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Autore: Arimi_chan    16/03/2013    5 recensioni
Può, l'arrivo di un bambino, spaventarti e renderti felice allo stesso tempo? E' quello che, da nove mesi, si chiede Louis.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Tutto ciò di cui ho bisogno


Fanfiction partecipante al contest "Song-fic. Una dolce melodia." Indetto da HelenBlack.

Nickname su EFP: Arimi_chan
Nome che volete sul banner: Simmy
Titolo della storia: Tutto ciò di cui ho bisogno
Coppia/Personaggio scelto: Louis Tomlinson
Rating: Verde
Genere: Introspettivo
Canzone scelta:Fix you, Coldplay
Avvertimenti: /
Introduzione: Può, l'arrivo di un bambino, spaventarti e renderti felice allo stesso tempo? E' quello che, da nove mesi, si chiede Louis.
Note dell'Autore: Nel corso della storia ci saranno il testo e la traduzione della canzone. Vi prego di leggere almeno la traduzione, per riuscire a capire meglio la storia. Spero che piaccia, mi sono impegnata davvero tanto. Ringrazio già chi vorrà recensire o chi leggerà solamente. Vi lascio alla lettura. A presto,
Simona.
...

Louis Tomlinson era una persona come le altre, o almeno così si sentiva, nonostante fosse un cantante di fama mondiale. Aveva ormai 26 anni, e gli One Direction avevano preso una pausa dopo il loro quarto tour mondiale.
Ma qualcosa era cambiato nella sua vita, dal momento in cui Eleanor gli aveva detto di aspettare un bambino.
Era davvero pronto a diventare padre? Non avrebbe saputo dirlo.
Tante erano le emozioni e le paure che lo sovrastavano.
Sapere che quell’esserino sarebbe stato suo figlio.
Frutto del loro amore.
Frutto di una sempre crescente passione.
Frutto dei sacrifici che avevano fatto lui e la sua compagna.
Frutto di un momento di follia.
Frutto, anche, di una disattenzione.
Perché non volevano quel bambino, sapevano di non essere ancora pronti per diventare genitori, eppure, come mai era stato così felice quando Eleanor, quella sera di parecchi mesi prima, gli aveva detto che sarebbe diventato padre?
Ricorda ancora che si addormentò con un meravigliosi sorriso sulle labbra.
Ma il mattino dopo, si era svegliato con un senso di pesantezza. Perchè? Cosa gli aveva fatto contorcere le budella?
Decise di lavarsi e vestirsi in fretta e furia, fare quattro passi. Doveva pensare, da solo, riuscire ad elaborare al meglio quell'incredibile notizia. E magari comprare una buona colazione alla sua compagna.
Ritrovandosi a camminare per strada, da solo, con ancora la rivelazione della sera prima, Louis iniziò a notare le persone che passeggiavano distrattamente accanto a lui, per distrarsi. Ragazzi con i look più stravaganti che avesse mai visto gli sfrecciavano davanti per paura di perdere l’autobus, uomini in doppiopetto con la loro ventiquattr’ore che correvano in ufficio, e poi vide lui. O meglio, loro. Un uomo, vestito con abiti semplici, alto e con ancora qualche capello in testa. Indossava un dozzinale jeans e una felpa blu. Teneva la mano ad una bambina. Una bambina stupenda, dai capelli biondi e gli occhi azzurri. In qualche modo quella bambina gli ricordava le sue sorelle. Aveva uno zainetto a forma di coniglietto sulle spalle, e indossava un grembiulino rosa. Era piccola, sui quattro anni, pensò. Si fermò un attimo a guardarli, rapito da una scena tanto abituale, quanto magica. L’uomo aprì lo sportello della macchina, prese in braccio la bambina e la poggiò sul sedile posteriore. Le diede un dolce bacio in fronte e richiuse lo sportello, prima di salire al posto del guidatore. Avrebbe fatto anche lui tutto quello? Qual' era l'esatta definizione della parola "padre"? Non seppe darsi una risposta. Ma quando alzò lo sguardo, quei due bellissimi, e grandi occhi azzurri lo guardavano e gli sorridevano.
E di nuovo un senso di pace lo invase, prima di ricadere nello sconforto più totale. Perché aveva paura, era questa la verità.
Paura di non essere all’altezza.
Paura di non essere un buon padre.
Paura di non essere ancora maturo.
Paura di dover affrontare una cosa più grande di lui.
Paura di poter far soffrire quella piccola creatura.
Paura di non riuscire a trasmettere a quel bambino tutto l’amore che lui si teneva ancora dentro.
Si, stava provando una paura maggiore di quando si esibì per la prima volta davanti alla regina.
Si ricordò di dover prendere la colazione ad Eleanor e poi tornò a casa.

