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Autore: GloriaHugo    15/03/2013    1 recensioni
La ninfa Calipso si era recata sull’isola di Itaca per sapere e per capire poiché Ulisse l’avesse rifiutata, perché avesse preferito Penelope a lei. Voleva conoscerla, questa moglie saggia.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Calipso, Penelope
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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OPPORTUNITA'

La ninfa Calipso si era recata sull’ isola di Itaca per sapere e per capire poiché Ulisse l’avesse rifiutata, perché avesse preferito Penelope a lei. Voleva conoscerla, questa moglie saggia.
La bellissima dea aveva varcato senza problemi, grazie alle sue capacità, l’entrata della reggia, e da lì si era recata alle stanze della regina Penelope, dove venne accolta da un caldo fuoco e da una donna non più giovanissima distesa su un divanetto.
Calipso sorrise sprezzante.
La donna non mostrò meraviglia, anzi si alzò e, inchinandosi, disse: << Sapevo che saresti venuta. Ti stavo aspettando. >>
Sorpresa da quell’ accoglienza e dalla saggezza che sprizzava dagli occhi della sua rivale, la ninfa volle provocarla: << Nei sette anni durante i quali ho dormito accanto a tuo marito, ho udito spesso il tuo nome sulle sue labbra, sia quand’ era sveglio, sia nel sonno. >>
La dea, però, non scorse altro, se non sapienza, nello sguardo della regina, ma non si fece intimorire, anzi continuò nel suo intento di farla crollare, di rivelarne i sentimenti, di distruggere quel velo che le nascondeva i pensieri della donna.
<< Ulisse deve amarti molto, visto che ha rinunciato ad un corpo bello e ad una compagna nel pieno delle forze, che gli avrebbe donato l’ immortalità, per stare accanto a te, Penelope, che sei stanca, vecchia, con i capelli ormai bianchi. >>
Le parole della ninfa, di proposito provocanti ed altezzose, colpirono il cuore di Penelope. Lei, però, non permise che le ferissero il suo orgoglio di madre, di moglie, di regina e di donna. Nessuno, neanche una dea, avrebbe mai potuto e dovuto sminuire il suo ruolo.
La regina mosse qualche passo, avvicinandosi. La dea tremò, leggendo nello sguardo di Penelope la rabbia, la gelosia, l’odio. Calipso ostentò una sicurezza che, in realtà, non le apparteneva più.
Penelope parlò fieramente: << Io capisco che tu possa esserti innamorata di mio marito. Ulisse è un uomo meraviglioso, buono, dolce, scaltro ed ingegnoso. Spesso ho la sensazione di aver sposato un eterno bambino, per quant’ è instancabile e curioso, desideroso di scoprire sempre più. Nei sette, lunghissimi anni durante i quali avete convissuto, tu lo hai accudito, lo hai amato, lo hai posseduto. Credi davvero, mia dea, che i tuoi doni possano competere con il nostro amore, che dura da oltre vent’ anni, e con la prova di ciò che ci lega, ovvero nostro figlio Telemaco? È giusto innamorarsi ed amare, ma il fatto stesso che tu non accetti di non essere ricambiata, indica il tuo carattere infantile e capriccioso. >>
Lo sguardo rivoltole da Penelope era ora dolce e materno.
In fondo, Calipso l’aveva sempre saputo: Penelope era la moglie giusta per Ulisse, un uomo per cui erano importanti le capacità intellettuali della consorte, non le doti fisiche. La dea si rese conto che il suo odio verso la regina non era dovuto all’ amore di Odisseo per lei, ma al suo desiderio di assomigliarle. Calipso avrebbe desiderato avere una madre come Penelope, non avrebbe voluto innamorarsi di un uomo altrui, avrebbe voluto essere saggia, umana.
<< Insegnami >> supplicò.
La regina le rivolse un’ occhiata sorpresa e smarrita.
<< Insegnami ad innamorarmi della persona giusta, insegnami ad essere saggia, materna, dolce e comprensiva, a mostrarlo agli altri grazie ad uno sguardo ed un sorriso. Insegnami ad essere sicura di me, insegnami ad avere una mente, non solo un corpo. >>
Penelope sorrise, anche con gli occhi, e le rispose: << Mia dea, io posso solo provare ad insegnarti tutte queste cose; sono caratteristiche che si acquisiscono solo con il tempo, grazie ai capelli bianchi e alle rughe.
Voi dei siete potenti, avete il controllo di una terra o di una classe sociale, potete trasformarvi in animali, ma noi abbiamo un’ opportunità che voi non avete: invecchiare. >>
Calipso annuì. In fondo, sapeva anche quello: l’ immortalità è una condanna, e lei era condannata a non avere le rughe e i capelli bianchi. Però ci avrebbe provato, ad avere anche una mente.
Calipso sorrise, si inchinò alla saggia donna che aveva di fronte e sparì in una nuvola di fumo.
Penelope sorrise, si inchinò alla dea e ringraziò di essere una mortale.

  
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