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Autore: Slyth    13/03/2013    22 recensioni
Dal prologo:
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'Ti prego, no’… pensò sconfortata Hermione Granger.
'Per le chiappe dell’Oscuro Signore, ti prego, no’… pensò un po’ meno sconfortato e un po’ più terrorizzato Draco Malfoy.
“…il signor Draco Malfoy e della signorina Hermione Granger”.
“CHE COSA?” urlò Ron.
“PROFESSORESSA MCGRANITT!” esclamò Harry, con espressione ferita.
“Oh porca…” imprecò Ginny.
[...]
“Oh numi…” gracchiò la McGranitt.
“Oh numi un cazzo” sibilò Draco, afferrando una mela verde e mordendola selvaggiamente. “Non c’è ancora un posto libero ad Azkaban, vero?”.
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E' fondamentalmente una storia che ho scritto per divertirmi e far divertire. Sono una gran fan della coppia Draco/Hermione, e quindi ho voluto renderle omaggio.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Saaaaalve!

Vi prego, non chidetemi perché io mi stia avventurando in questa fanfiction perché, credetemi, non ne ho idea.  Tra tre mesi ho gli esami di maturità, ho un sacco di studio arretrato, e cosa faccio? Mi metto a scrivere una Dramione, mi sembra logico.
Va be', farò finta che sia la cosa giusta da fare e reprimerò tutti i sensi di colpa del tipo 'mio dio, dovrei essere a studiare greco', o 'non hai ancora cominciato la tesi? Vergogna!''.

Buona lettura,
Lucia.

 




                                                                                                                         

                                                                                                                       Prologo

 


                                                                                                                 

Ci sono un sacco di cose nella vita che non vanno esattamente come vorresti. A partire dai tuoi capelli, che la mattina somigliano terribilmente ad un nido di uccelli rapaci, passando per quel buco nelle calze che decide di allargarsi vertiginosamente proprio quando non hai dei collant di ricambio e sei in un ritardo mostruoso, e, per finire in bellezza, quella pozzanghera chilometrica di cui tu ovviamente non ti accorgerai ed in cui andrai bellamente ad inzuppare i piedi, rovinandoti i tuoi nuovi -e costosissimi, se sei particolarmente fortunata- stivaletti di camoscio.
Di questo, Hermione Granger era perfettamente consapevole. Se una giornata comincia nel peggiore dei modi, puoi star certo che si concluderà in maniera ancora più disastrosa delle tue più funeree aspettative.
Prepararsi al peggio non basta, bisogna rassegnarsi al peggio, che è molto più semplice, e di certo molto meno faticoso.
Tuttavia, quello che stava attendendo la Grifondoro aldilà della porta della Sala Grande quella mattina, oltrepassava di buon grado il concetto di 'peggio' e rasentava pericolosamente quello di 'cataclisma'.
Cercando d rassettare frettolosamente i crespi capelli castani raccolti in una coda con una mano, e tentando di coprire con la gonna della divisa il buco abnorme sulle sue calze con l'altra, Hermione trotterellò verso la Sala Grande, pregando Merlino, Morgana, Godric e persino Salazar, che per una volta la giornata non le rivelasse altri spiacevoli inconvenienti.
Dai loro ritratti appesi a chissà quali pareti, Merlino, Morgana, Godric e Salazar ghignarono.
Spiacenti, Hermione, richiesta negata.


***

 

Per favore, Ronald, puoi scrivere a tuo padre e dirgli che sarò lieta di illustrargli ‘l’esatto utilizzo di una paperella di gomma e di un trattore’  quando ci vedremo per Natale?” sbottò Hermione, contrariata, servendosi del porridge “è la quinta lettera che mi invia questa settimana, il vostro gufo sta impazzendo!”

Ron Weasley annuì con foga, masticando con una certa fatica un consistente boccone di uova e bacon. Deglutì, bevve un sorso di succo di zucca e finalmente fu in grado di parlare.

“Scusalo, Herm. E’ che da quando Tu-sai-chi è stato sconfitto e i Mangiamorte sono finiti ad Azkaban, si sente…beh, più libero di studiare i babbani come gli pare e piace, immagino”. Scrollò le spalle e scosse il testone rosso. “Sai com’è fatto”.

