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Autore: shinichi e ran amore    16/03/2013    11 recensioni
Noia ad andare a teatro? Ci pensano Silver e Blaze con quest'opera a farvi allietare.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaze the Cat, Silver the Hedgehog
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Romeo e Giulietta: un fuoco d’amore che unisce
 

 
(Sottofondo alla storia: https://www.youtube.com/watch?v=6rL0u-8nyp4)


 
La recita che avevano in mente al liceo sembrava originale, i protagonisti era già stati assegnati e l’opera scelta era Romeo e Giulietta.
 
Il teatro di cui disponevano vicino era il luogo ideale cui provare e fu li che i due nostri amici vennero presi.
 
Silver e Blaze dal canto loro non immaginavano di certo di diventare i protagonisti innamorati con le famiglie in guerra, però tutto sommato gli veniva interessante provare questa nuova esperienza.
 
Poco prima la prof fece provare la scena del bacio ai due, con una leggera modifica, doveva il prode ROmeo prenderla dal luogo dove era chinata morta e baciarla con un abbraccio forte.
 
L’imbarazzo naturalmente si fece sentire dai due, visto che erano amici e non sapevano come reagire al loro contatto, ma lo fecero.
 
Si stavano per baciare, con lei che chiude gli occhi, perché guardare il suo viso gli era praticamente impossibile senza dover abbandonare il cuore con i suoi battiti tamburellanti.





 
Era quasi arrivato il momento, quando la prof li interruppe.
 
“Stop, buona, non sprechiamo il momento perché dobbiamo vedere la scena cruciale alla fine” Si congratulò lei con i due che riprendendosi dal quasi bacio ricevuto si allontanarono di qualche centimetro.
 
“Menomale che le battute le sappiamo a memoria, dico bene Blaze?” Domandò il suo amico con tono sereno.
 
“Certo Silver, certo” Rispose lei riprensando alla scena che hanno provato.
 
Non riusciva a togliersi dalla mente lui che gli stava vicino con quelle labbra che quasi la stavano sfiorando.
 
L’amico non perse d’occhio il rossore che stava colorando la faccia di lei e la fermò dai suoi passi.
 
“Sei rossa Blaze, come mai?” Chiese con stupore il ragazzo.
 
Lei di colpo perse un battito.  Che scusa poteva inventarsi?
 
“Fa troppo caldo qui dentro, ecco perché” Si giustificò all’ultimo istante quell’imbarazzo che stava filtrnado sul suo viso.
 
“Usciamo fuori, che c’è aria, fra un po’ si va in scena e dovremo essere al meglio, l’intera scuola assisterà allo spettacolo” Sorrise trepidante lui, mentre lei era in sovrappensiero.
 
“Speriamo che vada tutto bene” Pensò la gatta viola mentre si appoggiavano alla scalinata fuori dal teatro.
 
La serata iniziò e gli studenti, tra cui pure i nostri amici Sonic, Amy, Tails, Shadow e company, erano seduti sulle comode poltrone rosse dell’enorme sala adornata di colore dorato con dei posti in prima fila di sopra, dove gli insegnanti risiedevano per non perdere di vista i loro alunni.
 
Il sipario si aprì e l’opera incominciò.
 
Le scene erano svolte in modo molto accurato, i dialoghi erano pieni di emozioni e i movimenti erano leggiadri come quelli dei cigni.
 
Arriva la scena del balcone e li Blaze si sentì piena di adulazione, visto come i suoi compagni la guardarono,  mentre il nostro Romeo argentato la fissava da lassù incominciando a parlare.
 
“Ride delle cicatrici, chi non ha mai provato una ferita. Ma, piano! Quale luce spunta lassù da quella finestra? Quella finestra è l'oriente e Giulietta è il sole! Sorgi, o bell'astro, e spengi la invidiosa luna, che già langue pallida di dolore, perché tu, sua ancella, sei molto più vaga di lei. Non esser più sua ancella, giacché essa ha invidia di te. La sua assisa di vestale non è che pallida e verde e non la indossano che i matti; gettala. E' la mia signora; oh! è l'amor mio!
 
oh! se lo sapesse che è l'amor mio! Ella parla, e pure non proferisce accento: come avviene questo? E' l'occhio suo che parla; ed io risponderò a lui. Ma è troppo ardire il mio, essa non parla con me:
 
due fra le più belle stelle di tutto il cielo, avendo da fare altrove, supplicano gli occhi suoi di voler brillare nella loro sfera, finché esse abbiano fatto ritorno. E se gli occhi suoi, in questo momento, fossero lassù, e le stelle fossero nella fronte di Giulietta? Lo splendore del suo viso farebbe impallidire di vergogna quelle due stelle, come la luce del giorno fa impallidire la fiamma di un lume; e gli occhi suoi in cielo irradierebbero l'etere di un tale splendore che gli uccelli comincerebbero a cantare, credendo finita la notte.
 
