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Autore: Kaika    14/03/2013    2 recensioni
Tutti conosciamo il Wonrei dell'anime/manga. Un mamodo sicuro delle sue scelte, forte, disposto a tutto per proteggere le persone che ama.
Ma nel Makai era così? Oppure era, diciamo, nella media?
Thilai notò che quegli occhi viola non erano affatto freddi come aveva pensato all'inizio, erano molto peggio: apatici, vuoti. Non trasmettevano nessuna emozione, era come guardare gli occhi di vetro di una bambola.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Wonrei
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Le giornate iniziarono a passare lente, una dopo l'altra.
Per Wonrei, fino a quel momento, ogni giornata era stata perfettamente identica a quella precedente. Alzarsi, andare a scuola, limitarsi a "fare presenza" in classe, tornare a casa, pranzare, fare i compiti, andare a letto e riprendere tutto da capo il giorno dopo, faceva tutto parte della sua monotona routine.
Era appena iniziata la seconda metà dell'anno, quindi avrebbero avuto un periodo di pausa da compiti e interrogazioni, quindi per un po' suo madre non gli avrebbe fatto la solita predica.
Eppure, anche se lui si rifiutava di ammetterlo, qualcosa era saltato in quel perfetto meccanismo. Era come se qualcuno avesse aperto un orologio con tutti gli ingranaggi perfettamente funzionanti e avesse deciso di inserirci a forza una nuova rotellina. Il vecchio meccanismo non poteva andare avanti come aveva sempre fatto fino a quel momento; sarebbe stato costretto a decidere tra il cambiare qualcosa oppure rompersi.
Cosa avrebbe scelto lui? Ogni volta che si faceva questa domanda, non poteva fare a meno di pensare a quella finestra di fronte alla sua e a quei colori perennemente agitati.
Per Thilai, invece, ogni giorno era diverso dall'altro. Considerava inaccettabile anche solo l'idea di avere una routine. Sarebbe diventato tutto troppo prevedibile, troppo programmato. E che gusto ci sarebbe stato a quel punto?
Le sarebbe piaciuto poter dire di essersi adattata nella nuova scuola, di aver fatto molte amicizie, ma non era così. La cosa più strana era che la persona con cui aveva "legato" di più era il suo compagno di banco perennemente con la testa altrove. Quando frequentava ancora la vecchia scuola, ricordava di avere buoni rapporti con tutti i suoi compagni di classe, di aver fatto amicizia con tutti in poco tempo. Cosa c'era di diverso in quella scuola?
Quando tornava a casa insieme a Wonrei, a volte si guardava intorno. Incrociava spesso lo sguardo dei suoi compagni di classe, sguardi tutto tranne che amichevoli. Non capiva il perché di quelle occhiate. Con molti di quei demoni non aveva mai nemmeno parlato, come faceva a stargli già antipatica?
Un giorno, si accorse che quei demoni alternavano lo sguardo tra lei e il mamodo al suo fianco. Sguardi diffidenti, duri, come di rimprovero. E allora capì il perché di quell'atteggiamento, non potendo fare a meno di darsi della stupida per non esserci arrivata prima. La guardavano male perché "frequentava" Wonrei.

< Allora ragazzi, questa volta vi darò un compito per casa diverso dal solito! > disse il professor Shihab < Dovrete farmi una ricerca sull'ultima guerra per il trono, svoltasi mille anni fa. > Gli alunni iniziarono a borbottare. Thilai sbuffò, annoiata solo al pensiero della ricerca. Il primo giorno si era sbagliata: il professore non insegnava solo letteratura e scrittura, ma anche storia.
< Me la dovrete portare massimo per la settimana prossima, anche se niente vi vieta di consegnarla prima > continuò l'insegnante < Ma non la farete individualmente: sarete divisi in gruppi. >
Bastarono queste parole a far sparire il malumore di poco prima; tutti iniziarono a parlare tra di loro, accordandosi su chi sarebbe stato in gruppo con chi. Thilai lanciò, di nascosto, un'occhiata al suo compagno di banco. Niente, nemmeno la storia di fare una ricerca in gruppo lo aveva smosso. La mamodo stava sbuffando di nuovo, quando il docente continuò, spezzando rapidamente il loro entusiasmo: < Per evitare che i gruppi siano formati dai soliti noti che poi non fanno niente per una settimana intera portandomi una ricerca di una paginetta scarsa... > guardò severo un gruppetto di demoni in fondo alla classe < Sceglierò io i gruppi questa volta >
Gli alunni ripresero a borbottare, questa volta più vivacemente < Silenzio, silenzio! > li zittì Shihab < Collaborerete con il vostro o la vostra compagna di banco e non accetto obiezioni! >
Thilai si girò di nuovo verso Wonrei. Questa volta anche lui la stava guardando.

