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Autore: Keros_    17/03/2013    7 recensioni
[Future!Seblaine]
Blaine, dopo anni di matrimonio con Sebastian e aver messo su una famiglia, decide di divorziare dal marito a causa di un tradimento subito da quest'ultimo. Così va a vivere con suo fratello Cooper e la sua compagna Elizabeth, facendo fare ai bambini avanti e in dietro da una casa all'altra; ma affrontare un divorzio non è mai così facile come si pensa, sopratutto se si provano ancora dei sentimenti profondi verso colui che dovrebbe diventare l'ex.
Abbiamo: Cooper che è stufo d'avere il fratello in giro per casa, Elizabeth che non ne può più di ascoltare i suoi monologhi depressi, Grant che è furioso con entrambi i genitori, Juliette che vuole la felicità dei due uomini, Sebastian che decide di riconquistare Blaine, Tony innamorato di Sebastian, John che vorrebbe creare una relazione con Blaine e quest'ultimo che vorrebbe continuare ad andare avanti con il divorzio.
Ma lo sappiamo tutti, ottenere ciò che si vuole non è mai così facile.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Sebastian spostò la spalla ancora assonnato, infastidito dal peso che vi era poggiato sopra e il solletico causato da dei capelli. Sentì due braccia cingergli affettuosamente i fianchi da dietro, e due mani posarsi sul suo stomaco.

Aprì immediatamente gli occhi. Trovandosi stretto in una morsa calda, troppo calda per i suoi gusti per essere il cuscino. Si mise a sedere, senza nemmeno premurarsi di slacciare le mani che aveva in grembo e si girò verso il loro proprietario.

“Alzati.” Ordinò, colpendo con poca delicatezza la spalla dell’uomo con i capelli scuri.

Tony emise un gemito infastidito, portandosi una mano a stropicciarsi gli occhi.

“Allora, ti muovi?” Chiese Sebastian, alzandosi dal letto; per poi dirigersi al bagno in camera.

Lasciando la porta aperta, tirò giù i pantaloni; non curandosi di poter essere visto o meno, liberandosi.

Una volta finito, si diresse al lavandino per lavarsi il viso, nel tentativo di svegliarsi completamente. Erano le otto, e alle nove e mezza doveva un appuntamento dall'avvocato insieme a Blaine. Aprì il rubinetto e si getto l'acqua ancora ghiacciata in faccia, nella speranza di raffreddare il nervoso che gli salì a quel pensiero.

Si asciugò con l'asciugamano e aprì il lo specchio per prendere il suo spazzolino da denti, quando trovò accanto al suo quello di Tony.

Lo afferrò e richiuse la superficie riflettente con forza, facendola tintinnare. Si sporse dalla porta del bagno verso la camera da letto, per guardare meglio il moro che adesso era seduto.

"Che ci fa il tuo spazzolino da denti nel mio bagno?", Sbottò, brandendo l'oggetto come fosse un arma. "Anzi, che ci fai ancora nel mio letto?"

Tony abbassò lo sguardo, giocherellando con il lenzuolo, poi borbottò: "Scusa.. non pensavo ti dispiacesse."

"Non pensavi..?", Sebastian ridacchiò infastidito, "Non pensavi mi dispiacesse? Siamo andati a letto un paio-"

"Venti", lo corresse prontamente il moro.

"Come vuoi.  Venti volte; abbiamo fatto sesso otto volte, cosa ti fa credere che voglia i tuoi orrendi oggetti personali sparsi per casa mia?"

"Niente." Mormorò Tony, dispiaciuto di dover ammettere quella dura verità. Si alzò dal letto, dirigendosi sulla sedia poco lontano da lui per rivestirsi.

Sebastian  ritornò in bagno, imprecando a mezza voce. Prese il suo spazzolino e si lavò i denti. Quel giorno ci mancava solo
Tony e una delle sue trovate.

Già di per sé il mal di testa da dopo sbornia non aiutava, il dover incontrare Blaine da li a poco neanche, e se doveva pure aggiungerci anche lui che cercava d'istaurare un rapporto un pò più intimo, poteva benissimo definirla una "Giornata da dimenticare" prima ancora d'avere l'onore di mettere un piede fuori di casa.
 