Pensava a tutto questo davanti allo specchio, mentre si preparava ad uscire. Aveva promesso ad Harry che lo avrebbe accompagnato al concerto dei suoi amati Coldplay.
Erano ormai passati sei mesi da quel giorno. Vedeva quell’uomo e sua figlia tutte le mattine, e ogni santo giorno cercava di poter apprendere il più possibile. Ma nulla era praticamente cambiato. A parte le voglie di Eleanor e le dimensioni della sua pancia.
Cercava in ogni modo di essere presente, che fosse una normale visita di controllo o la scelta di un vestitino. Eppure niente lo aveva ancora smosso. Era in cerca di quel momento, parola o sensazione, che lo avrebbe fatto sentire pronto. Pensava che, alla prima visita, sentendo il piccolo cuoricino battere, sarebbe cambiato qualcosa, eppure niente era riuscito a smuoverlo, neanche lo sguardo velato, felice e commosso della sua compagna.
Eppure a lui erano sempre piaciuti i bambini, ricordava ancora bene come adorasse giocare con Lux, o con il piccolo Matthew, il figlio di Liam e Danielle. Un’adorabile bambino che aveva ereditato i capelli e la pelle olivastra dalla madre, e il sorriso e la voglia di vivere del padre. Eppure Liam non sembrava avere, o aver avuto, le sue stesse paure. Sembrava un uomo tranquillo, un padre normale, come gli altri.
“Amore, è arrivato Harry.” Eleanor si presentò, in tutta la sua bellezza, in camera da letto.
Perché è vero che quando una donna è incinta diventa più bella, ma con lei sembrava quasi riduttivo dire la parola “bella”. Si era addolcita parecchio, i tratti del viso erano visibilmente rilassati, gli occhi sembravano più grandi e felici e con quel pancione, stranamente per una donna incinta, si sentiva a suo agio. E lui la amava, continuava ad amarla nonostante tutto.
Nonostante i suoi tormenti, perché lei sarebbe sempre stata lì, ad aiutarlo e sostenerlo.
E lui lo sapeva.
Le sorrise nel modo più dolce possibile, le sfiorò la pancia e la invitò a scendere insieme a lui.
Appena vide il suo migliore amico lo abbracciò, quasi cercando in Harry una forza che sapeva di non avere.
Prese il cappotto dall’appendiabiti e si girò verso Eleanor.
“Mi raccomando, se c’è qualche problema chiamami.” E la baciò.
“Non preoccuparti per noi, staremo bene.” Gli sorrise lei.
“E tu” disse puntando il dito verso la pancia di Eleanor “sai cosa devi fare vero Eileen? Prenditi cura della mamma, e non farla arrabbiare.”
E i tre risero.
Un’ultima occhiata alla donna che amava, e poi si richiuse la porta alle spalle.
Louis adorava parlare con sua figlia. Faceva il solito spiritoso davanti agli altri e ad Eleanor. Nessuno doveva sapere delle sue paure, doveva sembrare un uomo normale.
Ma la notte, a volte, quando le luci si spegnevano e la sua compagna dormiva, lui accarezzava la sua pancia, e tramite quel piccolo contatto cercava di trasmettere quel senso di inquietudine e paura alla sua bambina. Come se aspettasse una risposta da parte sua. E puntualmente, il giorno dopo, Eleanor si svegliava stanca, dicendo che la bambina era stata parecchio irrequieta. Che i suoi pensieri arrivassero davvero alla bambina?
Non lo sapeva. E forse non lo avrebbe mai saputo.
Si rese conto di aver pensato troppo, quando la macchina si fermò. Erano arrivati alla Wembley Arena. Ricordava di aver risposto a qualche domanda fatta da Harry, sovrappensiero, ma se qualcuno gli avesse chiesto: “Cosa ti ha detto Harry?” lui non avrebbe saputo rispondere. E solo allora si rese conto che la situazione gli stava davvero sfuggendo di mano. Con un movimento repentino del capo, cercò di cacciare via tutti i pensieri negativi che lo assillavano, almeno per quella sera, e di godersi, al meglio, il concerto con il suo migliore amico.

