ritardo – sì sto scendendo, ti spiego dopo, ok? – bofonchiai agitata sbrigandomi a correre in camera mia per prendere la giacca, dello stesso colore degli stivali, e una borsa a tracolla con i libri dentro perdendomi qualche secondo a guardarmi allo specchio.
Da ormai quattro anni mi ero abituata a vedere uno sguardo più posato e femminile invece di due occhi da ragazzina, nonostante fossero sempre in un color cioccolato fuso.
I capelli erano un po’ più lunghi di come li portavo all’epoca, e anche più scuri forse, mentre il viso si era affilato e definito lasciando spazio a degli zigomi più marcati e alle labbra morbide.
Mi ero alzata un po’, le gambe si erano snellite sebbene i fianchi fossero diventati più femminili, come anche le curve del seno e della schiena, donandomi un’aria in parte più slanciata.
Ero diventata più consapevole di me stessa con la crescita, cominciando anche a indossare più spesso i tacchi e vestiti più attillati, proprio quelli che un tempo odiavo tanto ma di certo non mi facevo mancare una tuta ogni tanto.
Aprii velocemente la porta di casa con le chiavi e me la richiusi alle spalle urtando per sbaglio la borsa contro l’infisso, non che i libri potessero lamentarsi più di tanto.
Una delle cose che mi aveva più stupita era stata la mia improvvisa dedizione allo studio che mi aveva colpito in quinta superiore, portandomi anche ad uscire con buoni voti al diploma.
Non ero una secchiona, neanche lontanamente, ma con un po’ di buona volontà ero riuscita a mettere da parte il mio odio per la scuola portandomi addirittura a iscrivermi all’università.
In particolare avevo scelto una specializzazione in economia, anche se tre volte a settimane lavoravo il pomeriggio come commessa ad Harrods per guadagnare un po’ di soldi.
I miei genitori ovviamente erano stati più che felici di pagarmi la retta universitaria ma non mi andava di approfittare troppo di loro economicamente, così mi ero trovata quel lavoretto che mi permetteva un po’ di autonomia.
Scesi le scale nervosa sperando di arrivare puntuale alla lezione delle nove e quando arrivai agli ultimi gradini prima del portone alzai lo sguardo sentendo il cuore accelerare nel petto in un secondo.
Ah sì, poi c’era lui.
Lui che non mi aveva più abbandonata, lui che aveva mantenuto tutte le promesse, che mi aveva accompagnata per tutti quegli anni senza dubitare di me.
Quel ragazzo sarcastico, divertente e cretino, insopportabile quando ci si metteva.
Quel ragazzo sveglio e con la risposta sempre pronto, con certe battutine pungenti da mal di testa.
Quel ragazzo con gli occhi luminosi e il sorriso mozzafiato, alto e magro ma sempre pronto a proteggermi in ogni occasione.
Quel ragazzo dalla risata cristallina e le labbra piene, dai capelli strambi e dall’orecchino inopportuno.
Quel ragazzo serio, dolce e fastidioso al tempo stesso ma che aveva completato ogni parte di me.
Aprii il portone in un sorriso buttandomi sul petto del moro, allacciando le braccia attorno al suo collo e stringendolo a me, cosa che non tardò a fare anche lui circondandomi la vita con un una mano.
buon anniversario – lo sentii dire e quando tirai su il viso dall’incavo del suo collo lo vidi tirare fuori da dietro la schiena un mazzo di rose facendomi sgranare gli occhi.
Alzai lo sguardo nelle sue iridi scure e a un tratto mi sentii di nuovo una sedicenne, ritrovandomi a tremare sotto quegli occhi profondi come la prima volta che li avevo incrociati vedendolo anche aprirsi in quella fila di denti luminosi.
ti amo Zayn – mormorai prima di allungarmi verso le sue labbra in un sorriso.
Quelle non sarebbero mai cambiate.
Strinse la presa attorno al mio corpo e ricambiò il bacio con trasporto alzandomi anche un attimo da terra per un momento facendomi così sorridere nuovamente sulla sua bocca.
Sentii un accenno di barbetta pizzicarmi le guance ma non ci feci troppo caso, ormai abituata alla cosa.
ti amo anch’io – rispose guardandomi in quel modo speciale, quel modo che non era cambiato negli anni.
Quando gli occhi si illuminavano di una luce viva e le iridi sembravano quasi schiarirsi appena.
Lo baciai un’altra volta beandomi del sapore delle sue labbra, lo stesso di sempre.
Portai le mani sulle sue guance e gli accarezzai la pelle ambrata, confermando il lieve pizzico di una barbetta appena accennata partire dalle corte basette.