Guarda come appoggia la guancia su quella mano! Oh! foss'io un guanto sopra la sua mano, per poter toccare quella guancia!” Disse con molta enfasi teatrale lui.
 
Blaze sentiva lo spirito ardergli di passione.
 
“Ohimè!” Fece lei da copione.
 
“Essa parla. Oh, parla ancora, angelo sfolgorante! poiché tu sei così luminosa a questa notte, mentre sei lassù sopra il mio capo come potrebbe esserlo un alato messaggero del cielo agli occhi stupiti dei mortali, che nell'alzarsi non mostra che il bianco, mentre varca le pigre nubi e veleggia nel grembo dell'aria.” Enunciò lui continuando.
 
La gatta sembrava lusingata a sentire quelle parole, anche se era una recita sembrava che Silver le stesse dicendo davvero quelle parole, come se fosse una dichiarazione.
 
“O Romeo, Romeo! Perché sei tu Romeo? Rinnega tuo padre; e rifiuta il tuo nome: o, se non vuoi, legati solo in giuramento all'amor mio, ed io non sarò più una Capuleti” Disse lei sorridendo.
 
Le battute seguirono, il pubblico era preso dallo spettacolo che non perdeva gli occhi di dosso neanche per un’istante.
 
Silver e Blaze si dimostrarono bravissimi per tutto lo spettacolo dando una voce soave e melodiosa a ogni parola che diceva e l’adrenalina era alle stelle per quanto pathos donavano.
 
Sussegue quasi la parte finale, dove il prode Romeo guarda il corpo esile di Giulietta morta e decanta quello che vuole dire.
 
L’emozione dei due esplodeva, perché era quasi arrivato il momento del bacio.
 
“Com’è vero che gli uomini, morendo, hanno un fugace tratto di letizia: uno sprazzo, che quelli che li vegliano  soglion chiamare “il lampo della morte”. Oh, ma poss’io chiamare questo tuo soltanto un lampo?… Amore mio, mia sposa! La morte che ha succhiato tutto il miele  del tuo fiato, non ha ancor trionfato di tua beltà, non t’ha ancor conquistata! Ancor sulle tue labbra e le tue guance risplende rosea la gloriosa insegna della bellezza tua: su te la Morte non ha issato il suo pallido vessillo… Tebaldo, tu che te ne stai là in fondo nel tuo bianco lenzuolo insanguinato, qual maggiore tributo posso renderti che spezzare con questa stessa mano che ha spezzato la tua giovane vita quella dell’uomo che ti fu nemico? Perdonami, cugino!… O mia Giulietta, perché sei tanto bella ancora, cara? Debbo creder che palpita d’amore l’immateriale spettro della Morte? E che quell’aborrito, scarno mostro ti mantenga per sé qui, nella tenebra, perché vuol far di te la propria amante?  Per tema, io resto qui con te, in eterno; e più non lascerò questa dimora della notte, qui, qui, voglio restare  insieme ai vermi, tue fedeli ancelle, qui fisserò l’eterno mio riposo, qui scrollerò dalla mia carne stanca il tristo giogo delle avverse stelle.  Occhi, miratela un’ultima volta! Braccia, carpitele l’estremo amplesso! E voi, mie labbra, porte del respiro, suggellate con un pudico bacio un contratto d’acquisto senza termine con l’eterna grossista ch’è la Morte!  Vieni, amarissima mia scorta, vieni,  mia disgustosa guida. E tu, Romeo, disperato nocchiero, ora il tuo barco affranto e tormentato dai marosi  scaglia contro quegli appuntiti ronchi a sconquassarsi… Ecco, a te, amor mio!” Avvampandogli il viso e prendendo la pozione dove era messo il veleno. “O fidato speziale!… Le tue droghe sono davvero rapide d’effetto… Così, in un bacio, io muoio…” Avvicinandosi e prendendo il corpo di Blaze lentamente.
 
L’azione era molto attesa per tutti, perché quello segnava quasi la fine dello spettacolo e francamente, nessuno voleva perderselo, nemmeno i loro amici messi in prima fila a fissarli alcuni maliziosi e altri in modo romantico.
 
Le pulsazioni di Blaze stavano scoppiando a mille quando sentì il naso di Silver toccargli il naso, ma volle farsi coraggio.
 
Il riccio argentato alla fine le toccò le labbra in modo sensuale, ma accadde qualcosa di inaspettato, che nel copione non c’era messo, lei ricambiò.
 
Un senso di tranquillità e pace si diresse nelle loro bocche mentre il dolce tepore che aleggiava nell’aria rendeva tutto unico e davvero magico.
Silver poi doveva morire, ma si cambiò e quello fu segno di una storia d’amore che non finisce mai, che tra gli spettatori che videro la scena fuori dagli schemi fece premere forte il fiato in gola applaudendoli con trepidanza, lasciando segno come gli innamorati Veronesi di Shackspeare di un gradevole profumo di unione.
 

Fine

 
  
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