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Autore: Soqquadro04    13/03/2013    4 recensioni
Una delle tante, tantissime notti che non ci hanno raccontato.
Un sogno che, forse, si è perso. Un sogno che è, però, stato certamente sognato.
Dalla storia:
Pensa a lei, come sempre. Del resto, ora che è finalmente sua, gli pare inverosimile non soffermarsi su quella magnifica sensazione di pienezza che lo rende così leggero, entusiasta, euforico.
Assapora quel piccolo aggettivo, mentre s'insinua insistente nella mente leggermente assonnata. Sua. Lei è innegabilmente sua. Nessuno può affermare il contrario, e l'esserne consapevole gli fa venir voglia di alzarsi e ballare.

Decima posizione al "The Vampire Diaries Contest - edite e inedite"
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena, Elena/Stefan
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Di Delena e Fluff dilagante'
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Solamente un sogno

"Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni"
William Shakespeare

Decima posizione al "The Vampire Diaries Contest - Edite e inedite"
*Ho già corretto i piccoli errori grammaticali, per rispetto ai lettori*

 

E' seduto in salotto, accanto al camino, le gambe distese e le mani abbandonate in grembo.
Fissa il fuoco scoppiettante, pensieroso. Sorride.

Un sorriso vero, non un ghigno, o un incurvamento di labbra dovuto alle circostanze.
Ormai è quasi comune vederlo sorridere così, senza troppi artifici. Non è più un evento raro, limitato a poche, particolarissime, situazioni, ma non per questo perde la fama di “miracolo”. Anzi.

Il calore gli infiamma il viso, mentre le iridi azzurre seguono assorte gli arabeschi disegnati dalle fiammelle rosse e gialle.
I pensieri si rincorrono come cuccioli iperattivi nella sua testa, ruzzolando e scontrandosi fra loro con birichina incoerenza.

Pensa a lei, come sempre. Del resto, gli pare inverosimile non soffermarsi su quella magnifica sensazione di pienezza che lo rende così leggero, entusiasta, euforico. Ora che è finalmente sua.
Assapora quel piccolo aggettivo, mentre s'insinua insistente nella mente leggermente assonnata. Sua. Lei è innegabilmente sua. Nessuno può affermare il contrario, e l'esserne consapevole gli fa venir voglia di alzarsi e ballare. Ballare...

Un ricordo si fa strada prepotentemente, tagliando a metà la nebbia di beatitudine che lo avvolge.
Il giorno del concorso di Miss Mystic Falls, suo fratello disperso e un' Elena assolutamente terrorizzata nel vedersi senza accompagnatore. E lui che si era cavallerescamente offerto di fare da rimpiazzo, per sottrarla all'imbarazzo. L'espressione assurdamente ebete che doveva avere mentre la osservava scendere le scale, gli sguardi costernati che gli erano stati lanciati mentre la scortava.
E quel valzer dolce-amaro, che sapeva di loro. Lei non gli apparteneva, non lo considerava nemmeno un'opzione, eppure era stata obbligata a danzare con lui. Scherzi del destino. Non immaginava quanto fosse vero, né quanti altri dispetti aveva in serbo per lui il fato.

Ha sempre pensato a quel giorno come a quello in cui si è innamorato veramente di lei.
Il giorno in cui le si è donato per la prima volta. Solo la prima di un'infinità.

Sospira scuotendo un paio di volte il capo, tornando al presente. Alla consistenza del tappeto sotto i palmi delle sue mani, alla legna che brucia allegra morendo in piccoli schiocchi, alla luce aranciata che lo stringe in un abbraccio confortante. Mette da parte il sole che scaldava la pelle di lei, i suoi capelli odorosi di rose acconciati sulla nuca, la stoffa blu, di pessima qualità, del vestito che indossava.

Cerca di alzarsi, piano, a velocità umana, sospirando ancora, pronto a tornare a letto. Qualcosa -qualcuno- lo ributta giù, facendolo cadere carponi.
Si volta di scatto, allarmato, abbandonando lo stato di rilassata pacatezza nel quale si era rifugiato.

Quando scorge Elena, sconvolta, ancora a quattro zampe sul pavimento, proprio dove un attimo prima c'era lui, strizza le palpebre ed increspa le labbra; cerca disperatamente di non scoppiare a ridere. Dopo un'altra fugace occhiata alla faccia stupita di lei, però, non riesce più a trattenersi.