Mi staccai e tornai a guardarlo negli occhi grandi vedendolo aprirsi in un sorriso mozzafiato se possibile ancora più bello di quello innocente che aveva da ragazzino.
ti rendi conto che sono quattro anni che ti sopporto? Mm? – scherzai a pochi centimetri dal suo viso facendo appena sfiorare i nostri nasi.
- come se ti dispiacesse.. – mi stuzzicò con tono divertito piegandosi in un sorrisetto sghembo.
La voce era diventata più matura e bassa con l’età, come la mia, ma ritornava sempre un po’ adolescente quando si lasciava andare a una risata di cuore, quelle che mi mozzavano il respiro, sempre uguale.
ah guarda fossi in te non sarei tanto sicuro del contrario – ribattei con sarcasmo sentendolo pizzicarmi un fianco indispettito, prima di abbassarsi nuovamente alla mia bocca che catturò in un sorriso.
Fosse stato per me saremmo potuti stare davvero tutta la giornata a baciarci sotto casa mia, dove era iniziato tutto, ma quando mi ricordai del ritardo sicuro rinsavii, concludendo il bacio in una sua smorfia dispiaciuta.
aspetta, siamo in ritardo, forse è meglio andare – abbozzai con serietà vedendolo annuire in un sospiro poco dopo.
Quando sciolsi la presa dalle sue spalle mi accorsi del mazzo di rose che teneva ancora stretto tra le mani e lo presi in un sorriso, notando anche un biglietto tra i fiori colorati.
Alzai lo sguardo nel suo impacciato e sfilai il pezzetto di carta, leggendoci subito scritto sopra: “Grazie di questi quattro anni insieme, i più belli della mia vita. Ti amo, Zayn” e quando tornai a guardarlo lo trovai a mordersi il labbro nervoso.
ancora uno e poi la smetto, giuro – mormorai allungandomi un’ultima volta per baciarlo, sentendo le guance imporporarsi e  riconoscendo la sua felicità per il gesto dato che ricambiò subito con dolcezza.
Per sfortuna quel contatto non durò molto e fummo costretti ad avviarci verso la sua macchina parcheggiata qualche metro più avanti, dove mi sedetti al posto del passeggero.
Avevamo vent’anni entrambi e avevo anche io la patente, quando mi serviva anche la macchina di mia madre, ma lui insisteva nel dire che non sapessi guidare solo perché una volta per sbaglio avevo quasi investito una vecchietta con un cane, troppo presa da una canzone alla radio.
Lo guardai sistemarsi davanti al volante allora io posai i fiori nei sedili posteriori dell’auto blu notte, tornando poi ad allacciarmi la cintura in un sospiro.
Accesi la radio come ogni mattina mentre lui fece manovra per uscire dal piccolo parcheggio, imboccando subito la strada per l’università dove saremmo entrati.
Buongiorno cari ascoltatori, stamattina preparatevi a una carrellata di classici del romanticismo per la nostra classifica della giornata tutta dedicata a San Valentino, la festa degli innamorati! annunciò lo speaker alla radio facendomi alzare gli occhi al cielo, ricordandomi di come oltre al nostro anniversario quello fosse anche il giorno più sdolcinato dell’anno.
allora, adesso mi spieghi come mai eri in ritardo? Hai scambiato le tue mutande con quelle di Lucas? – scherzò meritandosi in risposta una mia finta risatina teatrale che lo piegò comunque in un sorriso divertito.
veramente non trovavo le scarpe, se proprio vuoi saperlo.. – lo corressi appoggiando il gomito al piccolo bracciolo del mio sedile.
dai allora non ci sono andato tanto lontano con la mia ipotesi – commentò facendomi grugnire e se non stesse guidando in quel momento l’avrei riempito di scappellotti.
non scherzare, questi stivali sono nuovi e mamma li aveva praticamente nascosti – borbottai come se fosse davvero una cosa importante, spostando lo sguardo dal vetro al cielo nuvoloso sopra di noi.
quindi farò meglio a farti i complimenti e dirti quanto sono belli, vero? – domandò retorico tenendo ben strette le mani sul volante.
non guasterebbe, bravo – risposi in una risata contagiando anche lui che scosse appena la testa passandosi la lingua sulle labbra distrattamente.
stavo pensando.. ti va di venire a cena a casa mia stasera? Cucino io ovviamente – propose dopo qualche secondo di silenzio catturando subito la mia attenzione.
certo, perché no? Ma solo noi due, giusto? – chiesi cordiale sperando di non aver capito male.
mah veramente avevo pensato di chiamare la vicina, sai sa fare delle bistecche che sono la fine del mondo – rispose in un primo momento con serietà, poi notando i miei occhi sgranati si corresse – scherzavo, certo che siamo solo noi due. Voglio fare una cosa romantica per una volta se permetti – ammise in un sorriso che coinvolse anche me.
sì sì permetto eccome – esclamai subito colta da un moto di adrenalina, facendolo ridere colpito.
