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Autore: syontai    16/03/2013    23 recensioni
Per chi si ricordava un'altra presentazione: l'ho cambiata, mi faceva leggermente schifo
Allora, questa storia parla di Leon e Violetta (la mia coppia preferita :3). Si incontrano per caso in aereo e da lì comincia tutto. Non solo, ci sono anche dei nuovi personaggi (Stefan, Ricardo,Gabriella), ognuno con la sua personalità e il suo modo di essere. Poi ci sono Maxi, Francesca, Nata, Ludmilla, un pò tutti insomma. Bene, se vi ho ispirato con queste parole(in realtà anche se non l'ho fatto), leggete e fatemi sapere :D P.S: questa è la mia prima ff (indi per cui siate clementi xD)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leon, Un po' tutti, Violetta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1.
Salvataggio in aereo

Violetta odiava gli aerei. O meglio, odiava l’idea di dover salire su un aereo per due motivi principali: primo, salire su un aereo significava cambiare di nuovo Paese, cambiare casa, lasciare gli amici (non che ne avesse mai avuti, costretta a studiare a casa con l’istitutrice senza poter uscire) e dover ricominciare tutto; secondo, aveva paura di volare. Le turbolenze la facevano entrare nel panico più totale nonostante le rassicurazioni del padre, German: “è solo una piccola turbolenza”,”vedrai che passa tutto non c’è nulla da temere”. Ma Violetta non ci poteva fare nulla, era più forte di lei…”Si avvisa i gentili viaggiatori che è possibile imbarcarsi per il volo per Buenos Aires al Gate 22.”. Quella voce all’altoparlante riscosse Violetta, che in quel momento stava scrivendo sul suo diario, il suo inseparabile compagno e il suo unico amico. Lì scriveva tutte le sue preoccupazioni, le sue paure, i suoi sogni, le sue aspirazioni. “Violetta hai sentito quello che ti ho detto?!” chiese German con un tono severo. Odiava non essere ascoltato, soprattutto da sua figlia. “Si, si, certo…” rispose vagamente Violetta. “Insomma quello che intendevo dire con questo discorso è che non devi vedere tutto questo come una punizione bensì come un’opportunità per cambiare aria, pensa rivedrai anche Olga! E ora andiamo ad imbarcarci…”. Un’ora dopo si trovarono sull’aereo in attesa del decollo. Dopo poco tempo l’aereo decollò; “Papà vado a prendere un bicchiere d’acqua al distributore in fondo all’aereo” disse Violetta alzandosi. Proprio mentre si dirigeva al distributore ci fu un attimo di turbolenza, la ragazza perse l’equilibrio e cadde letteralmente addosso ad uno dei passeggeri, un ragazzo che stava dormendo ascoltando la musica con le cuffiette. Questo si svegliò di soprassalto e si ritrovò a due centimetri dal viso di lei. Non poté non rimanere incantato dalla sua bellezza, dai suoi capelli castani, da quello sguardo così dolce. “Scusami” disse lei con evidente imbarazzo, cominciando ad arrossire senza controllo. “Figurati può capitare e inoltre non mi è affatto dispiaciuto svegliarmi in questo modo” affermò il ragazzo sorridendo. Violetta fissò gli occhi verdi del ragazzo;  in quel momento il suo cervello si era completamente disconnesso, si sentiva come ipnotizzata, non riusciva  a fare a meno di quello sguardo, di quel sorriso. –Ma cosa vado a pensare?! Nemmeno lo conosco..- pensò in quel momento rendendosi conto di stare facendo la figura dell’imbecille. “Sono davvero un maleducato non mi sono nemmeno presentato. Mi chiamo Leon…Leon Vargas, piacere”. Silenzio. Ah,doveva rispondergli, ma in quel momento non avrebbe saputo dire nemmeno il suo nome. “I-io mi chiamo Violetta” rispose imbarazzata; “non che mi dispiaccia ma che ne dici di alzarti dalle mie ginocchia?” “Oh, si, giusto, scusa, scusa davvero” fece lei alzandosi di scatto, “Ma no figurati Violetta, come ti ho già detto non è stato affatto un dispiacere, anzi…” ma non riuscì a finire la frase,in quel momento si sentì qualcuno che a voce alta chiamava preoccupato la figlia “Violetta! Violetta! Che fine hai fatto?”. “Ti stanno chiamando,credo” disse Leon. “Si è vero, ehm ciao allora e scusami ancora.”.Violetta corse subito da German che la stava chiamando. “Tutto bene? Ci hai messo tanto mi hai fatto preoccupare…” chiese il padre. “Si,si tutto bene” rispose lei con le guance ancora arrossate.
-Non mi sento tranquilla, il cuore mi sta per scoppiare e non riesco a spiegarmelo…insomma ma che mi prende nemmeno lo conosco!- pensò la ragazza sedendosi e senza rendersene conto cominciò a disegnare un cuore sul diario. Resasi conto di ciò che stava facendo cancellò subito quel disegno con una rapidità incredibile…ma che cosa andava a pensare…