Già normalmente, quando tornavano a casa da scuola, Thilai tendeva a non stare zitta un attimo. Quella volta sembrava fosse anche peggio del solito; parlava velocissima, quasi attaccava le parole, saltava da un argomento all'altro senza nessun filo logico, non provava nemmeno a camminare in linea retta e procedeva a zig-zag. Wonrei la guardava rassegnato, pensando al fatto che se voleva fargli venire il mal di testa era sulla strada giusta.
< Allora? Che ne pensi? Wonrei? Mi stai ascoltando? Wonrei! >
Solo alzando la voce la demone riuscì ad avere l'attenzione del mamodo, che sussultò < Che c 'è? >
Si rese conto in ritardo di non aver scelto la risposta peggiore e ringraziò qualsiasi divinità esistente per il fatto che gli sguardi non potessero uccidere. O che Thilai non avesse quel potere perché, altrimenti, di lui sarebbe rimasto solo un mucchietto di cenere (nella migliore delle ipotesi).
Alla fine lei sospirò rassegnata < Non hai ascoltato una parola di quello che ho detto, vero? >
l'ennesima occhiataccia della ragazza lo spinse a desistere dal tentativo di salvarsi in qualche modo < No, nemmeno una > Ammise infine, abbassando lo sguardo.
Thilai sospirò per l'ennesima volta < Stavo dicendo che dovremmo andare in biblioteca il prima possibile se vogliamo riuscire a prendere in prestito i libri migliori. Dobbiamo battere gli altri sul tempo! >
Wonrei la guardò per alcuni secondi, senza riuscire a capire se facesse sul serio o scherzasse. Sembrava proprio facesse sul serio. < Non penso che gli altri abbiano tanta fretta di fare questa ricerca, sai? Credo
proprio che la faranno di corsa l'ultimo giorno. >
Thilai pensò ai loro compagni di classe, prima di dargli ragione. < Però... Non voglio fare una cosa classica! Deve essere qualcosa di originale, qualcosa che il professore non si aspetta! >
Più la sentiva parlare, meno la capiva. E dire che la ascoltava anche poco!  Una ricerca originale, diversa? Qualcosa che non fosse nella media?
< Senti Lai > il mamodo aveva capito presto che a Thilai non piaceva essere chiamata con il suo nome per intero, preferiva quel diminutivo "Lai". A Wonrei non piaceva più di tanto, ma se lei voleva essere chiamata così, a lui che cambiava? < Forse ho un'idea per farla originale. >
< Davvero? Cosa? > Lo guardava curiosa, i colori nei suoi occhi che avevano ripreso ad agitarsi.
< Sulla collina oltre il Bosco Verde abita un mamodo, mi pare si chiami Heikad. E' molto vecchio, tanto da aver partecipato all'ultima battaglia per il trono.>
< Ma è impossibile! > lo interruppe Thilai, incredula < Tranne il Re, a cui viene fatto un incantesimo per farlo vivere di più, nessun altro mamodo può vivere tanto. Mi stai dicendo una bugia, per caso? > Lo guardava seria ora, i colori negli occhi che non si agitavano più.
Wonrei scosse la testa < A volte, è molto raro ma non impossibile, capita che un demone viva di più, riuscendo ad arrivare quasi a mille anni. Lui è uno dei pochi casi. >
< Grandioso! > urlò Thilai, venendo subito zittita da Wonrei < Ma è proprio necessario che urli in questo modo? > La mamodo sbuffò in risposta.
< Ma se si sa che lui ha partecipato all'ultima battaglia, di certo tutti gli altri andranno da lui, no? > chiese ancora Thilai, l'entusiasmo di poco prima volato via come sabbia al vento < E allora non ci sarà più niente di originale! >
Wonrei non riuscì a trattenersi dal fare un sorrisetto quando vide il broncio da bambina che stava facendo lei. Ma fu un sorriso che durò meno di un battito di ciglia. < Gli altri non ci andranno. Vedi... > si fermò,
cercando le parole per proseguire < La vecchiaia ha i suoi lati negativi. Diciamo che tende a non sentire le domande, ad addormentarsi mentre parla, a capire una cosa per un'altra. E gli altri di certo non hanno la pazienza di starlo a sentire, quando probabilmente capiranno una parola su dieci. Non sarà la cosa più facile del mondo parlarci. >
Ma questa volta l'entusiasmo della demone non fu tanto facile da spezzare < Abbiamo una settimana, no? Qualcosa riusciremo pure a farcelo dire? >
Nel frattempo, erano arrivati sotto casa di Thilai, che era la più vicina alla scuola. Lei, al contrario di Wonrei, non conosceva la strada fino a casa di Heikad, quindi rimasero d'accordo che si sarebbero incontrati sotto casa della ragazza tra un'oretta e mezza e sarebbero andati insieme. Si salutarono, prima di andare ognuno a casa sua. Mentre aspettava che la madre le aprisse, Thilai ripensava alla chiacchierata di poco prima. Si sbagliava, o aveva visto Wonrei sorridere?