Non ci mettemmo più di dieci minuti ad arrivare e parcheggiare in uno dei tanti posti vuoti davanti all’edificio imponente, dove decisi di lasciare il mazzo di fiori dentro alla macchina per poi uscire.
Una folata d’aria fresca mi investì facendomi stringere nella giacca, prima che Zayn mi fosse accanto in un sussulto –ommioddio! – esclamò a quel punto fissando allucinato un punto sotto ai miei piedi, mettendomi una certa inquietudine.
che c’è? Che hai visto? – chiesi non capendo con un cipiglio di preoccupazione nella voce.
ma quegli stivali sono stupendi! Amore te lo dico col cuore, davvero – se ne uscì portandosi una mano al petto annuendo e guardandomi con sarcasmo, facendomi scoppiare a ridere.
ma come sei simpatico Malik, complimenti! – lo apostrofai con una pacca sulla spalla che lo rallegrò nonostante avesse già cominciato a ridere anche lui.
tutta farina del mio sacco, certi complimenti vengono solo dal profondo – aggiunse contagiando anche me nella sua ilarità, infatti presi a sorridere divertita alle sua parole.
sì dal profondo del mio sacco – lo corressi restando al gioco, guardandolo ridere e sentendo il cuore riempirsi d’amore.
Quando rideva era come se ridessero anche i suoi occhi, si assottigliavano in quel modo dolce e liberatorio da poterci vedere la sua anima dentro.
Incrociò una mano alla mia e insieme ci incamminammo verso l’entrata dell’università, salendo velocemente gli scalini corti per arrivare subito dentro alle mura dove avremmo sicuramente trovato più calore oltre a delle facce conosciute.
oh eccoli finalmente! – sbottò Niall vedendoci entrare dalla grande porta a vetro, facendo girare anche gli altri.
- che fine avevate fatto? Vi siete appartati? – commentò anche Louis con ilarità portando una risata generale tranne che a me, che invece alzai un sopracciglio in disappunto.
Vederli comunque mi rallegrò, sebbene non ci fossero davvero tutti.
Harry per esempio non frequentava l’università come avevamo fatto noi, era andato subito a lavorare come impiegato in un’agenzia di viaggi sebbene non ne avessi ancora capito il motivo.
Liam poi.. lui era iscritto all’università ma partecipava alla metà delle lezioni, studiando per conto suo quando non doveva gestire l’edicola dei suoi genitori, e queste mancanze spesso combaciavano con le presenze di Camille, e viceversa.
Tra loro non era finita bene purtroppo, dopo due anni felici avevano capito di aver perso parte dell’amore che li univa, forse indotto dalla giovane età, gettando la mia amica nello sconforto proprio prima degli esami di Stato dove però alla fine era riuscita a cavarsela.
Non avevo ancora compreso neanche il motivo della loro rottura, visto che, per quanto ne sapevo, uscivano raramente con altre persone.
Per non parlare del vuoto che avevano lasciato all’interno del gruppo, erano rare le volte in cui ci trovassimo tutti e sette insieme, di solito o mancava uno o mancava l’altra, quasi come se programmassero la cosa.
Ma era la loro vita, se preferivano stare meglio così io non potevo fare più di ciò che avessi già provato.
ma che simpatico Tomlinson! A proposito, quando pensi di trovartela una ragazza tu? – ribattei dandogli due colpetti sulle guance, smuovendogli appena i capelli tirati su in un ciuffetto disordinato.
- ci sto lavorando, non preoccuparti – mormorò sprezzante ripetendo quella scusa da fin troppo tempo, servendomi quelle battutine su un piatto d’argento ogni volta.
a proposito, buon anniversario ragazzi! – sbottò Camille dopo qualche secondo di silenzio facendomi finalmente rilassare e aprire in un sorriso sincero.
grazie, finalmente qualcuno che se lo ricorda – commentai sollevata sciogliendo la presa sulla mano del moro per abbracciare un attimo la mia amica.
cavolo è vero, dai vale se ve li faccio adesso? – esclamò Niall passandosi una mano sul viso colpito, guardandomi dispiaciuto con quegli occhi color oceano.
farò finta di essere stupita, va.. – dissi in un sospiro dandogli il via libera per abbracciarmi, circondandomi con quel suo profumo dolce ma più frizzantino di quello di Zayn.
Lui aveva sempre creduto in noi, era stato al telefono con me per chissà quante nottate mentre gli parlavo del mio ragazzo, di come mi facesse sentire speciale, e a volte ancora lo facevo quando succedeva qualcosa di particolare.
