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Autore: A g n e    15/03/2013    4 recensioni
Spin-off-What if? da Hyacinthe.
A volte ci si rispecchia in chi non si avrebbe mai detto.
Si chiese quanto fosse stato simile a quello scricciolo impaurito, se anche il ragazzino che aveva di fronte avesse dovuto crescere troppo in fretta per la sua età. Se sapesse difendersi, se avesse saputo farlo -ora non sapeva più di chi stesse pensando, se ad Etienne o al Krys di sette anni prima.
Forse era per quello che aveva parlato di lui e del Capitano con Vincent. Forse era come difendere se stesso.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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NdA.
Dunque dunque.
Questa shot è una sciocchezzuola scritta sulla base di Hyacinthe, capitoli 55-56, ma presumo si possa leggere anche da sola.
Info essenziali: siamo nella Francia appena pre-rivoluzione.
Etienne è il giovanissimo amante (popolano) di un nobile, Andres. La loro relazione è tenuta segreta, ma Vincent (sempre nobile e odiosis- ehm, e futuro cognato di Andres; i due non si possono vedere) li scopre. Andres si arrabbia, Vincent lo minaccia (fidatevi, è una brutta storia u.u).
Krystian, altro nobile e amante di Vincent, tenta di rasserenare il povero Etienne.

...mi chiedo cosa abbia scritto a fare questa introduzione, dal momento che nessuna non-lettrice di Hyacinthe leggerà mai questo scempio. Mah.

Letta e approvata da Prim, che spuccio tantissimo.



- Specchio -

- Torni a Parigi, quindi.

 Etienne fece cadere il pacco che stava caricando sul carro e si voltò di scatto. A qualche passo di distanza Krystian Jadow lo osservava senza muoversi, le braccia incrociate sul petto e un mezzo sorriso sul volto.

- M-monsieur... Sì, Monsieur, domani...

Etienne cominciava a chiedersi per quale motivo attirava i nobili come calamite.
Poi decise che non era colpa sua, non?, era in mezzo ai nobili e non aveva voluto di certo venirci lui.

Poi realizzò che stava parlando con Monsieur Jadow e andò prontamente nel panico.
Poi pensò che in fondo non stava facendo nulla di male, era lui che si era avvicinato.

Infine, si rese conto che la sua dissociazione mentale era arrivata a livelli preoccupanti.
Il tutto, in dieci secondi netti.
Forse tornare a Parigi non è poi una cattiva idea
...

Krystian sembrò disinteressarsi dei preparativi per il ritorno subito dopo aver sentito la risposta.
Rimase fermo, a contemplare quel ragazzino torcersi le mani mentre aspettava che dicesse qualcosa.

Pensava.

Pensava al fatto che osservare Etienne era come guardarsi in uno specchio.

Si chiese quanto fosse stato simile a quello scricciolo impaurito, se anche il ragazzino che aveva di fronte avesse dovuto crescere troppo in fretta per la sua età.
Se sapesse difendersi, se avesse saputo farlo -ora non sapeva più di chi stesse pensando, se ad Etienne o al Krys di sette anni prima.

Forse era per quello che aveva parlato di lui e del Capitano con Vincent. Forse era come difendere se stesso.
Senza pensare, fece anche i due passi che li separavano e allungò una mano verso il suo viso.

Etienne, per conto suo, era rimasto fermo, spostando piano il peso del corpo da un piede all'altro, aspettando... Aspettando cosa? Un gesto, una replica, un... un qualcosa? Doveva sentirsi legittimato a riprendere il lavoro? Doveva dire lui qualcosa?

Vedere la mano di Krystian avvicinarsi al volto gli fece perdere immediatamente ogni esitazione; si scostò subito, obbedendo all'unico imperativo che aveva ben fisso in testa: non parlare con lui. Quello lì era geloso anche del fratello, figuriamoci...

- Ehi...