 < Wonrei! Mi vai a prendere il libro di cucina nel ripostiglio, per favore? > Gli urlò Akilah dal piano di sotto. La loro casa aveva due piani: al piano terra c'erano la cucina, la sala da pranzo e il salotto, mentre al piano di sopra c'erano le due camere da letto, il bagno e il ripostiglio. Wonrei sbuffò, lasciando perdere il libro di letteratura su cui stava studiando. Perché non riusciva mai ad imparare le poesie a memoria? E poi, se avevano appena finito di mangiare, che se ne faceva sua madre del libro di cucina?
Come se non bastasse, odiava con tutto sé stesso quel ripostiglio. Quando apriva quella porta si sentiva come se fosse di fronte ad un enorme castello di carte; qualunque carta avesse tolto, il castello sarebbe crollato lo stesso. Eppure doveva togliere per forza quella dannata carta, come doveva poi rimettere a posto tutte quelle che aveva fatto cadere. Così fu per quel libro di cucina: si trovava circa a metà di un'alta pila di tomi la quale non aveva affatto l'aria di essere molto stabile. Trattenne il fiato mentre toglieva il volume, ma fu completamente inutile. La pila di libri franò rumorosamente a terra e fu una fortuna che uno di quei mattoni (perché erano mattoni, inutile girarci intorno) non avesse preso in testa il povero mamodo.
< Wonrei, tutti bene là sopra? > si preoccupò la madre, che aveva sentito il tonfo. < Tutto bene mamma, ora arrivo! > le urlò di rimando, mentre iniziava a raccogliere i volumi per terra.
Uno dei più piccoli, dalla copertina viola e polverosa, cadendo si era aperto. Tra le pagine c'era una vecchia fotografia, ingiallita dal tempo. La curiosità fu troppo forte, così Wonrei la prese in mano. I soggetti erano due bambini, uno non poteva avere più di sei anni, mentre l'altro doveva averne una decina scarsa. Il più grande teneva il più piccolo sulle spalle, ed entrambi sorridevano. Il maggiore aveva i capelli verde chiaro, corti e spettinati, mentre gli occhi erano dello stesso viola del fratellino. Wonrei si guardò in quella foto; non era cambiato molto da quando aveva sei anni.
All'improvviso gli tornarono in mente le parole di una vecchia maestra: "Il più grande è la uguale al padre, ma il piccolo è la copia della mamma! Specialmente il sorriso, mamma e figlio si somigliano davvero tanto."
Chiuse gli occhi, cercando di rimandare indietro le lacrime. Se avesse trovato quella foto non molto giorni prima, non gli avrebbe fatto effetto. Avrebbe chiuso il libro e sarebbe andato avanti. Perché ora gli faceva male? Perché non era più indifferente come prima?
< Wonrei, ti sei perso? > La voce di sua madre lo riportò bruscamente alla realtà. Chiuse il libro di scatto, rimettendolo al suo posto. < Arrivo mamma! >

 

 

IL MIO ANGOLETTO

Ciao a tutti ^^!
Eccomi qua con il terzo capitolo! Ci ho messo un po' di più perché, nonostante anche questo ce l'avessi già scritto in testa, ho avuto problemi nella stesura, non so esattamente perché O.o... Spero che sia venuto bene lo stesso *incrocia le dita* ^^".
Ho avuto un po' di dubbi sul se nel Makai esistessero le macchine fotografiche, poi però ho letto l'ultimo capitolo del manga (quindi se non volete SPOLER, saltate i prossimi righi :P) e ho visto che Zatch, insieme alla lettera, invia a Kiyo anche una foto (perché è una foto, vero?) con tutti i mamodo, quindi mi sono convinta che esistono anche lì!
La cosa del re e dell'incantesimo che lo fanno l'ho completamente inventata (sì vede perché è assurda :P), così come il nome del mamodo vecchio, che questa volta non ha nessun significato.
Come al solito l'angoletto è troppo lungo, quindi vi saluto ringraziando tutti quelli che hanno letto fino a qui!
Alla prossima ^^

 

Kaika

   
 
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