Mi lasciò un bacio sulla guancia e poi diede una pacca compiaciuta al moro, sussurrandogli all’orecchio qualcosa che io non riuscii a cogliere.
oh allora stanotte farete le ore piccole suppongo – bofonchiò Lou ricevendo all’istante un mio scappellotto che lo zittì, arrossendo in seguito.
pensa agli affaracci tuoi, cretino! – dissi spintonandolo e facendolo ridere, contagiando anche gli altri tre ragazzi.
- il buco dell’ozono è affare mio se permetti, e voi in questo modo lo state allargando – se ne uscì catturando l’attenzione di Niall che scoppiò a ridere di cuore.
Quella ad esempio era una di quelle cose per cui avevo abbandonato da tempo la speranza.
 
 
 



entra pure – mi sentii dire appena varcai la soglia di casa Malik quella sera trovando la porta d’ingresso già aperta, allora a passi lenti avanzai e mi chiusi l’uscio alle spalle sospirando.
Anche casa sua non era cambiata  molto in quegli anni, i muri sarebbero sempre stati color senape e i mobili di legno scuro, forse i cambiamenti erano solo nei soprammobili e nelle foto appese al muro.
Infatti si potevano ben notare i tre cappelli da diploma sopra la cassettiera a sinistra della porta, i ricordi di vari viaggi, e per quanto riguardava le foto spiccavano una nuova di famiglia, altre con i tre figli e un’ultima in una cornice più grande con me e Zayn vicini a sorridere in un parco quell’estate.
Col tempo sua madre e le sue sorelle mi avevano accolto sempre con più spontaneità, abituandosi alla mia presenza.
La stessa cosa aveva fatto la mia famiglia col moro, sebbene mio padre avesse ancora qualche dubbio su di lui portato probabilmente dalla gelosia nei miei confronti.
Seguii la luce provenire dalla cucina ed entrando nella stanza trovai Zayn davanti ai fornelli a girare con un cucchiaio qualcosa in una pentola, che subito si voltò verso di me in un sorriso luminoso.
oh eccoti – esclamò felice allungando un braccio verso di me come a dirmi di avvicinarmi a lui.
In quei pochi passi notai come indossasse dei jeans neri stretti e una camicia scura dove aveva arrotolato le maniche fin sotto i gomiti, i capelli come sempre sparati verso l’alto e aveva quell’accenno di barbetta come la mattina.
Lì accanto il tavolo era apparecchiato elegantemente per due con tanto di candela rossa al centro che andava ad abbinarsi ai tovaglioli e ai sottopiatti dello stesso colore.
Sorridente gli passai un braccio attorno alla vita e lui fece lo stesso circondandomi i fianchi velocemente per attirarmi a se, piegando il viso verso il mio per baciarmi dolcemente.
Tra le sua braccia non mi sarei mai sentita di troppo o indifesa, soprattutto quando mi baciava in quel modo mozzafiato.
Lui stesso concluse quel bacio in uno schiocco ritraendo appena la testa in un sorriso timido lasciando il naso affilato a sfiorare il mio, continuando a guardarmi negli occhi profondi.
Non era più un ragazzino neanche lui, perlomeno fisicamente perché il suo umorismo pungente era rimasto lo stesso negli anni, ma era cambiato almeno in parte.
Era diventato più alto, tanto che adesso dovevo sempre alzare un po’ il viso per guardarlo negli occhi, si era snellito slanciando così la sua figura e le spalle si erano allargate ulteriormente per mio piacere.
I tratti del viso si erano squadrati maggiormente, andando a levigare una mascella piena e degli zigomi più marcati, le labbra erano le stesse ma erano spesso circondate da un leggero strato di barbetta, che a me non dispiaceva, e solo gli occhi non erano cambiati.
Anzi, forse erano diventati più grandi e le ciglia più lunghe, come i capelli che aveva lasciato crescere più corti a lato della testa dando spazio al suo ciuffo meno rozzo e più naturale.
Ed era mio, era comunque il mio Zayn.
che stai cucinando? Devo fidarmi? – chiesi distogliendo lo sguardo dal suo in un sospiro, restando avvinghiata a lui ma sporgendomi verso la pentola sul fuoco.
per tua felicità sto facendo dei buonissimi spaghetti al ragù all’italiana – rispose facendomi sgranare gli occhi stupita nonostante non fossi molto convinta che le sue doti culinarie lo spingessero a tanto.
dai, apprezzerò il tentativo – mormorai infine fissando con pietà la pasta sull’acqua a bollire.
ehi cosa vorresti dire? Ti assicuro che saranno squisiti – esclamò indignato dal mio commento inopportuno facendomi ridere.
