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Autore: 48crash    14/03/2013    5 recensioni
In verità non è sulle Runaways intese come il gruppo, negli anni '70. E' su Joan e Cherie, quella coppia di donne che amo e che mi commuove sempre. Su di loro adesso, sul loro primo incontro dopo anni senza parlarsi, dopo l'uscita di Cherie dalle Runaways.
“Sai, Cherie, ti avrei spaccato la faccia quando lasciasti le Runaways. Tu mi avevi tradito, andandotene, perché sapevi che potevi conquistartelo da sola il mondo. Eri abbastanza famosa, non avevi bisogno di me. Io sì. Avevo bisogno di te, Cherie, un bisogno disperato, un bisogno che nemmeno ti immagini. E quando te ne sei andata io ti ho odiato. Ti ho odiato dal profondo del cuore, e ti ho odiato perché non riuscivo a fare a meno di pensare a quanto ti volevo bene, a quanto mi mancavi”.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alla fine era amore ed era destinato a durare.

 

Quando entrai in quella stanza, mi sentii come se il tempo fosse stato fermato. Avevo parlato con Cherie al telefono, durante le fasi precedenti il processo di riappropriazione dei diritti delle Runaways, in cui avremmo combattuto assieme, come quando cantavamo sullo stesso palco. Eppure adesso l'avrei incontrata di nuovo, Cherie, la mia Cherie, dopo anni che praticamente non ci parlavamo e quelle telefonate, e saremmo state di nuovo una di fronte all'altra nella stessa stanza, per lottare fianco a fianco, come avevamo fatto più di vent'anni prima, e io ero più tesa delle corde della mia Gibson.
Cherie, Cherie. Cherry Bomb. La bomba bionda. Il fulmine sulla corsia di sorpasso. La mia compagna di sperimentazioni, la mia migliore amica, la mia famiglia, la mia spalla a quel tempo in cui ero solo una ragazzina. La prima persona che io abbia amato davvero, e che mi abbia amato a sua volta, in quella maniera malata in cui ci amavamo. La prima persona che mi ha fatto soffrire come se mi avessero lacerata. E ora, dopo anni e tutto quello che non ci eravamo dette, stavo per rivederla. E non sapevo proprio se l'avrei presa a schiaffi o abbracciata. Intanto sudavo e tremavo.

Su, tira su la testa, non sei più una ragazzina. Tu sei Joan Jett, e hai conquistato il mondo”.
Cercavo perlomeno di darmi una controllata, tanto per non sembrare quella ragazzina che nasconde l'insicurezza dietro l'aria da dura e alla giacca di pelle che era stata intercettata da Kim Fowley allo Sugar Shack a metà degli anni Settanta. Cercai disperatamente la mia dannatissima aria sicura di sé e misi la mano sulla maniglia: Cherie era dietro la porta.
<< Ciao, Joan >>.
Prima che potessi dire o fare qualsiasi cosa, o anche solo guardarla un po' più approfonditamente, Cherie era già venuta verso di me sorridendo timidamente, con un fare un po' insicuro che ricordavo di averla visto addosso, assieme alla rabbia che poi aveva tirato fuori, il giorno in cui aveva fatto l'audizione per entrare nelle Runaways. Mi porgeva la mano con fare quasi incoraggiante. Anche se nei suoi occhi chiari vedevo ancora i milioni di dubbi che assillavano anche me. Eppure, mi salutava come se ci fossimo lasciate il giorno prima. E io volevo solo salutarla allo stesso modo.
<< Ciao, Cherie >>risposi semplicemente, quasi commossa. Le porsi la mano.