Una risata profonda, gorgogliante, gli sale dalla gola e esplode nella stanza mentre getta indietro la testa. Assomiglia ad un latrato, il che è seriamente assurdo visto che non è un cane, né tantomeno un lupo, ma...
Lei lo guarda, scocciata e affascinata da quel suono che non rammenta di aver mai sentito, prima di quel momento. E' abituata ai suoi mezzi ghigni, sottovoce, non di certo all'esplosione di ilarità che lo ha preso in quell'istante. Sbuffa, ascoltandolo sfogarsi, indecisa fra il mettere il broncio e l'assecondarlo.

Quando capisce che tutte le lamentele del mondo non sortirebbero alcun effetto, si unisce al suo divertimento, timida.
Dopo un paio di minuti, l'eco del loro riso si spegne, echeggiando solo un poco fra le pareti.
Le porge una mano per aiutarla ad alzarsi, e lei la accetta senza protestare.
La tira su senza sforzo, abbracciandola subito dopo.

Lei affonda il viso nell'incavo del suo collo, stringendogli dolcemente la vita, inspirando l'odore di pioggia che lo accompagna da sempre, per quanto ne sa.
Lui affonda le dita della mano destra nella lunga chioma bruna, mentre con l'altro braccio circonda i fianchi esili. Poggia il mento sul suo capo, osservando un arazzo dall'altra parte della sala.

Restano in quella posizione per attimi eterni, godendosi il tepore del corpo dell'altro, molto più invitante di quello del fuocherello che ancora gioca nel caminetto.
Lui è così felice. Può finalmente amarla, senza più remore. E' immensamente felice.
All'improvviso, sente qualcosa di sbagliato nell'aria. Un odore che non è quello di Elena, suoni estranei che gli inondano le orecchie. E' solo un sentore di fondo. Cerca di ignorarlo.

Ma quello non si dà per vinto, e continua a tormentare la sua serenità, inquietandolo.
I rumori si fanno sempre più forti, ma lei è ancora lì, con lui.
Terrorizzato, vede la stanza iniziare a perdere i suoi contorni.

L'istinto gli grida di lasciare la presa su di lei per trovare il motivo di tale fenomeno inspiegabile, ma non obbedisce, continuando a tenerla. Anche lei non lo lascia.
E' bloccato sul posto, non può scappare, o portare Elena al sicuro da quel niente che sta inghiottendo tutto.

Si stacca da lei, leggermente, e le solleva il mento. Quando si scontra con le dolcissime iridi castane, comprensive, si abbassa fino a sfiorare con le labbra le sue.
E poi anche lei perde consistenza, fino a sparire. E lui si ritrova a stringere il vuoto.
E per un secondo, è circondato da un nulla nero e opprimente, che lo getta nell'angoscia e fa scorrere nella sua mente pensieri orribili, tanto veloci che non riesce a riconoscerli.
Grida.

 

Damon scatta a sedere sul suo letto -almeno non si è appisolato in qualche lurida catapecchia, tentando di far marcire un fegato immortale-, sudato e spaventato.
Era così reale. Così maledettamente reale. E' annichilente essere catapultati in un mondo talmente diverso.

Ansima pesantemente, e le lenzuola si sono appiccicate al petto scoperto, arrotolandosi spiacevolmente anche attorno alle gambe. Le scalcia via con irritazione, alzandosi, e rabbrividendo leggermente quando incontra il parquet gelido con le piante dei piedi.
Cammina verso la porta, meditando di scendere a bere un bicchiere d'acqua e riflettere, ma suoni inequivocabili provenienti dalla camera di Stefan lo bloccano. Storce la bocca e fa dietro-front, verso il comodo giaciglio. Si sdraia, provando a ripiombare nel sonno.

Peccato che ormai sia sintonizzato sulla frequenza “Attività notturne Stelena” - da dove gli è uscito quel nomignolo, poi? Rabbrividisce ancora, stavolta non per il freddo.
Ritorna in posizione eretta.
La gelosia sta prendendo il sopravvento sul disgusto, il che lo dirige verso idee pericolose.