Passai la mano sulla sua schiena dal bacino alla parte in cui le spalle si allargavano, perdendomi ad annuire con sarcasmo non riuscendo a placare dei brevi singhiozzi.
sarà il miglior piatto di pasta che tu abbia mai mangiato – aggiunse dando man forte alle mie risate facendomi scuotere la testa mentre spostai lo sguardo al suo viso, piegando le sopracciglia dalla poca speranza.
va bene che è il nostro anniversario, San Valentino, tarda sera e chi più ne ha più ne metta, ma non puoi spararle così grosse – sbottai non riuscendo quasi ad arrivare alla fine del discorso che mi piegai appena verso il suo petto dal ridere, portandomi la mano libera davanti alla bocca.
e chi ti avrebbe dato il permesso di denigrarmi così, sentiamo? – borbottò fintamente arrabbiato, prima di pizzicarmi i fianchi con le dita facendomi sussultare.
Già, un’altra cosa che non era cambiata negli anni era il mio fastidio per il solletico.
- non ti sto denigrando, sto solo dicendo che.. – ma non riuscii a concludere, smozzata da un singhiozzo divertito anche perché le sue mani avevano cominciato a solleticarmi lo stomaco.
vai avanti, parla liberamente – commentò prendendomi in giro dato che per il solletico sapeva che non avrei fatto altro che dimenarmi tra le sue braccia e ridere.
Solo dopo parecchio tempo a cercare di riprendere fiato dai singhiozzi riuscii a sgusciare dalla sua presa, riuscendo anche ad avanzare per qualche metro ma fui subito fermata dalle sue mani veloci.
Cercai di scappare di nuovo, ma sinceramente da un parte non mi sforzai più di tanto, e senza troppa fatica mi fece voltare poi contro ogni mia aspettativa mi appoggiò al frigorifero lì accanto intrappolandomi tra il suo petto e lo sportello d’acciaio.
Addio proprio adesso.
Feci per chiudere gli occhi intimorita che potesse tornare a farmi il solletico ma un suo sorriso malizioso mi fece rinsavire, infatti dopo pochi secondi mi ritrovai le sue labbra sulle mie nello stesso momento in cui premette il corpo contro il mio bacino leggermente.
Chiusi gli occhi definitivamente beandomi del movimento lento della sua bocca e allacciai le braccia attorno al suo collo in un sorriso accennato, sentendolo sorridere e stringere la presa sui miei fianchi facendo aderire i nostri corpi.
Inclinò appena la testa venendo incontro maggiormente ai miei baci, tenendomi salda a lui non capendo però che avevo ormai abbandonato ogni voglia di scappare lasciandomi invece prendere da una scossa al basso ventre.
Infilai le dita tra i capelli corti e neri della sua nuca, capendo col tempo quanto quel mio gesto piacesse ad entrambi, e ricambiai con trasporto i movimenti della sua lingua che nel frattempo si era intrufolata nella mia bocca chiedendo forse di più.
Conoscevo alla perfezione tutti quei segnali, tutte quelle piccole cose che lasciava trasparire su di me il suo corpo e feci per abbassare le mani al colletto della sua camicia per sbottonare il primo bottone quando dai fornelli un rumore sinistro ci fece sussultare entrambi, soprattutto lui che dando un’occhiata veloce alle pentole sul fuoco corse all’istante di fronte ad esse seguito dalle mie risate.
Controllò più volte gli spaghetti notando con sollievo che fossero ancora perfettamente in cottura, poi alzò il coperchio del secondo pentolino lì accanto e girando il cucchiaio nel ragù notò di come al fondo si fosse praticamente carbonizzato per metà, portando a galla granelli scuri di carne.
Il moro rimase basito dall’accaduto, forse anche un po’ dispiaciuto, e quando una smorfia triste apparve sul suo viso non ce la feci più a trattenermi e scoppiai a ridere di nuovo.
Lo vidi girarsi verso di me a guardarmi male, fulminandomi con lo sguardo, allora mi appoggiai con un braccio al piano cucina per ridacchiare più apertamente.
è tutta colpa tua se il ragù si è bruciato, lo sai vero? – disse secco indicando la pentola lasciata a raffreddare su un fornello spento.
- io?! Ma se sei tu che mi hai aggredita! – ribattei allucinata alzando la mani con innocenza.
sì ma tu avresti dovuto respingermi e dirmi di stare buono, non continuare a baciarmi cara mia – se ne uscì stupendo forse se stesso accennando un sorrisetto divertito.
ah certo perché io sono un pezzo di legno, no? E’ arrivata la suora di clausura adesso – commentai alzando gli occhi al cielo vedendo i suoi occhi illuminarsi nuovamente di una luce maliziosa.
per una volta che cucino e che mi impegno avresti potuto fare qualcosa.. – borbottò troppo orgoglioso da ammettere i suoi errori, come me d’altronde.
parli come se potesse essere venuta fuori la spaghettata del secolo in ogni caso, ma rilassati! – sbottai denigrandolo di nuovo come prima finché riuscii a piegarlo in un’espressione consapevole.
