Anime & Manga > Full Metal Alchemist
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Autore: Laylath    16/03/2013    1 recensioni
Che cosa sarebbe successo a tutti loro? Potevano continuare a proteggersi a vicenda?
In poche ore gli uomini di Mustang ricevono l'ordine di trasferirsi negli angoli più pericolosi del paese: gli scacchi vengono allontanati dal loro re.
E' il pedone che, in poche ore, deve fare i conti con le paure e i dolori della separazione e alcuni tremendi sospetti; perché ogni pezzo è indispensabile alla vittoria finale.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Team Mustang
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Military memories'
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Quando aveva circa dieci anni aveva organizzato un piccolo rifugio tutto per sé. Si trattava di un vecchio ripostiglio dietro la sua casa, ormai inutilizzato, contenente vecchie cianfrusaglie che nessuno si era mai occupato di buttare. Aveva impiegato una settimana per liberarlo del tutto e sistemare la vecchia serratura, ma alla fine quello era diventato il suo sancta sanctorum: vi aveva portato la maggior parte dei suoi apparecchi elettronici, creando un vero e proprio laboratorio dove avevano preso vita i suoi primi lavori importanti. Quando era lì dentro i suoi genitori sapevano che era in fase creativa e lo lasciavano in pace, limitandosi a chiamarlo quando si dimenticava di presentarsi per la cena.
Oltre che essere il suo personale laboratorio, quel vecchio ripostiglio gli piaceva per un altro motivo: c’era un lucernario, nel basso soffitto, che offriva una visuale spettacolare del cielo. Aveva perso il conto di quante notti aveva passato supino sopra una coperta a osservare le stelle, usando l’indice per tracciare linee immaginarie che formavano disegni frutto della sua ispirazione. In quel posto poteva abbandonarsi a se stesso, lasciare che la sua mente vagasse libera, senza timore di essere disturbato.
 
Guardando il pavimento in parte occupato dall’attrezzatura radio che si era portato dal quartier generale dell’Est, il sergente maggiore Kain Fury si trovò a pensare che anche quella piccola casa a Central City era diventata in qualche modo un suo rifugio.
A dire il vero era una sensazione strana avere un’appartamento tutto per sé: aveva sempre vissuto nella casa dei suoi genitori oppure nei dormitori, prima dell’Accademia e poi del Quartier Generale dell’Est. Vivere da solo, senza avere una routine imposta, se da un lato lo faceva sentire incredibilmente indipendente, dall’altro lo spaesava un po’: era strano pensare che non ci fosse nessuno insieme a lui con cui condividere il ritorno a casa e i racconti di una giornata intera.
Ma la situazione era inevitabile: da quando circa tre settimane fa si era trasferito a Central City con il Colonnello e la squadra, era apparso chiaro che non sarebbe stato possibile avere lo stretto rapporto degli anni precedenti. Qui l’alchimista di fuoco, per quanto noto, non era che un pesce in mezzo a un acquario molto grande e non poteva pretendere di avere privilegi come un ufficio solo ed esclusivamente per i suoi sottoposti.
Fury sperava che fosse solo questione di tempo. Con gli altri si vedeva durante la mensa o in altre occasioni: gli mancava da morire lo stretto cameratismo della vecchia sistemazione.
Scavalcò l’attrezzatura e si portò davanti alla piccola finestra dove era riuscito, con un po’ d’inventiva, a sistemare l’antenna delle radio. Si trovava al secondo piano e palazzi più alti coprivano la visuale della città: sollevando lo sguardo verso il cielo notturno, si accorse che le luci di Central City erano molto forti e quindi non permettevano una visuale del firmamento come quella di casa sua, o del quartier generale dell’Est.
Decisamente stava facendo parecchia difficoltà ad adattarsi alla vita della capitale; gli altri invece, bene o male, si stavano ritagliando una loro dimensione personale: il sottotenente Havoc era riuscito persino a trovarsi una ragazza in breve tempo.
Ma per lui questa città era troppo caotica e complicata, un ambiente che non mancava di metterlo a disagio.
Tuttavia questo non contava: il Colonnello aveva portato con sé l’intera squadra e loro non l’avrebbero abbandonato. Anche se il suo superiore non ne aveva mai parlato specificatamente con il gruppo, Fury sapeva che qualcosa si stava muovendo: forse aveva a che fare con l’omicidio del Tenente Colonnello Hughes, o con la questione di Scar, o magari con i fratelli Elric o tutte le cose insieme. Lo vedeva dallo sguardo di tutti quanti: questa volta si stava preparando qualcosa di veramente grosso, che avrebbe cambiato le loro vite.
Sospirando decise di andare a dormire. Era inutile arrovellarsi la testa con questioni che non poteva comprendere nella loro interezza; inoltre domani c’era bisogno di lui e della sua radio. Quella sì che era una parte che poteva comprendere: durante le missioni l’affiatamento con i suoi compagni non aveva bisogno di nessuna spiegazione.
  
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