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Autore: fri rapace    14/03/2013    5 recensioni
“Anche io, Ted, ho perso una persona che amavo,” ammise suo padre, con evidente fatica.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Sirius Black, Teddy Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora, Remus/Sirius, Teddy/Victorie
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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“Allora non è sbagliato, papà?”
Teddy odiò il tono supplichevole assunto dalla propria voce, tanto quanto la prepotenza con cui, mentalmente, ordinò al padre di accontentarlo, offrendogli la risposta che desiderava ricevere. Sapeva che lui non era né era mai stato l'eroe infallibile della sua infanzia, poteva sbagliare come chiunque altro. Tuttavia la sua opinione aveva riacquistato credibilità sul finire del burrascoso periodo dell'adolescenza, durante il quale Teddy l'aveva declassato da eroe a persona mediocre e ingiusta.
A volte arrossiva nel ricordare le sue ribellioni da ragazzino fortunato che, nell'arroganza tipica dell'età, aveva elevato a gesta degne di Harry Potter, il suo leggendario padrino.
La rivalutazione dei suoi genitori, soprattutto del padre, la figura che più aveva messo in discussione, era arrivata con la maturazione e si era consolidata quando aveva capito di avere ancora bisogno di loro.
Teddy aveva da poco compiuto diciannove anni e, durante le vacanze di Pasqua, si era scoperto innamorato di Victoire Weasley. I suoi genitori e l'intero clan Weasley erano molto amici e Teddy era praticamente cresciuto con lei, ma mai prima d'allora aveva provato simili sentimenti nei suoi confronti.
Victoire era stata, fino a non molto tempo prima, fidanzata con un ragazzo Babbano che Teddy non aveva mai incontrato: per non violare la legge sulla segretezza, era stata costretta a tenerlo il più lontano possibile dal suo mondo, così Francis era morto senza neppure sapere che lei era una strega.
Seduti sulla spiaggia di fronte a Villa Conchiglia, Victoire gli aveva raccontato tra lacrime a stento trattenute di come l'aveva conosciuto, di come si erano innamorati.
La ragazza aveva ereditato la passione per i Babbani del nonno, fin da piccolissima era curiosa di tutto e molto sveglia, così Hermione, un Natale, le aveva regalato un libro sulla regina Vittoria.
Teddy ricordava quante volte Victoire gliel'aveva mostrato e con quale orgoglio.
“Porta il mio stesso nome!” gli diceva, attaccando poi a raccontare uno dei suoi episodi preferiti tratti dalla grossa biografia. Alla fine richiudeva il libro, ribadendo la ferrea volontà di diventare, un giorno, una regina come la sua omonima eroina. Crescendo, aveva aggiustato il tiro, accontentandosi di succedere a Kingsley come Ministro della Magia, carica a cui ancora aspirava.
Ben presto quel libro non le era bastato più, così erano iniziate le sue incursioni alla biblioteca Babbana del paese vicino a Villa Conchiglia: Francis lavorava lì, un incidente d'auto nel tragitto tra la biblioteca e la sua abitazione glielo aveva portato via.
“No, certo che non è sbagliato, Ted,” non tardò a tranquillizzarlo suo padre, invitandolo ad accomodarsi sul divano del loro salotto, quello su cui una volta Teddy, come non mancava mai di raccontare sua madre alle immense tavolate tra amici, aveva fatto una pipì tanto tremenda da scolorire in eterno il cuscino arancione che aveva centrato.
Suo padre era seduto proprio sulla zona scolorita, le mani chiuse una sull'altra a penzoloni tra le ginocchia.
“Come lo sai?” chiese Teddy, che non intendeva accontentarsi della sua laconica risposta.
Le mani di suo padre di strinsero in un unico, rigido pugno.