 
 
Tony era innamorato di lui da tanto tempo; precisamente da quando lo aveva incontrato per sbaglio nella caffetteria dell'ufficio. Stava chiacchierando con i colleghi che gli davano il benvenuto per il nuovo posto di lavoro quando Sebastian entrò. Lui non ci fece molto caso, ai tempi stava ancora con Blaine, così si diede un occhiata in giro sentendo due occhi addosso. Tony gli fece un sorriso sghembo e lui ricambiò con un semplice cenno del capo. L'aveva trovato fin da subito molto attraente, di certo non era da buttar via, ma non gli interessava. Aveva due bambini, una famiglia e Blaine; soprattutto lui.

Di conseguenza non gli diede mai nemmeno una chance, ovviamente fin quando Blaine non andò via di casa. Da quel momento aveva iniziato a saltare da un letto all'altro, facendo entrare anche molti uomini nel proprio; cercando di ritornare alla sua vecchia vita da scapolo, quella in cui Blaine non era mai esistito se non per un periodo tra i suoi diciassette e i suoi diciotto anni, dove era uno stronzo egocentrico e menefreghista.

Uno dei tanti uomini era stato Tony. Non è che Sebastian si ricordasse molto come finirono a letto. Era rimasto in ufficio per finire qualche pratica e lì, a qualche porta di distanza c'era Tony e lui approfittò dell'occasione. Da lì  il loro rapporto era cambiato, anzi solo da parte del moro. Sebastian non ricambiava mai i sorrisi, non gli portava mai la colazione, non gli chiedeva di pranzare insieme e non gli proponeva mai di restare a dormire a casa sua la sera. Anche se ne approfittava, ad ogni occasione gli ripeteva che tra loro non c'era niente, se non sesso quando non aveva niente da fare e non poteva andare in qualche Bar gay.
 

 
 
Alle nove e trenta, puntuale come un orologio svizzero, Sebastian era davanti il palazzo dove vi era l’ufficio dell’avvocato con cui lui e Blaine avevano appuntamento. Si guardò intorno, alla ricerca di una testa amorevolmente impiastricciata di gel per capelli, sorridendo quando non ne notò alcuna.

Blaine era in ritardo anche quella volta, nonostante fosse stato lui a prendere l’appuntamento e aver tentato di convincerlo nei giorni precedenti, sfoderando perfino la sua arma micidiale: Juliette. Se l’era comprata e poi l’aveva scagliata contro di lui, conoscendo alla perfezione come si comportava Sebastian con sua figlia, che riusciva ad averlo in pugno con soltanto un sorriso con qualche dente mancante.

Sebastian si sistemò il nodo della cravatta, aspettando altri cinque minuti buoni. Poi decise di salire dal legale, prima o poi sarebbe arrivato.

Superò le porte scorrevoli e si diresse all’ascensore, pigiando il tasto per chiamarlo. Aspettò qualche minuto,  tenendo saldamente la valigetta da ufficio tra le mani, spostando il peso da un piede all’altro. Aspettare era la cosa che odiava di più in assoluto, perché quel diamine di ascensore non si dava una mossa?

Pochi secondi dopo la sua preghiera silenziosa, le ante dell’ascensore si aprirono, facendo scendere vari uomini d’affari che avevano già sbrigato di prima mattina qualche faccenda di poco peso. Aspetto che l’ascensore fosse vuoto prima d’entrare, premendo freneticamente il pulsante per far farlo partire.

Le ente stavano per chiudersi quando una voce agitata arrivò alle sue orecchie.

“Aspetti, aspetti per favore! Sono in ritardo.”

Sebastian ghignò, sboccando le ante.

“Grazie e mi scus- Sebastian!” Blaine cambiò subito tono nel momento in cui salì sull’ascensore, notando l’uomo che vi stava dentro. “Sali pure, io aspetto-“

“Non fare l’idiota.” Lo interruppe quest’ultimo, afferrandolo per un braccio e far partire l’ascensore. “Come hai detto tu: siamo in ritardo.”

Blaine annuì, mugugnando qualcosa in proposito ma senza aggiungere una parola.