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Era passata una settimana da quando Violetta aveva messo piede nella casa di Buenos Aires, settimana trascorsa nella noia più totale. Nonostante Olga, la domestica della casa, tentasse di tirare un po’ su l’umore della sua prediletta, preparando quasi una torta al giorno, l’aria che si respirava non ispirava affatto serenità ma lasciava intendere una tensione costante nell’aria; ovviamente il merito di questa tensione non poteva che essere Jade, la fidanzata di German, che insediatasi nella casa faceva innumerevoli pressioni per spingere il compagno a rendere il fidanzamento ufficiale. “Non potrà certo pensare di sostituire mia madre” si lasciò scappare Violetta immersa nei suoi pensieri una sera a cena. Quella venne accolta da Jade come una dichiarazione di guerra; non poteva sopportare quella ragazzina viziata, ma doveva fingere di volerle bene per non perdere l’amore di German. – E dopo la mando dritta dritta al collegio- pensò Jade con estrema soddisfazione. Si trattava solo di fingere un po’ di tempo, si certo un po’ di tempo, ma quanto?
Comunque quella mattina stava trascorrendo come le altre, ma nessuno poteva sapere che in quel momento fuori dalla casa una giovane donna era in preda ad un attacco di panico al solo pensiero di suonare il campanello di quella casa, che suscitava in lei emozioni contrastanti:nostalgia, perché era la casa dove sua sorella aveva vissuto i momenti più felici, tristezza e odio per il proprietario di quella casa per averla allontanata dalla nipote. Eh già, Angeles, o meglio Angie come preferiva farsi chiamare, era venuta fino a quella casa per rivedere la sua nipote, per poterla abbracciare e soprattutto per poter fare una scenata a quell’ipocrità del padre. Basta, aveva preso una decisione, avrebbe suonato il campanello…no, non ce la poteva fare, anzi si, dopo tutto che ci voleva?
-No, non ce la posso fare, tornerò domani…- pensò la donna. Aveva paura: paura che una volta presentatasi nella casa e svelato la sua identità German avrebbe allontanato la figlia. Se ne stava per andare ma in quel preciso momento e si ritrovò di fronte proprio German che stava uscendo; L’uomo si sorprese e cominciò subito a porre domande: “Mi  scusi signorina chi è lei e cosa ci fa di fronte a questa casa?” lei stava per rispondere ma lui non gliene lasciò il tempo: “Ah, capisco è qui per il colloquio per diventare l’istitutrice di mia figlia”. La donna decise di assecondarlo: “Ehm…certo!” disse con una certa incertezza. “Allora prego entri pure, ci sediamo al mio studio e mi mostra il suo curriculum”. Curriculum? Quale curriculum?. “Ho dimenticato il curriculum a casa ma glielo porto domani, glielo assicuro.”. “Ah come ben sa questo impiego richiede completa disponibilità 24 ore su 24 e quindi dovrebbe venire ad abitare qui”. “Ah, no questo l’agenzia non me l’aveva proprio detto…”. Ma cosa stava facendo? Si stava andando a cacciare nei guai, lei un impiego già lo aveva, insegnava canto allo Studio 21, una prestigiosa scuola delle arti dello spettacolo (canto,ballo…), come avrebbe potuto continuare il suo insegnamento senza essere scoperta? Forse doveva lasciar perdere; ma poi si trovò di fronte Violetta. Era uguale alla madre, Maria Saramego, morta in un incidente durante una tournè. D’istinto l’abbracciò ma poi si rese conto di quanto il gesto potesse sembrare strano agli occhi dei due e così si separò subito da quell’abbraccio tanto desiderato. No, non poteva perderla, non ora che aveva la possibilità di starle vicino…doveva mentire e avrebbe sopportato volentieri il peso di tutte le menzogne per poter stare al suo fianco. E tutto perché German aveva paura del passato, aveva paura che Violetta seguisse la stessa strada del padre, aveva paura che conoscesse la famiglia di Maria che sicuramente l’avrebbe spinta a seguire le orme della madre. Aveva paura, e la paura a volte fa fare cose folli.
 

 
  Nota autore: allora questa è la mia prima fanfiction...magari non è il massimo ma sono molto soddisfatto soprattutto per l'impegno che ci ho messo. Se recensite mi rendete davvero felice :D (soprattutto se volete darmi consigli, lo apprezzerei davvero)...ah,ultima cosa, sono un ragazzo (lo dico in anticipo xD)
  
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