Suo malgrado, Hermione annuì condiscendente, facendo spazio sulla panca ad Harry e Ginny, che erano appena entrati per mano in Sala Grande e si stavano dirigendo verso il tavolo dei Grifondoro. 
La ragazza sorrise, osservandoli mentre si avvicinavano.
La guerra non era stata misericordiosa con nessuno, era vero. Piton, Fred, Lupin, Tonks, Malocchio, e molti altri avevano pagato con la vita il loro coraggio, e avevano lasciato un vuoto così tremendamente grande che spesso Hermione temeva che avrebbe potuto sprofondarci dentro per non riemergerne mai più. Tuttavia, dopo la dipartita di Voldemort, ognuno aveva cercato di rimettersi in piedi come poteva, riuscendoci nonostante il dolore.
Lei e Ron avevano capito di non essere fatti per stare insieme ancora prima di fare anche solo un tentativo, ed avevano deciso di non rovinare quello che era stato –ed era- un lungo e duraturo rapporto di amicizia. Ginny ed Harry avevano avuto più fortuna: si amavano, e non avevano più trovato, di fronte alla loro storia, ostacolo che tenesse. 
Alcuni Mangiamorte erano stati mandati a marcire nella prigione di Azkaban, molti altri erano stati giustiziati seduta stante. Solo un’eccezione costituiva la crepa che andava ad intaccare quel perfetto quadro di pace ristabilita: la famiglia Malfoy. Inspiegabilmente –ma Hermione avrebbe potuto giurare che un bel po’ di galeoni e faccia tosta avessero fatto la loro parte- i Malfoy ne erano usciti indenni –o quasi-. I coniugi Lucius e Narcissa se l’erano cavata con un anno di prigionia (che avevano già scontato) e la promessa di una condotta impeccabile; Draco, invece, aveva avuto il permesso di tornare a frequentare l’ultimo anno ad Hogwarts normalmente, a patto, ovviamente, che non avesse creato problemi di alcun genere. E stranamente fino ad allora, con sommo sconcerto di tutti, non ne aveva creati.

“Buongiorno Herm!”. Harry le circondò le spalle con un braccio e le schioccò un sonoro bacio sulla guancia, seguito a ruota da Ginny. “Buongiorno ragazzi” ricambiò Hermione, mentre Harry si accomodava alla sua destra e Ginny gli si sedeva accanto.

“Buongiorno Ron!”. Il ragazzo sopravvissuto battè una pacca sulla spalla del suo migliore amico che, per tutta risposta, grugnì e accennò un saluto col capo ai nuovi arrivati.

“Santo cielo, Ronald, la vuoi smettere di ingozzarti come un maiale?”. La minore dei Weasley storse il naso in direzione del fratello. “Hermione cara” si rivolse poi all’amica “hai un buco enorme nelle calze e i tuoi capelli necessitano urgentemente di una passata di piastra…” fissò attentamente il groviglio di capelli castani della ragazza. “Ripensandoci, meglio un ferro da stiro”, concluse, soddisfatta.

Hermione sbuffò sonoramente, richiamando l’attenzione di Neville, che sedeva poco più in là sfogliando un volume di erbologia.

“Grazie mille, Gin, sul serio” alzò gli occhi al cielo. 

Harry soffocò una risata dietro alla sua tazza di caffè, camuffandola in un colpo di tosse piuttosto malriuscito. 

“Ricordami di regalarti un set per la cura dei capelli per Natale!” rincarò la dose Ginny, infilzando svogliatamente un muffin al cioccolato con la forchetta.

“E tu ricordami di ricambiare il dono con un po’ di simpatia liquida” rispose l’altra, mostrandole scherzosamente la lingua.

Risero entrambe, abituate com’erano a scambiarsi battute del genere.

“Ragazzi, la McGranitt si sta alzando dal tavolo degli insegnanti” fece notare Ron con una certa sagacia, indicando la nuova Preside di Hogwarts con un cucchiaino stracolmo di budino al cioccolato. Un po’ del budino colò sul tavolo, con profondo disgusto della sorella, che si tirò più indietro a sedere sulla panca.

“E quindi?” chiese Harry.

“E quindi niente, magari vuole fare un annuncio” 

“Dio, fa che il professor Lumacorno abbia mangiato le pasticche vomitose che ho tentato di rifilargli l’altro giorno spacciandole per caramelle mou!” gemette speranzosa Ginny, pregustando la scena del professore di Pozioni chino sulla tazza del cesso e di lei china sulla bocca di Harry durante l’ora buca. 

“Ginny!” esclamò scandalizzata Hermione, mentre Ronald osservava la sorella con crescente ammirazione ed Harry fingeva magistralmente di non sapere nulla di quella losca faccenda.

“Che c’è?” sbottò l’altra, come se niente fosse “se l’è cercata. Quel ‘troll’ non lo meritavo proprio, proprio no!”.

“Ma che co…” fece per ribattere Hermione, ma venne interrotta dalla voce della Preside che, effettivamente, pareva proprio in procinto di annunciare qualcosa alla scuola.

“Buongiorno a tutti voi, studenti e studentesse di Hogwarts” cominciò, schiarendosi la voce. “Mi auguro che la colazione sia stata di vostro gradimento”.

Un mormorio di approvazione più o meno concitato si sollevò dalle tavolate di Grifondoro, Tassorosso e Corvonero. Serpeverde si limitò a qualche assenso silenzioso col capo. Malfoy teneva la testa china e gli occhi fissi sul suo piatto.

“Bene” continuò la Preside “desidererei fare un annuncio. Mi trovo –ehm- leggermente in difficoltà, essendo la faccenda piuttosto delicata”.