“Buongiorno, comunque.” Continuò Sebastian, cercando di spezzare quel silenzio teso che si era formato.
Nessuna risposta.

“Cercavo di fare conversazione o salutarti come si deve. Sai,  si chiama buona educazione.”

“Certo.”

“Blaine, hai cinque anni?” Sbottò il più alto, fissando l’altro uomo che evitava il suo sguardo fissando dritto difronte a sé.

“No, non ho cinque anni. Ma tua figlia ne ha otto e stamattina ha fatto i capricci perché non voleva andare a scuola.”

Sebastian buttò all’aria qualsiasi tentativo di conquista o istigazione verso Blaine, passandosi una mano tra i capelli. In quel momento c’era qualcosa di molto più importante a cui pensare: Juliette.

“Ch’è successo?”

“Niente.” Rispose il moro, nella più completa semplicità ed alzando le spalle. “Voleva il tuo bacio del buongiorno.”

“E’ tutta mia figlia.” Commentò Sebastian, sorridendo tra sé e sé sentendo quelle parole.

“Esatto. Mi ha fatto vedere le pene dell’inferno.” Blaine si passò una mano sul viso stanco, dove due occhiaie facevano bella mostra sotto ai suoi occhi spenti.

“Hey,” Disse, avvicinandosi al moro. “Stai bene? Vuoi che vada io a prenderli oggi a scuola ? ”

Quest’ultimo, vedendolo avanzare, gli lanciò uno sguardo omicida, per poi cercare di non far vedere quanto si fosse sciolto a quelle domande premurose e al tono dolce che aveva usato, per poi farfugliare un “Ok, va bene, ma ricordati di fargli fare i compiti. Li viene a prendere Cooper di pomeriggio verso le sette.”

“Nessun problema.”

Blaine sollevò gli angoli della bocca e Sebastian avrebbe voluto appuntarselo nella agenda o nel calendario, o su entrambi magari.

E l’avrebbe pure fatto, se quel maledettissimo ascensore non si fosse aperto proprio in quell’istante, proprio ora che stava ricominciando a parlare con lui senza urlarsi parole contro.
 

 
Erano all’interno di quel palazzo da quasi tre ore e all’interno di quell’ufficio da dieci minuti e Sebastian ne aveva fin sopra i capelli.

Essendo arrivati in ritardo, avevano perso il turno facendo passare un’altra coppia avanti a loro e la segretaria che, a detta di Blaine era stata gentilissima e, a detta Sebastian soltanto un’incapace, li avrebbe spostati riuscendo comunque ad inserirli entro la mattinata. La cosa peggiore era stata espettare, non avrebbe avuto senso andare in ufficio per cinque minuti per poi tornare indietro. Così erano rimasti nel più completo silenzio nella sala d’attesa, a dire la verità soltanto Sebastian era rimasto in silenzio, dato che il moro aveva subito stretto amicizia con una bambina e la rispettiva madre che non potendola lasciare sola, se l’era portata con sé.

Blaine sapeva che Sebastian non aveva un debole particolare per i bambini, a meno ché questi non fossero i suoi figli; di conseguenza, a quest’ultimo sembrò che il moro lo facesse apposta ad essere così simpatico e disinvolto a parlare e giocare perfino con quella bimba, sapendo quanto adorava passare le giornate disteso sul divano a far finta di leggere l’ultimo libro psicologico perché era troppo impegnato a guardare di sottecchi lui e Juliette, con talvolta la presenza di Grant, a giocare a terra sul pavimento, ridendo e scherzando.

Poi, a mettere la ciliegina sulla torta era stata la domanda da parte della donna fatta a Blaine, “Sembrate davvero una bella coppia e da come descrivi i vostri figli sembrate una bella famiglia, ma se non sono indiscreta, che ci fate qui?”
Perché ovviamente Blaine doveva parlare di Juliette, Grant e delle vacanze estive, invernarli e feste comandate con tutti, per poi sbiancare a quella legittima domanda. Sebastian era rimasto semplicemente in silenzio, sentendo un groppo in gola, mentre Blaine si ritrovò a balbettare qualcosa per poi sputare la verità e far sentire a disaggio la donna che per parecchi minuti non smise nemmeno per un secondo di scusarsi.

