Videogiochi > Final Fantasy VII
Segui la storia  |      
Autore: Hely    01/10/2007    2 recensioni
Vincent Valentine che racconta di se? Sembra incredibile eppure è così, questo è il racconto della sua storia.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Vincent Valentine
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Raccontare di me? Io che racconto di me? Potrei illustrarvi la mia vita ma non sarebbe divertente. Dovreste vedermi per più di trent’anni addormentato. Pessima battuta. Non sono capace di fare battute io. Sono un tipo troppo serioso, forse, o come dicono i miei amici, freddo e misterioso. E hanno ragione, ma lo sareste anche voi, con un passato come il mio. Ero un Turks, un dannatissimo e rispettato Turks. Avrei potuto essere il capo, io, ma no, Tseng mi ha fregato il posto, accidenti a lui. Questo fu il primo scacco, ma quanto mi divertivo con lui, Rude e Reno. Passavamo le serate a ubriacarci al bar di Junon, quando non eravamo impegnati in missione, o quelle poche volte fuori da Midgar. Poi ci fu il trasferimento a Nibelheim. Hojo diceva di aver trovato il corpo di un’Ancient vecchio di tremila anni in uno strato roccioso e ne voleva sperimentare i poteri, l’aveva chiamato Jenova... che razza di nome, orribile ma che si addiceva alle fattezze del corpo rinvenuto. Fatto è che dovemmo trasferirci in quella maledetta città inerpicata sulle montagne, in quanto gli esperimenti dovevano essere condotti nella grande magione di ShinRa. Perché maledetta città? Perché fu la mia rovina. All’esperimento partecipavano altri due professori, un tizio di nome Gast e... rimasi di sasso quando la vidi, così bella, così giovane, così intelligente, tanto da diventare una scienziata della ShinRa. Perché una bella ragazza come quella si rinchiudeva in quattro mura a studiare DNA ed eseguire esperimenti assurdi invece di godersi la vita? Questo fu quello che le dissi circa un mese dopo averla incontrata. In  quel mese mi ero limitato ad osservarla da lontano, intimidito dal suo sguardo. Com’era possibile? Il grande Vincent Valentine, il pezzo di ghiaccio e l’anima nera dei Turks, che annaspava di fronte a una ragazza? Non riuscivo a capacitarmene, era amore forse? No, impossibile, io non potevo provare un sentimento di cui mi vergognavo. Cuore, amore, innamorati, parole mai uscite dalla mia bocca, eppure, ora sempre nella mia testa. Provavo amore per Lucrecia, che bel nome, l’avrei sposata se non fosse stata promessa ad Hojo, bastardo! Ma quando scoprii che anche lei mi ricambiava, nonostante il promesso sposo, non mi trattenei più. Dio solo sa quante notti abbiamo trascorso insieme all’insaputa del cornuto. Ma successe il fattaccio. A Hojo venne la splendida idea di impiantare cellule di Jenova in un neonato, per vedere come si sarebbero sviluppate nel tempo. Serviva una ragazza però, e indovinate su chi cadde la scelta? Io sentii tutto, ma non potei fare niente. La porta dei sotterranei era chiusa a chiave. Udivo gli strilli disperati di Lucrecia e la risata di Hojo, e ancora urla di dolore e insulti. Tutto finì così come era incominciato. Riuscii ad aprire la porta, ma ormai non c’era più niente da fare. Lucrecia giaceva su un lettino tipo quelli dell’ospedale, circondata da aggeggi e macchinari che le stavano impiantando le cellule del cadavere Jenova. Urlai di dolore, il mio cuore si squarciò, l’urlo di una belva ferita. L’unico amore della mia vita mi fu strappato via, l’unica persona di cui mi importava avrebbe avuto un bambino che non sarebbe stato mio. Quando vidi Hojo mi scagliai contro di lui accecato dalla rabbia e fu così che non vidi la pistola nascosta dietro la schiena. Un colpo, un’anima già squarciata ridotta in mille pezzi. Non vidi più nulla, il dolore mi fece svenire. Non sentii più nulla, non vidi gli esperimenti genetici che Hojo eseguì su di me. Ormai mi trovavo in un sonno profondo, da cui non potevo, non volevo svegliarmi. Un sonno popolato da incubi terribili, urla, sangue, di tutto. Mi ci abituai prendendola come fosse una punizione. Divenni ancora più taciturno di prima, finché Cloud e i suoi amici non mi vennero a svegliare. Mi raccontarono di Sephiroth, il figlio di Lucrecia, della ShinRa, di Hojo, del loro piano per salvare il mondo. Mi chiesero di unirmi a loro. Accettai solo perché il mio desiderio di vendetta verso quello schizofrenico, assopito per trenta lunghi anni, si era risvegliato. Mi aveva fatto soffrire e come, per trenta lunghi anni mi sono sentito un mostro. Il mio aspetto è quello di un vampiro. Ho il cuore di un bambino di dieci anni, un rene artificiale e uno preso da un’altra cavia, il mio braccio metallico sostituisce quello vero, tagliato per errore con un laser, perfino gli organi sessuali non sono i miei. Giudicate voi. Ma per un altro scherzo del destino non potei attuare il mio piano. Hojo si era fatto fuori con le sue mani, e così la ShinRa. Continuammo allora il nostro viaggio alla ricerca di Sephiroth. In questo modo incappai nella caverna sott’acqua, dove incontrai lo spettro di Lucrecia, tenuto in vita da Jenova. Quanto fui felice di rivederla. Mi disse che poteva sentire telepaticamente suo figlio grazie alle cellule di Jenova e mi chiese come stava. Come potevo dirle che stavo andando a distruggerlo per sempre? Mi voltai con le lacrime agli occhi e corsi fuori dalla caverna. Non volevo darle un così grande dispiacere. Ora me ne pento. Quella fu l’ultima volta che rividi il viso della mia amata. I miei amici tentarono di consolarmi, inutile. Volevo farla finita col mio passato e distruggere tutto ciò che poteva farmelo ricordare. Sephiroth... lo ammazzammo e provai una perversa felicità, ora che ero svuotato di tutto. Vi chiederete, che fine ho fatto dopo aver ucciso l’ultimo baluardo di un tetro passato? Semplice. Questi qui sono pensieri, pensieri che in questo momento sto formulando all’interno della mia bara. Mi ci sono nuovamente rinchiuso perché ormai non avevo più nulla per cui vivere. Tranquilli, tra incubi e balle varie mi diverto, passo il tempo. Bella o brutta che sia, questa è la mia storia, la storia di un uomo che ha perso tutto in un secondo, la storia di un derelitto costretto a dormire per l’eternità un sonno affatto ristoratore, non la chiamerò la storia di Vincent Valentine, perchè Vincent Valentine non esiste più. Con un ultimo sospiro chiudo gli occhi, entrando nel mio mondo. Non svegliatemi vi prego.

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Final Fantasy VII / Vai alla pagina dell'autore: Hely