- hai finito di prendermi in giro? – domandò a quel punto in un ghigno allungando una mano al mio stomaco e pizzicandolo, cancellando la distanza che c’era tra i nostri corpi lentamente.
nah è divertente, perché mai dovrei negarmi tutto questo? – abbozzai posando le mani sulle sue spalle una volta che fu più vicino, sentendolo appoggiare di nuovo le sue sui miei fianchi.
dovrai farlo prima o poi se non vuoi ritrovarti in una pentola al posto del sugo un giorno – disse con sarcasmo strappandomi un sorriso fintamente colpito che venne di nuovo travolto da un suo bacio.
Non mi ci vollero molti convenevoli quella volta per farmi socchiudere le labbra e lasciare libero l’accesso alla sua lingua, che prese a vorticare con la mia portando il viso contro il mio con sicurezza, mentre io allacciai le braccia al suo collo in un sorriso come poco prima.
Quando il suo bacino prese a premere sul mio spingendomi meglio contro il bancone della cucina avvertii una scia di brividi passarmi lungo la schiena, anche se rinsavii un secondo poi.
- amore spegni il fuoco agli spaghetti prima che facciamo un altro casino – mormorai tra i suoi baci piegandolo in un sorrisetto divertito, infatti poco dopo una sua mano abbandonò il mio fianco per allungarsi al pomello del gas, che girò velocemente prima di tornare a me.
Mi persi qualche secondo nei suoi occhi prima di notare una scintilla di desiderio attraversare il suo sguardo che si perse nel mio unendo le nostre fronti e circondandomi la vita stringendomi a sé, non perdendo poi tempo a baciarmi.
Passai le dita tra i suoi capelli sentendo la sua bocca lasciare la mia per spostarsi a mordicchiare la mia mascella pizzicandomi con la barbetta fina, scendendo sul mio collo e diretto verso la scollatura del mio maglioncino chiaro.
Strinsi la presa su quei ciuffetti corti e mori e mi lasciai ad un ansito quando le sue labbra presero a baciare con più intensità la mia gola, sentendolo poi sorridere appena sulla mia pelle.
se mi lasci anche solo l’ombra di un succhiotto ti ammazzo Malik, sappilo – mormorai tenendo comunque gli occhi chiusi a bearmi del suo tocco esperto, facendolo ridacchiare per qualche secondo.
mm mm.. – grugnì solo in consenso allungandosi verso lo scollo della mia maglietta facendomi così inarcare la schiena, tanto che dopo avermi spinto leggermente all’indietro intuii il segnale come un chiaro invito a sedermi sul piano cucina, cosa che non tardai troppo a fare con un suo piccolo aiuto.
Mi accorsi a quel punto di essere più alta rispetto a prima tanto che il moro non dovette più piegarsi su di me per baciarmi, anzi non ci mise molto a scendere con la bocca fino all’incavo dei miei seni tirando appena giù il maglioncino.
In un gemito strozzato portai le dita all’ultimo bottone della sua camicia cominciando a sbottonargliela, passando subito le mani sulla pelle calda attorno all’ombelico.
A sua volta quando il suo naso prese a strusciarsi fino ad incontrare il reggiseno si staccò un attimo dalla mia pelle per sfilarmi la maglia e farla ricadere sul bancone alle mie spalle, aiutandomi successivamente a togliere anche la sua camicia che fece scivolare per terra senza troppo interesse.
Una delle cose più lampanti che erano cambiate col passare degli anni erano anche i vari tatuaggi che si era fatto sul petto e sulle braccia, che nonostante tutto era riuscito a farmi piacere comunque.
Non esitai a riallacciare le braccia sulle sue spalle e stringere le gambe attorno al suo bacino, facendo scontrare meglio i nostri corpi in un suo ansito roco.
Lui stesso prese ad accarezzarmi le cosce ancora fasciate dai jeans partendo dai fianchi, tirandomi ulteriormente verso la pelle calda del suo torace che combaciò subito alle mie curve.
da che doveva essere una cena romantica stiamo.. stiamo per fare l’amore dove prima probabilmente stavi cucinando.. renditi conto – borbottai con tono malizioso distraendomi un attimo dai baci che aveva ricominciato a darmi con più foga, mentre sentivo le sue mani dappertutto sul mio petto.