Sai, Cherie, ti avrei spaccato la faccia quando lasciasti le Runaways. Tu mi avevi tradito, andandotene, perché sapevi che potevi conquistartelo da sola il mondo. Eri abbastanza famosa, non avevi bisogno di me. Io sì. Avevo bisogno di te, Cherie, un bisogno disperato, un bisogno che nemmeno ti immagini. E quando te ne sei andata io ti ho odiato. Ti ho odiato dal profondo del cuore, e ti ho odiato perché non riuscivo a fare a meno di pensare a quanto ti volevo bene, a quanto mi mancavi”.
Ci stringemmo la mano sorridendoci a vicenda. Per un attimo ci guardammo negli occhi incerte sul da dirsi.
Mai, mai nella vita avrei immaginato di trovarmi in una situazione simile. Senza parole e senza difese. Totalmente paralizzata. Di fronte a Cherie.
Perché le Runaways erano la mia band. Io scrivevo le canzoni e Cherie le cantava.
<< Joan, forse non mi volevi vedere >>azzardò lei.
Scossi la testa di scatto, come se fossi uscita da un sogno.
Spalancai gli occhi. << Cherie, non devi pensare questo! Io credevo che tu non mi volessi vedere >>.
<< Io... >>cominciò lei.
<< In realtà non vedevo l'ora di rivederti da anni! >>conclusi la frase al posto suo, finendo per dire più o meno quello che stava dicendo lei in contemporanea.
Ci guardammo per un attimo sorprese, quasi avessimo pensato entrambe di fare una confessione che l'altra avrebbe accettato malamente. Poi scoppiammo a ridere. Come due adolescenti. Come ci eravamo lasciate anni prima.
Ricordavo la rabbia, la rabbia cieca che mi aveva colpito quando Cherie aveva mollato il gruppo. Avevo creduto di non voler più andare avanti, di non voler combinare più niente. Anche se la musica era tutto quello che avevo, e per cui vivevo. Ma ora tutta quella rabbia era stranamente sparita, e io ero sollevata.
<< Avevo paura a vederti, Joan, ricordo come hai spaccato il naso a qualche tipo ai nostri primi concerti, e pensavo volessi fare lo stesso con il mio. Credevo che mi odiassi! >>
Già, ma non aveva più paura di me. Né rancore. Non mi odiava. Era una persona fantastica e lo era sempre stata, e io ero fortunata ad averla lì con me di nuovo.
<< Non l'avrei mai fatto. Ero così incazzata quando hai lasciato tutto che ti avrei picchiato di certo. O forse no. Più che altro odiavo me stessa perché non riuscivo ad odiarti abbastanza. E comunque dopo averti picchiato ti avrei abbracciata >>ammisi. << In fondo ti avrei picchiata solo perché te ne sei andata a fare successo da sola, trattandoci tutte come delle zavorre >>.
<< Zavorre?! Joan, io avrei distrutto il mondo al tuo fianco. Ma tu non sei più venuta a cercarmi, e io credevo che fossi d'accordo con Lita, che io dessi ormai solo noie, che tu non mi volessi più. Nemmeno tu. In fondo eri così forte che il mondo potevi spaccarlo anche da sola, con una qualsiasi band tirata su al momento, non avevi realmente bisogno di me >>disse Cherie abbassando lo sguardo.
Strinsi i pugni e deglutii forte. E così era questo che lei aveva pensato. Che io non la volevo rivedere perché stava rovinando tutto. Mentre io pensavo che lei ci considerasse di troppo, visto che ormai aveva raggiunto un livello di fama tale da poter fare strada da sola. Che idiota. Ma non solo io. Anche lei. Deficienti entrambe. Ci eravamo perse perché eravamo troppo orgogliose e incazzate per andare a chiedere l'una all'altra cosa stesse succedendo.
<< C'era la mia famiglia, avevano ancora bisogno di me, ed ero così stanca. L'aborto, le tonsille, i casini, i litigi, Kim... io... >>stava ancora spiegando Cherie.
Strinsi i pugni di nuovo.
Idiote entrambe.
...E d'istinto la strinsi. Le presi il viso tra le mani e premetti le mie labbra sulle sue. Poi la guardai negli occhi ed entrambe sorridemmo. Forse avevo sognato per anni di farlo. Forse da quando era uscita come una furia nel bel mezzo di quel set fotografico anni prima, il giorno in cui le mie Runaways erano finite. Oppure no, era solo il momento. Che anche se non eravamo sotto l'effetto di droghe, nella camera prima di un concerto senza il becco d'un quattrino, mentre lei sentiva nostalgia di casa e io avevo fame e le allacciavo il corsetto, era come allora. Stessi sentimenti, stesso trasporto, stessa vicinanza. Io e Cherie. La mia migliore amica. Non era cambiato niente. Ci abbracciammo.
<< Mi sei mancata da morire, Joan >>.
<< Anche tu, Cherie >>sussurrai contro la sua spalla.
<< Scappiamo di qui e prendiamoci un caffè. Non sarà come essere tornate adolescenti ma potresti comunque raccontarmi cos'hai combinato mentre non c'ero >>.
Quel tono complice, lo usava sempre quando eravamo assieme e la band andava avanti a lotte contro Kim e contro il mondo. Allora eravamo solo delle teen-agers, tiravamo di coca, calavamo pasticche e bevevamo. Ci raccontavamo tutto e dormivamo nello stesso letto. Qualche volta avevamo pure fatto sesso. Anche se quest'ultima cosa non credevo che sarebbe successa di nuovo. Nemmeno le pasticche e la coca. L'importante era che io e la mia Cherie fossimo di nuovo unite, anche se dopo quasi trent'anni. Alla fine era amore ed era destinato a durare. Chi l'avrebbe mai detto.














Author's Corner:
Ok, è la mia prima volta su questo fandom. E di certo non mi sarei mai messa a scrivere idiozie su Joan Jett, che è la mia divinità, il mio idolo, il mio sogno erotico, e chi più ne ha più ne metta. Nè lei nè quell'altra gran donna di Cherie mi appartengono. Ero solo ispirata.
Ho cercato di essere il più fedele possibile ai fatti come sono realmente accaduti, come sono stati narrati nella biografia di Cherie,
Neon Angel, e come si può evincere dalle numerose interviste alle due. I sentimenti di Cherie all'epoca dell'abbandono della band sono descritti ampliamente dalla stessa Currie, ma di Joan abbiamo solo qualche frase pigliata qua e là da svariate dichiarazioni ed interviste. Si sono unite di nuovo tra il processo per la riapporpriazione dei diritti delle Runaways contro Kim Fowley, il produttore della band, molti anni dopo lo scioglimento della stessa. Anche l'esperienza del film sulle loro "gesta" le ha unite negli ultimi tempi, a quanto hanno dichiarato. Sono tornate come ai vecchi tempi, ed è questo che mi intenerisce. Perchè alla fine tutto il bene che si volevano è servito a qualcosa. Così stasera ho preso il lato emotivo di quella dura della Jett e ho deciso di dare voce ai suoi sentimenti in prima persona, per una volta. Spero che non lo giudichiate tremendo. Ogni correzione o puntualizzazione espressa civilmente è ben accetta.
Il riferimento al naso della Currie è solo la mia invidia che serpeggia in ciò che scrivo in maniera inconscia. Con tutta la cocaina che ha tirato il suo naso resta stupendo. Eheh. ;)
Grazie per aver letto.
Baci.
Lucy

 

  
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