Il concerto era bellissimo, tutti sembravano divertirsi, Chris Martin trasmetteva un entusiasmo fuori dal comune, e le sue potenzialità vocali lo sorprendevano ad ogni canzone. Un sorriso gli si stampò in volto quando sentì le prime note di Viva la Vida, la canzone che li aveva presentati ad X Factor. Dopo un primo scambio di sguardi con Harry, decise di lasciarsi andare e cantare a squarciagola, dimenticandosi persino delle persone che lo guardavano e avrebbero potuto riconoscerlo.
Con ancora l’adrenalina nelle vene, Louis aspettava l’inizio della canzone successiva. Ma Chris Martin, lo colse di sorpresa, decidendo di dedicare la canzone che si apprestava a cantare ai suoi figli.
E le prime note di Fix You risuonarono nell’aria, e lui rimase paralizzato, incantato, sconvolto, quando Chris iniziò a cantare.

“When you try your best
                                          “Quando ce la metti tutta
But you don’t succeed
                                            Ma non hai successo
When you get what you want
                                            Quando ottieni quello che vuoi

But not what you need
                                            Ma non quello di cui hai bisogno
When you feel so tired
                                            Quando senti la stanchezza
But you can’t sleep
                                            Ma non riesci a dormire
Stuck in reverse.
                                            Non vai né avanti né indietro
And the tears come
                                            E le lacrime scendono
Streaming down your face
                                            Copiosamente sul tuo viso
When you lose something
                                            Quando perdi qualcosa
You can’t replace

                                            Che non puoi rimpiazzare
When you love someone

                                            Quando ami qualcuno
But it goes to waste
                                            Ma tutto va a rotoli

Could it be worse?
                                            Potrebbe andar peggio?
And high up above
                                            Lassù in alto

Or down below
                                            O in basso

When you're too in love
                                           Quando sei troppo innamorato

To let it go
                                           Per lasciare andare

But if you never try
                                           Ma se non provi

You’ll never know
                                           Non saprai mai
Just what you’re worth
                                           Quello che vali

Lights will guide you home
                                           Le luci ti guideranno a casa
And ignite your bones
                                           E riscalderanno le tue ossa
And I will try to fix you
                                           E io proverò a consolarti




Tra l’euforia generale la canzone era finita. Ma non riusciva comunque a pensare ad altro che a quelle parole. Aveva sentito come un pugno nello stomaco, qualcosa in lui era cambiato, ma non avrebbe mai saputo dire cosa. Aveva la pelle d’oca, i brividi e sentì qualcosa di umido e salato scendere dai suoi occhi.
“Speravo ti facesse quest’effetto. Non sarai un libro aperto per El, ma per me si.” Harry lo aveva stravolto con poche e semplici parole.
Aveva fatto tutto questo per lui? Si era accorto della sua debolezza?
Lo abbracciò d’istinto piangendo sempre di più, e potè sentire Harry sorridere sul suo collo.
“Vedrai, andrà tutto bene…”
“Grazie.” Gli disse semplicemente Louis. Perché sapeva che il suo migliore amico, avrebbe capito quanto bene e quanta gratitudine ci fossero davvero in quelle parole.