Blaine e la sua intelligenza.

Ma Sebastian, non voleva uscire da quell’edificio per ciò che era successo in sala d’attesa, ma per quello che stava dicendo l’avvocato in quel momento davanti ai suoi occhi.  Aveva iniziato a non ascoltarlo più già dal momento in cui avevano iniziato a parlare di pratiche per il divorzio.

Su quel punto di vista era sempre rimasto indifferente, passivo in un certo senso, fin dal primo giorno. Aveva accontentato Blaine in tutto e per tutto, facendosi trascinare a destra e a manca da avvocati, commercialisti e psicologi, per chiedere che impatto il loro divorzio avrebbe avuto nella loro vita e soprattutto in quella dei bambini.

In realtà restava accondiscendente su tutto per due ragioni: Si voleva fare perdonare e secondo, voleva fin dove Blaine si sarebbe spinto, pur consapevole di star giocando con il fuoco. Perché Blaine era una persona dolce, ma era anche determinata e decisa.

Ma fin quando non vi era nulla di serio o veniva presa qualche decisione importante, poteva pure continuare in quel modo, restando insensibile e menefreghista.

Aspettava solo il momento giusto, le carte, Blaine, le aveva scoperte e lui avrebbe fatto la sua mossa quando lo avrebbe ritenuto più opportuno.

“…Capito, Sebastian?”

“Mmmh ?” Sebastian svenne scosso dai suoi pensieri e riportato alla realtà dalla voce del suo ex marito che ancora era suo a tutti gli effetti. Alzò il mento dalla mano e si raddrizzò sulla sedia, riprendendo un aspetto più dignitoso di quello di poco prima che era praticamente abbandonato sulla scrivania del legale.

“Signor Smythe, ha capito ciò che ho detto a lei e al signor Anderson?”

“E’ pregato di chiamarci ancora Anderson-Smythe, ad entrambi.” Precisò, infastidito dal non sentire cognome del marito accanto al suo.

“Sebastian.”

“..e comunque la risposta è no, il vostro sproloquiare sul nostro divorzio mi annoia, di conseguenza non ho ascoltato non una parola oltre il suo saluto datoci appena varcata la porta d’ufficio. Ma se mi fa la grazia di ripetere ciò che ha precedentemente detto, sarò lieto di prestarle attenzione.”

L’avvocato restò interdetto da quell’afflusso di parole e quell’ammissione, mentre Blaine si passò una mano sul viso, rassegnato.

“Bene,” decretò il legale prima di schiarirsi la voce e continuare. “Come ho già detto, nella maggior parte delle volte in caso di divorzio, la custodia del figli viene data alla madre a meno ché non ci siano seri problemi o casi particolari. Di conseguenza, in quanto due uomini, nessuno dei due gode di questo diritto e quindi si hanno due opzioni: O la custodia dei figli verrà data a chi percepisce uno stipendio maggiore, oppure al genitore naturale del bambino.”

L’avvocato fece una pausa per rispondere ad un eventuale domanda da parte di Sebastian, ma quest’ultimo restò in silenzio con un’espressione indecifrabile in viso, così continuò.

“Adesso, la differenza tra quello che sarebbe il vostro reddito separato è davvero minimo, quindi ci sono molte probabilità che il giudice decida per la seconda opzione.”

Blaine trattenne il respiro, temendo in una possibile reazione da parte di Sebastian, e sia lui che l’avvocato restarono a fissarlo.

“Quindi… il genitore che non avrà la custodia del figlio biologico, non potrà vederlo?”

L’avvocato alzò le sopracciglia, visibilmente a disaggio per quella domanda. “Beh.. sì. Biologicamente non avete nessun legame sanguigno e il giudice potrebbe non prendere una decisione in merito, ma si possono sempre creare decisioni interne. Scegliendo insieme le condizioni.”

“E i bambini verrebbero separati, giusto?”

“Purtroppo sì.”

Sebastian si girò verso Blaine per cercare il suo sguardo, ma quest’ultimo si girò dall’altra parte, deciso a non guardarlo.

“Potrebbe darci due minuti?” Chiese Sebastian all’avvocato, senza però staccare gli occhi da quei capelli pasticciati di gel.