- almeno è un posto originale, no? – ribatté con voce tremolante alzando gli occhi color pece nei miei, scatenandomi una scia di brividi lungo la schiena.
ah questo senz’altro guarda – mormorai divertita scendendo come aveva fatto prima verso il suo collo e poi sulla sua spalla coperta in parte da una scritta scura.
Si concesse una risatina sommessa e poi si lasciò a un sospiro liberatorio che si infranse nel mio orecchio quando mi allungai sul suo petto per raggiungere meglio la clavicola.
Non tardò a scendere con le dita percorrendo lo stomaco fino al bottone dei miei jeans che sbottonò velocemente prima di tirarmi su per le natiche, sollevandomi e facendo scivolare i pantaloni lungo le mie gambe sorridendo distrattamente per poi riappoggiarmi al piano cucina senza mai smettere di torturarmi il collo, come stavo facendo anche io con lui.
Quando anche i jeans raggiunsero il pavimento rafforzai la presa attorno al suo bacino, ora più libera ad andare incontro al cavallo dei suoi pantaloni che avvertii cominciare ad essere stretto nei jeans.
Senza che potessi accorgermene ripercorse con le mani la pelle liscia delle mie gambe fino alle ginocchia, tornando poi indietro dall’interno coscia accorciandomi il respiro.
Morsi distrattamente la sua spalla quando con le dita raggiunse l’inguine caldo, piegandomi in un altro ansito e in un’ondata di brividi pungenti.
Fece per avvicinarsi ulteriormente al mio centro nel mio fiato mozzato quando il cigolio della porta alla mia destra ci fece girare entrambi, portandomi a deglutire in un brivido.
Rimasi immobile a guardare la porta aprirsi finché dall’entrata comparve Jane che quando si accorse di noi sgranò gli occhi incredula.
eh no.. – sussurrai indispettita in un modo così flebile che forse neanche Zayn mi sentì, fatto sta che allontanò le mani dal mio corpo come se fosse stato colto in flagrante a compiere un omicidio.
- ragazzi non qui in cucina, io ci mangio là sopra! – esclamò la ragazza in una smorfia di disgusto, indicando con sdegno il piano dove ero appoggiata e coprendosi all’istante gli occhi con una mano.
Io e Zayn intimiditi rimanemmo fermi a fissarla finché il moro avanzò di un paio di passi coprendomi, allora non aspettai altro per scendere dal ripiano e ripararmi dietro alla sua schiena nuda essendo rimasta in intimo.
che diavolo ci fai tu qua? Sbaglio o ti avevo detto di non tornare prima di mezzanotte? – sbottò lui alzando il tono di voce mentre io raccolsi in fretta i miei jeans per infilarmeli, lasciando i due fratelli a discutere.
- ehi la mia amica non si sentiva bene ed è dovuta tornare a casa prima del dovuto. Ero da sola, che altro potevo fare? – ribatté l’altra per farsi le sue ragioni, avanzando verso di noi.
sì ma sapevi benissimo che volevo restassimo soli io e Scarlett, non potevi andartene da zia con mamma? – chiese il ragazzo davanti a me bruscamente, lasciandomi il tempo di rivestirmi.
ma che.. non sapevo neanche che fosse andata da lei, e poi siete voi che non sareste dovuti essere qui! Se foste stati in camera mica vi avrei disturbati ma neanche il tempo di entrare in casa che vi trovo tutti avvinghiati a.. a.. – disse Jane non riuscendo a concludere il discorso, lasciando intendere la cosa indicandoci con la mano appena tremolante.
oh scusa tanto se volevo stare con la mia ragazza contando che facciamo quattro anni insieme ma tu hai deciso di rovinare tutto, brava! – continuò a dire Zayn piegandomi in un sorrisetto divertito, nonostante avesse in parte torto.
ma sai quanto me ne può fregare di interrompervi?! E per l’amor del cielo Zayn.. – lasciò la frase incompiuta abbassando lo sguardo ai pantaloni del ragazzo diventati troppo stretti, tanto che lui si portò le mani a coprirsi in un mio ghigno imbarazzato.
- senti a me non mi importa cosa stai pensando, basta che ora sparisci e non dici niente a nessuno – borbottò il moro in un sospiro mentre sistemata alla meno peggio lo affiancai imbarazzata catturando l’attenzione di sua sorella che puntò lo sguardo anche su di me.
è l’ultima volta che vi copro, sappiatelo.. sono stufa di trovarvi sempre in queste situazioni, mi state seriamente traumatizzando – commentò lei in uno sbuffo sinistro.
se tu ogni tanto seguissi le mie indicazioni ci avresti scoperti la metà delle volte, fidati – mormorò Zayn ricevendo una mia lieve gomitata ammonitrice.
sentite io vado a cambiarmi, torno tra cinque minuti e vedete di essere presentabili – abbozzò sprezzante lanciandoci un’occhiataccia d’intesa prima di uscire dalla cucina in una scossa di capo.
