Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Scarlett_00_98    16/03/2013    4 recensioni
Cosa succede se un demone si innamora di un angelo?
E se questo demone è proprio quello destinato a sterminare gli angeli, fsacendo invasione nel Paradiso?
E se questo demone fossi io?
Scarlett Pywenn?
Genere: Dark, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO QUATTRO: RAPPORTI DIFFICILI

 
Fissai intensamente il soffitto color crema, come se quel colore potesse rapirmi e eliminare gli assillanti pensieri che avevo in testa. Ce n’erano troppi; e non mi lasciavano tregua nemmeno per un secondo. Da quando i miei occhi avevano incontrato i suoi niente era più come prima. Come se portassi ancora sulla schiena il peso di quelle iridi troppo profonde, nelle quali avevo veramente rischiato di annegare.
Mi girai sul fianco destro, il morbido materasso che sprofondava sotto il mio peso. Le coperte creavano un bozzolo impenetrabile attorno al mio corpo, come se niente e nessuno avesse il diritto di toccarmi.
Come quel ragazzo aveva potuto attaccarmi? Come mai la sua forza era molto più forte della mia?
Non era umano, e di questo ne ero sicura. Mi girai sull’altro fianco, premendomi il cuscino sopra la testa. Volevo scacciare i suoi occhi dalla mia mente, ma il loro colore opalescente era sempre lì, pronto ad assillarmi e a togliermi il respiro. I ricordi del nostro incontro bruciavano come spilli sotto pelle, e sentivo che se non ne parlavo con qualcuno avrei potuto impazzire. Così decisi che il giorno seguente avrei parlato con Caroline, la mia migliore amica, nonché promessa sposa di David. Lei c’era sempre per me, e la sua personalità riflessiva e saggia mi aveva sempre aiutato in quei duecento anni. Lei era un Demone bellissimo. Folti capelli biondo cenere, occhi di un rosso penetrante e una pelle candida come poche.
Dei passi fuori dalla mia porta mi fecero sobbalzare. Chi poteva essere a quell’ora della notte?
«Margaret…?» chiesi in un sussurro. La porta si spalancò e comparve mia madre, gli occhi pieni di preoccupazione. Era la prima volta che entrava in camera mia; e la cosa non piacque per niente. Fra noi c’era sempre stato un muro, qualcosa che ci impediva di avere un rapporto madre-figlia come quelli che avevano le normali famiglie di Demoni. Il potere. Esso era la rovina della mia vita, il continuo ostacolo alla cosiddetta “normalità”.
Si avvicinò al mio letto, la camicia da notte in seta nera che ondeggiava come catrame ad ogni suo passo.  Si sedette sul bordo del letto, i capelli rossi raccolti in un’acconciatura sofisticata anche per la notte.
«Madre, che ci fate qui?» chiesi mentre mi tiravo a sedere. La luna ci illuminava con i suoi raggi, rischiarando il fitto buio della notte.
Mia madre assunse un’espressione grave.
«Per Lucifero! Scarlett! Come hai potuto avventurarti in quei quartieri senza una guardia del corpo?» sbottò.
Il suo rimprovero mi colpì alla sprovvista. Cosa avrei dovuto risponderle? “Okay, madre, non lo farò più.” Oppure “ Mi dispiace moltissimo.” Era la prima volta che mi sgridava; quando ero piccola lo lasciava fare alle governanti. Lei era troppo occupata con le sue questioni demoniache, troppo presa a partecipare ai balli di gala per degnarsi anche solo di dare un bacio affettuoso a sua figlia. così rimasi spiazzata; per la prima volta si ere preoccupata per me come una vera madre. Una sensazione di tenerezza avvolse il mio cuore per la prima volta, ma l’incanto finì quando aprì bocca di nuovo.
«Tu non puoi lasciarti aggredire, non puoi mettere a rischio il tuo potere!» gridò, gli occhi blu che si coloravano di sfumature rosse come i capelli.
«Certo, madre. Ora capisco il suo interesse nei miei confronti. » risposi con rammarico. «Vi interessa soltanto il mio potere! Non è così?» esplosi. Era la prima volta che le rispondevo così, la prima che osassi esternare veramente i miei sentimenti nei suoi confronti. Perché io non potevo, non dovevo ribellarmi o dire la mia opinione. Io ero meno di zero, contavo soltanto quando c’era da parlare di potere, allora sì che ero la prima a cui dessero importanza.
«Scarlett! Non urlare così!» puntò il suo indice affusolato verso dio me. quante vite aveva tolto quel dito? Quante volte si era trasformato in un artiglio affilato con cui aveva estirpato l’anima di un umano?
