Anime & Manga > Death Note
Ricorda la storia  |      
Autore: AstridxAndros    15/03/2013    3 recensioni
"ormai odiavo perfino il mio stesso bianco. Ormai odiavo tutto di me. La mia apatia, la mia intelligenza, la mia postura e perfino i miei capelli. Bianchi."
****
non riesco a dare una descrizione di questa shot, quindi lascerò il giudizio a voi, è una "MelloxNear" in un certo senso, ma voi potete vederla come un rapporto di semplice amicizia ^-^
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Matt, Mello, Near | Coppie: Mello/Near
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
piccola nota prima di iniziare a leggere.
scritta normale: pov mello
scritta in grassetto: pov Near 
lasciatemi la vostra opinione! baci!!
 
Nano bianco. Stupido intelligente nano bianco. Che ti potrebbero usare come guardia del giardino e nessuno noterebbe la differenza. Nano bianco. Nano che in questa neve sembri un fantasma, non che di solito non lo sembri!
Nano, nano bianco. Nano albino. Nano da giardino!
Ecco e adesso mi hai ridotto pure a fare le rime!
-stupido Nano…- Matt mi fissò perplesso smettendo di ammucchiare neve su un pupazzo alto quanto me,
-pensi ancora a quella battuta?- chiese divertito poi, strinsi i pugni,
-no- mentii addentando la mia fedele barretta di cioccolato, quella si che era bella. Nera, che non si poteva smarrire in tutta quella neve.
-Near non può perdersi sulla neve! Quindi smettila di pensarci e gioca con me!- esclamò ancor più divertito,
-non m’interessa! Per me può anche morire!- sbottai irato. In quei giorni mentivo più del solito, forse era tutto quel bianco che portava il vento gelido dell’inverno. Io odiavo la neve ed odiavo il bianco. 
-andiamo!- esclamò ancora pronto ad afferrare il mio braccio, però stranamente la sua mano si fermò a mezz’aria e il suo volto cominciò a scrutare l’intero parco. Lo imitai. Dov’era andato a finire il nano!?

Tutta la Wammy’s Hause era in allarme da ore, Near o meglio, Nate River non si trovava più da nessuna parte. Né dentro la scuola né in citta.

La bufera si era fatta più forte e di Near nemmeno l’ombra. Io restavo sul portico, mi avevano ordinato di entrare svariate volte ma non avrei ceduto alla tentazione di una cioccolata e del caminetto acceso. No, io avrei aspettato lì fuori il mio nemico.
-quando è troppo è troppo!- un vocione all’interno della casa venne seguito da un forte braccio che mi tirava all’interno. Venni gettato sul pavimento caldo, la porta venne chiusa prepotentemente. Il preside.
Non volevo ascoltare quello che quell’uomo aveva da dire, io avrei aspettato Near e se non me lo permettevano sarei andato a cercarlo!
Corsi nella mia stanza appena ne ebbi l’occasione, mi gettai nell’armadio e afferrai un cappotto pesante. Quel vento mi avrebbe potuto spazzare via visto il mio corpo minuto da appena decenne.
Era una pazzia e continuavo a ripetermelo. Perché diavolo lo stavo facendo?! Perché io Mihael Keehl stavo andando a cercare il mio acerrimo nemico Nate River gettandomi in una tormenta di neve. Per cosa?? Gloria? Fama? No. Io odiavo la neve! Io odiavo il bianco! Io odiavo Near!
O forse… forse…

Avevo eluso le guardie con facilità, avevo scavalcato il cancello coperto da quella bufera e mi ero incamminato alla cieca. Per la prima volta seguendo solo il mio istinto.

Freddo, tanto freddo. Forse era quella sensazione che provavano i fantasmi. Quelli veri. Perché io non ero un fantasma… io non ero affatto un fantasma… ma i fantasmi non erano ricordati da nessuno, e io non ero ricordato da nessuno e mai lo sarei stato. I fantasmi, quelli veri, non vengono mai notati, io non venivo mai notato. Allora se dovevo essere come un fantasma… perché non essere un fantasma? Io odiavo le similitudini. Qualcosa o è o non è.
Era già qualche ora che mi ero rifugiato in quella casetta, lontana dalla Wammy’s Hause, e nessuno era riuscito a trovarmi… mi ero perso nel bianco, nel mio stesso bianco. Io odiavo il bianco!
Si, ormai odiavo perfino il mio stesso bianco. Ormai odiavo tutto di me. La mia apatia, la mia intelligenza, la mia postura e perfino i miei capelli. Bianchi.
Afferrai un pezzo di vetro accanto a me, apparteneva allo specchio di quello che doveva essere il portico. Ero rimasto lì. Poggiai il vetro freddo sul mio piccolo polso. Avrei sporcato per sempre quell’odioso bianco.

Prima che potessi affondare però sentii una voce, quasi un sussurro. Bianco.
Mi alzai anche se senza forze ed aprii quella sgangherata porta. Potevo riconoscere quella voce tra mille. Quella voce non bianca ma colorata. Quella voce gialla e nera, al sapor di cioccolato.
Il giovane mi travolse come il freddo ancor più freddo della bufera.
Il suo cuore batteva come impazzito, rosso. Rosso come il suo sangue, e come la sua sciarpa che era stata avvolta attorno al mio collo.


Mi gettai su di lui reprimendo a fatica le lacrime, lo avevo trovato, finalmente. Non ci era riuscito nessuno, solo io. Era, anche quella, una piccola vittoria.
Il suo corpo sotto al mio era gelato, mi sfilai la sciarpa e la feci indossare a lui senza una parola. Non ne avevamo bisogno.
Quel bianco lo odiavo ancora di più ora che stava impertinente sulla sua pelle. I suoi vestiti erano fradici e lui tremava. Ma il suo sguardo rimaneva vacuo. Non potevo sopportarlo.
-d’ora in poi indosserai sempre questa, non ti perderai più nel bianco!- mormorai in nota di rimprovero, lo sentii annuire debolmente sulla mia spalla,
-tu non sei un fantasma! Tu sei Near! Va bene?!- avevo paura che quella battutaccia dei miei amici potesse averlo scosso, era da qualche giorno che non era il solito, quelle parole ero sicuro che lo avessero sconfortato in qualche modo. “Near è così piccolo e bianco che nessuno si accorgerebbe se morisse sulla neve! E nemmeno del suo fantasma!”.

-Near… Near non è un fantasma…- riuscii a sussurrare ancora tra le braccia del più grande, quel contatto mi faceva sentire, Rosso, non più Bianco.
-no, Near è Near. Il mio Near- quelle parole restarono nell’aria, pesanti che neanche il vento freddo riusciva a spostarle. 
-il tuo Near- soffiai accoccolandomi ancor di più nelle sue braccia, sentii il suo battito accelerare nuovamente, ma questa volta per qualcosa di diverso.
-voglio esserlo sempre- mormorai, anche il mio battito accelerò leggermente, ma non ebbi il tempo di sentire altro perché la stanchezza mi crollò addosso e mi addormentai sfinito.



 
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Death Note / Vai alla pagina dell'autore: AstridxAndros