“Una volta, uno dei più grandi maghi mai esistiti, ha detto che c'è sempre bisogno di un po' più d'amore al mondo,” scelse di dire, dopo un istante di muta riflessione con la bocca dischiusa.
Teddy si chiese qual era la risposta alternativa che aveva deciso di tacergli, ben consapevole che spronarlo a raccontargli qualcosa che intendeva tenere per sé, sarebbe stata un lotta persa in partenza.
“Sì, lo ricordo. Mamma ama quella frase detta da Albus Silente. Lei ci crede fermamente... e tu?”
“Anche io, Teddy,” disse, agitandosi un po'. Teddy temette che avrebbe concluso così il discorso, ma si sbagliava. “Anche io, Ted, ho perso una persona che amavo,” ammise, con evidente fatica. “L'ho persa per due volte. Era amore vero, potente come solo le magie più grandi sanno essere. Poi mi sono innamorato di tua madre, non allo stesso modo, ma mosso da un analogo, intenso sentimento, un identico trasporto... e ho avuto paura.”
“Come sta accadendo a Victoire,” rifletté Teddy, dispiaciuto dallo scoprire che anche suo padre aveva sofferto come lei. Come tanti ragazzi, aveva sempre dato per scontato che mamma e papà stessero assieme fin quasi dalla nascita.
“E lei chi...?” chiese, mettendo da parte per un istante i propri problemi.
“Lui era Sirius, il padrino di Harry.”
Teddy digerì la notizia annuendo lentamente, non sapeva che suo padre fosse attratto anche dagli uomini ma la scoperta non lo colpì particolarmente, perché nel Mondo Magico l'orientamento sessuale non era considerato una discriminante, così come non lo era il colore della pelle o l'essere donna.
Capì di aver appena trovato un ulteriore legame con Harry, cosa che non poteva che fargli piacere. Si chiese perché nessuno gliene avesse mai parlato prima, considerava la vita sentimentale dei suoi genitori una noia, ma si era sempre entusiasmato per tutto quello che avesse anche il più labile rimando al suo amatissimo padrino.
“Harry lo sa?”
“No. Nessuno dei ragazzi sa...”
Suo padre ribatté alla smorfia di Teddy con un'espressione buffa: quando si riferiva a Harry, Ron e agli altri quasi quarantenni amici di famiglia con il termine 'ragazzi', il giovane non riusciva a nascondere la propria disapprovazione.
“Beh, Teddy, per me loro sono ancora dei ragazzi, tu li vedi come dei vecchi, ma devi capire che è una questione di punti di vista.”
“La mamma dice che tu, a trentasei anni, andavi in giro a dire a tutti di essere un vecchio. Harry ne ha quasi trentasette, di anni!”
“Non ero vecchio, ero uno sciocco,” borbottò suo padre, vagamente indispettito dal fatto che, per una volta, non era stato lui ad avere l'ultima parola. “I ragazzi non sanno della mia relazione con Sirius,” continuò, insistendo di proposito nel ripetere la parola che tanto lo infastidiva, per fargli un dispetto (i suoi genitori erano così simpatici, ma voleva loro bene lo stesso), “Erano solo i membri adulti dell'Ordine della Fenice a impicciarsi delle mie faccende sentimentali.”
“E non temi di aver tradito Sirius, sposando la mamma?” chiese, anche se conosceva già la risposta: visto che non riteneva che Victoire sbagliasse ad amarlo, doveva essere per forza 'no'. Suo padre gli avrebbe sicuramente offerto anche qualche valida argomentazione da ripetere a Victoire per aiutarla a superare il suo senso di colpa.
“Io non ho mai tradito nessuno,” gli rispose pacatamente, facendosi serio. “Non dare retta a quelli che definiscono 'traditore' chi, nella sua vita, ha amato più di una persona. Il termine calza esclusivamente a quelli che si... ehm... 'intrattengono' con più persone contemporaneamente,” gli strizzò l'occhio, per alleggerire il tono della conversazione, che si era fatto greve. “Ma le storie finiscono, Teddy, e chi è di quell'avviso, probabilmente lo è perché non è mai stato innamorato.”