Non è mai buona cosa interrompere certi momenti fra due adorabili fidanzatini, anche se nessuno sa quanto godrebbe a farlo.
Pondera per un attimo gli aspetti negativi e quelli positivi.
Poi decide che non gliene frega assolutamente niente, che è incazzato, che è reduce di un sogno che non avrebbe voluto -che non avrebbe dovuto- fare e che ha bisogno di far tacere quei due piccioncini tubanti, per la sua sanità mentale. Perciò s'infila un paio di jeans, una camicia, e si prepara a rovinare la nottata al tenero fratellino.

Esce nel corridoio, camminando piano. Quando raggiunge la porta di Stefan, si prepara a spalancarla, quando una risata lo blocca. E' genuina, trillante, bellissima. Sa di lei.
Ringhia, frustrato, voltandosi verso le scale e precipitandosi verso il portone principale.
Lo apre con tanta foga da far scricchiolare i cardini, e lo sbatte dietro di sé con forza.
Troppa, forse. Probabilmente mezzo quartiere uscirà per paura di un terremoto, ma non se ne preoccupa.

Corre verso il bosco, addentrandosi nel fitto e spaccando rami su rami.
Sradica un giovane alberello che si trovava per caso sulla sua strada, corre, inciampa su un masso, impreca -un vampiro che inciampa. Inciampa! Non è possibile! Questo non è Damon Salvatore, cazzo!-, corre ancora. Corre, fino a sentire i polmoni scoppiare e le gambe implorare pietà.

Rallenta progressivamente, piegandosi in due, con le mani sulle ginocchia.
Si lascia cadere a terra, mentre gli ansiti si trasformano in singhiozzi sommessi, tanto leggeri da risultare inudibili.
Alza gli occhi verso il cielo, chiedendo risposte che non gli darà certamente la luna, mentre lacrime argentate gli rigano le guance. Lacrime calde, bollenti.
Sente il petto straziato da un uccello rapace, lo stesso che sta divorando, pezzetto dopo pezzetto, il suo cuore.

Perché l'amore è questo, nient'altro che uno stupido falco assassino.
Si prende il capo fra le mani, gli scoppia la testa.
Ma non può farci nulla.

-La amo, va bene? La amo! La amo, ma lei non mi vuole! Perché sono io, perché sono lo stronzo, sarcastico, insensibile fratello cattivo! E allora, a cosa serve amarla?- urla al vento, con quanto fiato ha in gola.
Nessuno risponde.
E lui rimane lì, solo. Colpevole solamente di aver creduto ad un sogno troppo vivido.

*******

Elena sta ridendo in risposta ad un commento buffo di Stefan, quando sente il letto tremare.
Sono sdraiati comodamente, lei fra le sue braccia calde, con la nuca appoggiata al suo petto.
Si solleva immediatamente a sedere, spaventata.

Il ragazzo la tranquillizza con un cenno, e le chiede di rimanere calma mentre va a controllare.
Lei lo fa, col cuore in gola.
Quando lui rientra in camera, è scuro in volto.

-Che cosa è successo?- gli chiede, confusa.
-Damon- risponde semplicemente, prima di rinfilarsi sotto le coperte e abbracciarla nuovamente.
-Cos'ha fatto?- domanda ancora, in ansia. Può essere capitata qualsiasi cosa. E lei gli vuole bene. Ma il giovane è tranquillo, quindi sicuramente nulla di grave.
-E' uscito. Quel tonfo era il portone d'ingresso che sbatteva.- aggrotta la fronte, perplessa, ma non rimugina più di tanto sui problemi esistenziali del maggiore dei Salvatore.

Le labbra di Stefan la riportano alla realtà, una realtà cui si abbandona per tutta la notte, senza pensare, seguendo le voglie.
Damon viene relegato in un angolino della sua mente, come un soprammobile che prende polvere.

*******

E' buio. La prima cosa che i suoi occhi registrano, spalancandosi, è la completa assenza di luce.
Intorno a lei, soltanto oscurità. La avvolge, la fa sentire protetta, la culla. 

Un lamento riempie quel nero. Obbiettivamente, sa che è flebile. Eppure quasi rimbomba nel silenzio assoluto che la circonda, assordandola.
Aggrotta le sopracciglia. Cerca di localizzare il suono, ma è impossibile. Non sa bene nemmeno cosa sia, effettivamente.
Pare un pianto. Dopo averlo ascoltato per qualche secondo, ne è certa. 