Eleanor dormiva già, quando Louis tornò a casa. Facendo il meno rumore possibile si mise il pigiama e si infilò tra le coperte.
Era stata una giornata piena di avvenimenti e di emozioni, e a ripensarci, gli batteva ancora forte il cuore.
Per la prima volta, da quando Eleanor era incinta, Louis dormì sereno, senza pensare, prima di addormentarsi, alle sue paure. Strinse la sua donna con un braccio e l’altro lo posò sul suo ventre. Il profumo del bagnoschiuma al muschio bianco di Eleanor riusciva sempre a rilassarlo. Poco prima di addormentarsi, nel dormiveglia, sentì qualcosa. Eileen si era mossa, e inavvertitamente aveva tirato un pugno, o un calcio, proprio dove era posizionata la sua mano. Louis sorrise, rendendosi conto che lei, si, c'era davvero. Poi, si addormentò.

Erano passati due mesi dal concerto dei Coldplay.
Eileen Johanna Tomlinson nacque una fredda mattina di fine Gennaio. Era piccola e calda. Aveva un sacco di capelli e una dolce bocca a cuoricino. La prima volta che Louis la prese tra le sue braccia si innamorò follemente. Sentì come una catena indistruttibile che lo legava a quella bellissima creatura.
Dopo una piccola degenza, durata tre giorni, la, ormai, famiglia Tomlinson, tornò a casa.
Louis aveva accompagnato la piccola ed Eleanor, ancora un po’ debole a causa dei punti, in camera da letto. Poi era sceso per prendere tutti i regali che avevano ricevuto, in macchina.
Quando prese le buste e chiuse il bagagliaio, vide due figure a lui familiari. L’uomo e la bambina di qualche mese prima. E come sempre, s’incantò a guardarli.
“Papi, dove andiamo?” Chiese la piccola. Per la prima volta sentiva la sua voce. Sembrava quella di un angelo. E sperò che un giorno sua figlia potesse avere la sua stessa voce angelica.
“Al parco giochi, ti va?” Rispose l'uomo.
La piccola si esibì in un piccolo balletto di vittoria e poi saltò in braccio al padre, che sorrise in un modo che non aveva mai visto. Non era un sorriso normale. Era un sorriso d’amore, di felicità. Quei sorrisi che nascono sul tuo viso quando sai di aver reso felice la persona che ami di più al mondo.
Rimase ancora qualche istante a guardarli, finchè non sparirono dalla sua visuale.
In tanti mesi aveva imparato poco o niente da quell’uomo. Adesso aveva imparato una delle grandi lezioni della vita.
Mai arrendersi. Se avesse dovuto scalare una montagna per vedere quello stesso sorriso sul volto di sua figlia, lo avrebbe fatto. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per vedere quel sorriso, così come avrebbe fatto di tutto, per far si che non sparisse mai dal suo viso.