Svariate paia di occhi curiosi la fissavano. La McGranitt prese un profondo respiro e continuò. “Come sapete, dopo la …la guerra, la situazione del nostro mondo è cambiata radicalmente. La pace è stata ristabilita, e a caro prezzo, ma purtroppo non ci sono buone nuove”. Sospirò sconsolata, prima di continuare. “Il Ministero non approva le… le misure che la nostra scuola ha adottato nei confronti di…di alcuni alunni. Beh, veramente” si corresse, per fornire maggior chiarezza “il Ministero non approva che la Casa di Serpeverde sia ancora una Casa di Hogwarts, dati i… i precedenti”.


Il silenzio nella Sala Grande era totale, quasi innaturale. Perfino i Serpeverde, troppo sconvolti per proferire alcunché, si limitavano a starsene seduti con gli occhi sgranati gli sguardi terrorizzati. Draco Malfoy strinse di più la mano pallida ed ossuta attorno al bicchiere, serrando la mascella.
Al tavolo dei Grifondoro, Harry, Ron, Ginny ed Hermione sembravano davvero più sconvolti che felici, o soddisfatti. Non appena la consapevolezza di ciò che la Preside aveva annunciato pervase ciascuno dei presenti, qualche frase sommessa cominciò a rompere il silenzio.

“Beh, in fondo non ha tutti i torti, il Ministero” mormorò un Grifondoro del secondo anno di nome Hugo. 

“Non essere sciocco” lo fulminò Hermione con un’occhiata. 

“Taci, Cromwell” la spalleggiò Harry.

Nonostante Hermione non provasse affatto simpatia per i Serpeverde, trovava che il Ministero stesse decisamente oltrepassando il limite con le sue sciocche precauzioni. Serpeverde era una Casa di Hogwarts da secoli, e Voldemort era andato, morto, sparito!

“Tuttavia” continuò d’improvviso la McGranitt “sono riuscita a trovare un compromesso affinché le cose rimangano esattamente come sono”.
Fece una pausa, poi si sforzò di continuare. “Il Ministero vuole una prova che Serpeverde sia in grado di socializzare con le altre Case senza arrecare nessun…danno”.


“Non lo stiamo già dimostrando abbastanza?” urlò d’improvviso una Serpeverde del quarto anno, scattando in piedi. Qualcuno alla sua tavolata annuì.

“Siediti, Spencer” ordinò la Professoressa McGranitt, seppur senza astio.
 

La ragazza si sedette di nuovo, controllando a stento il tremito delle mani.

“…Ho proposto al Primo Ministro che un membro della Casa di Serpeverde ed un membro della Casa di Grifondoro stringano un …una sorta di amicizia. Devono dimostrare di saper convivere insieme per tutte le vacanze Natalizie ed estive e, alla fine di questo periodo, di saper continuare la loro amicizia anche se non costretti”.

“Sta scherzando” balbettò Ron, fissando Hermione come se potesse avere la risposta anche per quella domanda. “Sta scherzando, vero Herm?”.

“Taci, ti prego, Ron” sibilò quest’ultima, che d’improvviso aveva perso tutta la voglia di difendere a spada tratta la Casa antagonista. Aveva un brutto presentimento. Affondò le unghie nella carne della gamba, proprio all’altezza del buco nella calza.Gettando un’occhiata di sfuggita dall’altra parte della stanza, potè constatare –e questo non fece altro che confermare la sua sensazione- che anche un certo Serpeverde biondo e pallido –più del solito- aveva assunto un’aria piuttosto nervosa.

“Dopo avere a lungo riflettuto” terminò l’anziana Preside “non ho trovato due persone che potessero essere adatte a questo –ehm- incarico più …”

Ti prego, no… pensò sconfortata Hermione Granger.
Per le chiappe dell’Oscuro Signore, ti prego, no… pensò un po’ meno sconfortato e un po’ più terrorizzato Draco Malfoy. 

“…del signor Draco Malfoy e della signorina Hermione Granger”.

“CHE COSA?” urlò Ron.

“PROFESSORESSA MCGRANITT!” esclamò Harry, con espressione ferita.

“Oh porca…” imprecò Ginny.

Hermione affondò di più le unghie nella carne e tirò; con un sonoro ‘strap’, il buco nella calza si allargò consistentemente, lasciandole la coscia completamente scoperta e visibile.

“Granger, non farti strane idee e rivestiti”. La voce strascicata di Malfoy era comunque perfettamente udibile fino al tavolo dei Grifoni. “Copri le tue grazie. Si è parlato ''solo'' ”  (si premurò bene di calcare con sottile -ma nemmeno troppo- ironia la parola solo’ ) di amicizia, grazie a Merlino”. Disse, fissando la calza stracciata della ragazza. Il tono della sua voce voleva suonare sarcastico, e tuttavia, quando gli sguardi dei due ragazzi si incrociarono, in entrambi era possibile leggere una profonda disperazione mista ad un odio reciproco-e decisamente non represso che non sarebbe stato possibile seppellire nemmeno con valanghe di terra.

“Oh numi…” gracchiò la McGranitt.

“Oh numi un cazzo” sibilò Draco, afferrando una mela verde e mordendola selvaggiamente. “Non c’è ancora un posto libero ad Azkaban, vero?”.
  
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