Sono i singhiozzi di un uomo. 
Sono strani, alle sue orecchie. Li sente familiari, e allo stesso tempo estranei.

Rimane immobile, quando capisce perché.
Rimane immobile, quando riconosce la voce di Damon. E' lui che piange
Rimane immobile, quando si rende conto della disperazione che impregna ogni respiro del vampiro. Le arriva sorprendentemente chiara, nonostante non lo veda.
Rimane immobile, mentre tenta di capire il motivo di tanta tristezza in lui. E qualche lacrima le riga le guance quando comprende che tutto è solo per lei. Tutto quel dolore, tutta la sofferenza, tutti gli errori, sono soltanto per lei.

Prova a chiamarlo, urlando il suo nome. Ma non riesce a parlare. 
Può solo restare lì, persa in un limbo inesistente, ascoltandolo morire lentamente.

******

Elena apre gli occhi, terrorizzata. Le braccia di Stefan attorno alla sua vita sono una trappola, non più una dolce prigione.
Il suo respiro sul viso è troppo pesante da sopportare. Le palpebre frementi di sogni celano gli occhi sbagliati

Prova a sollevarsi sui gomiti, invano. E così si rassegna a passare la notte, insonne, attendendo che lui torni e salga le scale con passo affaticato.
Insonne, aspettando che percorra il corridoio fino a fermarsi dietro la loro porta chiusa.
Insonne, sperando che la apra per prenderla e portarla via con sé.
Qualunque cosa, per farlo stare bene. Qualunque cosa.

 

 

NdA:
Eccomi a presentarvi un'altra OS Delena!!
Ambientazione temporale imprecisa, devo confessarvelo XD
Non so di preciso quando si svolge questa piccola cosetta nella mia testa XD
Va bè, va bè ^^
E' cortina, lo so. Ma è venuta fuori così, perciò...
Temo, oltretutto, che la caratterizzazione (per quanto esigua) sia leggermente fuori traccia...o forse mi sto facendo solo paranoie, chissà.

Ci tengo a precisare che le ultime righe, di Elena, sono pensieri dettati dal sogno che l'ha turbata e dalla confusione che si prova appena svegli, anche se  sono la verità (ma la "mia" Elena non lo sa XD).

Ora, vi lascio con il giudizio del Contest ^_*:
 

Solamente un sogno di Soqquadro04

TOT. 34,5/40

Ti informo intanto che condivido pienamente la tua scelta di avermi proposto una Delena e non una Stelena! Stefan sta cominciando a starmi veramente antipatico! :P Comunque, tornando alle cose serie, ti spiego qui sotto il punteggio!

Grammatica 9/10

Non ti ho dato il punteggio pieno solo a causa di un paio di errorini di battitura, ma soprattutto di un errore in un’espressione particolare: si dice “avere in serbo qualcosa” e non “avere in servo qualcosa”. Per il resto, la tua grammatica e il tuo uso della punteggiatura sono perfetti! J Ti segno qui sotto le frasi “incriminate” :

“Alla consistenza del tappeto sotto i palmi delle sue mani, alla legna che bruciaa allegra con piccoli schiocchi,”

“-La amo, va bene? La amo! La amo, ma le non mi vuole!”

“Non immaginava quanto fosse vero, né quanti altri dispetti aveva in servo per lui il fato.”


Originalità 7/10

Ecco, se c’è una pecca in questa tua one shot, è forse la poca originalità. Non fraintendermi, hai affrontato in modo sublime l’argomento che ti sei prefissata, ma forse questa disperazione di Damon di fronte alla consapevolezza che Elena non sarà mai sua, non è una cosa mai sentita.


Forma e stile 10/10

Non ci sono pecche stilistiche. Ho adorato il tuo modo di scrivere! Niente da dire a riguardo! :D

Gradimento personale 8,5/10

La one shot, in generale, mi è piaciuta molto, soprattutto per il tuo modo di scrivere, che ha reso tutto sorprendentemente scorrevole e leggero! Non ti do il punteggio pieno proprio per il discorso dell’originalità, e anche per l’utilizzo di un paio di parole colorite (cazzo, stronzo) che io non gradisco al massimo. Non che io sia una puritana, anzi! Ne faccio un uso anche troppo frequente nella lingua parlata! E forse è proprio per questo che preferisco non leggerne in un testo scritto.

Comunque tantissimi complimenti!

   
 
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