“Ma certo, prendetevi tutti il tempo che vi serve. Se avete bisogno di me sarò a sistemare alcune cose con la segretaria.” Detto ciò, il legale si alzò dalla poltrona e uscì dalla stanza, chiudendo bene la porta dietro di sé.

Blaine e Sebastian restarono in silenzio per qualche secondo, il primo perché non aveva niente da dire e il secondo perché cercava di far sbollire un po’ di rabbia prima di parlare e possibilmente urlare contro il moro.

Prima d’aprire bocca, cercò d’assimilare bene ciò che gli era stato precedentemente detto e poi convenne che aveva assecondato un po’ troppo il marito e che adesso era il momento di riprendere in mano la situazione ed aggiustare le cose, ma prima doveva avere la certezza di ciò che poteva utilizzare a suo vantaggio.

“Blaine-“

“No, Sebastian.” Lo interruppe subito l’altro, scattando in piedi. “Non mi fai nessuno dei tuoi giochetti manipolatori o discorso epico. Ho preso la mia decisione.”

“Ascoltami, Blaine. Mi andava bene quando a separarci eravamo soltanto noi, ma adesso non mi va bene più. Non ti permetterò di distruggere le loro vite solo per un tuo capriccio.”

“Capriccio?” Rispose incollerito il moro, voltandosi a guardarlo. “Mi hai tradito, nel nostro letto. E questo dovrebbe essere un capriccio? No, Sebastian.  Mi dispiace, ma non lo è.”

“Anche tu hai tradito Kurt da giovane.”

“Avevo diciotto anni, Sebastian, ero un ragazzino. Tu hai quasi quaranta anni e una famiglia, che scuse hai?”
Sebastian rimase in silenzio, incapace di poter dire una singola parola sull’argomento, così decise di cambiare discorso.

“Juliette è mia figlia come Grant lo è per te, non mi priverò di vederla e non li priverò di vedersi.”

“Ho preso la mia decisione, non torno indietro.”

Sebastian si alzò dalla sedia, avvicinandosi a lui con fare lento e cadenzato, pur sapendo che non si sarebbe spostato. Una volta a mezzo metro di distanza lo contemplò un attimo, notando come si fosse irrigidito alla sua presenza e come facesse dei rispiri profondi, del tutto di diversi di quelli che faceva per calmarsi o rispondere fiato.

“Mi ami, Blaine?”

Quest’ultimo fece una faccia stupita a quella domanda, fissandolo per un attimo per poi abbassare lo sguardo. “No.”

“Guardami negli occhi,” Sebastian gli alzò il mento con l’indice, costringendolo a far incontrare le loro iridi. “Mi ami?”

“E tu mi ami, Sebastian?” controbatté il moro, curioso di sapere se anche questa volta si sarebbe tirato indietro.

Sebastian sorrise e gli sfiorò il mento con il pollice, notando come per la fretta quella mattina si era fatto male la barba. “Si.”
Blaine restò stupito da quell’affermazione e dal tono sincero in cui lo disse.

“Ma non sviare la domanda. Blaine, mi ami?”

“No." Sebastian ghignò a quella risposta secca; Quelle iridi caramellate urlavano "Sto mentendo."










Eccomi tornata con una nuova storia, ma tranquilli questa volta la finirò e non farò come a mio solito.
Il prossimo capitolo arriverà Giovedì 21, così inizierete a capire meglio l'andamento della storia se non avete visto il video dove ne parlo xD ma sentitevi comunque liberi di dirmi come vi è sembrato questo capitolo, mi farebbe piacere :3

piccola parentesi su ciò che dice l’avvocato. Ciò che dice ha un fondo di verità, anche se adesso non ricordo dove ho letto a riguardo, MA vale soltanto negli stati in cui l’adozionematernitàpaternità per le coppie omosessuali non è legale; Quindi non è il caso di Blaine e Sebastian, ma mentre plottavo la FF me ne sono dimenticata e me ne sono accorta troppo tardi xD Ci tenevo a dirlo, perché anche se non lo sono, voglio dare agli altri l’impressione di essere una persona precisa

Grazie alla mia Ninnicicci che ha betato, i love you <3

Mirma :) 
   
 
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