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Autore: LovingHimWasRed    15/03/2013    1 recensioni
Una storia molto dolce.. l'otto marzo e le mimose sono solo un pretesto.. :)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Ciao;)
questa os mi è venuta in mente l’otto marzo ma ci ho messo un po’ a svilupparla.. non è niente di che,ma è molto dolce.. spero vi piaccia e fatemi sapere cosa ne pensate, per me è davvero importante!
Grazie ;)
 

 
 
 Oggi è l’otto marzo. La festa della donna.. che ipocrisia. Tutti gli altri 364 giorni dell’anno freghiamocene delle donne! Tanto, che ci frega? Con questa pseudo festa ce le teniamo buone e poi..
  “Pronta a ricevere alberi di mimosa?” mio padre interruppe i miei pensieri femministi.
Sorrisi “Sì, come no?”
“Vedrai che almeno una ne riceverai! Scommettiamo?” mi incalzò vedendo la mia faccia poco convinta.
Lo guardai per vedere se stesse scherzando e mi accorsi che era serio.
“Va bene” conclusi sigillando il patto con una stretta di mano.
Sorrise e accostò la macchina, eravamo già arrivati al cancello della scuola..
“Ci vediamo stasera,grazie del passaggio!” gli scoccai un bacio sulla guancia e scesi dalla macchina.
E chi avrebbe potuto portarmela, la mimosa? C’era solo quel cretino.. ma figurati, non si farà mai avanti. Ormai l’ho capito. È troppo timido, si vergogna o.. oppure, semplicemente, non è interessato. E io ho preso un’altra cantonata. L’ennesima.
E comunque, semmai avesse avuto voglia di farsi avanti, di certo non l’avrebbe fatto con una banale mimosa l’otto marzo. Anche perché sa che l’avrei ucciso, ‘femminista come sei..’.
 “Auguri,donna!” la mia amica Elisa mi saltò addosso raggiungendomi mentre percorrevo il cortile pensosa.
Sorrisi, mi girai e le diedi un bacio “Auguri,donna!”
“L’hai fatto greco,donna?” continuai.
Elisa ruotò gli occhi al cielo. “Ma lo devi copiare proprio tutte le mattine? Non lo puoi fare proprio mai?!” si finse arrabbiata (o forse un po’ lo era).
Ridacchiai e la guardai con la faccia da cucciolo. “Okay, okay.. va bene!” sbuffò.
“Grazie!”
 Intanto eravamo arrivate in classe e avevamo trovato Luisa con un ramo di mimosa più grande di lei in mano. Naturale, lo sapevamo tutti. Ogni san Valentino, ogni otto marzo, ormai da tre anni succedeva la stessa cosa: lei piena di cioccolatini, mimose e regali e noi altre niente. Ormai c’eravamo abituate.
“Chi è stato?” chiese Elisa curiosa avvicinandosi.
Luisa sferrò un sorrisone “Mirko!”
 “Auguri ragazze!” disse sorridendo la prof d’inglese, mentre si sedeva alla cattedra.
“Auguri prof!” rispondemmo.
“Ma la festa dell’uomo non c’è?” si lamentò Riccardo dal banco dietro al mio.
 Mi girai con occhi di fuoco. “La festa dell’uomo è trecentosessantacinque giorni all’anno,fatteli bastare!”
“Beh, no trecentosessantaquattro..” puntualizzò Giacomo.
“No, caro, perché è pure oggi!” e tutte le ragazze scoppiarono a ridere.
 In tutte queste discussioni, Luca stava zitto.
Seduto lì, al suo ultimo banco, senza dire niente.
 
Driiiiiiiiiiiiiiin.
La campanella dell’una, segnò la nostra libertà.
Il prof di storia dell’arte cercò di sovrastarla con la voce per finire di urlare le pagine da studiare, ma noi non lo ascoltavamo più.
“Certo, manco una mimosa c’avete portato..” si lamentò Marta mentre camminavamo tutti insieme verso la fermata dell’autobus. “..sti tirchi!!” concluse ridendo e dando una spinta a Flavio.
Ridemmo tutti, e io (non so perché) guardai Luca d’istinto. Non rideva. Assente, come se non ci ascoltasse, come se non fosse lì.
 “Ti sei innamorata di un morto..” mi sussurrò Elisa all’orecchio indicandolo.
“Lo so” sospirai.
 
“Allora chi ha vinto la scommessa?” chiese mio padre sedendosi a tavola per la cena.
“Io.”
“Davvero? Niente? Neanche uno? Zero?”
Grazie per averlo puntualizzato in questo modo così forte. “Niente” scossi la testa.
“Oh” commentò sorpreso “avevi ragione, hai vinto.”
Già,ho vinto, che soddisfazione.
 
 Nove marzo. La festa della donna è già finita. Niente più ‘auguri’, niente più talk show televisivi che parlano del rispetto per le donne, niente più mimose.
 “Ce vediamo stasera” mi salutò mio padre accostando la macchina. Eravamo già arrivati al cancello della scuola.
Annuii e scesi dalla macchina.
 
Ero seduta al mio banco, sistemavo i libri e ripassavo storia.
Sentii qualcuno che si schiariva la gola. Alzai gli occhi e vidi Luca, dritto davanti a me. Sorridente. Con una mimosa in mano.
Strabuzzai gli occhi.
“Questa è per te..” disse porgendomi il rametto, un po’ imbarazzato.
“E non è in ritardo per la festa della donna.. te la porto oggi,come giorno qualunque. Perché mi piaci. E mi piaci tutti i giorni. E ti rispetterò come persona e come donna, tutti i giorni.”
 Sorrisi, mi alzai e lo abbracciai forte.
Tutti i giorni.
 
 
  
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