***


Remus era una persona estremamente riservata e non era abituato a parlare dei propri sentimenti, se, a fatica, era arrivato ad esporsi con Teddy, l'aveva fatto esclusivamente perché lo riteneva necessario.
Comprendeva il dolore di Victoire, sapeva quanto difficile sarebbe stato per lei accettare i sentimenti che pareva ora provare per suo figlio, superare il senso di colpa, combattere la paura di perdere anche lui.
Era orgoglioso del suo ragazzo che, come la madre, non era fuggito davanti a un amore troppo complicato, ma se ne stava facendo coraggiosamente carico: per le persone speciali come lui e Tonks non c'era mai fatica nell'amare.
Mentre Teddy rifletteva sulle sue parole, Remus si abbandonò ai ricordi: Sirius e l'adolescenza trascorsa assieme. Quando lui e Sirius si erano innamorati, erano solo dei ragazzini; il loro era stato un amore incosciente, costruito su illusioni a cui solo chi è troppo giovane riesce a credere.
Discutevano furiosamente per le sciocchezze, tralasciando di affrontare i veri problemi, certi che  grazie all'amore che provavano l'uno per l'altro si sarebbero risolti anche senza un contributo da parte loro.
La loro avventatezza aveva portato Sirius a sospettare di lui e Remus a fuggire, una volta compreso che qualcosa nel loro rapporto si era spezzato, pur ignorandone il motivo.
Era stato a causa della sua paura di affrontarlo e venire conseguentemente rifiutato che aveva finito con il perderlo, arrivando ad accollargli la stessa colpa che Sirius aveva scaricato su di lui: il tradimento di James e Lily.
Quando, poco dopo che Grimmauld Place era stata scelta come nuovo quartier generale dell'Ordine della Fenice, Tonks aveva esclamato, stupefatta:
“Davvero tu e Sirius stavate assieme?”
Lui si era sentito preso alla sprovvista.
“Ti pare strano?”
Remus era curioso di ascoltare la sua opinione perché, conoscendola, sapeva che sarebbe stata sincera.
“Beh, lui con te è gentile, ma tu, che sei buono con tutti, a lui non fai altro che dare ordini,” l'aveva rimproverato, per poi aggiungere, senz'ombra di malizia. “Ti comporteresti così anche con me, se stessimo assieme?”
Tonks era divertente, la sua compagnia era stata un sollievo prima che tutto si complicasse a causa dell'amore che era nato tra di loro.
“Certo,” gli aveva risposto senza esitare. Fino a quel momento non aveva mai messo in discussione il nuovo modo di porsi che aveva scelto di adottare con Sirius: stava facendo quello che riteneva fosse giusto e persino Silente gli aveva esplicitamente detto di approvare il suo comportamento.
“Ma io non mi farei mettere sotto, altro che ubbidire senza un 'bah' come fa Sirius. Gli dirò due paroline, a quel ragazzo. Senza offesa, ma io ti darei una bella una botta in testa, se fossi in lui.”
Remus non si era offeso e nonostante il tono scanzonato della conversazione con Tonks, aveva seriamente riflettuto sulle sue osservazioni.
Così quella sera aveva fatto di tutto per riuscire a rientrare a Grimmauld Place prima di notte, cosa che non succedeva da tempo per via dei continui impegni per l'Ordine.
Era stata la paura di innamorarsi nuovamente di Sirius, per poi perderlo a causa di  qualche suo gesto avventato, a spingerlo a comportarsi con lui tanto rigidamente per proteggere entrambi.
Aveva trovato Sirius accasciato sul tavolo della sala da pranzo, lo sguardo spento diretto alle poche braci che ancora rilucevano tra le ceneri di un fuoco di cui, probabilmente da ore, rimaneva solo il ricordo.
Remus era rimasto a fissarlo in silenzio per qualche istante: poco era rimasto delle fattezze del ragazzo di cui si era innamorato, ma aveva capito che quel poco era tutto, per lui.
“Fa freddo,” aveva commentato, per attirare la sua attenzione.
Sirius aveva raddrizzato lentamente la schiena: si era già accorto della sua presenza ma, più la  reclusione nella casa dei suoi genitori si prolungava, più lui pareva rallentare e svanire.
Se avesse continuato così, avrebbe presto assunto la consistenza di un fantasma, ma Sirius era vivo e Remus era fermamente deciso a ricordarglielo.
“Sì, fa freddo,” gli aveva sorriso tristemente Sirius, sfiorandosi con una mano il cuore.
Remus aveva sbottonato il pastrano Babbano che indossava, aprendolo e restando immobile così, a braccia aperte, i lembi di panno tra le dita, fino a che Sirius era finalmente riuscito a credere che il suo invito significasse veramente quello che sperava.
“Qui sotto fa un bel calduccio, sai?” gli aveva detto dolcemente, chiudendo il pastrano sul corpo dell'altro.
Quando erano stati ossa contro ossa, Sirius aveva riso, sussurrandogli all'orecchio:
“Ricordi? Da ragazzi confrontavamo le dimensioni dei nostri... beh, ora al massimo potremmo scommettere su chi di noi due è più magro!”
Il giorno dopo, la battaglia al Ministero della Magia se l'era portato via.
Remus aveva superato il dolore nell'unica maniera che conosceva: da solo o nascondendosi dietro al dolore altrui quando era costretto ad accettare la presenza di altre persone.
Era più facile, per lui, consolare che permettere di venire consolato.
Così era andato a trovare Tonks al San Mungo perché era suo dovere farlo, tutti gli altri membri dell'Ordine era già stati da lei diverse volte, quando finalmente si era deciso a recarsi all'ospedale.
L'aveva trovata addormentata: era molto pallida, i capelli del colore del fango.
Nonostante la brutta cera, quando si era accorta della sua presenza accanto al letto gli aveva preso  precipitosamente le mani tra le sue, cadendo quasi a terra a causa dell'impeto e della sua goffaggine.
“Mi spiace così tanto, Remus,” gli aveva sussurrato con trasporto.
Lui, sorpreso e imbarazzato, aveva subito abbassato lo sguardo per nascondere gli occhi arrossati.
“Io sto bene,” le aveva risposto evasivo. “Ti proibisco di preoccuparti per me, Tonks, devi solo pensare a guarire.”
“Remus?”
“Sì?”
“Ti ricordi il mio discorso sul darmi ordini e le relative conseguenze? E' ancora valido.”
Remus non sapeva ancora spiegarsi perché era stata proprio la minaccia di ricevere una botta in testa a farlo crollare.
Sentendosi in difficoltà, aveva deglutito l'amaro che sentiva in bocca, cercando il più gentilmente possibile di liberarsi dalla stretta della ragazza.
“Non ti mollo,” aveva chiarito subito lei e lui, vergognandosene profondamente, si era lasciato sfuggire un singhiozzo.
“Oh, Remus,” gli aveva mormorato Tonks, scalciando via le coperte e facendosi da parte.
“Qui c'è un po' di calduccio anche per te,” gli aveva detto, battendo con il palmo della mano sul materasso.
Il suo era l'unico letto occupato della stanza e Remus, troppo esausto per continuare a combattere, si era sdraiato accanto a lei, lasciandosi abbracciare.
Aveva detto a Teddy di non sentirsi un traditore per essersi innamorato di Tonks, ed era la verità. L'unico senso di colpa che ancora, a volte, lo faceva sentire un verme, lo provava quando si trovava a riflettere sul fatto che, se Sirius non fosse mai morto, non avrebbe mai potuto conoscere la gioia immensa di vedere nascere il suo adorato Teddy.