«No, madre! Io voglio urlare così! Lo capite che per voi conto solo perché ho il Bacio?! Lo capite che sono solo un oggetto nelle vostre mani che manovrate come vi pare, senza rendervi conto dei miei sentimenti?!» il mio grido riecheggiò per i corridoio del palazzo, estinguendosi nel buio fitto della notte.
Mia madre mi squadrò infuriata, i capelli scarlatti che prendevano a volteggiare e a trasformarsi in serpi sanguinose.
«Come osi parlare così a tua madre!?» mi gridò in faccia. Io indietreggiai, sentendo la spalliera del letto sulle mia schiena. Il metallo freddo mi fece assalire da brividi dolorosi, che abbassarono di molto la mia temperatura elevatissima.
Mia madre si alzò in piedi, lo sguardo vitreo.
«Scarlett Lizbeth Pywenn; tu mi obbedirai e non metterai mai più piede in città senza una guardia del corpo! Chi ti dice che la prossima volta ci sia ancora David pronto a proteggerti? Il tuo dono è troppo prezioso per essere sprecato dall’ingenuità di una ragazzina» alzò la mano e mi scoccò uno schiaffo in pieno viso. Cinque dita rosse mi impressero la pelle candida, e dovetti fare appello al mio autocontrollo per non scagliarle addosso il Bacio. Avrei potuto piegarla al mio volere, avrei potuto far rispettare le mie regole.
Ma non ero così determinata e crudele come gli altri Demoni, io ero diversa, e avrei fatto tutto pur di non assomigliare a quelle creature spregevoli.
Mia madre si incamminò verso la porta, la luce lunare che proiettava la sua ombra disumana sul muro crema.
Prima di uscire si girò di scatto, trafiggendomi con il suo sguardo.
«E domani preparati alla Punizione per la tua mancanza di rispetto di questa sera.» uscì dalla stanza, la porta che si richiudeva alle sue spalle mossa da un vento innaturale.
Mi alzai di corsa dal letto mossa da una forza che non era la mia e mi diressi in corridoio. Le piastrelle di marmo erano freddissime sotto i miei piedi nudi, ma avrei sopportato tutto pur di protestare.
«Siete solo degli angeli!» gridai, il mio urlo che giungeva alla sagoma di mia madre in fondo al corridoio. Si girò di scatto, sulle labbra un’espressione che andava oltre l’ira.
«Piccola, devi imparare a chiudere la bocca.» puntò il dito indice contro di me e un’ondata di energia mi sbalzò contro la finestra alla fine del corridoio. I vetri si frantumarono, conficcandosi nella mia schiena. Sentivo un dolore indescrivibile, e l’ira continuava a animare ogni mio gesto.
Mi rialzai, sentendo i vetri sotto ai miei piedi nudi. Le scagliai addosso il Bacio, ma lei fu più rapida. Evitò il mio attacco e corse verso di me con una velocità sorprendente, quella che aveva imparato dai suoi genitori, Demoni della Caccia. Mi si lanciò addosso; premendo le sue unghie affilate nel mio petto. I suoi capelli rossi ricadevano lungo il mio viso come zampilli di sangue. Mi avvicinò la sua bocca all’orecchio:
«Non ti farò nulla, solo perché hai dentro di te il Bacio. Ma prova un’altra volta a scagliarmi addosso il tuo potere che chiamerò Re Lucifero e ti farò processare.» si alzò piano, lasciandomi distesa immersa in quella coltre di vetri acuminati.
«E prega perché alla Punizione di domani non ci sia Lord Wood.» la sua voce mi giunse come il sibilo di un serpente. Sparì nel buio del corridoio, inghiottita nell’oscurità che popolava la sua anima dannata.
Lord Wood era il peggior Esecutore in circolazione. Le sue Punizioni erano le più spietate e sadiche; aveva ucciso più di centomila umani e ventimila Demoni.
La Punizione era una cerimonia mondana, a cui partecipavano tutti gli abitanti del paese per assistere al castigo impresso alla vittima per ciò che aveva commesso. Raramente la vittima sopravviveva, e gli Esecutori eseguivano la Punizione con una crudeltà impressionante. Ovviamente io sarei restata viva, ma l’idea di essere torturata davanti a tutta Londra non mi sembrava molto allettante.
Lacrime di dolore mi rigarono il volto, andando a bagnare i frammenti di vetro rotto che rappresentavano la mia vita. un pensiero balenò nella mia mente.
La prima volta che mi ero sentita viva era stato l’incontro con quegli occhi; dunque perché non avrei dovuto rincontrarli?
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Ciao! Scusate per il ritardo, ma penso di essere stat un po' più puntuale!
Questo capitolo fa capire come è veramente la vita di Scarlett e i suoi stati d'animo.
Ringrazio moltissimo i miei recensori, in particolare Fallen99 che mi ha consigliato la copertina!
Ditemi i votri pareri e ci terrei un'opinione sulla copertina.
S.



  
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