Etienne vide Krystian aggrottare le sopracciglia.
Oh mon Dieu, e ora vagli a fare capire che non è per mancanza di rispetto che mi sono scostato...

- Monsieur. Ehm. Io... Io, scusate, io...

- Ragazzo.

Si rivolse a lui con lo stesso tono pacato di monsieur Louis. Non sembrava particolarmente alterato.
Nobili. Valli a capire
.

- Non voglio farti nulla di male. Davvero.

Tornò ad avvicinarsi e posò una mano sulla sua guancia, in una specie di carezza leggera. Etienne rimase paralizzato al suo posto per la sorpresa (per la paura? Per qualcos'altro?); e ora? La situazione non era delle migliori, lo sapeva, soprattutto se Andres si fosse deciso a saltar fuori ora, nel suo peggior tempismo.
Krystian si avvicinò ancora. Etienne sentì il suo respiro caldo praticamente sulla sua bocca, il palmo della mano che premeva più forte contro il suo viso, e decise di fare la cosa più improvvida dacché aveva conosciuto Andres (il che la diceva lunga): chiuse gli occhi e smise di preoccuparsi.
Poi il polacco lo baciò sulle labbra.

Krystian lo strinse a sé appena si accorse che Etienne non aveva alcuna intenzione di scappare.
Approfondì lentamente il bacio, spingendo la lingua contro la sua e sospirando nella sua bocca.
Davvero, non riusciva a capacitarsi come aveva potuto Vincent anche solo pensare di minacciare Vaudemont e, indirettamente, il suo protetto, amante o quello che era. Etienne.

Poco lontano dal carro c'era un casino usato come ripostiglio per gli attrezzi; Krystian si guardò attorno velocemente e spinse Etienne oltre la porta.
Se lo tirò contro, baciandolo ancora appena a fior di labbra; poi, prima che Etienne potesse dire o fare qualsiasi cosa, mormorò una cosa che rafforzò nel più giovane la convinzione che, in fondo, i nobili fossero tutti un po' balordi.

- Non è colpa tua.

Etienne sbarrò gli occhi, sconvolto da quest'ultima uscita. Non era colpa sua... cosa? Cosa sapeva Monsieur di lui... di Andres? E se lo sapeva Monsieur... Oh mon Dieu, quanto mancava perché lo sapesse il resto di Parigi, l'intera Loira e la Francia tutta? Gliel'aveva pur detto, "non sarà pericoloso?", ma figurati se quello lì gli dava mai retta...
Un vago senso di panico cominciò ad avvolgerlo, serpeggiandogli nelle gambe e nella gola. Krystian se ne accorse e aggiunse velocemente, come leggendogli nel pensiero:

- Etienne, non preoccuparti. Non sa niente nessuno... Beh. Quasi nessuno. Ma non ti succederà nulla, capito? Nulla. Non è colpa tua, niente di quello che è successo lo è, non...

Le spiegazioni di Krystian vennero interrotte da una voce familiare che lo chiamava. Andres.
Il polacco strinse Etienne in un ultimo abbraccio veloce e lo spinse fuori dalla porta, sussurrandogli ancora "Non preoccuparti".
E certo. La faceva facile, lui.

Etienne si diresse veloce verso Andres, balbettando qualche scusa a proposito di cercare qualcosa di non meglio definito; la pena di inventarsi cosa gli fu risparmiata dal monologo che l'altro attaccò riguardo alla partenza.
Con la coda nell'occhio, Etienne vide Krystian sgattaiolare via dal capanno, rapido come un gatto; poi Andres lo richiamò, secco.

- Etienne, mi stai ascoltando? Sembra che tu abbia la testa sulle nuvole, oggi.

- No, sto bene, stavo solo.... Stavo solo pensando alla partenza.

E a qualcos'altro, che è bene rimanga nella mia testa, pensò, leccandosi appena le labbra.
Krystian, poco lontano, passeggiava come se nulla fosse.

   
 
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