Quella notte si svegliò sentendo un piccolo lamento. Erano più o meno le quattro. Eleanor le aveva dato da mangiare appena un’ora prima, quindi era impossibile avesse fame.
“Spero che tu non sia come tuo zio Niall.” Pensò tra se e se.
Si alzò di malavoglia dal letto, vedendo la sua compagna dormire, e si avvicinò alla culla.
“Cosa succede piccola?” Le chiese, come se la bambina potesse rispondergli.
La prese tra le sue forti braccia e iniziò a cullarla, ma la bambina non smetteva di piangere. Decise di provare a parlarle, e iniziò a raccontargli dell'uomo e della bambina che ormai osservava da mesi. Vide la bambina spalancare gli occhi e guardarlo attentamente, come se capisse ogni singola parola.
Improvvisamente, nella sua mente, si fecero vivi i ricordi di una sera di due mesi prima.
Era ad un concerto, e si era emozionato talmente tanto da piangere. Guardò la sua bambina e finalmente lo sentì, quel pugno allo stomaco che aveva atteso per nove mesi. E comprese il vero significato delle parole di quella canzone, Fix You.
Con la luna e le stelle come spettatori unici, Louis decise di parlare a sua figlia, sinceramente, come faceva di nascosto, la notte. L'unica differenza era che, finalmente, poteva tenerla stretta al petto.
“Sai Eileen, mi dispiace tanto che tu ti sia sentita irrequieta qualche notte, mentre provavo ad avere un contatto con te. Avevo davvero tanta paura. Ma adesso ti guardo e mi chiedo come posso io aver avuto paura di te, che sei così piccola ed indifesa.”
E le accarezzò la testa, ricoperta da una leggera peluria.
“Tu non lo conosci ancora, ma hai uno zio acquisito fantastico, si chiama Harry e sarà anche il tuo padrino. Mi ha portato ad un concerto, sai? Durante una canzone piansi molto, mi aveva emozionato tanto, anche se non riuscivo bene a comprenderne il significato. Adesso l’ho capito sai? Ho capito che non importa quali strade prenderai, quanto soffrirai, io sarò con te, sempre, fino alla fine. Un giorno diventerai grande e io ti guarderò come la più splendida delle creature merita di essere guardata.
E io ci sarò, quando ti impegnerai al massimo e non otterrai il risultato che ti eri prefissata.
Io ci sarò, quando, circondata da tutto quello che vuoi, cercherai quello di cui hai bisogno.
Io ci sarò, la sera, quando sarai stanchissima, ma non riuscirai a dormire.
Io ci sarò, quando piangerai.
Io ci sarò, quando perderai qualcosa o qualcuno che non puoi sostituire.
Io ci sarò, quando ami qualcuno e purtroppo, andrà male.
Io ci sarò, quando ti sembrerà di essere arrivata in alto.
Io ci sarò, quando pensi che più giù non potrai andare.
Io ci sarò, quando sarai innamorata.
Io ci sarò, quando non riuscirai a lasciar andare via la persona che ami.
Io ci sarò, quando proverai a capire quello che vali.
Io ci sarò, quando seguendo quelle luci, a te familiari, entrerai in casa, sentendoti subito riscaldata e protetta, ed io potrò solo provare a consolarti.
Io ci sarò, ogni volta che le lacrime scenderanno dal tuo viso.
Io ci sarò sempre per te, amore mio.
Imparerò dai miei errori? Ci proverò, per te e per tua madre, te lo prometto.
Perché vi amo più di qualsiasi cosa al mondo.”
Eileen, facendo un piccolo sbadiglio, chiuse i suoi dolci occhi, che sarebbero poi diventati di un bell’azzurro acceso, e iniziò a dormire placidamente.
Con molta delicatezza Louis la ripose nella sua culla, e dopo avergli lasciato una piccola carezza, scostò le coperte e si rimise a letto.
Sorrise alla sua donna e poi la strinse tra le sue braccia.
“Ti amo tanto.” Sussurrò prima di lasciarle un dolce bacio tra i capelli.
Quella notte Eileen non si svegliò più, sua padre era riuscito a farla calmare e rilassare, aveva passato una notte tranquillissima.
Il giorno dopo Louis si svegliò stranamente leggero, senza quel peso sullo stomaco che aveva tenuto per mesi. Eleanor non era in camera, così come la bambina.
Scese, ancora un pò assonnato, in cucina. E le vide.
Una preparava la colazione, l’altra dormiva nella sua culletta.
“Amore, buongiorno, ti stavo per chiamare. La colazione è pronta.”
Lui sorrise e le diede il bacio del buongiorno.
“Bel discorso stanotte. Sono felice che le tue paure siano passate.” E lei gli mostrò uno dei suoi sorrisi più belli.
Per un attimo si sentì in imbarazzo, spiazzato. Cosa e quanto aveva sentito Eleanor?
Con calma ci pensò. Aveva detto quelle parole perché le pensava davvero, perché era sicuro che gli uscissero dal cuore, non aveva motivo di vergognarsene.
“El, non era un discorso. Erano delle promesse.” E prese a sorseggiare il thè.
Aveva un gusto strano, pensò. Quel thè era più buono del solito, nonostante fosse lo stesso di sempre.
E solo allora realizzò che non solo quella bevanda, ma anche tutta la sua vita sarebbe stata migliore, perché adesso, per la prima volta nella sua vita, sentiva di avere tutto ciò di cui aveva bisogno.
   
 
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