Sentendo la porta chiudersi alle sue spalle mi concessi un sorrisetto sollevato, allungando la mano ad accarezzare la schiena del ragazzo al mio fianco che si girò immediatamente verso di me – ti giuro che non sarebbe dovuta andare a finire così – disse dispiaciuto in un sospiro, accentuando la mia ilarità.
tanto ormai me l’aspettavo quasi che qualcuno ci scoprisse, succede sempre così – risposi con sarcasmo guardandolo negli occhi tornati un po’ più chiari rispetto a qualche minuto prima.
ehi non è colpa mia se ho una famiglia numerosa e ficcanaso – si difese in un’alzata di spalle ricambiando il mio sorriso divertito.
e non è colpa mia se ho un fidanzato con gli ormoni a palla – ribattei a tono avvicinandomi di più al suo viso, alzando le sopracciglia con convinzione.
è il nostro anniversario ed è un giorno speciale, la speranza è l’ultima a morire – concluse lui aprendosi in un sorriso sghembo da batticuore, facendo filare il suo discorso in un modo stranamente convincente.
ti sbagli Malik, l’ultima a morire sarò sempre io – puntualizzai sulla sua bocca in un sorrisetto prima di baciarlo prendendogli le guance tra le mani, sentendolo subito stringermi a sé con trasporto finché lasciai scivolare le dita fino al suo petto quando lo sentii mordicchiarmi un labbro con confidenza.
Sorrise nuovamente tra un bacio e l’altro cominciando a spingermi per i fianchi facendomi indietreggiare verso l’entrata della cucina, dove sorpassata poi continuò a guidarmi aumentando il passo divertito, non lasciando un attimo le mie labbra.
Non smise di baciarmi in quel sorriso mozzafiato neanche quando mi scontrai contro la porta della sua stanza, che aprì con mano tremolante facendo girare la maniglia e indicandomi di entrare in un ansito mancato.
Jane.. io e Scar andiamo in camera mia, ci vediamo dopo! – urlò lungo il corridoio a gran voce strappandomi una risata divertita ma non facemmo in tempo a sentire la risposta di sua sorella che il moro mi guidò dentro la stanza buia chiudendosi poi la porta alle spalle in un sorriso, facendo scattare la serratura dietro di noi.
comunque ancora buon anniversario amore mio – soffiò sulla mia bocca in un bacio più dolce e sentito degli altri, stringendomi a lui con ardore.
ti amo – riuscii solo a dire prima di essere spinta appena sul letto e raggiunta dal suo corpo caldo.
 




















EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEHHHH! *stappa lo champagne*
Buonsalve!
Sono di nuovo quì, preoccupatevi! ahah
Non sapete quanto mi siete mancate tutte in queste settimane d'assenza *le stringe in un abbraccio*
Comunque.. allora.. eccoci con il seguito della scorsa FF, che ve ne pare?
E' partito col botto questo capitolo, lo so ahah

Faccio un piccolo riassuntino di quello che è successo nei quattro anni:
I ragazzi si sono diplomati e ora frequentano tutti l'università tranne Harry che ha preferito andare direttamente a lavorare, ma non preoccupatevi perchè non sparirà dalle scene.. anzi!
Liam e Camille si sono lasciati col passare del tempo, non sono riusciti a rimanere insieme come i nostri Zarlett.
Zayn e Scarlett hanno vent'anni ora (anche se sono sempre i soliti imbecilli ahah) e hanno appena fatto quattro anni di fidanzamento, chetttteneri *w*

Prima di tutto.. vi piace il nuovo banner? Spero di si sfgh
Ora in ogni capitolo che posterò all'inizio metterò delle frasi della canzone con cui mi sono ispirata per scriverlo, quindi di conseguenza sarà quella la canzone che vi consiglio di ascoltare durante la lettura.
Poi non aggiornerò più ogni sei giorni.. insomma, a grandi linee manterrò sempre quella scadenza ma potrebbe capitare che posti ogni sette o otto giorni, dipende dagli impegni che ho.
IN OGNI CASO aggiornerò mercoledì 20 credo.
Se volete potete trovarmi su twitter, sono @birbi_alex
Spero davvero che possa piacervi anche questa FF, e in ogni caso questo capitolo era una specie di prologo, la storia vera e propria comincerà nei prossimi capitoli.
Un bacione a TUTTE, mi piacerebbe tanto sapere cosa ne pensate di questo primo capitolo in una recensione!
Sciao!
   
 
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