***


Teddy aveva atteso pazientemente che suo padre abbandonasse i proprio pensieri e il suo guardo tornasse limpido.
“Non mi sono sposato con la mamma come ripiego, per colmare il vuoto lasciato dalla morte di Sirius,” aveva subito voluto chiarire. “Ho trascorso molto tempo con lei dopo la sua morte, all'inizio per via degli impegni dell'Ordine della Fenice, poi per il semplice piacere di starle accanto. Alla fine di quell'estate nel mio cuore, accanto al posto che era stato di Sirius, era nato uno spazio altrettanto grande e importante tutto per lei. L'amavo.”
Teddy annuì. Conosceva suo padre, neppure durante l'adolescenza avrebbe mai pensato che potesse essere stato tanto gretto da sposare sua madre soltanto perché era la sola alternativa che aveva alla solitudine.
Conosceva suo padre e conosceva Victoire e neppure lei avrebbe mai potuto usare lui a quel modo.
“Se me lo permetti, le parlerò di quello che mi hai raccontato. Le dirò che non è una traditrice e che se lo desidera, ho un posto al calduccio pronto per lei.”




Sono anni che subisco dello stalking da una persona che vuole che le scriva una Remus/Sirius. Non farò il suo nome, ma lei sa a chi mi sto riferendo.
Eehehe... scherzo (più o meno XD)
Ho cercato di rimanere il più IC che il Canon mi permettesse di rimanere.
Va beh, spero non faccia troppo schifo e soprattutto che piaccia a chi tanto ha desiderato che la scrivessi.
Ps- non so se si è capito, ma nella seconda parte della ff Remus NON racconta nulla a Teddy, sono solo ricordi che tiene per sè ;-)








   
 
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